Prime mie note sulla Perugia- Assisi



    Chi ha fatto la marcia non si è accorto della manipolazione strumentale dei politici, favoriti da Flavio Lotti (ha ragione Lorenzo, mezzo anonimo, vedi sotto). La Perugia-Assisi non vale per le loro parole, ma per i piedi che hanno camminato, guidati da cuori e menti.
    Anche 70-80enni (come me), anche mezza-età, ma soprattutto giovani, in grande maggioranza. Direte che è facile un momento di libera espressione e di entusiasmo, in grande compagnia. E' vero: è la debolezza dei giovani. Vale meno di una serata di riflessione e di una lettura di approfondimento. Ma la spinta emotiva aiuta la ragione e l'impegno, anche se gli impegnati saranno assai meno numerosi. Il lavoro per la pace, quello che conta, avviene nel pensoso silenzio quotidiano, nella collaborazione, nella tenacia ininterrotta, nella organizzazione faticosa dei giorni grigi. Senza di ciò, è schiuma.
    E poi, gli slogan contro la guerra sono solo il primo insufficiente passo. Bello, giusto, soddisfacente, facile, inutile se non è seguito da tanti altri passi. La marcia deve insegnare questo.     Una carenza di questa edizione è stata l'assenza di pause di riflessione. La cerimonia della partenza non basta. All'arrivo, solo dispersione, per i più non saliti alla Rocca (davvero faticoso dopo 24 km).
    Il pacifismo è del tutto insufficiente se non matura in nonviolenza attiva, fino alla disobbedienza civile; in analisi delle cause strutturali e culturali della violenza bellica; in riforma culturale e spirituale, educativa, anche religiosa; in critica frontale delle politiche correnti, a sinistra come a destra.
    Né la sinistra né la chiesa hanno imparato davvero pace e nonviolenza. Con loro e oltre loro deve camminare la pace. Come ha fatto Capitini.
    Io portavo sul petto un cartello "L'Italia civile è qui", plurifotografato, motivo di due interviste in qualche tv. Daniele Lugli per tutto il tempo ha portato, con  qualche cireneo in aiuto, una copia esatta dello striscione di Capitini usato nel 1961.
    La pace nonviolenta (c'è anche quella violenta!) non è una strada per entrare in politica, in questa politica, ma una rivoluzione della politica, della stessa forma dello stato moderno, sposato alla violenza, ma anche impegnato per Costituzione a ripudiarla, e chiamato alla nonviolenza dalla cultura dei diritti umani, interamente intesa.
    Buona strada, dal basso, reciprocamente!
Enrico Peyretti (mir-mn), 26 settembre 2011.


Il 25/09/2011 21:43, Borghi Franco ha scritto:
..e allora, quale soluzione si vuole proporre ?
 
Franco
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Franco BORGHI
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----- Original Message -----
Sent: Sunday, September 25, 2011 7:34 PM
Subject: R: [pace] una Assisi-Perugia bella passerella dei politici guerrafondai

Ho appena visto il servizio del tg3 sulla Marcia, con le parole di Lotti, “ci sono troppe guerre”, che è come dire nulla,

e poi tutte le interviste ai politici: Ferrero, Vendola, Bonelli, Orlando e Bindi.

Possibile non si capisca che la marcia è diventata, dal punto di vista mediatico, un’occasione di passerella per i politici di sinistra e di centrosinistra?

E che i secondi sono quelli che votano a favore di ogni guerra italiana all’estero (con l’eccezione dell’Iraq)???

Fin quando questi politici potranno partecipare alla marcia, praticamente impossessandone (a livello mediatico è così), senza essere attaccati dagli organizzatori della marcia, direttamente, la marcia sarà solo la loro trionfale passerella, mentre tutti gli altri discorsi e le interviste su cosa rappresenterebbe la marcia saranno solo discorsi astratti e privi di collegamento con la realtà con i quali l’universo pacifista si autoconsola.

Ripeto quanto ho già scritto qui e nel precedente email: ci vogliono attacchi diretti ai partiti sostenitori delle missioni militari all’estero, e l’attacco più efficace è

dire che non si darà ad essi il voto.

Sennò non lamentiamoci di vedere la marcia rappresentata su tv, giornali e internet dai politici guerrafondai che ci vanno ogni anno.

Lorenzo