Cari amici, vorremmo avere più notizie sulla "Campagna di
pressione sulle banche armate". Grazie La Segreteria di redazione di
"Giano"
----- Original Message -----
Sent: Saturday, November 11, 2006 8:20
PM
Subject: le banche e le armi
Banche: il 60% ha una posizione sulle armi, ma manca trasparenza
lunedì, 06 novembre, 2006
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Banche e armi | "Positivo che il 70%
delle banche rediga un bilancio sociale, ma in tema di appoggio e
finanziamento all'industria militare siamo ancora molto lontani dalla
trasparenza richiesta": così Giorgio Beretta, coordinatore della Campagna di pressione alle
'banche armate' commenta il dato diffuso dall'Abi (Associazione bancaria italiana)
secondo cui l'82% degli sportelli totali ovvero il 70% in termini di attivo di
sistema, redige un bilancio sociale, mentre circa il 67% degli sportelli ed il
61% del totale attivo di sistema ha adottato una specifica policy per quanto
riguarda l'appoggio al commercio delle armi. "Se va dato atto a diversi
Istituti di credito di aver assunto e rispettato le decisioni prese, alcune
banche non solo non le stanno onorando, ma hanno fatto passi da gambero" -
continua Beretta.
Il coordinatore della Campagna si riferisce in
particolare all’atteggiamento di Unicredit e di Banca Popolare di Milano.
Unicredit, infatti, dopo aver annunciato già nel dicembre del 2000 di aver
emesso “ordini di servizio che disponevano dal 1° gennaio 2001 di non assumere
più nuovi contratti” connessi all’appoggio del commercio delle armi e aver
progressivamente ridotto la propria partecipazione - in gran parte ereditata
dal Credito Italiano – nel 2005 l’istituto capitanato da Profumo assumeva 61
nuove operazioni per un valore complessivo di oltre 101 milioni di euro che,
ricoprendo quasi il 9% del totale, piazzavano Unicredit al quarto posto della
lista fornita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Discorso simile
anche per Banca popolare di Milano (BPM), che nonostante l'annuncio del maggio
2005 del presidente Roberto Mazzotta di un impegno della banca "a non
partecipare ad operazioni di finanziamento che riguardino esportazione,
importazione e transito di armi e sistemi d’arma", l'istituto milanese
compariva di nuovo nella Relazione del 2006 con 26 operazioni per un valore
complessivo di oltre 34,6 milioni di euro che ricoprono più del 3% di tutte le
operazioni autorizzate dal Ministero dell'Economia e delle Finanze nel 2005.
Un punto, quello dell’attuazione delle policy assunte, sul quale ha
insistito lo stesso Direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra, che ha
affermato che "Prendere impegni e rispettarli, rendicontarli è parte
determinante della responsabilità sociale. Non basta definire i propri
obiettivi, è determinante dimostrare con i fatti i risultati raggiunti
rispetto agli impegni presi. In questo senso le banche sono in prima linea. La
crescita della responsabilità sociale - ha concluso Zadra - deve andare verso
l'impegno reciproco dei diversi attori in campo, non può essere unilaterale.
Non si può chiedere responsabilità e non praticarla in prima persona. Serve
che ci sia la condivisione sentita di obiettivi, responsabilità e rischi".
"Ma va specificato – riprende Beretta - che quello dei servizi di
appoggio al commercio delle armi è solo una parte dell'intero discorso sul
finanziamento all'industria delle armi, sul quale invece le banche sono invece
poco chiare e continuano a trincerarsi dietro il cosidetto "segreto bancario".
Non abbiamo mai pensato, infatti, che le sole operazioni di “incassi e
pagamenti” per conto delle ditte produttrici di armi esauriscano tutti i
rapporti tra queste ditte e gli Istituti di credito, che spaziano invece dal
finanziamento alla ricerca e sviluppo di nuovi sistemi d’arma, all’offerta di
linee di credito spesso privilegiate alle industrie produttrici di armi. Va
comunque dato merito all’Abi di aver risposto alle sollecitazioni della
Campagna sollevando il problema specifico dei servizi forniti dalle banche
all’esportazione di armi” – conclude Beretta.
Va ricordato, infatti,
che il 23 maggio scorso si è tenuto a Roma un importante momento di confronto
tra la Campagna di pressione alle ‘banche armate’ e il Gruppo di Lavoro
Responsabilità sociale d'impresa dell’ABI: dal dibattito è emerso l’interesse
di tutte le parti ad aprire un tavolo di confronto periodico su questi temi
che, seppur con fatica, stanno entrando sempre più nell’agenda delle
banche.
Fonte: Unimondo
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