NO al rinnovo della missione in Afghanistan
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- Date: Mon, 17 Jul 2006 14:00:32 +0200
ALLA
FACCIA DEL “GOVERNO AMICO” La decisione del governo Prodi di riconfermare la presenza italiana nell’occupazione militare dell’Afghanistan dimostra quanto fossero infondate le speranze di avere un governo amico della pace. A togliere ogni dubbio ci ha pensato
il già “bombardatore umanitario” della ex-Jugoslavia, Massimo D’Alema,
dichiarando che nessuna Exit Strategy
è pensabile rispetto all’Afghanistan poiché l’Italia non intende venir meno alle
sue responsabilità internazionali e sottrarsi dal consesso delle grandi potenze
(che nella competizione mondiale si
spartiscono il mondo). Non è un caso che la cosiddetta
destra ha assicurato che non farà mancare il proprio voto di sostegno al decreto
perché lo avverte, giustamente, in continuità con la propria politica estera e
con quella perseguita dalle classi dominanti italiane negli ultimi anni. La
foglia di fico rappresentata dalle presunte concessioni fatte al PRC e che nulla
cambiano della natura imperialistica di questa missione, non sono servite però
ad ingannare il grosso del movimento pacifista che mantiene la sua opposizione
alla guerra senza se e senza ma. Il sostegno della maggioranza del
PRC al decreto di rifinanziamento all’occupazione militare dell’Afghanistan
rappresenta un vero e proprio tradimento verso coloro che hanno votato questo
partito credendo alle sue dichiarazioni di pacifismo assoluto.
Chi avesse prestato fede alle
“sofferte riflessioni” di Bertinotti circa la necessaria coerenza tra mezzi e
fini è servito: non solo si entra direttamente nelle stanze del potere in nome
del rifiuto del potere, ma si finanzia una missione di guerra in nome della
pace. Particolarmente odioso è poi il
ruolo di quei parlamentari che sono stati eletti espressamente come portatori
delle istanze pacifiste e che alla prima occasione votano un provvedimento
guerrafondaio inventandosi la ipocrita categoria della riduzione del
danno. La delega verso le istituzioni
ritenute amiche e le illusioni sul programma del governo hanno nei fatti
favorito una caduta dell’attenzione e della mobilitazione contro la guerra e la
politica militarista in cui è coinvolto pienamente l’Italia a prescindere dalla
compagine governativa. Quindi nel mentre apprezziamo e
sosteniamo i pochi parlamentari che, coerentemente con le loro convinzioni,
hanno deciso di votare contro il decreto nonostante i ricatti e le pressioni cui
sono sottoposti, dobbiamo dare, però, contenuti più forti e chiari e maggiore
stabilità e continuità alle iniziative di movimento contro la guerra.
Noi non possiamo essere per una generica pace o equidistanza tra chi rapina, aggredisce, occupa un altro paese e chi si oppone a tale oppressione: come nella migliore tradizione antimilitarista possiamo solo augurarci e favorire la sconfitta degli aggressori e sostenere le ragioni di chi resiste in tutti i modi possibili a questa barbarie. DIAMO VITA AD UN NUOVO
MOVIMENTO CONTRO SOSTENIAMO
IL DIRITTO ALLA RESISTENZA DEI POPOLI OPPRESSI Intanto si tratta di attivarsi da
subito per fermare il brutale massacro operato dallo stato sionista d’Israele ai
danni di palestinesi e libanesi con la complicità delle potenze occidentali
mobilitandoci il 27 Luglio contro la prossima visita a Roma del boia
Olmert. RETE DEI COMUNISTI cpiano at tiscali.it RED
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