[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Re: [pace] Una spiegazione e una difesa (non solo mia) nella discussione sull'Afghanistan
- Subject: Re: [pace] Una spiegazione e una difesa (non solo mia) nella discussione sull'Afghanistan
- From: Lorenzo Dellacorte <l_coortis at yahoo.it>
- Date: Mon, 17 Jul 2006 15:28:59 +0200 (CEST)
Capisco la difficoltà di ammettere la tragica realtà delle cose invece di continuare a vivere un mondo virtuale che tranquillizza la propria coscvienza ed evita conflitti laceranti. Ma io che sono cattolico devo affrontare la realtà, e questa realtà mi dice che il governo dell'Unione è contro la pace, è un governo dominato e controllato dalle stesse lobbies che controllavano Berlusconi. E' un Berlusconi bis con un programma antisociale, contro i lavoratori che ha messo al centro solo la risuzione del livello di vita della popolazione: sanità e pensioni. Le uniche misure che Visco aveva individuato contro la rendita immobiliare, difronte alle proteste del mondo finanziario sono state immediatamente riviste!! Questo governo Prodi è una fotocopia di quello di Berlusconi: dobbiamo tornare all'opposizione per ricostruire una sinistra che difenda veramente gli interessi della popolazione: l'esperienza DS e Rifondazione è finita, dobbiamo dare una svolta. Sostenere la guierra in Afganistan e sostenere come sta facendo Prodi la guerra del governo di Israele contro i diritti dei palestinesi è un atto di criminalità politica che non può essere votato ed appoggiato in nessun modo! Qui si vede la discrimenante tra chi ha qualcosa da difendere nella struttura di potere dell'Unione o chi lotta solo secondo la propria coscienza: questa è l'ora della verità!! --- Enrico Peyretti <e.pey at libero.it> ha scritto: > 17 luglio 2006 > > Enrico Peyretti > > Una spiegazione e una difesa (non solo mia), > > nella discussione interna al movimento per la pace > sull'Afghanistan, > > dopo l'assemblea del 15 luglio > > > > Devo ancora delle spiegazioni, e devo > difendermi, nella discussione, in cui mi sono > impegnato, interna al movimento per la pace sul > rinnovo della spedizione militare in Afghanistan. > > Ho creduto di dover adottare la posizione > positivamente paziente, rappresentata autorevolmente > da Lidia Menapace, e in ciò ho ricevuto vari > consensi altrettanto significativi e autorevoli, che > in parte ho fatto conoscere. Ho ricevuto anche > critiche dure, che rispetto: per esempio, tra altri, > da parte di Peppe Sini, meritorio operatore di > cultura, e da parte di un singolo Giovanni (senza > cognome) che sembra parlare per tutto il Centro > Gandhi di Pisa. > > Ho letto la mozione conclusiva dell'assemblea > autoconvocata del 15 luglio (oggi in rete). Potrei > sottoscriverla interamente, se potessi non tenere > conto del quadro più generale, perché soltanto in > esso può collocarsi una politica di pace > progressiva. A quell'assemblea ho mandato un > intervento scritto il 12 luglio. > > Se mi si perdona un riferimento personale, posso > dire che da decenni (anche grazie all'età e ai > grandi maestri incontrati), penso dico e scrivo in > libri e in centinaia di articoli le stesse cose > dette in quella mozione. Ho anche presentato > ripetutamente le istanze del movimento per la pace, > oltre che per le vie collettive e pubbliche anche in > via personale, in modo corretto, a diversi operatori > della politica, grazie alla conoscenza o amicizia > allacciata fin dalla gioventù nelle organizzazioni > universitarie nazionali. Neppure così ho ricevuto > risposte proprio positive, ma non desisto. > > Vorrei avere torto nella posizione che ho preso > sulla questione Afghanistan. Come ho detto fin > dall'inizio della discussione, posso sbagliare e > dovermi convincere del contrario (come tutti, del > resto). Come