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Sent: Monday, November 13, 2006 10:48
AM
Subject: Re: le banche e le armi
Cari amici, vorremmo avere più notizie sulla "Campagna
di pressione sulle banche armate". Grazie La Segreteria di redazione di
"Giano"
----- Original Message -----
Sent: Saturday, November 11, 2006 8:20
PM
Subject: le banche e le armi
Banche: il 60% ha una posizione sulle armi, ma manca trasparenza
lunedì, 06 novembre, 2006
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Banche e armi | "Positivo che il
70% delle banche rediga un bilancio sociale, ma in tema di appoggio e
finanziamento all'industria militare siamo ancora molto lontani dalla
trasparenza richiesta": così Giorgio Beretta, coordinatore della Campagna di pressione alle
'banche armate' commenta il dato diffuso dall'Abi (Associazione bancaria italiana)
secondo cui l'82% degli sportelli totali ovvero il 70% in termini di attivo
di sistema, redige un bilancio sociale, mentre circa il 67% degli sportelli
ed il 61% del totale attivo di sistema ha adottato una specifica policy per
quanto riguarda l'appoggio al commercio delle armi. "Se va dato atto a
diversi Istituti di credito di aver assunto e rispettato le decisioni prese,
alcune banche non solo non le stanno onorando, ma hanno fatto passi da
gambero" - continua Beretta.
Il coordinatore della Campagna si
riferisce in particolare all’atteggiamento di Unicredit e di Banca Popolare di Milano.
Unicredit, infatti, dopo aver annunciato già nel dicembre del 2000 di aver
emesso “ordini di servizio che disponevano dal 1° gennaio 2001 di non
assumere più nuovi contratti” connessi all’appoggio del commercio delle armi
e aver progressivamente ridotto la propria partecipazione - in gran parte
ereditata dal Credito Italiano – nel 2005 l’istituto capitanato da Profumo
assumeva 61 nuove operazioni per un valore complessivo di oltre 101 milioni
di euro che, ricoprendo quasi il 9% del totale, piazzavano Unicredit al
quarto posto della lista fornita dal Ministero dell’Economia e delle
Finanze. Discorso simile anche per Banca popolare di Milano (BPM), che
nonostante l'annuncio del maggio 2005 del presidente Roberto Mazzotta di un
impegno della banca "a non partecipare ad operazioni di finanziamento che
riguardino esportazione, importazione e transito di armi e sistemi d’arma",
l'istituto milanese compariva di nuovo nella Relazione del 2006 con 26
operazioni per un valore complessivo di oltre 34,6 milioni di euro che
ricoprono più del 3% di tutte le operazioni autorizzate dal Ministero
dell'Economia e delle Finanze nel 2005.
Un punto, quello
dell’attuazione delle policy assunte, sul quale ha insistito lo stesso
Direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra, che ha affermato che "Prendere
impegni e rispettarli, rendicontarli è parte determinante della
responsabilità sociale. Non basta definire i propri obiettivi, è
determinante dimostrare con i fatti i risultati raggiunti rispetto agli
impegni presi. In questo senso le banche sono in prima linea. La crescita
della responsabilità sociale - ha concluso Zadra - deve andare verso
l'impegno reciproco dei diversi attori in campo, non può essere unilaterale.
Non si può chiedere responsabilità e non praticarla in prima persona. Serve
che ci sia la condivisione sentita di obiettivi, responsabilità e rischi".
"Ma va specificato – riprende Beretta - che quello dei servizi di
appoggio al commercio delle armi è solo una parte dell'intero discorso sul
finanziamento all'industria delle armi, sul quale invece le banche sono
invece poco chiare e continuano a trincerarsi dietro il cosidetto "segreto
bancario". Non abbiamo mai pensato, infatti, che le sole operazioni di
“incassi e pagamenti” per conto delle ditte produttrici di armi esauriscano
tutti i rapporti tra queste ditte e gli Istituti di credito, che spaziano
invece dal finanziamento alla ricerca e sviluppo di nuovi sistemi d’arma,
all’offerta di linee di credito spesso privilegiate alle industrie
produttrici di armi. Va comunque dato merito all’Abi di aver risposto alle
sollecitazioni della Campagna sollevando il problema specifico dei servizi
forniti dalle banche all’esportazione di armi” – conclude Beretta.
Va ricordato, infatti, che il 23 maggio scorso si è tenuto a Roma un
importante momento di confronto tra la Campagna di pressione alle ‘banche
armate’ e il Gruppo di Lavoro Responsabilità sociale d'impresa dell’ABI: dal
dibattito è emerso l’interesse di tutte le parti ad aprire un tavolo di
confronto periodico su questi temi che, seppur con fatica, stanno entrando
sempre più nell’agenda delle banche.
Fonte: Unimondo
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