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[WWW][MAN] La persecuzione dei serbi "e` una nostra vergogna"



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28 Agosto 1999     


Kosovo, lo spettro del fascismo
La persecuzione dei serbi "e` una nostra vergogna" 
- VETON SURROI -
Veton Surroi e` il fondatore del quotidiano in lingua albanese Koha Ditore
di Pristina. E' stato un membro indipendente della delegazione
kosovaro-albanese ai negoziati di Rambouillet, e tra i firmatari degli
accordi che ne scaturirono. Durante i bombardamenti sulla Jugoslavia e`
rimasto nascosto a Pristina ("Non potevo lasciare altri a subire le
conseguenze di quella firma", ci ha poi detto). Oggi siede, sempre come
indipendente, nel Consiglio di Transizione del Kosovo. Questo articolo e`
comparso pochi giorni fa sul quotidiano kosovaro-albanese, prima di essere
ripreso dal giornale on-line del Institute for War and Peace Reporting
(Iwpr) di Londra. 



Nell'ultimo mese un'anziana signora e` stata picchiata a morte nel bagno di
casa sua; un bambino di due anni e` stato ferito e la sua mamma uccisa; due
giovani sono stati uccisi con un lanciagranate e una donna non osa dire il
suo nome in pubblico per paura che tornino coloro che hanno tentato di
violentarla. Tutte queste vittime erano serbe.

Purtroppo, questi non sono incidenti isolati. Molti altri serbi del Kosovo,
quelli che sono rimasti, si sono chiusi nelle loro case, terrorizzati da
un'atmosfera in cui ogni rumore sembra minaccioso e ogni veicolo che si
ferma potrebbe portarti la morte. Poi c'e` il caso dell'anziana coppia senza
nulla da mangiare che ha paura di avventurarsi fuori a comprare del cibo:
sanno che il loro albanese incerto sarebbe notato. I loro vicini albanesi
non possono dargli cibo perche' sono stati avvertiti di "non nutrire i serbi".

Io so come si sentono i serbi rimasti in Kosovo, e anche i Rom, perche' io e
altri due milioni di albanesi eravamo esattamente nella stessa situazione
solo due mesi e mezzo fa. Riconosco la loro paura. Avevamo appreso dalla
radio che Belgrado aveva dato alle sue unita` licenza di uccidere a volonta`
- anche donne, bambini, vecchi. Cosi`, ogni auto che si fermava era un
potenziale pericolo; ogni rumore inusuale sembrava annunciare l'inevitabile
morte. Allo stesso tempo, potevamo aspettarci poco o nessun aiuto dai nostri
vicini serbi.

E' per questo che non posso nascondere la mia vergogna nello scoprire che,
per la prima volta nella nostra storia, noi kosovari albanesi siamo capaci
di commettere gli stessi mostruosi atti. Devo parlare forte per chiarire che
il nostro codice morale, secondo cui donne, bambini e anziani dovrebbero
essere protetti, e` stato e continua a essere violato.

Conosco l'ovvia scusa: siamo passati attraverso una guerra barbara in cui i
serbi sono stati responsabili dei crimini piu` odiosi e in cui l'intensita`
della violenza commessa ha generato un desiderio di vendetta in molti
albanesi. Ma questa non e` una giustificazione.

Quei serbi che hanno eseguito gli ordini di Belgrado e commesso atrocita`
contro gli albanesi sono gia` fuggiti, cosi` come altri che temevano la
vendetta dei parenti delle migliaia di persone ora sepolte nelle fosse
comuni. La violenza di oggi - oltre due mesi dopo l'arrivo delle forze della
Nato - e` assai piu` di una semplice reazione emotiva. E' l'intimidazione
organizzata e sistematica di tutti i serbi semplicemente perche' sono serbi
e dunque sono considerati collettivamente responsabili di tutto quello che
e` accaduto in Kosovo.

Questo atteggiamento e` fascista. E' proprio contro questo atteggiamento che
la gente del Kosovo e` insorta e ha lottato, prima pacificamente e poi con
le armi, negli ultimi 10 anni.

Il trattamento riservato ai serbi del Kosovo getta vergogna su tutti i
kosovari albanesi, e non solo su chi commette la violenza. Ed e` un peso che
dovremo portare collettivamente. Disonora noi e la nostra recente sofferenza
- che solo pochi mesi fa e` stata mostrata sugli schermi tv di tutto il
mondo. E disonorera` la memoria delle vittime kosovaro-albanesi, quelle
donne, bambini e anziani che sono stati uccisi per la loro origine etnica.

La comunita` internazionale probabilmente non ci punira` per non saper
difendere la multi-etnicita` in Kosovo. Dopotutto, anche prima della guerra,
il numero dei non-albanesi in Kosovo era analogo a quello del non-sloveni in
Slovenia: eppure nessuno oggi parla di una Slovenia multietnica. Eppure,
dopo essere stati le vittime di una delle peggiori persecuzioni dell'Europa
di fine secolo, ora noi stessi stiamo diventando i persecutori. Abbiamo
permesso allo spettro del fascismo di riapparire.

Chiunque pensi che la violenza cessera` appena l'ultimo serbo sara` stato
cacciato vive in un'illusione. La violenza sara` solo diretta contro altri
albanesi. E' davvero per questo che abbiamo lottato?


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