Re: [pace] La logica zoppa di Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del decreto.



il potere non conosce più alcun limite, neanche quello della decenza. Come sosteneva PPPasolini, forse la vera anarchia, quella realizzata (lo dico da anarchico comunista), è il potere, che può fare e disfare a suo piacimento.
Giorgio Napolitano non mi piaceva quando rappresentava l'area più moderata del pci, contro Ingrao ecc. Oggi sta dando prova della sua totale subalternità a questo regime oligarchico. La politica del Palazzo (ancora Pasolini) non può offrire, credo, alcuna speranza a chi non ha ancora introiettato nel profondo della sua psiche questo sistema nè la logica della "guerra tra poveri" nè la mentalità della "servitù volontaria". Dobbiamo tutti ripartire dal basso, da "los de abajio", come di si diceva nell'Argentina del tracollo politico, economico e culturale.
Questo non toglie la mia stima nei confronti di alcuni politici seri, conosco di persona Paolo Cacciari ed altri, ma la politica istituzionale, basata sulla delega in bianco e sul rincretinimento massmediatico è arrivato al culmine: da qui si apre un bivio, da un lato l'ulteriore rafforzamento delle tendenze autoritarie, in questo clima di fascistizzazione, dall'altro, come dicevo, la riappropriazione della politica da parte di persone libere e responsabili, attraverso la partecipazione attiva nel sindacalismo, il volontariato (ad es.) del commercio equosolidale, l'associazionismo di base...
Salud
Dante Bedini


Da: lorenzo_galbiati <lorenz.news at tele2.it>
A: pace at peacelink.it; eco-fem-nonviolenta at groups.com
Cc: palombo marco <elbano9 at yahoo.it>
Inviato: Dom 7 marzo 2010, 15:15:21
Oggetto: Re: [pace] La logica zoppa di Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del decreto.

Non sono d'accordo Enrico, hai accennato tu stesso a Scalfaro, un uomo che non firmò il decreto del colpo di spugna di tangentopoli, che non sciolse il Parlamento dopo la caduta del primo governo Berlusconi, mettendo Dini a capo di un nuovo governo, e che non firmò altri importanti decreti a tempo record ch servivano solo a Berlusconi come invece hanno fatto Ciampi e Napolitano.
E infatti ricordiamo la campagna giornalistica e televisiva della Fininvest contro Scalfaro, che è proseguita fino a oggi, tanto che Scalfaro è ritenuto dalle destre il peggior presidente della Repubblica.
Non possiamo dire che Napolitano abbia fatto tutto il possibile, non possiamo dirlo nel modo più assoluto, sè fatto intimidire dimostrandosi un debole che soccombe alle minacce di chi vuole espropriare il Paese delle sue istituzioni di garanzia per farlo proprio, ed è giusto che chi occupa la  posizione di Napolitano sia il primo a volersi e doversi opporre.
Difendere Napolitano significa proclamarsi sudditi di Berlusconi, legittimare il suo operato, consacrarlo come dittatore contro cui non è possibile fare opposizione, accettarlo punto e basta. Ma non siamo ancora in questa situazione. Anzi, dipende da noi decidere se opporsi a questo malcostume, o diventare complici: Di Pietro e il Popolo viola più degli altri dimostrano che ci sono spazi per opporsi e che se Napolitano avesse rifiutato la firma sarebbe stato non solo contestato da una parte delle piazza e attaccato dai giornali, ma sarebbe stato anche difeso da un'altra parte della piazza, e di certo da giornali come Repubblica.
Quindi, cosa vogliamo fare, diventare sudditi o resistere?
Lorenzo
 
 
 
 
 
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Sent: Sunday, March 07, 2010 12:50 PM
Subject: Re: [pace] La logica zoppa di Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del decreto.

Leggi Zagrebelsky su Repubblica di oggi p. 9, e poi guarda la notiziaccia sottostante, dal Messaggero di ieri sabato 6, che è credibile, perché si sa che B. maltrattò Scalfaro allo stesso modo al tempo del ribaltone. E' un indegno. Ha come sola legge la sua volontà (e la sua paura). Attaccare Napolitano, che ha fatto il possibile, è favorire B. Sveglia Italia!
Ciao, Enrico
 
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Secondo quanto pubblicato stamane dal giornale romano Il Messaggero, il presidente del Consiglio, durante l'incontro avvenuto al Quirinale, avrebbe minacciato il Capo dello Stato Giorgio Napolitano: "Ti scateno la piazza contro" e poi "la tua firma non è indispensabile, vado avanti da solo". Lo stesso Napolitano ha parlato di un "clima teso" nel primo incontro con Silvio Berlusconi avvenuto giovedì. E poi sempre il Capo dello Stato : "La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali." Solo il quotidiano della capitale ha rivelato questo presunto retroscena relativo ai colloqui tra Berlusconi e l'inquilino del Quirinale. Al momento il Messaggero non ha dato notizie di alcuna smentita.
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Sent: Sunday, March 07, 2010 9:40 AM
Subject: [pace] La logica zoppa di Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del decreto.
 

