Re: [pace] per Mary e Alessandro



Cara Mary,
quando avrà il tempo e la pazienza sarei lieto se volesse andare a guardare i numerosi post che ho messo sul mio blog "Politics, Poetry and Peace" riguardo alle rivoluzioni arabe, a partire da "Un che di misterioso in Tunisia" del 4 febbraio scorso.
http://albertocacopardo.blogspot.com/
Vedrebbe che non ho nessuna simpatia per le tirannidi e che sono molto d'accordo con lei sul fatto che dobbiamo accettare ciò che vuole la maggioranza e non imporre i nostri valori. Per questo avrei preferito poter conoscere le opinioni dei libici attraverso elezioni libere, regolari e generali che purtroppo non si terranno mai, dato che il partito di Gheddafi sarà certamente messo fuori legge (e vorrei tanto esser smentito dai fatti) come è stato in Tunisia con quello di Ben Ali. Vedrebbe anche che il problema che più preme, a me e a molti altri, prima ancora che il particolare destino della Libia o di altri paesi, è il destino del mondo intero: se si ammette l'uso della forza nelle controversie politiche e soprattutto il ricorso alla violenza nelle relazioni internazionali, si apre la strada a qualunque sopruso e si spiana la via a quelle nuove forme di mascherata tirannide globale che gli apparati militari, il dissesto del diritto internazionale, il controllo dei mercati finanziari e la manipolazione dell'informazione planetaria rendono oggi minacciosamente possibili. Questa è la posta in gioco oggi davanti all'assedio di Sirte, non solo la vita dei suoi abitanti o il futuro della Tripolitania. The cause of freedom cannot be served by tyranny. All the best to you and all your friends,
Alberto Cacopardo

----- Original Message ----- From: "mary r" <humdrum2 at libero.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Tuesday, September 13, 2011 4:00 PM
Subject: Re: [pace] per Mary e Alessandro


grazie per la risposta Alberto. Non ho tempo per rispondere ora e mi dispiace, perché con il tempo, credo che potrei rispondere ad alcune delle sue personali riflessioni, e soprattutto, avere per lei e per chi lo desidera, una risposta da parte dei gruppi libici cui faccio parte. Già amici miei si sono resi disponibile ad un confronto (ma purtroppo la maggior parte vive o in Libia o in Gran Bretagna, quindi, la comunicazione dovrebbe essere con interprete o traduttori oppure che voi capite l'arabo o l'inglese) in modo scritto, chiedendomi di chiedervi di scrivere in modo sintetico qualsiasi domanda e loro potrebbero fare del loro meglio di rispondere. Alcuni hanno detto che chiunque vorrebbe accompagnarli nei lavori nei campi di Tunisia sia il benvenuto, e quindi, si rendono disponibile ad aiutarvi a capire il sentire dei libici (anche quelli del esilio). Se vuole scrivere domande chiare e breve, potrei tradurle in inglese e poi si muove da lì. Sarebbe interessante sentirvi domani, ma nemmeno io vivo vicino Firenze, ma ci ho vissuto per 2 anni negli anni 80.

Credo che dobbiamo sempre capire e sostenere ciò che desidera un popolo, anche se a noi personalmente non "torna".. esempio, forse a noi non vorrebbe mai una teocrazia, ma se viene scelta democraticamente dalla maggioranza in elezioni universali e svolti correttamente, dobbiamo sostenerlo e non imporre i nostri valori di governo "buono". E' importante NON partecipare ad una manifestazione "impopolare" contro quelli che dovrebbe essere i beneficiari. Se i libici non ne sanno nulla, perché? Dovresti avere un "outreach" e coinvolgimento dei libici in qualunque azione che ha come conseguenza le loro vite, e di non pretendere di conoscere la loro desideri e bisogni meglio di loro. Come in America, i libici erano esclusi dai convegni di McKinney.... siccome era chiaro che non erano d'accordo. Sapendo la boomerang d'immagine, alla prossima, hanno permesso alcuni di entrare, ma non erano permesso di fare domande, e se finalmente potevano fare una contradittorio basato sulla propria esperienza della questione, erano zittiti ("go home!" oppure insultati in altri modi durante un heckling molto evidente). Tutto questo significa che ignorando le opinioni dei libici sulla questione libica è un errore molto grosso.

