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RE: R: A che serve ora il consumo critico?
- Subject: RE: R: A che serve ora il consumo critico?
- From: "amicidelmondo barbara" <amicidelmondo at hotmail.com>
- Date: Thu, 14 Apr 2005 20:50:54 +0000
Scusate se mi infilo di nuovo in questo dibattito, ma ci sto prendendo gusto...! Sono sostanzialmente d'accordo su quanto dice Daniele ed e' dalla sua analisi che vorrei girare a tutti voi una domanda ed una relativa riflessione.
Cosa condiziona il nostro modo di consumare (nel senso di stile di consumo)?Prendo spunto dalla parte finale delle considerazioni di Daniele, dove parla del forte incremento di consumo di cibi precotti e congelati e delle insalate gia' lavate, e mi chiedo cosa ha portato a questa situazione. Per me la risposta e': il modo di lavorare e, piu' in generale, di vivere di oggi. Mi ricordo che quando ancora frequentavo le scuole superiori, oramai circa 15 anni fa (sigh!), i media dibattevano molto sul fatto che in un futuro prossimo (che significa oggi!) avremmo lavorato meno ore e, quindi, avremmo avuto molto piu' tempo libero. Sara', ma a me sembra che, soprattutto a causa della famigerata competitivita', negli ultimi anni si stia lavorando sempre piu' ore (leggi straordinari!) e in maniera sempre piu' frenetica e, di conseguenza, avendo meno ore a disposizione al di fuori del lavoro, si svolga una vita sempre piu' di corsa. Forse (spero) che questa sia solo una mia impressione, ma il sempre maggior numero di persone malate di stress credo stia a dimostrare tutto cio'. Penso che un nuovo stile di vita debba partire innanzitutto da un nuovo modo di porsi nei confronti del lavoro, altrimenti non se ne esce. O no?
Aspetto considerazioni! Saluti. Claudio
From: "daniele" <danscapo at email.it> Reply-To: consumocritico at peacelink.it To: <consumocritico at peacelink.it> Subject: R: A che serve ora il consumo critico? Date: Thu, 14 Apr 2005 01:06:11 +0200 Belle domande..anzi bella domanda....il ruolo del consumo critico.Approfitto di queste domande per mettere un po' di chiarezza nella mia menteassai sovraccarica di queste stesse questioni. Consumo critico come risposta dal basso ad un modello di "sviluppo" che ci porta verso il disastro. Questa risposta può essere di due tipi: 1. può avere lo scopo di indicare mete precise di stile di vita. Ovvero individuare quel tipo di consumo e stile di vita che sia a "prova di insostenibilità", ovvero uno stile anticonsumistico, sobrio, conviviale, solidale che valorizzi l'essere di ogni singolo individuo. Questo scopo diventa strettamente connesso con il risultato teorico dello stesso: attraverso il consumo critico deve essere possibile ridefinire un nuovomodello di "sviluppo". In questa prospettiva il consumo critico si carica diuna responsabilità enorme: se sono io con la mia pratica di vita a dimostrare il nuovo modello di "sviluppo" allora questa pratica deve essere davvero "a prova di insostenibilità" deve essere "pura", e deve assumere ilruolo di testimonianza (rispetto al resto del mondo) che un "mondo diverso èpossibile". 2. può avere lo scopo di sperimentare percorsi inesplorati, passo dopo passo, in una direzione che rimane anticonsumistica, sobria, conviviale, solidale, senza alcuna pretesa di essere testimonianza ma con il solo scopo di mostrare la sua praticabilità e, mentre se ne sperimenta la praticabilità, i suoi vantaggi (economici e psicologici) se ve ne sono. Nessun modello di sviluppo da definire con la pratica, semplicemente una pratica che va verso una direzione diversa da quella dell'attuale modello. Una navigazione guidata da alcuni riferimenti di fondo (piccolo, locale,solidale, etc), con una visione di un nuovo continente da incontrare, ma conl'assoluta certezza che sarà facile perdersi, che sarà possibile incontrare tempeste, ma anche che sia indispensabile partire. Se il consumo