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 Poiché nessuno può obbligare Napolitano a firmare, 
continuo a non capire perché firmare sia il male minore, se non per la 
paura di essere attaccato politicamente e mediaticamente (quindi si sceglie il 
male minore personale anzichè quello collettivo?). Proprio non capisco 
come possa esser considerato male minore il far venir meno del 
rispetto delle regole della democrazia. 
A Zagrebelsky io oppongo il ragionamento, molto più 
lineare di Imposimato: 
  
Leggere anche Imposimato sulla firma di 
Napolitano: 
  
IL GIUDIZIO DI FERDINANDO IMPOSIMATO 
  
 Ferdinanado Imposimato su Facebook 6 marzo 2010 ore 
18.48:
  Interpretazione della legge elettorale
  Il decreto stravolge 
le regole non le interpreta.
  Il decreto ("salva-lista" n.29 del 5 marzo 
2010) stravolge le regole non le interpreta. In claris non fit interpretatio. La 
legge chiara non richiede interpretazione, specie da chi è parte in causa, come 
il governo. 
  In questo caso la legge elettorale vigente era chiara: 
poneva un termine perentorio per la consegna delle liste; tale termine è stato 
violato. A mio sommesso avviso, il Presidente della Repubblica non poteva 
firmare il decreto, che non spiega ma introduce una nuova regola, stravolgendo, 
a vantaggio di una parte, quella esistente: la nuova regola è che la presenza di 
una persona nell'ufficio elettorale equivale a consegna della lista elettorale. 
Un assurdo : si viola la legge attraverso un'altra legge che introduce una 
regola sbagliata. Questo significa cambiare le regole del gioco, mentre la 
partita è in corso. Ciò non è ammissibile. Chi detiene il potere cerca di 
mantenerlo violando le regole . Non c'è più alternanza. Di qui la dittatura. 
  L’essenza delle libertà civili consiste nel diritto di ogni uomo di 
rivendicare la protezione delle leggi, tra cui la legge elettorale. La libertà 
nelle democrazie tende a proteggere il cittadino dall’oppressione attraverso le 
leggi. La certezza del diritto viene meno perché il continuo mutamento dello 
stato delle leggi rende i comandi poco affidabili. Le leggi, come il decreto 
emanato, sono sempre più settoriali e parziali, favorendo alcuni e danneggiando 
tutti gli altri. Rousseau affermava che la libertà «è fondata dalla legge e 
nella legge». «Nessuno di voi è così poco illuminato da non sapere che là dove 
viene meno il vigore delle leggi , non vi può essere né sicurezza né libertà per 
nessuno». E concludeva: «La libertà segue sempre la sorte delle leggi 
fondamentali, essa regna e perisce con queste; nulla mi è noto con maggiore 
certezza». Il punto essenziale è questo: siamo liberi quando obbediamo a leggi 
generali e uguali per tutti e non a leggi personali cambiate dai governanti- 
padroni per i loro comodi. Una democrazia «senza quella autolimitazione che è il 
principio di legalità si autodistrugge». In questo caso si è creato un vantaggio 
non giustificato a favore di un partito che non ha rispettato il termine, 
rispetto ad altri partiti che lo hanno rispettato. 
 
  Il giudice del 
TAR che deve applicare il decreto dovrebbe sollevare la questione di 
Costituzionalità per violazione del principio che la legge è uguale per tutti 
(art 3). Noi confidiamo che lo faccia.
  Ferdinanado 
Imposimato
    
  
  
  ----- Original Message -----  
  
  
  
  Sent: Sunday, March 07, 2010 5:15 
PM 
  Subject: Re: [pace] La logica zoppa di 
  Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del 
  decreto. 
  
  
  Credo che non sia possibile dare giudizi così sicuri. Vedo 
  che attaccare Napolitano significa favorire le mire peggiori di Berlusconi. Di 
  Pietro ha buone ragioni, e muove anche il PD, ma le accuse estreme a 
  Napolitano dove portano? Pensaci. Anche lui fa del populismo ("diciannovismo" 
  dice addirittura De Giovanni, vedi allegato), che non è popolo democratico. 
  Sembra di capire che Napolitano abbia fatto il possibile, il "male minore", 
  come dice Fini. Ricordiamoci che ha rifiutato, la sera prima, il primo 
  decreto che B. voleva. Non è servo di B. C'è chi non vuole il male minore, e 
  per lo più ottiene il male maggiore. Dubito che una maggioranza popolare 
  avrebbe sostenuto Napolitano.  
  Stiamo attenti. Leggere e rileggere 
Zagrebelsky. 
  Ciao, Enrico 
    
    
    
    
  
    ----- Original Message -----  
    
    
    
    Sent: Sunday, March 07, 2010 3:15 
    PM 
    Subject: Re: [pace] La logica zoppa di 
    Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del 
    decreto. 
    
