Caro Alessandro,
non sono riuscito a vedere le foto che hai inviato, senza
iscrivermi a facebook, che io non voglio.
Ti ringrazio di tutto ciò che fai. Enrico
Il 26/09/2011 12:38, Alessandro Marescotti ha scritto:
Concordo con quello che scrive Enrico Peyretti. Ho partecipato
alla marcia per la pace con i miei studenti e ho potuto verificare
la grande distanza "politici" e il popolo che sfilava, i primi
professionisti pagati per la loro attivita' politica e i secondi
volontari, assolutamente fuori da ogni calcolo. Ai primi
spetterebbe il compito di dare attuazione alla "volonta'
generale", alla sovranita' popolare di cui parla l'articolo 1
della Costituzione. Che ci voleva a distribuire un questionario e
a far "votare" quel popolo in marcia per sapere se in Parlamento
si deve finanziare la prosecuzione della missione Nato in Libia? I
politici dovrebbero eseguire il mandato popolare, e invece...
passerella...
Mi fermo qui.
Alessandro
www.peacelink.it
Date: Mon, 26 Sep 2011 12:00:09 +0200
Subject: [pace] Prime mie note sulla Perugia- Assisi
Chi ha fatto la
marcia non si è accorto della manipolazione strumentale dei
politici, favoriti da Flavio Lotti (ha ragione Lorenzo, mezzo anonimo, vedi
sotto). La
Perugia-Assisi non vale per le loro parole, ma per i piedi che
hanno camminato, guidati da cuori e menti.
Anche 70-80enni (come me), anche mezza-età, ma soprattutto
giovani, in grande maggioranza. Direte che è facile un momento
di libera espressione e di entusiasmo, in grande compagnia. E'
vero: è la debolezza dei giovani. Vale meno di una serata di
riflessione e di una lettura di approfondimento. Ma la spinta
emotiva aiuta la ragione e l'impegno, anche se gli impegnati
saranno assai meno numerosi. Il lavoro per la pace, quello che
conta, avviene nel pensoso silenzio quotidiano, nella
collaborazione, nella tenacia ininterrotta, nella organizzazione
faticosa dei giorni grigi. Senza di ciò, è schiuma.
E poi, gli slogan contro la guerra sono solo il primo
insufficiente passo. Bello, giusto, soddisfacente, facile,
inutile se non è seguito da tanti altri passi. La marcia deve
insegnare questo. Una carenza di questa edizione è stata
l'assenza di pause di riflessione. La cerimonia della partenza
non basta. All'arrivo, solo dispersione, per i più non saliti
alla Rocca (davvero faticoso dopo 24 km).
Il pacifismo è del tutto insufficiente se non matura in
nonviolenza attiva, fino alla disobbedienza civile; in analisi
delle cause strutturali e culturali della violenza bellica; in
riforma culturale e spirituale, educativa, anche religiosa; in
critica frontale delle politiche correnti, a sinistra come a
destra.
Né la sinistra né la chiesa hanno imparato davvero pace e
nonviolenza. Con loro e oltre loro deve camminare la pace. Come
ha fatto Capitini.
Io portavo sul petto un cartello "L'Italia civile è qui",
plurifotografato, motivo di due interviste in qualche tv.
Daniele Lugli per tutto il tempo ha portato, con qualche
cireneo in aiuto, una copia esatta dello striscione di Capitini
usato nel 1961.
La pace nonviolenta (c'è anche quella violenta!) non è una
strada per entrare in politica, in questa politica, ma una
rivoluzione della politica, della stessa forma dello stato
moderno, sposato alla violenza, ma anche impegnato per
Costituzione a ripudiarla, e chiamato alla nonviolenza dalla
cultura dei diritti umani, interamente intesa.
Buona strada, dal basso, reciprocamente!
Enrico Peyretti (mir-mn), 26 settembre 2011.
Il 25/09/2011 21:43, Borghi Franco ha scritto:
..e allora, quale soluzione
si vuole proporre ?
Franco
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Reply to: xenos at iii.it
----- Original Message -----
Sent: Sunday, September
25, 2011 7:34 PM
Subject: R: [pace] una
Assisi-Perugia bella passerella dei politici guerrafondai
Ho appena visto il servizio del
tg3 sulla Marcia, con le parole di Lotti, “ci sono
troppe guerre”, che è come dire nulla,
e poi tutte le interviste ai
politici: Ferrero, Vendola, Bonelli, Orlando e
Bindi.
Possibile non si capisca che la
marcia è diventata, dal punto di vista mediatico,
un’occasione di passerella per i politici di
sinistra e di centrosinistra?
E che i secondi sono quelli che
votano a favore di ogni guerra italiana all’estero
(con l’eccezione dell’Iraq)???
Fin quando questi politici
potranno partecipare alla marcia, praticamente
impossessandone (a livello mediatico è così), senza
essere attaccati dagli organizzatori della marcia,
direttamente, la marcia sarà solo la loro trionfale
passerella, mentre tutti gli altri discorsi e le
interviste su cosa rappresenterebbe la marcia
saranno solo discorsi astratti e privi di
collegamento con la realtà con i quali l’universo
pacifista si autoconsola.
Ripeto quanto ho già scritto qui
e nel precedente email: ci vogliono attacchi diretti
ai partiti sostenitori delle missioni militari
all’estero, e l’attacco più efficace è
dire che non si darà ad essi il
voto.
Sennò non lamentiamoci di vedere
la marcia rappresentata su tv, giornali e internet
dai politici guerrafondai che ci vanno ogni anno.
Lorenzo
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