Re: R: A che serve ora il consumo critico?



Ciao
 
Io penso alcune cose, forse marginali:
 
Non c'è UN comportamento "etico" o "critico", ce ne sono tanti; proviamo ogni giorno a comportarci al meglio, e domani scopriremo sicuramente qualcosa che ieri avremmo fatto in modo diverso. Non ci sentiamo in colpa, e continuiamo a provare a migliorarci; per fortuna o purtroppo, le condizioni non sono uguali da un giorno all'altro.
 
Vale soprattutto sulle scelte individuali (sull'importanza delle quali, mi sembra, siamo tutti d'accordo, giusto?); ma d'altra parte un economista su radio3 qualche giorno fa mi ha fatto riflettere, diceva: "non è che lo sviluppo ti va bene solo quando ti pare: gli italiani sono stati nei decenni passati quello che i cinesi sono oggi per noi, grazie a basso costo del lavoro e svalutazioni continue. Siamo stati zitti finché ci andava bene, e ora ci lamentiamo"...
 
Ecco, per fortuna non mi dicono "domani decidi tu" perché su cose come queste non saprei come fare. Le opzioni di principio, certo, ce le ho tutte presenti, più diritti, meno trasporto di merci, no a sfruttamento, inquinamento, eccetera...però poi a chi dai la commessa di una lavorazione?

Scusate, non è un gran contributo, era solo per dirvi che vi seguo e vi ringrazio che vi sforzate di fare tutte queste cose e pensare tutte queste idee :-)
Ciao
Laura
P.S. ovviamente sul lavoro sono d'accordo, ed è una cosa che fa un po' circolo virtuoso... sono contenta di avere finalmente ottenuto un part time (per solo 6 mesi), e il mio stile di vita diventerà più sobrio!
 
On 4/14/05, daniele <danscapo at email.it> wrote:
Belle domande..anzi bella domanda....il ruolo del consumo critico.

Approfitto di queste domande per mettere un po' di chiarezza nella mia mente
assai sovraccarica di queste stesse questioni.

Consumo critico come risposta dal basso ad un modello di "sviluppo" che ci
porta verso il disastro. Questa risposta può essere di due tipi:

1. può avere lo scopo di indicare mete precise di stile di vita. Ovvero
individuare quel tipo di consumo e stile di vita che sia a "prova di
insostenibilità", ovvero uno stile anticonsumistico, sobrio, conviviale,
solidale che valorizzi l'essere di ogni singolo individuo. Questo scopo
diventa strettamente connesso con il risultato teorico dello stesso:
attraverso il consumo critico deve essere possibile ridefinire un nuovo
modello di "sviluppo". In questa prospettiva il consumo critico si carica di
una responsabilità enorme: se sono io con la mia pratica di vita a
dimostrare il nuovo modello di "sviluppo" allora questa pratica deve essere
davvero "a prova di insostenibilità" deve essere "pura", e deve assumere il
ruolo di testimonianza (rispetto al resto del mondo) che un "mondo diverso è
possibile".

2. può avere lo scopo di sperimentare percorsi inesplorati, passo dopo
passo, in una direzione che rimane anticonsumistica, sobria, conviviale,
solidale, senza alcuna pretesa di essere testimonianza ma con il solo scopo
di mostrare la sua praticabilità e, mentre se ne sperimenta la
praticabilità, i suoi vantaggi (economici e psicologici) se ve ne sono.
Nessun modello di sviluppo da definire con la pratica, semplicemente una
pratica che va verso una direzione diversa da quella dell'attuale modello.
Una navigazione guidata da alcuni riferimenti di fondo (piccolo, locale,
solidale, etc), con una visione di un nuovo continente da incontrare, ma con
l'assoluta certezza che sarà facile perdersi, che sarà possibile incontrare
tempeste, ma anche che sia indispensabile partire.