  
    Non sono d'accordo Enrico, hai accennato tu 
    stesso a Scalfaro, un uomo che non firmò il decreto del colpo di spugna di 
    tangentopoli, che non sciolse il Parlamento dopo la caduta del primo governo 
    Berlusconi, mettendo Dini a capo di un nuovo governo, e che non firmò 
    altri importanti decreti a tempo record ch servivano solo a Berlusconi come 
    invece hanno fatto Ciampi e Napolitano. 
    E infatti ricordiamo la campagna giornalistica 
    e televisiva della Fininvest contro Scalfaro, che è proseguita fino a oggi, 
    tanto che Scalfaro è ritenuto dalle destre il peggior presidente della 
    Repubblica. 
    Non possiamo dire che Napolitano abbia fatto 
    tutto il possibile, non possiamo dirlo nel modo più assoluto, sè fatto 
    intimidire dimostrandosi un debole che soccombe alle minacce di chi vuole 
    espropriare il Paese delle sue istituzioni di garanzia per farlo proprio, ed 
    è giusto che chi occupa la  posizione di Napolitano sia il primo a 
    volersi e doversi opporre. 
    Difendere Napolitano significa proclamarsi 
    sudditi di Berlusconi, legittimare il suo operato, consacrarlo come 
    dittatore contro cui non è possibile fare opposizione, accettarlo punto e 
    basta. Ma non siamo ancora in questa situazione. Anzi, dipende da noi 
    decidere se opporsi a questo malcostume, o diventare complici: Di Pietro e 
    il Popolo viola più degli altri dimostrano che ci sono spazi per opporsi e 
    che se Napolitano avesse rifiutato la firma sarebbe stato non solo 
    contestato da una parte delle piazza e attaccato dai giornali, ma sarebbe 
    stato anche difeso da un'altra parte della piazza, e di certo da giornali 
    come Repubblica. 
    Quindi, cosa vogliamo fare, diventare sudditi o 
    resistere? 
    Lorenzo 
      
      
      
      
      
    ----- Original Message -----  
    
      
      
      
      Sent: Sunday, March 07, 2010 12:50 
      PM 
      Subject: Re: [pace] La logica zoppa 
      di Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del 
      decreto. 
      
  
      
      
      Leggi Zagrebelsky su Repubblica di oggi p. 9, e poi 
      guarda la notiziaccia sottostante, dal Messaggero di ieri sabato 6, 
      che è credibile, perché si sa che B. maltrattò Scalfaro allo stesso 
      modo al tempo del ribaltone. E' un indegno. Ha come sola legge la sua 
      volontà (e la sua paura). Attaccare Napolitano, che ha fatto il 
      possibile, è favorire B. Sveglia Italia! 
      Ciao, Enrico 
        
      *** 
      Secondo quanto pubblicato stamane dal giornale romano 
      Il Messaggero, il presidente del Consiglio, durante l'incontro avvenuto al 
      Quirinale, avrebbe minacciato il Capo dello Stato Giorgio 
      Napolitano: "Ti scateno la piazza contro" e poi "la tua firma non 
      è indispensabile, vado avanti da solo". Lo stesso Napolitano ha parlato di 
      un "clima teso" nel primo incontro con Silvio 
      Berlusconi avvenuto giovedì. E poi sempre il Capo dello Stato : 
      "La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e 
      ha messo in evidenza l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie 
      tensioni istituzionali." Solo il quotidiano della capitale ha rivelato 
      questo presunto retroscena relativo ai colloqui tra Berlusconi e 
      l'inquilino del Quirinale. Al momento il Messaggero non 
      ha dato notizie di alcuna smentita. 
      ***   
      
        ----- Original Message -----  
        
        
        Sent: Sunday, March 07, 2010 9:40 
        AM 
        Subject: [pace] La logica zoppa di 
        Napolitano.Utile leggere integralmente la sua versione e il testo del 
        decreto. 
          
