R: Re: [pace] Segnalazione Articolo - Uccidere o non uccidere non sono la stessa cosa,di Giovanni Sarubbi - dal sito www.ildialogo.org



Secondo me l’impostazione di questo discorso è sbagliata alla radice.

 

Questa iniziativa non è in alcun modo la soluzione al problema della Siria. E’ una iniziativa che chiede solo di poter permettere ai civili di uscire da una zona di conflitto. E’ come se durante la carneficina di Gaza un gruppo misto israelo-palestinese avesse chiesto una zona franca per evacuare i civili. Buona cosa, da sostenere. Ma il problema in Palestina non è identificabile con la guerra, perché è l’occupazione militare e finché ci sarà occupazione non ci sarà la pace frutto della giustizia, ci sarà solo l’oppressione.

 

In Siria il problema è la dittatura. Con una dittatura non esiste la pace, esiste solo l’oppressione di un popolo. A questa dittatura una buona fetta di popolo si è ribellato in modo nonviolento, ed è stato soffocato nel sangue. Ne è nata una resistenza armata, ben presto preda di interessi stranieri, e ora c’è la guerra civile.

 

I nonviolenti cosa fanno? Sostengono un cessate il fuoco e l’evacuazione dei civili dalle città in guerra, va bene. E basta?

Aspettano che i rivoltosi e il regime facciano la pace? Non possono fare la pace, perché il regime vuole annientare i rivoltosi e i rivoltosi il regime. E allora, che si fa? Si aspetta che vinca il più forte magari credendo che la pace è solo l’assenza della guerra civile? Io dico di no.

E se sosteniamo solo le iniziative che si limitano a preservare i civili, noi ci schieriamo con il più forte.

Non possiamo sostenere nessuno perché sono entrambi armati? Non è vero, ci sono moltissimi rivoluzionari nonviolenti in Siria, che chiedono riforme al regime, un cambiamento democratico progressivo, e ovviamente il regime non ci pensa nemmeno. Questi rivoluzionari sono nei comitati locali e coordinanti nel Cscd e forse anche in altre organizzazioni che non conosco e sostenevano il piano di Kofi Annan.

Io dico che sono loro che dobbiamo sostenere, se vogliamo la pace frutto della giustizia: dobbiamo sostenere i siriani che in modo nonviolento chiedono senza aiuto esterno se non diplomatico dell’Onu la riforma del regime, fino ad arrivare alla fine della dittatura.

Se no, ci limitiamo solo a chiedere di fare meno morti civili, di fatto sostenendo chi vincerà questa guerra, perché se l’unica cosa che ci importa è che finiscano gli scontri a fuoco, senza avere una idea di ciò che è la giustizia, noi non stiamo facendo nient’altro che la carità. Ma io credo che la nonviolenza debba vere una strategia che è quella di rincorrere una pace frutto della giustizia e dato che in Siria sono i siriani a essersi ribellati alla dittatura non un gruppo di infiltrati etero diretti, noi secondo me dobbiamo sostenere questi siriani nonviolenti che hanno un preciso obiettivo politico democratico (non solo quello di evacuare civili e chiedere la fine degli scontri).

 

Lorenzo

 


Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di Alessandro Marescotti
Inviato: domenica 17 giugno 2012 17.18
A: Lista pace Peacelink
Oggetto: R: Re: [pace] Segnalazione Articolo - Uccidere o non uccidere non sono la stessa cosa,di Giovanni Sarubbi - dal sito www.ildialogo.org

 

Franco, ci chiedi cosa possa far scattare la molla della nonviolenza sul campo, in Siria.

Penso che avrai letto di questa iniziativa di cui abbiamo dato informazione in questa lista:

“Riconciliazione!”: a Homs la società civile siriana in campo per una soluzione non violenta
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=39288&lan=ita

Si chiama “Mussalaha”, che significa “Riconciliazione”, ed è una straordinaria iniziativa popolare non-violenta nata nella società civile di Homs, città martoriata dal conflitto fra esercito regolare e forze di opposizione.