Una altra riflessione mia, però, Mubarak si è dimesso... la differenza sta tutto lì, ed oggi gli egiziani continuano a sentire traditi dalla propria rivoluzione (cui non è stato informato nessuno sulle motivazioni del Million Man March su Tahrir, contro le tribunali militari e per un calendario delle elezioni. Nessuno sa - per esempio- che l'Ikwan ha tolto il loro sostegno all'ultimo momento e che questo ha cambiato di gran lunga la sua efficacia.) In ogni caso, il confronto non è possibile tra le due, e moltissimi egiziani sostengono i Thuwar. Se non avesse dimesso, nessuno di noi può veramente dire quello che avrebbero fatto, the game was over.

sperando nella sua risposta positiva
mary

-----Messaggio originale----- From: Alberto Cacopardo
Sent: Tuesday, September 13, 2011 3:28 PM
To: pace at peacelink.it
Subject: Re: [pace] per Mary e Alessandro

Cara Mary,
per favore, non si arrabbi. Ammiro la sua determinazione, ma mi sento in
obbligo di insistere, perché la questione non è secondaria: non riguarda
soltanto la Libia, ma il destino di noi tutti.
Vede, in tutte le guerre, tutte le parti sono sempre convinte di avere
ragione.
Ma noi, a mio parere, viviamo in un'epoca in cui sarebbe ora che tutti si
convincessero che non è lecito ricorrere alla violenza a fini politici,
anche se si ha ragione.
E questo non solo perché la violenza uccide e causa infinito dolore, non
solo perché impedisce di vedere le ragioni altrui, ma soprattutto perché non
fa prevalere chi ha dalla sua la giustizia, ma chi ha dalla sua la forza.
Questo vale per Gheddafi, vale per Assad, ma vale anche per Obama, per i
kashmiri, per i palestinesi e per l'opposizione libica.
Noi viviamo in un'epoca in cui il destino del mondo è nelle mani di potenze dotate di una smisurata forza militare, che si sentono in diritto di usarla
per imporre ovunque la propria volontà: e queste potenze non sempre hanno
ragione, ma sempre hanno la forza dalla loro. E molte ingiustizie e molto
pianto hanno causato col ricorso a quella forza.
Già questa dovrebbe essere ragione sufficiente per far dire a chiunque abbia
una giusta causa da difendere: No! Io non mi rassegnerò ad imporre la mia
causa con la forza!
E' quello che hanno fatto gli egiziani, al tempo della loro primavera.
Non i libici, per loro e nostra sfortuna. Per nostra sfortuna (nostra,
intendo, del mondo intero) perché ancora una volta il giudizio è stato
affidato alla violenza. Per loro sfortuna, perché con questa scelta hanno
generato più lutti e distruzione di quanti ne avesse mai causati perfino
Gheddafi, ma soprattutto perché si sono messi dalla parte del torto.
Io le ho parlato, a questo riguardo, di un momento preciso: il 10 aprile,
quando Gheddafi non controllava più metà della Libia e difficilmente avrebbe
potuto inquinare elezioni su mandato internazionale nell'altra metà. Le ho
detto che se gli insorti erano tanto sicuri di avere la maggioranza, quella era l'occasione per dimostrarlo. Lei mi ha risposto parlandomi dei misfatti
di Gheddafi, ossia sostenendo che siccome gli insorti avevano ragione,
avevano diritto di affidarsi alla forza. Così hanno fatto, e così facendo si
sono macchiati, insieme alla Nato, di non pochi crimini piuttosto nefandi.
Non sono queste le vie della giustizia e della democrazia.
Rispondo ai suoi tre punti:
1) Quello che importa non è quanti libici sostengono le manifestazioni
italiane (delle quali ben pochi, in verità, si sono accorti). Il problema è
quanti libici sostengono l'intervento della Nato e quanti avrebbero
sostenuto Gheddafi. Non escludo assolutamente, anzi, che i più siano
d'accordo con lei, ma dico che, adesso, nessuno può saperlo e, visti i
precedenti, nessuno potrà saperlo mai più. Ma soprattutto quel che è peggio
è che nessuno si è preoccupato di accertarlo. (Per esempio, se è così
evidente che tutti erano così entusiasti dell'insurrezione, mi spiega come
mai le mitragliatrici depredate in febbraio alle caserme di Bengasi si
vendevano a 850 euro l'una, un mese dopo, a Misurata assediata dal tiranno?)
2) Non andiamo avanti per mesi, per favore. Gli scambi d'opinione servono
per comprendere le ragioni altrui. Credo che tutti (o quasi) capiscano le
ragioni degli insorti, riconoscano i torti di Gheddafi e sperino in una
Libia democratica. Non mi sembra che tutti capiscano le ragioni di chi vuole
vedere per sempre scomparire la guerra dalla storia e crede che per questo
ci si debba adoperare.
3) Se qualcuno dei suoi amici libici si trova nelle vicinanze di Firenze, lo inviti per favore a mio nome al dibattito di domani, che ho già segnalato in
altra mail. Forse ne nascerebbe un confronto interessante.
Infine, auguro ogni successo alla vostra battaglia contro il Fondo
Monetario. Ma dubito che sarà quella la maggiore minaccia all'indipendenza
della Libia. E' difficile non temere che, rimosso quel rompiscatole, la
Libia non sarà più indipendente dall'Occidente di quanto lo fosse l'Egitto
di Mubarak, o di quanto lo sia la Giordania, o l'Arabia Saudita, o l'Iraq di
al Maliki.
Non le sembra che di questo ci sia da preoccuparsi?
Cordialmente,
Alberto Cacopardo