        
        
        Credo che in questo momento sia utile 
        leggere e diffondere sia il testo integrale del decreto, che in queso 
        momento non sono riuscito a scaricare probabilmente per troppi accessi , 
        sia la spiegazione ufficiale che Napolitano da' sul sito del Quirinale. 
        E' bene che legga chi ha competenze giuridiche e chi non le ha. Io non 
        le ho, ma un po' di logica l' ho studiata,  il testo del decreto e 
        la versione di Napolitano mi sembrano  insensati e penso che questo 
        giudizio possa essere condiviso da tutti. La legge e' uguale per tutti 
        ?Se questo e' vero nessuno puo' avere piu' diritti di altri.Se in gara 
        di appalto si presentano una ditta piccola, ma con tutti i requisiti 
        necessari, e una grande, magari prestigiosa,che magari ha fatto cose 
        eccezionali,ma quest' ultima non si presenta entro i termini o non porta 
        la documentazione necessaria, si cambia, DOPO LA SCADENZA DEI TERMINI, 
        le regole ? Il decreto viene definito interpretativo ma Napolitano 
        dichiara ufficialmente che la motivazione e' fare presentare le liste 
        del partito del presidente del consiglio. Ricordo che in altre regioni 
        altre liste sono state escluse per gli stessi motivi e il decreto in 
        alcune sue parti e' valido solo per le regioni che interessano le liste 
        del partito del presidente del consiglio.La legge e' uguale per tutti. 
        si o no? Credo proprio che non sia necessaria la conoscenza del diritto 
        costituzionale per affermare che Napolitano non doveva 
        firmare. 
        Il Presidente Napolitano risponde ai 
cittadini
        
        Signor Presidente della Repubblica,  le chiedo di non firmare il 
        decreto interpretativo proposto dal governo in quanto in un paese 
        democratico le regole non possono essere cambiate in corso d'opera e a 
        piacimento del governo, ma devono essere rispettate da tutte le 
        componenti politiche e sociali per la loro importanza per la democrazia 
        e la vita sociale dei cittadini italiani. Confidando nella sua 
        serenità e capacità di giudizio per il bene del Paese e nel suo alto 
        rispetto per la nostra Costituzione. Cordiali 
        saluti Alessandro Magni 
        Signor Presidente Napolitano,  sono a chiederle di fare tutto 
        quello che lei può per lasciarci la possibilità di votare in Lombardia 
        chi riteniamo che ci possa rappresentare. Se così non fosse, sarebbe un 
        grave attentato al diritto di voto. In fede M. Cristina 
        Varenna 
        Egregio signor Magni, gentile signora Varenna, ho letto con 
        attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con 
        sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in 
        queste ore mi hanno scritto.  Il problema da risolvere era, da 
        qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle 
        elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti 
        politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più 
        grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior 
        partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della 
        lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte 
        d'appello di Milano. Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi 
        meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste 
        dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra 
        programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di 
        "beni" egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico. 
         Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche 
        da parte dei maggiori esponenti dell'opposizione, che avevano dichiarato 
        di non voler vincere - neppure in Lombardia - "per abbandono 
        dell'avversario" o "a tavolino". E si era anche da più parti parlato 
        della necessità di una "soluzione politica": senza peraltro chiarire in 
        che senso ciò andasse inteso. Una soluzione che fosse cioè "frutto di un 
        accordo", concordata tra maggioranza e opposizioni? Ora sarebbe stato 
        certamente opportuno ricercare un tale accordo, andandosi al di là delle 
        polemiche su errori e responsabilità dei presentatori delle liste non 
        ammesse e sui fondamenti delle decisioni prese dagli uffici elettorali 
        pronunciatisi in materia. In realtà, sappiamo quanto risultino difficili 
        accordi tra governo, maggioranza e opposizioni anche in casi 
        particolarmente delicati come questo e ancor più in clima elettorale: 
        difficili per tendenze all'autosufficienza e scelte unilaterali da una 
        parte, e per diffidenze di fondo e indisponibilità dall'altra 
        parte. Ma in ogni caso - questo è il punto che mi preme sottolineare 
        - la "soluzione politica", ovvero l'intesa tra gli schieramenti 
        politici, avrebbe pur sempre dovuto tradursi in soluzione normativa, in 
        un provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente per 
        consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con la piena 
        partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si erano a tal 
        punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti di 
        appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non poteva che essere 
        un decreto legge. Diversamente dalla bozza di decreto 
        prospettatami dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo 
        successivamente elaborato dal Ministero dell'interno e dalla Presidenza 
        del consiglio dei ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi 
        di incostituzionalità. Né si è indicata da nessuna parte politica quale 
        altra soluzione - comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere 
        ancora più esente da vizi e dubbi di quella natura. La vicenda è 
        stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in 
        evidenza l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni 
        istituzionali. E' bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a 
        tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del 
        ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione 
        attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla 
        stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale. Un 
        effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i 
        soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato 
        con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne 
        costantemente le funzioni e i poteri. Cordialmente 
        Giorgio 
        Napolitano    
    
  
    
  Allegato Rimosso 
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