Non era circolata su questa lista? Ne aveva parlato anche Marinella Correggia.

Ciao
Alessandro

www.peacelink.it


From: "Borghi Franco" <xenos at iii.it>

Sender: pace-request at peacelink.it

Date: Sun, 17 Jun 2012 15:50:50 +0200

To: <pace at peacelink.it>

ReplyTo: pace at peacelink.it

Subject: Re: [pace] Segnalazione Articolo - Uccidere o non uccidere non sono la stessa cosa,di Giovanni Sarubbi - dal sito www.ildialogo.org

 

 

Condivido tutto quello che scrivono Alessandro e Giovanni Sarubbi: principii nobili, bellissimi, profondamente umani. Ma intanto come fare per convincere le parti belligeranti  ad accettare questi principii di nonviolenza ? Chi per primo dovrà o potrà applicarli sul campo? Dovrebbe nascere in mezzo alle due (o più ) fazioni belligeranti un altro Mandela, o un altro Gandhi. Esiste già qualcuno, a vostra conoscenza, che possa assumere questo ruolo ? Per noi, da qui, è facile parlare ed accettare i principii della nonviolenza, ma sul campo siriano cosa potrebbe far scattare la molla della nonviolenza?

 

Franco

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Reply to: xenos at iii.it

----- Original Message -----

Sent: Sunday, June 17, 2012 11:30 AM

Subject: R: [pace] Segnalazione Articolo - Uccidere o non uccidere non sono la stessa cosa,di Giovanni Sarubbi - dal sito www.ildialogo.org

 

Condivido e sottolineo il punto di Giovanni Sarubbi:

"Innanzitutto per noi il problema non è quello di sapere se il governo Siriano sia buono o cattivo. Per noi il primo problema è quello di sapere se le persone che ci chiedono aiuto vogliano o meno fare la guerra, vogliano o meno usare mezzi nonviolenti per la risoluzione delle controversie locali o internazionali che siano".

E' chiaro che noi siamo decisamente contro la violenza e le uccisioni del regime siriano. Ripudiamo la violenza e lo spargimento di sangue. Ma non siamo per rimpiazzarli con altra violenza e altre uccisioni.

Concetti cosi' semplici e banali sfuggono a chi ci critica. Eppure sono di una chiarezza assoluta come pure di una efficacia assoluta e' la strategia della nonviolenza che spezza la spirale infernale fra "violenza buona" e "violenza cattiva".

Vorrei trovare un esplicito riferimento alla nonviolenza nell'appello degli arabisti che sembrano criticare anche noi. Hanno stilato un apposito appello in cui non si evince una presa di distanza dagli insorti armati in Siria ma la si distingue come male minore solo perche' militarmente farebbe meno vittime. In Libia le giustificazioni sono cominciate cosi'. Ma anche in Kosovo, ecc. ecc.
I risultati sono sotto gli occhio di tutti.

A noi spetta il compito di richiamare queli concetti che Gandhi, Martin Luther King, Mandela e Capitini posero alla base della loro azione nonviolenta, l'unica che consente di vincere senza far andare al potere degli assassini.

Mandela e' un riferimento assoluto perche' seppe trasformare una rivolta violenta in una vittoria nonviolenta. Eppure il regime bianco di allora non era migliore di quello siriano.

Alessandro

www.peacelink.it


From: redazione il dialogo <redazione at ildialogo.org>

Sender: pace-request at peacelink.it

Date: Sun, 17 Jun 2012 10:37:59 +0200

To: <pace at peacelink.it>

ReplyTo: pace at peacelink.it

Subject: [pace] Segnalazione Articolo - Uccidere o non uccidere non sono la stessa cosa,di Giovanni Sarubbi - dal sito www.ildialogo.org

 


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