critico segue la prima visione, se cioè si tratta di trovare il Sentiero-Modello vi è un forte incentivo ad alimentare il dibattitoteorico. E' quello che sta accadendo: qualcuno dibatte sulla migliore teoriaeconomica alternativa: non va più bene lo sviluppo sostenibile, adesso ci vuole la decrescita conviviale.....qualcuno ritiene che l'economia altra, solidale, non possa esser coniugabile con il profit, ma solo con il no-profit.....qualcuno ritiene che ad esempio l'equo e solidale non debba passare dalla Grande Distribuzione perchè si corrompe....qualcuno ritiene che se non si è vegetariani non si è consumatori critici.....qualcuno ritiene che non si deve stare a discutere su quale sia il carburante più ecologico, la risposta è "usare la bicicletta". Tutti, però tutti, (me compreso), dibattiamo e impiegamo enormi energie mentali per individuare la strada finalmente "pura" di consumare in pace con la terra e i suoi equilibri. Ogni tanto emergono anche esempi che hanno il valore di testimonianza, che fa star bene sapere che esistano, ma che chissà perchè rimangono sempre un numero molto limitato. Se il consumo critico segue la seconda visione diventa più facile sperimentare; non si ha più l'assillo del dover dimostrare che la propria strada è la vera alternativa, e soprattutto si liberano energie e risorse per far sì che invece di costruire belli esempi di testimonianza per pochi intimi, si costruiscono proposte che possano e vogliano essere praticate dalla maggioranza dei nostri concittadini. Pratiche "critiche" praticabili questo diventa lo slogan! Ecco che allora in questa prospettiva sarà ad esempio accettabile analizzare, verificare e confrontare i percorsi di responsabilità sociale di una impresa profit e di una cooperativa, senza vincolarsi ad una etichetta teorica (che avrebbe già dato la risposta prima dell'analisi). Ma sarà soprattutto interessante calarsi nelle realtà altre da quelle del consumatore critico, per capire dove sono le barriere allapenetrazione di una certa pratica e come poterle sorpassare. Senza dubbio ci vorrà più energia in questo confronto con il resto dei consumatori di quella che avremmo mai impiegato in tutti i dibattiti "interni", ma forse si trattadi un investimento che potrà renderci molto di più. Il vero conflitto che io vedo nelle nostre società è quello tra le parole ei fatti...e io sento di avere dannatamente bisogno di fatti che vadano nelladirezione delle parole...sono invece costantemente abbagliato da fatti che vanno in altre direzioni: sapete quali prodotti alimentari hanno subito il maggiore incremento nelle vendite in un periodo di crisi di redditi come quello che stiamo vivendo? I cibi precotti e congelati (tipo quattri salti in padella, etc) e le insalate già lavate (ovvero due articoli carissimi e molto poco sostenibili!)....e noi siamo qui a dibattere sulla decrescita........ scusate lo sfogo saluti daniele ----- Original Message ----- From: Nicoletta Landi <nicoletta at peacelink.org> To: <consumocritico at peacelink.it> Cc: <coord at cnms.it> Sent: Wednesday, April 13, 2005 12:52 AM Subject: A che serve ora il consumo critico? > A cosa serve ora il consumo critico? > > Questa e' una domanda che mi faccio sul serio. Non e' una provocazione. > Per andare avanti bene, avrei bisogno di nuove risposte. Purtroppo al > momento mi stanno salendo solo nuove domande. > *************** > 0) Come si fa a stare dietro al comportamento delle imprese, banche, > data l'attuale velocita' mondiale nelle acquisizioni? > > 1) Puo' un qualsiasi soggetto produttivo che deve sopravvivere al > mercato, sorreggere seriamente una qualsiasi richiesta "altra" anche in > un clima di responsabilita' sociale d'impresa, quando tutto intorno a > lui sono i giganti che acquisiscono e che diventano sempre piu' forti a > fissare regole e prezzi? > > 2) Chi fa "consumo critico", sceglie tra le imprese o