Se il consumo critico segue la prima visione, se cioè si tratta di trovare
il Sentiero-Modello vi è un forte incentivo ad alimentare il dibattito
teorico. E' quello che sta accadendo: qualcuno dibatte sulla migliore teoria
economica alternativa: non va più bene lo sviluppo sostenibile, adesso ci
vuole la decrescita conviviale.....qualcuno ritiene che l'economia altra,
solidale, non possa esser coniugabile con il profit, ma solo con il
no-profit.....qualcuno ritiene che ad esempio l'equo e solidale non debba
passare dalla Grande Distribuzione perchè si corrompe....qualcuno ritiene
che se non si è vegetariani non si è consumatori critici.....qualcuno
ritiene che non si deve stare a discutere su quale sia il carburante più
ecologico, la risposta è "usare la bicicletta". Tutti, però tutti, (me
compreso), dibattiamo e impiegamo enormi energie mentali per individuare la
strada finalmente "pura" di consumare in pace con la terra e i suoi
equilibri. Ogni tanto emergono anche esempi che hanno il valore di
testimonianza, che fa star bene sapere che esistano, ma che chissà perchè
rimangono sempre un numero molto limitato.

Se il consumo critico segue la seconda visione diventa più facile
sperimentare; non si ha più l'assillo del dover dimostrare che la propria
strada è la vera alternativa, e soprattutto si liberano energie e risorse
per far sì che invece di costruire belli esempi di testimonianza per pochi
intimi, si costruiscono proposte che possano e vogliano essere praticate
dalla maggioranza dei nostri concittadini. Pratiche "critiche" praticabili
questo diventa lo slogan! Ecco che allora in questa prospettiva sarà ad
esempio accettabile analizzare, verificare e confrontare i percorsi di
responsabilità sociale di una impresa profit e di una cooperativa, senza
vincolarsi ad una etichetta teorica (che avrebbe già dato la risposta prima
dell'analisi). Ma sarà soprattutto interessante calarsi nelle realtà altre
da quelle del consumatore critico, per capire dove sono le barriere alla
penetrazione di una certa pratica e come poterle sorpassare. Senza dubbio ci
vorrà più energia in questo confronto con il resto dei consumatori di quella
che avremmo mai impiegato in tutti i dibattiti "interni", ma forse si tratta
di un investimento che potrà renderci molto di più.

Il vero conflitto che io vedo nelle nostre società è quello tra le parole e
i fatti...e io sento di avere dannatamente bisogno di fatti che vadano nella
direzione delle parole...sono invece costantemente abbagliato da fatti che
vanno in altre direzioni: sapete quali prodotti alimentari hanno subito il
maggiore incremento nelle vendite in un periodo di crisi di redditi come
quello che stiamo vivendo? I cibi precotti e congelati (tipo quattri salti
in padella, etc) e le insalate già lavate (ovvero due articoli carissimi e
molto poco sostenibili!)....e noi siamo qui a dibattere sulla
decrescita........

scusate lo sfogo

saluti

daniele

----- Original Message -----
From: Nicoletta Landi <nicoletta at peacelink.org>
To: < consumocritico at peacelink.it>
Cc: <coord at cnms.it>
Sent: Wednesday, April 13, 2005 12:52 AM
Subject: A che serve ora il consumo critico?

