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La risposta di Gennaro Migliore al nostro appello e la mia controrisposta
- Subject: La risposta di Gennaro Migliore al nostro appello e la mia controrisposta
- From: "Comitato Via dall'Afghanistan" <outafghanistan at comune.re.it>
- Date: Mon, 17 Jul 2006 14:21:34 +0200 (CEST)
- Disposition-notification-to: "Comitato Via dall'Afghanistan" <outafghanistan at comune.re.it>
- Importance: High
Caro compagno, innanzitutto grazie per aver risposto al nostro appello e alla mia email. Conosco e conosciamo benissimo la posizione di Rifondazione Comunista e so che il presidente della Camera, tu e Franco Giordano cercate di farci capire quanto sia importante quello che si è ottenuto, dal punto di vista della necessità di restare ancora al governo. Già, questo governo che in tante cose non ci piace molto, ma che è certo meglio di quello di Silvio Berlusconi. Cosa non ci piace di questo governo vien fuori sia da alcune prese di posizione sui lavoratori, ed io mi faccio carico (come iscritto FP-CGIL e appartenente alla Rete 28 aprile) delle proposte di Padoa Schioppa di bloccare i rinnovi contrattuali per due anni. E vien fuori esplicitamente in questa questione della missione in Afghanistan. Abbiamo un presidente della Repubblica che chiama i pacifisti "piccoli gruppi anacronistici" perché secondo lui è fuori dalla storia pensare di non condividere le battaglie degli Stati Uniti, e che ripudia l'art.11 della Costituzione di cui lui è garante, deridendo coloro che invece difendono la Pace, secondo il motto SI VIS PACEM PARA PACEM. Abbiamo una destra di questo Governo, quella che ha rubato il posto alla compagna Menapace, quella che ha un ministro degli Esteri che mandò gli italiani in Kosovo, e un ministro della Difesa che è uscito dalla Scuola Militare Nunziatella, che afferma che invece in AFghanistan dovremmo aumentare la nostra presenza. Abbiamo, noi di Rifondazione Comunista, una posizione molto particolare. Diciamo che vogliamo ripartire dai movimenti, ma come questi movimenti parlano (e i movimenti non fanno politica politicienne, ma politica nel senso più alto e nobile del termine) subito siamo pronti a farli tacere. Abbiamo otto senatori pacifisti che hanno un qualcosa che è più forte della ragione di governo, che è la loro coscienza, e il mandato elettorale che hanno ricevuto gli impone di non essere mai per la guerra. Abbiamo i movimenti, di cui mi ritrovo umilmente, insieme a chi ha firmato quest'appello e a tanti altri, che rischiano però di dividersi e a cui posso dire che noi dobbiamo essere la base e l'appoggio di chi ha la forza di difendere la Pace nel regno del possibile, ossia nella politica di Montecitorio e Palazzo Madama. Abbiamo una persona che ha fondato anni fa un'organizzazione meravigliosa, e che è forse una delle poche a conoscere veramente quello che succede in AFghanistan e ad aver il diritto di dire che i militari in Afghanistan non ci devono stare perché disturbano e confondono. Questa persona è Gino Strada e lui non ha ritirato la sua firma dal primo appello... Abbiamo parecchi di noi, sopratutto quelli che hanno firmato, che non concepiscono la teoria della riduzione del danno, in quanto si chiedono "riduzione del danno per chi?". Certo non per gli afghani che continuano a morire, ma sicuramente per la buona coscienza di chi è al governo e dice "noi abbiamo fatto qualcosa". Abbiamo tutte queste cose, compagno deputato, e certo questo che noi cerchiamo non si ferma al ritiro delle truppe italiane, ma ha come obiettivo la fine delle ostilità, la fine di queste assurde guerre cominciate da George W. Bush, a cui Berlusconi ci ha costretti, e a cui la sinistra ha l'obbligo morale di non partecipare. La Pace non accetta la guerra, l'unica via per la Pace è la pace. Ovviamente, e qui ti vengo incontro, chi vuole la Pace sa che non termina tutto con la votazione di stasera. Il dovere dei pacifisti è non cedere, perché se cediamo noi, cade tutto il castello. Sopratutto perché se noi ci dividiamo o cominciamo a dire "che così ci va bene" il resto del percorso sarà zoppo. Io sento il dovere di affermare l'assoluto bisogno della Pace in Iraq, in Afghanistan, in Libano, in Israele, in Palestina, in Africa ed ovunque ci siano scenari di guerra e terrorismo (senza dimenticare la Cecenia), ed il diritto dovere di criticare chi cerca compromessi. Ma la mia critica è quella del non politico, è la critica del metodo, della ragion pratica. So benissimo che se cade questo governo (cosa comunque tutta da dimostrare) sarà molto più difficile proseguire questo percorso. E so anche benissimo che il nostro risultato si potrebbe ottenere oggi solo se tutta la maggioranza votasse contro il decreto di rifinanziamento, ma questo significherebbe realmente far cadere il governo. Come trovare una via di mezzo? Non nelle idee, perché sulle idee non vi sono compromessi. Ma nel metodo forse qualcosa possiamo dire. Innanzitutto maggior rispetto, maggior ascolto. Non vogliamo sentire il compagno Giordano che dice che caccerà dal partito chi voterà contro, e poi venirci a chiedere sostegno. Non sono i movimenti servi della politica, ma i movimenti sono i motori della politica, sono la fucina delle idee, la parte più avanzata...e la Pace è il nostro futuro, è l'unica strada affinché questo mondo sopravviva... C'era un americano che, in qualche modo, esprimeva idee che mi piacevano. Era John Fitzgerald Kennedy. Lui si chiedeva "What kind of peace we want?" Che tipo di Pace noi vogliamo...e concludeva dicendo che "viviamo tutti sotto lo stesso cielo, respiriamo tutti la stessa aria e siamo tutti di passaggio su