----- Original Message ----- From: "mary r" <humdrum2 at libero.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Tuesday, September 13, 2011 12:50 PM
Subject: Re: [pace] per Mary e Alessandro


astenersi dagli insulti, per favore! in un paese dove elezioni sono stati resi illegali, bannati come "contro il popolo", i libici sanno meglio di voi quanto efficace elezioni sarebbe stato! La guerra l'ha iniziato quello che massacrava e puniva i dissentori. In ogni caso, vedo 3 cose: 1) non avete ANCORA detto chi se alcuni libici sostengono le manifestazioni italiani, 2) possiamo andare avanti per mesi con un pezzo a contradire un'altro pezzo... ecco la situazione dell'informazione! non ho il tempo ne l'energia. 3) ho offerto di farvi comunicare direttamente con persone coinvolte in modo personale, per capire e dialogare, se volete, bene, se no, le gabbie mentali cercate dentro di voi.
mr

-----Messaggio originale----- From: Alessandro Marescotti
Sent: Tuesday, September 13, 2011 12:33 PM
To: Lista pace Peacelink
Subject: R: [pace] per Mary e Alessandro

Alberto, concordo pienamente con quello che scrivi.

Creare le condizioni per libere elezioni (il caso della fine della guerra in Salvador ne e' un esempio) e l'invio di osservatori internazionali indipendenti era la strada da perseguire, per evitare che tutto si risolvesse con la guerra delle armi e la guerra delle bugie.

Quanto a Mary, sembra che non legga le notizie quando scrive "nessuno ha invocato la morte di Gheddafi" quando vi sono state dichiarazioni come questa http://www.altopascio.info/2011/08/31/libia-uccidere-gheddafi-un-diritto/

E' chiusa nella sua gabbia mentale. Le guerre creano disastri e ingabbiano la mente delle persone.
Ciao
Alessandro


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