> A cosa serve ora il consumo critico?
>
> Questa e' una domanda che mi faccio sul serio. Non e' una provocazione.
> Per andare avanti bene, avrei bisogno di nuove risposte. Purtroppo al
> momento mi stanno salendo solo nuove domande.
> ***************
> 0) Come si fa a stare dietro al comportamento delle imprese, banche,
> data l'attuale velocita' mondiale nelle acquisizioni?
>
> 1) Puo' un qualsiasi soggetto produttivo che deve sopravvivere al
> mercato, sorreggere seriamente una qualsiasi richiesta "altra" anche in
> un clima di responsabilita' sociale d'impresa, quando tutto intorno a
> lui sono i giganti che acquisiscono e che diventano sempre piu' forti a
> fissare regole e prezzi?
>
> 2) Chi fa "consumo critico", sceglie tra le imprese o le banche, o
> finisce per scartarle in toto, andando dritto sulle botteghe del mondo,
> le cooperative, sui prodotti coop, su una mag o su banca etica, per
> semplificarsi la vita, se puo'?
>
> 3) supponendo che il consumatore critico oramai stia scartando tutte le
> imprese che devono rispondere agli azionisti e tutte le imprese che sono
> soggette a possibili acquisizioni, allora forse nella prossima guida al
> consumo critico abbiamo bisogno solo dell'elenco chi e' cooperativa rf
> equo e solidale? (praticamente, cio' che vuole essere la guida "Fa la
> cosa giusta")
>
> 4) quante persone realisticamente possono accedere ai fornitori di Fa la
> cosa giusta, in termini geografici e di costo? potranno le cooperative
> stare sul mercato senza sfruttare i propri lavoratori in termini di
> diritti e salari?
>
> 5) Se come credo, coloro che sono sensibili al consumo critico hanno poi
> finito per abbracciare la tesi della decrescita e la riduzione del
> consumismo e a rifiutare il concetto di impresa profit, stiamo
> scegliendo criticamente tra le imprese profit o stiamo semplicemente
> cercando di scansarle tutte il piu' possibile?
>
> 6) E' meglio una cooperativa gestita alla boia con contratti cococo o
> una piccola azienda ad es, di biscotti, il cui padrone vuole assicurare
> un futuro a suo figlio?
>
> 7) crediamo che il futuro dei negozi e la protezione de piccoli
> fornitori sia nel boicottaggio dei supermercati? quando comparvero le
> auto sembro' sparire il lavoro di chi curava i cavalli. non e' questo
> l'esempio che si fa sempre quando si pensa alle rivoluzioni industriali?
>
> abbiamo sperimentato casi in cui la difficolta' a trovare un lavoro e
> una casa possono far "benedire" il fatto di avere un supermercato vicino?
>
> 8) quando il lavoro se ne espatria in cina e in bangladesh, che spazio
> c'e' per boicottare l'impresa che ancora produce a fatica in italia e
> che magari e' posseduta dalla nestle'? mi immagino un dipendente della
> motta cosa ne pensa.
>
> ecco che la ricerca di un nuovo modello di sviluppo-economico-politico
> diventa profondo e ampio; se nasce con il consumo critico, poi lo
> travalica e a me mi lascia un po' sperduta.
>
> cosa possiamo fare per dargli fiato ed eco, a parte leggere il libro di
> Francuccio e le sue proposte eretiche su AltrEconomia?
> quanto tempo abbiamo per far crescere le RES, e quanto sono cresciute
> negli ultimi anni?
> **************
> in attesa di risposte, vi segnalo di questa settimana, il problema delle
> rover, auto inglesi che parevano avere una speranza di sopravvivenza se
> fossero state acquistate da una azienda cinese che pero', dopo aver
> visto i bilanci, si e' tirata indietro e ora c'e' una crisi di 6000
> disoccupati
>
> di oggi, l'acquisizione di 250 retailer francesi da parte di un grosso
> impero tessile inglese, che negli ultimi tre anni ha fatto acquisizioni
> una dietro l'altra.
>
> di domenica, il mio girovagare per londra in cerca di un appartamento in
> affitto, in una metropoli dove se vivi dentro citta', il tuo shopping e'
> praticamente obbligato al supermercato piu' vicino, mentre se vivi
> fuori, ti consumi la vita facendo il pendolare.
> in una metropoli dove non ci si puo' rifugiare da mamma "coop", perche'
> la Co-op e' sparsa nel nord dell'inghilterra.
>
> pensieri sparsi di una contraddizione quotidiana.
>
> un saluto affettuoso
> nicoletta
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