alcuni dei principali interlocutori, ho > fatto anch'io dei cambiamenti parziali, come è > naturale e giusto in chi cerca di pensare e non > ripetersi fisso. Eppure, portato piuttosto per > carattere alla timidezza e incertezza davanti agli > argomenti altrui, ho sentito abbastanza chiaramente > di dovere presentare argomenti e ragionamenti > differenti, non nei princìpi ma nelle conclusioni > pratiche, dai "senatori obiettori" e dell'assemblea > del 15 luglio. Non li riporto ora tutti qui, > ovviamente (forse li raccoglierò in un dossier in > rete). > > In sintesi: mentre dobbiamo sempre «dire la > verità al potere» (Gandhi), dobbiamo altrettanto > tener conto di quanto potere abbiamo per realizzare > la verità della giustizia e della pace: se la > realizziamo almeno in parte facciamo bene, se non la > realizziamo per nulla e solo la proclamiamo intera, > senza mediazioni, diciamo bene, ma non facciamo > bene. > > Mi pare di avere mostrato attraverso alcuni > esempi storici e altri paradossali, nei miei > interventi del 30 giugno, del 1°, 5, 7, 8, 12, 14 > luglio, che nelle decisioni operative, a differenza > dell'affermazione pura di ciò che è giusto, sono > necessarie e giuste le mediazioni. Il giusto > compromesso gandhiano, per realizzare il possibile, > è un passo nella verità. > > E questo l'ho detto col pieno rispetto per le > coscienze dei senatori obiettori - che ho anche > difeso, per esempio, dalla ironia ingiusta di > Michele Serra (3 luglio) - insieme alla discussione > sugli effetti pratici prevedibili e negativi del > voto contrario da loro annunciato. Dico che sbaglia > molto Adriano Sofri a qualificare semplicemente come > "sciocchzze" (titolo di Repubblica di oggi) quelle > dei pacifisti critici del governo. Altrettanto > difendo ora i politici mediatori (appello Martone, > Menapace e altri, circolato il 13 luglio) dalle > accuse sbrigativamente pesanti, che sento ingiuste, > di alcuni come i corrispondenti citati all'inizio. > > Sono stato anche accusato da un amico di far > valere il governo Prodi più della vita degli > afghani. Perdono quell'amico, perché constato su di > me come la polemica può trascinare a qualcosa che > non si vuole (e chiedo di essere perdonato per tutte > le volte in cui vi sono caduto). > > Realizzare vuol dire introdurre pazientemente > nella realtà. Pazientare attivamente non è > rassegnarsi né accontentarsi. Mediare non è > svendere, ma promuovere. > > La cultura della pace riuscirà solo a proclamare > principi giustissimi senza cominciare a realizzarli, > cioè a introdurli nella politica e nella storia > effettiva, che resteranno immutate, cioè belliche e > omicide, fino a quando quella cultura pacifica > nonviolenta non saprà articolare il proprio > contributo tra i due piani distinti e non separati, > che sono: > > a) l'obiettivo intero (l'abolizione della guerra > e dei suoi strumenti, la difesa popolare > nonviolenta, la gestione civile nonviolenta dei > conflitti coi Corpi civili di pace); > > b) i passi prossimi parziali e progressivi nelle > condizioni limitate della politica pratica. > > Perciò oggi sono importanti due cose: > > a) ricordare che il principale lavoro profondo e > continuo è culturale-educativo, fino a modificare > l'attuale cultura politica generale, da destra a > sinistra, con la presa di coscienza chiara e > definitiva che o l'umanità abolisce ormai > l'organizzazione istituzionale della violenza, o > questa abolisce l'umanità; > > b) rinnovare le proposte precise e minime, > sintetiche e iniziali, presentate all'Unione il 20 > dicembre 2005 (che riportavo testualmente > nell'intervento del 6 luglio), e messe in rete dai > movimenti di più lunga tradizione, Movimento > Internazionale della Riconciliazione, e Movimento > Nonviolento. > > A queste