R: [pace] NO al rinnovo della missione in Afghanistan



Essere al governo comporta responsabilità, forse era meglio Berlusconi?

 


Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di red_link
Inviato: lunedì 17 luglio 2006 14.01
A: coord-smil-na Lista; Lista Bastaguerra; Lista aa-info; Lista internazionale; Peacelink; red_link at yahoogroups.com
Oggetto: [pace] NO al rinnovo della missione in Afghanistan

 

 

ALLA FACCIA DEL “GOVERNO AMICO”

 

La decisione del governo Prodi di riconfermare la presenza italiana nell’occupazione militare dell’Afghanistan dimostra quanto fossero infondate le speranze di avere un governo amico della pace.

A togliere ogni dubbio ci ha pensato il già “bombardatore umanitario” della ex-Jugoslavia, Massimo D’Alema, dichiarando che nessuna Exit Strategy è pensabile rispetto all’Afghanistan poiché l’Italia non intende venir meno alle sue responsabilità internazionali e sottrarsi dal consesso delle grandi potenze (che nella competizione mondiale si spartiscono il mondo).

Non è un caso che la cosiddetta destra ha assicurato che non farà mancare il proprio voto di sostegno al decreto perché lo avverte, giustamente, in continuità con la propria politica estera e con quella perseguita dalle classi dominanti italiane negli ultimi anni. La foglia di fico rappresentata dalle presunte concessioni fatte al PRC e che nulla cambiano della natura imperialistica di questa missione, non sono servite però ad ingannare il grosso del movimento pacifista che mantiene la sua opposizione alla guerra senza se e senza ma.

Il sostegno della maggioranza del PRC al decreto di rifinanziamento all’occupazione militare dell’Afghanistan rappresenta un vero e proprio tradimento verso coloro che hanno votato questo partito credendo alle sue dichiarazioni di pacifismo assoluto.

Chi avesse prestato fede alle “sofferte riflessioni” di Bertinotti circa la necessaria coerenza tra mezzi e fini è servito: non solo si entra direttamente nelle stanze del potere in nome del rifiuto del potere, ma si finanzia una missione di guerra in nome della pace.

 

Particolarmente odioso è poi il ruolo di quei parlamentari che sono stati eletti espressamente come portatori delle istanze pacifiste e che alla prima occasione votano un provvedimento guerrafondaio inventandosi la ipocrita categoria della riduzione del danno.

 

La delega verso le istituzioni ritenute amiche e le illusioni sul programma del governo hanno nei fatti favorito una caduta dell’attenzione e della mobilitazione contro la guerra e la politica militarista in cui è coinvolto pienamente l’Italia a prescindere dalla compagine governativa.

Quindi nel mentre apprezziamo e sosteniamo i pochi parlamentari che, coerentemente con le loro convinzioni, hanno deciso di votare contro il decreto nonostante i ricatti e le pressioni cui sono sottoposti, dobbiamo dare, però, contenuti più forti e chiari e maggiore stabilità e continuità alle iniziative di movimento contro la guerra.

 

Noi non possiamo essere per una generica pace o equidistanza tra chi rapina, aggredisce, occupa un altro paese e chi si oppone a tale oppressione: come nella migliore tradizione antimilitarista possiamo solo augurarci e favorire la sconfitta degli aggressori e sostenere le ragioni di chi resiste in tutti i modi possibili a questa barbarie.

 

DIAMO VITA AD UN NUOVO MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA

 

SOSTENIAMO IL DIRITTO ALLA RESISTENZA DEI POPOLI OPPRESSI

 

Intanto si tratta di attivarsi da subito per fermare il brutale massacro operato dallo stato sionista d’Israele ai danni di palestinesi e libanesi con la complicità delle potenze occidentali mobilitandoci il 27 Luglio contro la prossima visita a Roma del boia Olmert.

 

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