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 Credo che non sia possibile dare giudizi così sicuri. Vedo che 
attaccare Napolitano significa favorire le mire peggiori di Berlusconi. Di 
Pietro ha buone ragioni, e muove anche il PD, ma le accuse estreme a Napolitano 
dove portano? Pensaci. Anche lui fa del populismo ("diciannovismo" dice 
addirittura De Giovanni, vedi allegato), che non è popolo democratico. Sembra di 
capire che Napolitano abbia fatto il possibile, il "male minore", come dice 
Fini. Ricordiamoci che ha rifiutato, la sera prima, il primo decreto che B. 
voleva. Non è servo di B. C'è chi non vuole il male minore, e per lo più ottiene 
il male maggiore. Dubito che una maggioranza popolare avrebbe sostenuto 
Napolitano.  
Stiamo attenti. Leggere e rileggere Zagrebelsky. 
Ciao, Enrico 
  
  
  
  
  ----- Original Message -----  
  
  
  
  Sent: Sunday, March 07, 2010 3:15 
PM 
  Subject: Re: [pace] La logica zoppa di 
  Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del 
  decreto. 
  
  
  Non sono d'accordo Enrico, hai accennato tu 
  stesso a Scalfaro, un uomo che non firmò il decreto del colpo di spugna di 
  tangentopoli, che non sciolse il Parlamento dopo la caduta del primo governo 
  Berlusconi, mettendo Dini a capo di un nuovo governo, e che non firmò 
  altri importanti decreti a tempo record ch servivano solo a Berlusconi come 
  invece hanno fatto Ciampi e Napolitano. 
  E infatti ricordiamo la campagna giornalistica e 
  televisiva della Fininvest contro Scalfaro, che è proseguita fino a oggi, 
  tanto che Scalfaro è ritenuto dalle destre il peggior presidente della 
  Repubblica. 
  Non possiamo dire che Napolitano abbia fatto 
  tutto il possibile, non possiamo dirlo nel modo più assoluto, sè fatto 
  intimidire dimostrandosi un debole che soccombe alle minacce di chi vuole 
  espropriare il Paese delle sue istituzioni di garanzia per farlo proprio, ed è 
  giusto che chi occupa la  posizione di Napolitano sia il primo a 
  volersi e doversi opporre. 
  Difendere Napolitano significa proclamarsi 
  sudditi di Berlusconi, legittimare il suo operato, consacrarlo come dittatore 
  contro cui non è possibile fare opposizione, accettarlo punto e basta. Ma non 
  siamo ancora in questa situazione. Anzi, dipende da noi decidere se opporsi a 
  questo malcostume, o diventare complici: Di Pietro e il Popolo viola più degli 
  altri dimostrano che ci sono spazi per opporsi e che se Napolitano avesse 
  rifiutato la firma sarebbe stato non solo contestato da una parte delle piazza 
  e attaccato dai giornali, ma sarebbe stato anche difeso da un'altra parte 
  della piazza, e di certo da giornali come Repubblica. 
  Quindi, cosa vogliamo fare, diventare sudditi o 
  resistere? 
  Lorenzo 
    
    
    
    
    
  ----- Original Message -----  
  
    
    
    
    Sent: Sunday, March 07, 2010 12:50 
    PM 
    Subject: Re: [pace] La logica zoppa di 
    Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del 
    decreto. 
    
  
    
    
    Leggi Zagrebelsky su Repubblica di oggi p. 9, e poi 
    guarda la notiziaccia sottostante, dal Messaggero di ieri sabato 6, 
    che è credibile, perché si sa che B. maltrattò Scalfaro allo stesso 
    modo al tempo del ribaltone. E' un indegno. Ha come sola legge la sua 
    volontà (e la sua paura). Attaccare Napolitano, che ha fatto il 
    possibile, è favorire B. Sveglia Italia! 
    Ciao, Enrico 
      
    *** 
    Secondo quanto pubblicato stamane dal giornale romano Il 
    Messaggero, il presidente del Consiglio, durante l'incontro avvenuto al 
    Quirinale, avrebbe minacciato il Capo dello Stato Giorgio 
    Napolitano: "Ti scateno la piazza contro" e poi "la tua firma non è 
    indispensabile, vado avanti da solo". Lo stesso Napolitano ha parlato di un 
    "clima teso" nel primo incontro con Silvio 
    Berlusconi avvenuto giovedì. E poi sempre il Capo dello Stato : "La 
    vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha 
    messo in evidenza l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie 
    tensioni istituzionali." Solo il quotidiano della capitale ha rivelato 
    questo presunto retroscena relativo ai colloqui tra Berlusconi e l'inquilino 
    del Quirinale. Al momento il Messaggero non ha dato notizie 
    di alcuna smentita. 
    ***   
    
      ----- Original Message -----  
      
      
      Sent: Sunday, March 07, 2010 9:40 
      AM 
      Subject: [pace] La logica zoppa di 
      Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del 
      decreto. 
        
