La mia opinione è che un nonviolento non
condanna chi reagisce alla dittatura o all’invasione nel suo paese con le
armi.
Non mi pare che Gandhi abbia mai
condannato chi proponeva una lotta violenta contro le ingiustizie e contro l’impero
inglese.
Ha condannato il mezzo usato, ha proposto
la nonviolenza, ma ha sempre espresso rispetto e di solito anche ammirazione
per i rivoluzionari che hanno usato anche la violenza, a partire da Mazzini,
che considerava un suo maestro, e Garibaldi. Non mi pare che Capitini abbia mai
condannato i partigiani. E la Costituzione italiana che tutti lodiamo è opera
soprattutto dei partigiani, di persone che hanno usato la violenza.
La condanna dei nonviolenti, da Gandhi, a
Capitini a ML King è sempre stata verso i vili, verso coloro che NON reagivano
in alcun modo alle ingiustizie. Non verso coloro i quali reagivano con la
violenza in contingenze storiche dove la possibilità della nonviolenza non era
contemplata, era estranea alla cultura del momento o era in ogni caso
concretamente non fattibile a livello di massa. Qualcuno di voi si sente di
biasimare Bonhoeffer per aver partecipato alla congiura contro Hitler? Io lo
stimo, per questo. E stimo i missionari dell’America Latina che erano e
sono pronti a usare le armi se nel loro paese non c’è un movimento
nonviolento visibile e in grado di arrivare a dei risultati. Non do alcun
giudizio negativo verso la loro persona. Posso prodigarmi nel mio piccolo per
favorire una risposta nonviolenta nei paesi in cui vivono, forse lo stanno
facendo anche loro, ma se la contingenza del momento non permette una risposta
nonviolenta di massa se non in tempi lunghissimi e imprevedibili, così come non
lo permetteva l’Italia del 1943-45, capisco benissimo la loro scelta di
abbracciare la rivolta violenta se questa è rivolta a regimi dittatoriali o
invasori, e se avviene portando avanti istanze democratiche e non identitarie.
In questo caso, da nonviolento, il mio è un silenzio-assenso.
Sono d’accordo con Cacopardo sul
proibire la guerra nella storia come guerra tra stati e quindi nel ripudiarla
in modo assoluto come stato, pur considerandola legittima quando di difesa dei
confini – come nella nostra Costituzione. Sono favorevole allo
smantellamento della Nato e di ogni alleanza militare a una completa riforma
dell’ONU, comprendente la possibilità di un esercito sovranazionale e di
un corpo di pace nonviolento. Posizione cioè simile a quella di Alex Langer. Non
mi sento di poter dire di proibire ogni intervento di uno stato su un altro e
contemporaneamente di proibire una rivolta popolare armata in uno stato sotto
regime dittatoriale. Sono disponibile a considerare anche un intervento armato
fatto da un organismo sovranazionale come l’ONU nel caso di un genocidio,
ma che sia genocidio, ossia sterminio in atto di un intero popolo, non stragi
di qualche migliaia di morti.
Nel caso della Siria, la rivolta
nonviolenta è stata ed è presente. A causa della repressione sanguinaria del
regime molti cittadini che hanno manifestato in modo nonviolento molti comitati
locali hanno chiesto l’aiuto dell’Onu, e occorre comprenderli e non
condannarli. Il sostegno, per quel che mi riguarda, lo do a quelli che
resistono nel tenere ferma la richiesta di non ingerenza esterna, e che intanto
condannano oltre al regime (che è, lo ricordo di nuovo, la causa principale
dell’innescarsi di una rivolta armata) i rivoltosi violenti che uccidono
civili, ossia quelli del Coordinamento per il Cambiamento democratico.
Lorenzo Galbiati
Da:
pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di Paolo Bertagnolli
Inviato: lunedì 11 giugno 2012
15.18
A: pace peacelink
Oggetto: RE: [pace] pace e Siria
Caro Alberto,
condivido quanto scrivi, infatti interrogai quel prete su questo tema;
anch'io ho sentito troppo spesso usare questa risposta per giustificare i
propri interventi armati. Volevo semplicemente riportare quanto una persona
coinvolta e, ti assicuro, onesta, ha sentito in una determinata situazione,
situazione che io, e forse anche tu, fortunatamente non abbiamo vissuto ed
allora, di fronte a certe esperienze, mi sento in dovere di "fare
silenzio".
Paolo
Date: Mon, 11 Jun 2012 15:07:28 +0200
From: alberto.cacopardo at alice.it
To: pace at peacelink.it
Subject: Re: [pace] pace e Siria
Caro Paolo,
il discorso di quel sacerdote l'ho sentito ripetere non so quante volte.
Sarebbe ora che che ci decidessimo a riconoscere che chiunque prende le armi
(parlo di uomini, non di governi) crede sempre di avere ragione, crede sempre
che non ci sia scelta, crede sempre di servire la giustizia più alta e più
nobile, crede sempre che la causa per cui combatte sia più grande della vita e
della morte.
Per questo ci sono guerre da migliaia di anni, per questo si sono fatti
ecatombi e massacri e per questo sarebbe ora di vedere la guerra scomparire per
sempre dalla storia.