Credo che in questo momento sia utile leggere e diffondere sia il testo integrale del decreto, che in queso momento non sono riuscito a scaricare probabilmente per troppi accessi , sia la spiegazione ufficiale che Napolitano da' sul sito del Quirinale. E' bene che legga chi ha competenze giuridiche e chi non le ha. Io non le ho, ma un po' di logica l' ho studiata,  il testo del decreto e la versione di Napolitano mi sembrano  insensati e penso che questo giudizio possa essere condiviso da tutti. La legge e' uguale per tutti ?Se questo e' vero nessuno puo' avere piu' diritti di altri.Se in gara di appalto si presentano una ditta piccola, ma con tutti i requisiti necessari, e una grande, magari prestigiosa,che magari ha fatto cose eccezionali,ma quest' ultima non si presenta entro i termini o non porta la documentazione necessaria, si cambia, DOPO LA SCADENZA DEI TERMINI, le regole ? Il decreto viene definito interpretativo ma Napolitano dichiara ufficialmente che la motivazione e' fare presentare le liste del partito del presidente del consiglio. Ricordo che in altre regioni altre liste sono state escluse per gli stessi motivi e il decreto in alcune sue parti e' valido solo per le regioni che interessano le liste del partito del presidente del consiglio.La legge e' uguale per tutti. si o no? Credo proprio che non sia necessaria la conoscenza del diritto costituzionale per affermare che Napolitano non doveva firmare. 

Il Presidente Napolitano risponde ai cittadini

Signor Presidente della Repubblica,
le chiedo di non firmare il decreto interpretativo proposto dal governo in quanto in un paese democratico le regole non possono essere cambiate in corso d'opera e a piacimento del governo, ma devono essere rispettate da tutte le componenti politiche e sociali per la loro importanza per la democrazia e la vita sociale dei cittadini italiani.
Confidando nella sua serenità e capacità di giudizio per il bene del Paese e nel suo alto rispetto per la nostra Costituzione.
Cordiali saluti
Alessandro Magni

Signor Presidente Napolitano,
sono a chiederle di fare tutto quello che lei può per lasciarci la possibilità di votare in Lombardia chi riteniamo che ci possa rappresentare. Se così non fosse, sarebbe un grave attentato al diritto di voto.
In fede
M. Cristina Varenna

Egregio signor Magni, gentile signora Varenna,
ho letto con attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in queste ore mi hanno scritto.
Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano. Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di "beni" egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico.
Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da parte dei maggiori esponenti dell'opposizione, che avevano dichiarato di non voler vincere - neppure in Lombardia - "per abbandono dell'avversario" o "a tavolino". E si era anche da più parti parlato della necessità di una "soluzione politica": senza peraltro chiarire in che senso ciò andasse inteso. Una soluzione che fosse cioè "frutto di un accordo", concordata tra maggioranza e opposizioni?
Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare un tale accordo, andandosi al di là delle polemiche su errori e responsabilità dei presentatori delle liste non ammesse e sui fondamenti delle decisioni prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In realtà, sappiamo quanto risultino difficili accordi tra governo, maggioranza e opposizioni anche in casi particolarmente delicati come questo e ancor più in clima elettorale: difficili per tendenze all'autosufficienza e scelte unilaterali da una parte, e per diffidenze di fondo e indisponibilità dall'altra parte.
Ma in ogni caso - questo è il punto che mi preme sottolineare - la "soluzione politica", ovvero l'intesa tra gli schieramenti politici, avrebbe pur sempre dovuto tradursi in soluzione normativa, in un provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente per consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con la piena partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si erano a tal punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti di appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non poteva che essere un decreto legge.
Diversamente dalla bozza di decreto prospettatami dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo successivamente elaborato dal Ministero dell'interno e dalla Presidenza del consiglio dei ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità. Né si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione - comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere ancora più esente da vizi e dubbi di quella natura.
La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali. E' bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri.
Cordialmente

Giorgio Napolitano