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Democrazia sbarrata
- Subject: Democrazia sbarrata
- From: "Davide Bertok" <davide at bertok.it>
- Date: Tue, 14 Nov 2006 01:19:44 +0100
- Priority: normal
Democrazia sbarrata
Il 24 ottobre scorso è cominciato l’iter del referendum bipartisan sulla
legge elettorale, che punta a modificare il sistema elettorale lasciato in
eredità dalla Cdl al termine della scorsa legislatura.
I quesiti che saranno depositati, e sui quali dovranno essere raccolte le
firme, prevedono:
- Premio di maggioranza e sbarramento: trasferimento del premio
di maggioranza dalla coalizione vincente al partito vincente, e
innalzamento della soglia di sbarramento al 4 % per la Camera dei
deputati e all’8 % per il Senato;
- No alle candidature multiple: abrogazione della norma che
consente ad un candidato di comparire in più liste circoscrizionali.
Il referendum abrogativo – proposto dal costituzionalista Guzzetta e
nel cui comitato promotore compaiono esponenti politici come Segni,
Realacci, il governatore della Regione Campania Bassolino e il
deputato dell’Ulivo Boffa - può solo eliminare alcuni elementi della
legge sottoposta al voto, ma non può cambiarne l’impianto di base,
che rimane quello di un sistema proporzionale con premio di
maggioranza. Non possono far ritornare il sistema maggioritario con i
collegi uninominali – non certo migliore a nostro parere – e quindi
devono usare il bisturi”. Per cui, per ovviare ad esempio alla
scomparsa dei collegi uninominali, si propone il divieto di candidarsi
in più circoscrizioni.
Della legge attualmente in vigore, se il referendum superasse il
quorum, resterebbero comunque in piedi: l’indicazione del capo della
forza politica che, conquistando il premio, diventerebbe presidente del
Consiglio; l’enunciazione del programma elettorale; le soglie di
sbarramento; il diritto delle liste minori che superino il 4 per cento di
entrare alla Camera ed esercitarvi il “diritto di tribuna”.
Il Partito Umanista è fortemente critico nei confronti di questa
proposta, che, a nostro avviso, non cambia assolutamente niente
rispetto ai criteri che avevano fatto da presupposto alla legge
proposta dal precedente governo, poi rivelatasi, come la
definirono alcuni esponenti della stessa destra, “una porcata”.
Le aspettative che aveva creato l’attuale maggioranza vengono per
l’ennesima volta tradite da una proposta che vorrebbe, negli intenti
dichiarati, porre rimedio ad una legge elettorale assurda, ma che
invece aggrava, per alcuni aspetti, le storture che aveva creato.
Vediamo perché.
Con l’intento di ridurre drasticamente la frammentazione partitica, si
continua a percorrere la stessa strada: innalzare la soglia di
sbarramento (del 4 per cento alla Camera e dell’8 per cento al
Senato). Ma pur seguendo questa linea di pensiero – assolutamente
delirante a nostro avviso - si evince una semplice contraddizione nel
continuare a consentire la formazione di coalizioni elettorali, perché
le coalizioni vanificano lo sbarramento, di qualunque entità esso sia.
Con l’intenzione di incentivare l’aggregazione dei piccoli partiti in un
grande partito in grado di vincere il premio di maggioranza, uno dei
quesiti referendari propone che tale premio spetti soltanto al primo
partito vincitore. Ciò comporta un grave rischio per la democrazia, in
quanto un partito di maggioranza relativa potrebbe vincere in
entrambe le Camere e conseguire il premio senza aggregarsi con
nessuno. In tal modo avrebbe da solo, a dispetto della percentuale di
voto realmente ricevuta, la maggioranza assoluta di seggi, il che
prefigura un inedito strapotere, poco raccomandabile per un paese che
vuole continuare ad essere democratico e che, anzi, dovrebbe
migliorare le proprie leggi per aumentare il livello di democrazia e
partecipazione dei cittadini.
Tutti i tentativi di modifica della legge elettorale, fatti a partire dai
referendum Segni del 1991 e del 1993, hanno avuto sempre gli stessi
obiettivi, che puntualmente non sono stati raggiunti.
Non è stato raggiunto l’obiettivo secondo il quale i partiti, costretti in
coalizioni per conquistare il premio, sarebbero stati risucchiati da
queste.
Non è stato raggiunto l’obiettivo secondo il quale tutto il sistema
politico avrebbe subìto un processo di moderazione, in quanto da
destra e da sinistra si sarebbe fatto ogni sforzo per convergere
sull’elettorato moderato.
Non è stato raggiunto l’obiettivo secondo il quale, per conquistare gli
elettori incerti, i partiti avrebbero presentato nei collegi – e poi nelle
liste, come prevede la legge attuale - gli uomini migliori. Abbiamo
invece assistito spesso a mediocrità e cieche obbedienze, segni di una
classe parlamentare ridicola e ignorante.
Sono ben 15 anni che si tenta di ingabbiare il sistema politico italiano all’interno di preconcetti presi in prestito da una presunta superiorità democratica dei sistemi di stampo anglosassone (maggioritario secco), francese (maggioritario a doppio turno) o tedesco (proporzionale con soglia di sbarramento). Si tenta di obbligare le forze politiche all’interno di coalizioni che poi, prima o poi, si sciolgono, senza che nessuno mai abbia fatto la semplice deduzione che proprio questo tipo di forzature determina lo scioglimento di coalizioni obbligate.
Se coalizione ci deve essere, questa si dovrebbe basare su un’affinità
ideologica e su un accordo sugli obiettivi da raggiungere. Ma ciò non
è possibile, evidentemente, perché la maggioranza dei partiti che oggi
siedono in Parlamento, non solo non ha più un’ideologia, ma non ha
neanche un obiettivo che vada al di là di ciò che pragmaticamente
impone la congiuntura.
Questo punto di vista, meramente pragmatico, si ripropone in questo
ennesimo tentativo di cambiamento della legge elettorale. Così come
la maggioranza di centrodestra aveva approvato la legge elettorale
attuale con l’intento di forzare l’assetto istituzionale al fine di vincere
le elezioni, così, oggi, buona parte della maggioranza di centrosinistra
– con il silenzio-assenso dei partiti maggiori di centrodestra - prova a
cambiare la legge per favorire la costituzione della nuova chimera di
Fassino, Rutelli & company, il partito democratico, nella speranza che
si verifichi la concomitante trasformazione di un barcollante sistema
bipolare in un sistema bipartitico.
Tutto questo non fa bene alla democrazia.
Secondo il Partito Umanista, la legge elettorale attuale va
semplicemente abolita e proposto un sistema proporzionale senza
sbarramenti.
La democrazia è strettamente legata alla partecipazione attiva dei
cittadini, salvaguardata solo se si aumenta il grado di
rappresentatività.
Tale rappresentatività è garantita solo da un sistema elettorale
proporzionale, senza alcun sbarramento, in modo tale che tutti
possano avere i loro rappresentanti in Parlamento.
La direzione verso cui invece si sta andando è il segno evidente
della paura che la politica di palazzo e gli interessi che all’ombra
di essa si consumano, possano essere spazzati via da un popolo
realmente rappresentato.
Roma, 12 novembre 2006
Segreteria Programma e Documentazione
del Partito Umanista
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