Alberto Cacopardo
Il 09/06/2012 8.15, Paolo Bertagnolli ha scritto:
Mi trovo particolarmente a disagio
quando sento e vedo come si sta svolgendo il "dibattito" sulla Siria:
le posizioni, mi sembra, si fanno sempre più rigide ed aggressive.
Mi piace ricordare quanto affermava Ryszard Kapuschicki parlando, appunto,
degli inviati di guerra e dei reportage che vengono scritti: " L'autore è sempre fortemente coinvolto, si
trova, quindi, nella posizione non dell'osservatore a distanza, ma di vittima
del conflitto. L'obiettività assoluta è esclusa. Un giornalista rientra non
solo con un tacuino fitto di informazioni, ma anche in uno stato di
prostrazione fisica e morale" e continua: Capitano situazioni molto drammatiche ed è veramente
difficile stabilire delle teorie in questo campo. Partecipando ad una guerra,
abbiamo a che fare con una infinità di problemi da affrontare e risolvere in
pochi minuti. Secondo la nostra coscienza, la nostra resistenza psichica alla
paura, il nostro senso della cultura, del buongusto, ecc." e
termina: " L'importante è di evitare
l'accecamento ed il fanatismo".
Mi pare che sarebbe il caso che le varie parti, che credo in buona fede,
cerchino di agire, appunto, senza pregiudizi, per quanto possibile e senza
fanatismi.
Se posso ancora aggiungere qualche cosa: anni fa andai in El Salvador e
incontrai un sacerdote che, durante il periodo della dittatura, divenne
guerrigliero, gli chiesi come concigliava questa scelta con il suo sacerdozio e
la sua attuale posizione contraria alla violenza. Mi rispose: " Se tu
vedessi i tuoi amici, i tuoi parenti, uccisi, assassinati da uomini che sono
protetti da una giunta militare che uccide solo perché uno la pensa in modo
diverso, entreresti anche tu nella guerriglia". Ricordo che tacqui e
pensai che non ero in grado di esprimere un giudizio che sarebbe stato solo
teorico.
Paolo Bertagnolli
> From: xenos at iii.it
> To: pace at peacelink.it
> Subject: Re: [pace] pace e Siria
> Date: Sat, 9 Jun 2012 06:37:55 +0200
>
>
> condivido pienamente quanto scrive Dante qui sotto. C' è una caduta di
> stile in certi interventi che che non hanno nulla a che fare con lo
spirito
> pacifista e nonviolento.
> Franco
> -----------------------------------------------------
> BORGHI Franco
> Via Frescobaldi 13 - 44042 CENTO (FE)
> Tel. 051.6836715
> Cell. no 348.3802633
> Skype address: fbfarabir
> Reply to: xenos at iii.it
>
> ----- Original Message -----
> From: "Dante Bedini" <bdndante at gmail.com>
> To: "pace" <pace at peacelink.it>
> Sent: Friday, June 08, 2012 10:57 PM
> Subject: [pace] pace e Siria
>
>
> > sono completamente esterefatto dal tono che sta prendendo il
> > "dibattito" sulla questione siriana, ritrovo in certe
affermazioni
> > ("un personaggio come Marinella Correggia" ecc.) o in
insinuazioni
> > diffamanti (del tipo "chi vi paga", per il solo fatto di
praticare
> > l'esercizio del dubbio: come dire "Noam Chomsky e le sue dieci
regole
> > sui mass media... chi lo paga?), ritrovo in tutto questo il contrario
> > di un giusto atteggiamento pacifista e nonviolento, anzi, come diceva
> > ben più modestamente il maestro Aldo Capitini, da "amici della
> > nonviolenza".
> > Sono iscritto a questa lista perchè si occupa di pace, non di
> > propaganda più o meno subdola a favore di interventi militari e
> > "missioni umanitarie". Non basta vedere cos'è successo in
questi
> > decenni? La Libia è solo l'ultimo esempio, e anche sugli esiti della
> > primavera araba ci sarebbe molto da dire (non parlo delle speranza e
> > delle lotte dei popoli, parlo dei nuovi regimi militari in Egitto e
> > altrove, per non dire del forte sostegno che viene da Al Qaeda e
altri
> > gruppi. Per motivi anagrafici, ricordo l'appoggio degli Usa e
complici
> > ai talebani in guerra contro il governo afghano).
> > Continuo a leggere interventi pieni di affermazioni perentorie,
> > diffamazioni e roba al limite del turpiloquio. Ebbene, non è questo
il
> > mio stile.
> > Già altre persone prima di me hanno ricordato che questo è un sito
che
> > si occupa di pace, chi ha voglia di mettersi l'elmetto e di fare
> > esercitazioni di "guerra psicologica" vada a scrivere
altrove (spazi
> > ne troverà di sicuro, viviamo in un paese che non ricorda neppure
> > l'articolo 11 della costituzione "l'Italia ripudia la
guerra").
> > Un'ultima considerazione: cos'è diventato questo paese, se tutto
viene
> > urlato, senza rispetto e con attacchi personali? Evidentemente,il
> > modello televisivo berluskoniano ha fatto scuola, ottimo lavaggio dei
> > nostri cervelli
> > Dante Bedini
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