R: [pace] UNIRE LE FORZE - ma non basta l'opposizione alla guerra -



Enrico, condivido, come ho già detto, gran parte di quel che scrivi. Ti rispondo per punti indicando solo le differenze.

Caro Lorenzo, ho aderito e non disdico. Ma voglio ragionare.
1- Non c'è molta differenza tra l'astenersi e il votare partiti senza probabilità di incidenza: il voto di pura bandiera ideale è quasi un'astensione, perciò un regalo a chi vince, che può essere il peggiore: già visto.
Ecco, su questo siamo in disaccordo, e mi pare ne discutemmo già uno o due anni fa. Io penso che l’incidenza del voto debba essere valutata non solo nell’immediato ma nel breve e nel lungo termine. Un partito piccolo potrebbe crescere e diventare rappresentato in Parlamento, entro un certo tempo. Questo però non potrebbe succedere con il tuo ragionamento. Inoltre, votare partiti piccoli può contribuire a far cambiare linea al partito più grande da cui provengono. Infine, quando il meno peggio somiglia molto di più al peggiore che al partitino che sentiamo più vicino a noi, credo sia segno di speranza che all’orizzonte sia indicata almeno un’altra via.

Stiamo parlando di teorie di strategie politiche. Dovremmo scendere nel dettaglio dell’analisi con esempi concreti, ma non è il caso in questa lista.

Se ci perdiamo nelle analisi politiche delle strategie sul voto, ci dividiamo in almeno 4 parti:

- chi vota per i partiti di governo

- chi vota per i partiti più a sinistra che dialogano con quelli di governo

- chi vota per i partiti di sinistra antisistema che non si alleerebbero con quelli di governo

- chi non vota

Io posso dirti che 5 anni fa sostenni pubblicamente su internet la coalizione di Prodi, per intenderci, e non mi sono pentito.

Ma ti dico anche che se fossi negli Stati Uniti, dove vige tra i due schieramenti un pensiero unico più omologato dell’Italia (finora), penso che voterei il Partito verde.

 

2 - La violenza economica in atto (truffa planetaria chiamata crisi; sfruttamento sistematico; guerra dei super-ricchi al resto del mondo) è più grave della guerra, più occultata e mistificata, più subìta e accettata dalla società plagiata dal consumismo (e anche da tanti pacifisti), e fa più vittime della guerra.
3 - Io trovo troppo limitata la dichiarazione fondamentale del MN, contro la guerra: il vero problema è tutta la violenza a)materiale, b)strutturale, c)culturale, d)psicologica, interiore. La guerra è solo il frutto ultimo, più vistoso. La radice è altrove. L'essenziale è tutto pre-politico. Come dice un mio amico capitiniano (e Capitini stesso) il problema non è politico ma "religioso" = morale, antropologico, di senso della vita (non certo religione come istituzione religiosa).
La proposta della dichiarazione di non-voto, e quindi di voto, è volutamente limitata. Si limita all’essenziale, a quello che ci unisce tutti. Il resto necessita di molte discussioni e di un lavoro lunghissimo che facciamo tutti ogni giorno, virtualmente infinito e invisibile, tangibile solo in piccola scala.

4 - Se rifiuti la guerra devi - giustamente - rifiutare tutta la struttura finalizzata alla guerra, cioè l'esercito, e l'industria militare pesante, e ammettere solo la polizia. La differenza tra polizia e guerra, come quella tra forza e violenza, è di sostanza, non di parole. Ma questo passo è molti passi avanti alla politica, ancora per secoli.
5 - Combatto l'astensionismo, ma non ho fiducia nella politica. La quale segue la società, non la governa. Non vedo molto senso nell'agitarsi dei nonviolenti sotto elezioni. Il lavoro è quotidiano, alla radice. Sono le idee che governano.
Posso sbagliare, ma ne sono convinto. Ciao, Enrico
Enrico Peyretti (www.peacelink.it/peyretti) (www.ilfoglio.info) (www.serenoregis.org)
Non mi sembra che i nonviolenti si stiano agitando per le elezioni. Il lavoro quotidiano, come appena detto, è virtualmente infinito e invisibile su larga scala, e se non si concretizza in scelte politiche concrete e tangibili, rimane solo un’ideale astratto sempre di là da venire. E intanto, però, la storia segue un altro corso. Gandhi le scelte politiche concrete per il Congresso le faceva (influenzando la scelta del presidente del Congresso, decidendo se e come partecipare alle elezioni interne all’India come Congresso oppure se boicottarle), mentre tesseva e faceva il lavoro alla radice.

Lorenzo