Re: [pace] per Mary e Alessandro



Il 13/09/2011 15.28, Alberto Cacopardo ha scritto:
Cara Mary,
per favore, non si arrabbi. Ammiro la sua determinazione, ma mi sento in obbligo di insistere, perché la questione non è secondaria: non riguarda soltanto la Libia, ma il destino di noi tutti. Vede, in tutte le guerre, tutte le parti sono sempre convinte di avere ragione. Ma noi, a mio parere, viviamo in un'epoca in cui sarebbe ora che tutti si convincessero che non è lecito ricorrere alla violenza a fini politici, anche se si ha ragione. E questo non solo perché la violenza uccide e causa infinito dolore, non solo perché impedisce di vedere le ragioni altrui, ma soprattutto perché non fa prevalere chi ha dalla sua la giustizia, ma chi ha dalla sua la forza. Questo vale per Gheddafi, vale per Assad, ma vale anche per Obama, per i kashmiri, per i palestinesi e per l'opposizione libica. Noi viviamo in un'epoca in cui il destino del mondo è nelle mani di potenze dotate di una smisurata forza militare, che si sentono in diritto di usarla per imporre ovunque la propria volontà: e queste potenze non sempre hanno ragione, ma sempre hanno la forza dalla loro. E molte ingiustizie e molto pianto hanno causato col ricorso a quella forza. Già questa dovrebbe essere ragione sufficiente per far dire a chiunque abbia una giusta causa da difendere: No! Io non mi rassegnerò ad imporre la mia causa con la forza!
E' quello che hanno fatto gli egiziani, al tempo della loro primavera.
Non i libici, per loro e nostra sfortuna. Per nostra sfortuna (nostra, intendo, del mondo intero) perché ancora una volta il giudizio è stato affidato alla violenza. Per loro sfortuna, perché con questa scelta hanno generato più lutti e distruzione di quanti ne avesse mai causati perfino Gheddafi, ma soprattutto perché si sono messi dalla parte del torto. Io le ho parlato, a questo riguardo, di un momento preciso: il 10 aprile, quando Gheddafi non controllava più metà della Libia e difficilmente avrebbe potuto inquinare elezioni su mandato internazionale nell'altra metà. Le ho detto che se gli insorti erano tanto sicuri di avere la maggioranza, quella era l'occasione per dimostrarlo. Lei mi ha risposto parlandomi dei misfatti di Gheddafi, ossia sostenendo che siccome gli insorti avevano ragione, avevano diritto di affidarsi alla forza. Così hanno fatto, e così facendo si sono macchiati, insieme alla Nato, di non pochi crimini piuttosto nefandi.
Non sono queste le vie della giustizia e della democrazia.
Rispondo ai suoi tre punti:
1) Quello che importa non è quanti libici sostengono le manifestazioni italiane (delle quali ben pochi, in verità, si sono accorti). Il problema è quanti libici sostengono l'intervento della Nato e quanti avrebbero sostenuto Gheddafi. Non escludo assolutamente, anzi, che i più siano d'accordo con lei, ma dico che, adesso, nessuno può saperlo e, visti i precedenti, nessuno potrà saperlo mai più. Ma soprattutto quel che è peggio è che nessuno si è preoccupato di accertarlo. (Per esempio, se è così evidente che tutti erano così entusiasti dell'insurrezione, mi spiega come mai le mitragliatrici depredate in febbraio alle caserme di Bengasi si vendevano a 850 euro l'una, un mese dopo, a Misurata assediata dal tiranno?) 2) Non andiamo avanti per mesi, per favore. Gli scambi d'opinione servono per comprendere le ragioni altrui. Credo che tutti (o quasi) capiscano le ragioni degli insorti, riconoscano i torti di Gheddafi e sperino in una Libia democratica. Non mi sembra che tutti capiscano le ragioni di chi vuole vedere per sempre scomparire la guerra dalla storia e crede che per questo ci si debba adoperare. 3) Se qualcuno dei suoi amici libici si trova nelle vicinanze di Firenze, lo inviti per favore a mio nome al dibattito di domani, che ho già segnalato in altra mail. Forse ne nascerebbe un confronto interessante. Infine, auguro ogni successo alla vostra battaglia contro il Fondo Monetario. Ma dubito che sarà quella la maggiore minaccia all'indipendenza della Libia. E' difficile non temere che, rimosso quel rompiscatole, la Libia non sarà più indipendente dall'Occidente di quanto lo fosse l'Egitto di Mubarak, o di quanto lo sia la Giordania, o l'Arabia Saudita, o l'Iraq di al Maliki.
Non le sembra che di questo ci sia da preoccuparsi?
Cordialmente,
Alberto Cacopardo

----- Original Message ----- From: "mary r" <humdrum2 at libero.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Tuesday, September 13, 2011 12:50 PM
Subject: Re: [pace] per Mary e Alessandro


astenersi dagli insulti, per favore! in un paese dove elezioni sono stati resi illegali, bannati come "contro il popolo", i libici sanno meglio di voi quanto efficace elezioni sarebbe stato! La guerra l'ha iniziato quello che massacrava e puniva i dissentori. In ogni caso, vedo 3 cose: 1) non avete ANCORA detto chi se alcuni libici sostengono le manifestazioni italiani, 2) possiamo andare avanti per mesi con un pezzo a contradire un'altro pezzo... ecco la situazione dell'informazione! non ho il tempo ne l'energia. 3) ho offerto di farvi comunicare direttamente con persone coinvolte in modo personale, per capire e dialogare, se volete, bene, se no, le gabbie mentali cercate dentro di voi.
mr

-----Messaggio originale----- From: Alessandro Marescotti
Sent: Tuesday, September 13, 2011 12:33 PM
To: Lista pace Peacelink
Subject: R: [pace] per Mary e Alessandro

Alberto, concordo pienamente con quello che scrivi.

Creare le condizioni per libere elezioni (il caso della fine della guerra in Salvador ne e' un esempio) e l'invio di osservatori internazionali indipendenti era la strada da perseguire, per evitare che tutto si risolvesse con la guerra delle armi e la guerra delle bugie.

Quanto a Mary, sembra che non legga le notizie quando scrive "nessuno ha invocato la morte di Gheddafi" quando vi sono state dichiarazioni come questa http://www.altopascio.info/2011/08/31/libia-uccidere-gheddafi-un-diritto/

E' chiusa nella sua gabbia mentale. Le guerre creano disastri e ingabbiano la mente delle persone.
Ciao
Alessandro


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Hoi letto prima che si parlava (o scriveva) del Salvador.
Voglio scrivere qui alcune parole del monsignor Romero: "Un'esagerazione di quelle che usano per giustificare molte azioni militari."