le banche, o > finisce per scartarle in toto, andando dritto sulle botteghe del mondo, > le cooperative, sui prodotti coop, su una mag o su banca etica, per > semplificarsi la vita, se puo'? > > 3) supponendo che il consumatore critico oramai stia scartando tutte le > imprese che devono rispondere agli azionisti e tutte le imprese che sono > soggette a possibili acquisizioni, allora forse nella prossima guida al > consumo critico abbiamo bisogno solo dell'elenco chi e' cooperativa rf > equo e solidale? (praticamente, cio' che vuole essere la guida "Fa la > cosa giusta") > > 4) quante persone realisticamente possono accedere ai fornitori di Fa la > cosa giusta, in termini geografici e di costo? potranno le cooperative > stare sul mercato senza sfruttare i propri lavoratori in termini di > diritti e salari? > > 5) Se come credo, coloro che sono sensibili al consumo critico hanno poi > finito per abbracciare la tesi della decrescita e la riduzione del > consumismo e a rifiutare il concetto di impresa profit, stiamo > scegliendo criticamente tra le imprese profit o stiamo semplicemente > cercando di scansarle tutte il piu' possibile? > > 6) E' meglio una cooperativa gestita alla boia con contratti cococo o > una piccola azienda ad es, di biscotti, il cui padrone vuole assicurare > un futuro a suo figlio? > > 7) crediamo che il futuro dei negozi e la protezione de piccoli > fornitori sia nel boicottaggio dei supermercati? quando comparvero le > auto sembro' sparire il lavoro di chi curava i cavalli. non e' questo > l'esempio che si fa sempre quando si pensa alle rivoluzioni industriali? > > abbiamo sperimentato casi in cui la difficolta' a trovare un lavoro e> una casa possono far "benedire" il fatto di avere un supermercato vicino?> > 8) quando il lavoro se ne espatria in cina e in bangladesh, che spazio > c'e' per boicottare l'impresa che ancora produce a fatica in italia e > che magari e' posseduta dalla nestle'? mi immagino un dipendente della > motta cosa ne pensa. > > ecco che la ricerca di un nuovo modello di sviluppo-economico-politico > diventa profondo e ampio; se nasce con il consumo critico, poi lo > travalica e a me mi lascia un po' sperduta. > > cosa possiamo fare per dargli fiato ed eco, a parte leggere il libro di > Francuccio e le sue proposte eretiche su AltrEconomia? > quanto tempo abbiamo per far crescere le RES, e quanto sono cresciute > negli ultimi anni? > ************** > in attesa di risposte, vi segnalo di questa settimana, il problema delle > rover, auto inglesi che parevano avere una speranza di sopravvivenza se > fossero state acquistate da una azienda cinese che pero', dopo aver > visto i bilanci, si e' tirata indietro e ora c'e' una crisi di 6000 > disoccupati > > di oggi, l'acquisizione di 250 retailer francesi da parte di un grosso > impero tessile inglese, che negli ultimi tre anni ha fatto acquisizioni > una dietro l'altra. > > di domenica, il mio girovagare per londra in cerca di un appartamento in > affitto, in una metropoli dove se vivi dentro citta', il tuo shopping e' > praticamente obbligato al supermercato piu' vicino, mentre se vivi > fuori, ti consumi la vita facendo il pendolare. > in una metropoli dove non ci si puo' rifugiare da mamma "coop", perche' > la Co-op e' sparsa nel nord dell'inghilterra. > > pensieri sparsi di una contraddizione quotidiana. > > un saluto affettuoso > nicoletta > > -- > Mailing list Consumo Critico dell'associazione PeaceLink. > Per CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html > Se non riesci, scrivi a nicoletta at peacelink.org > inserendo "cancella" nel Soggetto. > Si sottintende l'accettazione della Policy Generale: > http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html > -- Email.it, the professional e-mail, gratis per te: http://www.email.it/f Sponsor:Prestiti Online. 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