      
      
      Credo che in questo momento sia utile 
      leggere e diffondere sia il testo integrale del decreto, che in queso 
      momento non sono riuscito a scaricare probabilmente per troppi accessi , 
      sia la spiegazione ufficiale che Napolitano da' sul sito del Quirinale. E' 
      bene che legga chi ha competenze giuridiche e chi non le ha. Io non le ho, 
      ma un po' di logica l' ho studiata,  il testo del decreto e la 
      versione di Napolitano mi sembrano  insensati e penso che questo 
      giudizio possa essere condiviso da tutti. La legge e' uguale per tutti ?Se 
      questo e' vero nessuno puo' avere piu' diritti di altri.Se in gara di 
      appalto si presentano una ditta piccola, ma con tutti i requisiti 
      necessari, e una grande, magari prestigiosa,che magari ha fatto cose 
      eccezionali,ma quest' ultima non si presenta entro i termini o non porta 
      la documentazione necessaria, si cambia, DOPO LA SCADENZA DEI TERMINI, le 
      regole ? Il decreto viene definito interpretativo ma Napolitano dichiara 
      ufficialmente che la motivazione e' fare presentare le liste del partito 
      del presidente del consiglio. Ricordo che in altre regioni altre liste 
      sono state escluse per gli stessi motivi e il decreto in alcune sue parti 
      e' valido solo per le regioni che interessano le liste del partito del 
      presidente del consiglio.La legge e' uguale per tutti. si o no? Credo 
      proprio che non sia necessaria la conoscenza del diritto costituzionale 
      per affermare che Napolitano non doveva firmare. 
      Il Presidente Napolitano risponde ai cittadini
      
      Signor Presidente della Repubblica,  le chiedo di non firmare il 
      decreto interpretativo proposto dal governo in quanto in un paese 
      democratico le regole non possono essere cambiate in corso d'opera e a 
      piacimento del governo, ma devono essere rispettate da tutte le componenti 
      politiche e sociali per la loro importanza per la democrazia e la vita 
      sociale dei cittadini italiani. Confidando nella sua serenità e 
      capacità di giudizio per il bene del Paese e nel suo alto rispetto per la 
      nostra Costituzione. Cordiali saluti Alessandro 
      Magni 
      Signor Presidente Napolitano,  sono a chiederle di fare tutto quello 
      che lei può per lasciarci la possibilità di votare in Lombardia chi 
      riteniamo che ci possa rappresentare. Se così non fosse, sarebbe un grave 
      attentato al diritto di voto. In fede M. Cristina 
      Varenna 
      Egregio signor Magni, gentile signora Varenna, ho letto con 
      attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con 
      sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in 
      queste ore mi hanno scritto.  Il problema da risolvere era, da qualche 
      giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni 
      regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici. 
      Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande 
      regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito 
      politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista 
      contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di 
      Milano. Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi meritevoli di 
      tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e 
      il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e 
      schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di "beni" 
      egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico.  Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da parte dei 
      maggiori esponenti dell'opposizione, che avevano dichiarato di non voler 
      vincere - neppure in Lombardia - "per abbandono dell'avversario" o "a 
      tavolino". E si era anche da più parti parlato della necessità di una 
      "soluzione politica": senza peraltro chiarire in che senso ciò andasse 
      inteso. Una soluzione che fosse cioè "frutto di un accordo", concordata 
      tra maggioranza e opposizioni? Ora sarebbe stato certamente opportuno 
      ricercare un tale accordo, andandosi al di là delle polemiche su errori e 
      responsabilità dei presentatori delle liste non ammesse e sui fondamenti 
      delle decisioni prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In 
      realtà, sappiamo quanto risultino difficili accordi tra governo, 
      maggioranza e opposizioni anche in casi particolarmente delicati come 
      questo e ancor più in clima elettorale: difficili per tendenze 
      all'autosufficienza e scelte unilaterali da una parte, e per diffidenze di 
      fondo e indisponibilità dall'altra parte. Ma in ogni caso - questo è il 
      punto che mi preme sottolineare - la "soluzione politica", ovvero l'intesa 
      tra gli schieramenti politici, avrebbe pur sempre dovuto tradursi in 
      soluzione normativa, in un provvedimento legislativo che intervenisse 
      tempestivamente per consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con 
      la piena partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si erano a 
      tal punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti di 
      appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non poteva che essere un 
      decreto legge. Diversamente dalla bozza di decreto prospettatami 
      dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo successivamente 
      elaborato dal Ministero dell'interno e dalla Presidenza del consiglio dei 
      ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di 
      incostituzionalità. Né si è indicata da nessuna parte politica quale altra 
      soluzione - comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere ancora 
      più esente da vizi e dubbi di quella natura. La vicenda è stata molto 
      spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza 
      l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni 
      istituzionali. E' bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a 
      tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, 
      e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce 
      al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in 
      spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo senso di 
      responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e 
      istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e 
      pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le 
      funzioni e i poteri. Cordialmente 
      Giorgio 
      Napolitano    
    
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