questa terra". Questo lo diceva al termine della crisi di Cuba, e dovrebbe ricordarci che se vogliamo vivere in questo mondo il più a lungo possibile dobbiamo ricordarci che a noi non è dato il potere di decidere della vita degli altri e quindi nemmeno di uccidere o far guerra ad alcuno. Caro compagno deputato, vogliamo risposte, vogliamo certezze. L'esercito italiano deve andar via dall'Afghanistan, tutti gli eserciti devono andar via dall'Afghanistan. A questo Rifondazione si deve impegnare in maniera chiara, netta e precisa. Gli Stati Uniti stanno adottando una politica internazionale di interventismo in qualsiasi situazione che possa pregiudicare la sua potenza e non dove veramente la pace è minacciata. Noi non dobbiamo più essere succubi degli Stati Uniti né della NATO. Non dobbiamo ridurre il danno, dobbiamo evitare di farne. Dobbiamo sostenere chi opera veramente in pace e per la Pace in Afghanistan, come Emergency, ed ascoltare la sua voce. Grazie e un saluto fraterno anche a te Ettore Lomaglio Silvestri promotore dell'appello > > Cari Compagni > > Grazie per la vostra lettera il cui contenuto mi dà l'opportunità di > chiarire la nostra posizione sul rifinanziamento del contingente > italiano nella missione Isaf in Afghanistan. > > Oggi si impone la necessità di intraprendere un percorso generale che > metta in discussione la politica internazionale, non solo quella > italiana, ma anche e soprattutto quella Europea e dei paesi > occidentali. Sono fermamente convinto dell'importanza vitale di > coniugare la > necessità della battaglia pacifista con l'efficacia di questa sfida. > Un primo importante risultato l'abbiamo già raggiunto: oggi riusciamo > a centrare l'obiettivo, per nulla scontato, del ritiro totale delle > truppe dall'Iraq. > > Rimane aperta la questione del ritiro totale delle truppe > dall'Afghanistan. Ma vi prego di valutare ciò che abbiamo ottenuto > finora: evitiamo > l'introduzione della compensazione politica dell'invio di più uomini e > mezzi. Con la mozione che accompagnerà il disegno di legge sulle > missioni militari, si intravede il delinearsi di una nuova politica > internazionale conforme al rispetto dell'articolo 11 della > Costituzione. Ci sono due cose molto importanti contenute nel testo > della mozione: la prima impegna il governo a proporre nelle sedi > internazionali una riflessione sui risultati della missione in > Afghanistan. La seconda impegna sempre il governo a proporre una > discussione sulla possibilità di "superare" Enduring Freedom. Non ti > sfuggirà che questo passaggio ha una valenza politica molto > importante. Inoltre è prevista la creazione di un osservatorio > interparlamentare per monitorare la situazione in Afghanistan il cui > compito potrebbe essere, inquadrato nel contesto della mozione, > propedeutico a tracciare le linee guida per una exit-strategy. > > Potete convenire con me che la presenza della sinistra radicale e in > particolare di Rifondazione Comunista al governo ha avuto l'effetto di > produrre quella discontinuità in politica estera che il movimento > della pace chiedeva a gran voce. Ciò è avvenuto senza l'aver dovuto > rinunciare alla coerenza morale e istituzionale che ci > contraddistingue. Sono convinto che la strategia della "riduzione del > danno" possa portarci ad avanzare le istanze del movimento pacifista, > ad aprire un dialogo con le forze più moderate dell'Unione affinché si > arrivi ad un ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan in tempi > brevi. > > Tutto questo ancora non basta, certo. Ma per raggiungere i nostri > obiettivi dobbiamo evitare di dividerci e di soccombere alla logica > di una "guerra" che mira a mettere pacifisti contro pacifisti. Alla > logica di questa assurda gara tra chi è più pacifista dell'altro. > > Ho grande rispetto per chi trova difficile trovare dei motivi per > votare. Ma noi oggi abbiamo scelto di avere un peso determinante nelle > scelte politiche di questo Paese e credo che i risultati positivi si > stiano già vedendo. Non si era mai verificato, come ha scritto Rina > Gagliardi su Liberazione che «una "maggioranza" di sinceri sentimenti > atlantici accettasse di discutere una scelta di politica > internazionale - la proroga della missione italiana in Afghanistan - > con una > "minoranza" di sentimenti pacifisti altrettanto forti». > > Non abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo, ma alla luce di quanto > detto diventa adesso determinante l'apporto di un nuovo e forte > movimento per la pace che sia in grado di dimostrare alle altre forze > dell'Unione che l'Italia vuole la pace preventiva ed infinita. La > nostra sfida adesso è come far crescere una coscienza collettiva per > il ritiro dall'Afghanistan. > > La nostra attenzione per il dissenso è massima. E la posta in gioco è > molto alta: se infatti il decreto sulle missioni italiane all'estero > fosse approvato con il voto determinante di alcuni forze politiche > della Casa delle Libertà, il giorno dopo si parlerebbe di una nuova > maggioranza in Parlamento e l'ipotesi di un progetto neocentrista che > farebbe del Programma dell'Unione carta straccia, diventerebbe sempre > più minacciosa. Se ciò avvenisse sarebbe disastroso. > > Fraternamente, > > Gennaro Migliore. -- IO VIVO IN PACE E VOGLIO LA PACE Per sottoscrivere la petizione: http://www.petitionspot.com/petitions/outAfghanistan Appello pubblicato su: http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_17058.html http://www.bellaciao.org http://www.osmdpn.it http://www.attac.it Iscriviti al gruppo outafghanistan at googlegroups.com
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