condizioni, il profondo giusto moto > umano popolare per la pace attiva potrà diventare > politica, forza rappresentativa, anche > numericamente, di volontà democratiche capaci di > incidere nelle istituzioni e nelle decisioni. > Altrimenti, il movimento per la pace e la > nonviolenza resterà un grido velleitario, giusto e > generoso ma frustrato, per la ghignante > soddisfazione dei signori della guerra, e per la > disperazione del popolo numeroso che in esso ha > confidato. > > Così resterà fino a quando, alle preziose > necessarie elaborazioni culturali, morali, storiche, > sociologiche, psicologiche, educative, eccetera, non > aggiungerà la proposta politica, che significa anche > mediazione politica (ho fatto tante volte l'esempio > del transarmo verso il disarmo). Escludere la > mediazione, come fa la mozione del 15 luglio, è > escludere la politica, cioè la realizzazione. > > Proposta e mediazione politica impongono, se > vogliamo davvero una realizzazione politica della > pace e della nonviolenza nella democrazia, di tener > conto dei numeri effettivi nel panorama politico > presente. In base a questa semplice necessaria > considerazione, è parso evidente - a me come a tante > persone davvero più di me serie, competenti, > responsabili - che la maggioranza dell'Unione oggi > va preservata e non abbattuta, proprio per > garantire, nonostante gravi carenze sulla pace al > suo interno, la sola oggi possibile progressiva > politica di pace. > > Il rinnovo temporaneo della spedizione in > Afghanistan, se politicamente indirizzato davvero > alla sua riduzione e alla sua fine, mentre nuovi > atti di guerra raggelano e insanguinano il mondo, è > una condizione amara per impedire che prenda il > potere un'altra maggioranza e una politica che > troppo bene conosciamo, non impegnata a fermare la > guerra, ancor meno dell'attuale restia a fare la > guerra ed anzi più interessata a farla, a servizio > del bellicismo Usa. > > Amici rigorosi tirano staffilate sul viso e > sull'anima di loro amici, accusando niente meno che > di essere assassini complici di assassini quanti > pensano come ho detto, mentre invece soffriamo nel > limite angoscioso di una decisione non pura, > parziale, interlocutoria, che vediamo necessaria per > procedere. Credetelo, amici severissimi, non siete > solo voi che sentite l'orrore del potere che dà la > morte, non solo voi lavorate per uscirne! > > Se poi (anche questo è detto e ridetto) i > senatori obiettori, e l'assemblea del 15 luglio, > sanno quello che fanno, se sanno di potere spostare > una maggioranza che si deve preservare (come bene > diceva all'inizio, il 29 giugno, anche Peppe Sini: > due cose sono entrambe da salvare, l'uscita dalla > guerra, e la maggioranza con cui abbiamo sventato > l'illegalità berlusconiana e l'assalto alla > Costituzione), se questo piano è realistico e > responsabile, avranno ragione loro, e sarò > cordialmente con loro, perché quello è il mio > desiderio più profondo. > > Ma se, come dicono troppi da quella parte, la > maggioranza precedente e l'attuale valgono lo stesso > e sono entrambe nostre nemiche, allora proprio non > sanno quello che fanno. > > Enrico Peyretti , 17 luglio 2006 > Chiacchiera con i tuoi amici in tempo reale! http://it.yahoo.com/mail_it/foot/*http://it.messenger.yahoo.com
- References:
- Una spiegazione e una difesa (non solo mia) nella discussione sull'Afghanistan
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Una spiegazione e una difesa (non solo mia) nella discussione sull'Afghanistan
- Prev by Date: R: [pace] no, no e poi no
- Next by Date: Re:R: [pace] no, no e poi no
- Previous by thread: Una spiegazione e una difesa (non solo mia) nella discussione sull'Afghanistan
- Next by thread: NO al rinnovo della missione in Afghanistan
- Indice: