Re: R: Consumo di carne



Leggo interessato da giorni questa discussione che è scaturita in questa mailing list durante questi giorni. Premetto che io sono abbastanza ignorante in materia, e forse per questo ne deriva un così grande interesse. Io non sono vegetairiano (ma non mi considero nemmeno carnivoro, mi piace di più onnivoro) e non mi permetto di ribattere o elaborare tesi o confutarle, di fronte a sicuramente esperti in materia e molto meglio documentati come Gianluca o il biologo (Giorgo?) che stanno animando molto correttamente e sapientemente i due punti di vista.
Però su un punto mi sento comunque di muovere una critica, io lavoro da molti anni nel volontariato internazionale in Africa e in India proprio per quel 20% di popolazione che menzionava Gianluca che si pappa l'80% delle risorse mondiali.

Io ho apprezato molto le diquisizioni di Gianluca, che dimostra di essere molto preparato e conoscitore della materia che finora ha portato all'attenzione di questa mailinlist, però mi sembra, e ne sono certo visto il mio lavoro, che la presa di posizione affermando che questa disparità di percentuali sia dovuto all'allevamento per le esigenze di chi non è vegetariano sia molto azzardata e un po' malformata a vantaggio delle tesi sostenute.
Posso ammettere che una marginale e ininfluente parte di questa disparità tra il 20% di chi mangia quasi tutta la fetta della torta sia dovuta a questa agricoltura intensiva per allevamenti con tutte le conseguenze che hai descritto, ma è sicuramente marginale come problema. E che sicuramente un consumo critico risolverebbe in piccola parte il problema.
Ma problema vero, o meglio i problemi, che permettono di mangiare l'80% delle risorse mondiali solo al 20% della popolazione mondiale deriva da tutt'altro tipo di problematiche mo lto più gravi e intrinsiche. Motivazioni politiche, economiche, sociali, di chi ha tutti gli interessi affinchè le popolazioni povere rimangano povere per servire le popolazioni ricche. Non credo che gli esempi manchino agli occhi di tutti.

Non mi permetto di discutere sull'eticità o meno di essere o non vegetariani, e nemmeno sulle conseguenze sanitarie ed economiche. Semplicemente non le conosco, e le vostre mail sono ottimi spunti di riflessione per tutti, ma non credo si possa veramente pensare che se tutti fossimo vegetariani, ciò comporterebbe la risoluzione del problema della fame nel mondo. Se tutti mangiassimo solo verdura come prospettano i sostenitori di questa idea, non ho le basi e le conoscenze per determinare quali possano essere i fattori positivi, (a parte il fatto ovviamente che moltissimi animali non sarebbero uccisi) e nemmeno posso determinare gli effetti negativi (che ci sarebbero) ma dalla mia esperienza sono certo che se la cultura mondiale, intesa nella sua complessità di aspetti e materie, rimane la stessa, ci sarà sempre quel 20% di persone che mangeranno 80% di verdure del mondo.

Ciao a tutti,
Luca

--------- Original Message --------
Da: consumocritico at peacelink.it
To: "consumocritico at peacelink.it" <consumocritico at peacelink.it>
Oggetto: R: Consumo di carne
Data: 02/02/05 14:12



> Tu, Gianluca, avrai sicuramente più oggettività di me nel poter
> scegliere fra un tipo di aliemntazione e un altro, però non
> puoi pensare
> di avere più oggettività di me o di Franz nel guardare globalmente la
> cosa, prendendo in considerazione che, rispondendo ai due punti
> principali della mail list sopra riportati:
>
> 1) anche di vegetali si muore e SICURAMENTE (dati scientifici e
> pubblicazioni scientifiche) più spesso che di carne, considerato il
> rischio aflatossine e gli alcaloidi contenuti nelle piante e il fatto
> che causino molte più allergie di quanto possa fare la carne

Il fatto che anche di vegetali s i possa morire NON GIUSTIFICA MAI che noi si
debba uccidere per questo.
Questo, in termini netti e chiari si chiama *specismo*, non ha altre
definizioni più precise di questa.

La specie umana, da qualunque parte derivi, dai bonobo o da un pasticcio di
fragole ha portato alla distruzione il pianeta sconvolgendone tutti gli
equilibri in un tempo geologicamente pari ad una frazione di secondo od
anche meno.

L'uomo si arroga il diritto di poter disporre di tutte le risorse proprio
piacimento, e della vita o della morte di TUTTE LE ALTRE SPECIE VIVENTI.

Gli animali, in un'ottica specista, sono una risorsa come tante, da
sfruttare, torturare ed uccidere ed in quest'ottica sfruttare una risorsa,
specie se VIVENTE fa un po a pugni con la pretesa di consumo critico e
responsabile.

Non cambieremo mai le cose finchè non cambiamo rotta: Tutti gli esseri
viventi hanno dei diritti (di fronte agli uomini o a dio, per chi ci crede)
ma una sola specie ha anche DEI DOVERI, l'uomo.

Anche se mi dimostraste, cosa che non potete fare e lo sapete bene, che la
carne fa benissimo ed è una panacea per tutti i mali, io deciderei comunque
di non uccidere altri esseri viventi visto che se ne può tranquillamente
fare a meno.


> 2) anche l'agricoltura fa i suoi morti, e ne fa molti, ma tanti, così
> tanti da non poter sentirsi a posto con la coscienza riguardo
> la morte e
> la sofferenza degli altri animali.

L'agricoltura, (seconda attività produttiva umana dopo la zootecnia fonte di
effetto serra) fa i suoi morti, d'accordo ma:

La metà dell'agricoltura in generale, ed oltre il 70% di quella intensiva ed
in monocoltura e' destinata all'alimentazione animale, che a sua volta è
destinata a nutrire il 20% della popolazione mondiale lasciando l'80% alla
fame ed alla morte.

Quindi, mettetela un po come volete, anche con tutte le ragioni e le
attenuanti del caso, ma mangiare carne è, per un consumatore critico e
responsabile, un atto criminoso.

Criminoso nei confronti del pianeta se pensiamo al business (compreso tutto
l'indotto) ed ai danni che il fenomeno sta provocando.

Criminoso nei confronti della vita, in quanto si deve uccidere per nutrirsi,
e nutrirsi di morte genera inevitabilmente morte (concetto karmico sul quale
varrebbe la pena riflettere).

Fermo restando che io comunque non mangerei carne, per le già citate ragioni
salutistiche, etiche, morali, animiche, e di responsabilità sociale, se
parliamo di veganismo/vegetarianesimo, parliamo anche di riconversione
dell'agricoltura, di riconversione dei consumi, dell'autoproduzione quanto
più possibile, della riconversione delle grandi monoculture a colture miste,
del consumo di prodotti locali eccetera eccetera eccetera.

Non solo non mi nutro e non mi nutrirei comunque di carne e derivati, non
us o farmaci se non in casi assolutamente eccesionali, non uso cuoi e pellami
(al di la degli animali a cui salvo la vita l'attività conciaria è una delle
più inquinanti), non mi vesto di lana o di seta, se solo sapeste cosa fanno
alle pecore durante la tosa smettereste anche voi di indossare lana (cercate
mulesing su Google o andate qui:
http://www.piccolopopolo.org/modules.php?name=News
<http://www.piccolopopolo.org/modules.php?name=News&file=article&sid=801>
&file=article&sid=801).

Credi davvero che non abbia "analizzato globalmente la cosa" come dicevi
qualche riga fa, nel cambiare TOTALMENTE il mio stile di vita per cercare di
diventare il più possibile cruelty-free, lo credi davvero?

E' parziale limitarsi a consumare meno detersivi continuando a nutrirsi di
morte, ma questo è solo il mio limitatissimo parere, per quel lo che può
valere...

Saluti

Gianluca

"Fintanto che i nostri corpi sono le tombe viventi di animali assassinati
come possiamo aspettarci che sulla terra regni la pace?"

L. N. Tolstoj (scrittore russo 1828-1910)


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