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Re:La Chiesa Italiana risponde alla LETTERA APERTA



At 18:12 2001.11.18._, you wrote:
>PER CONOSCENZA (qui di seguito e anche in allegato).
>SONO GRADITI COMMENTI. GRAZIE - SHALOM!
>
>DOMENICO
>
>********************************************************************************
>Dott. Domenico Manaresi
>
>Bologna, 15 novembre 2001
>
>
>
>LETTERA APERTA AL PAPA WOJTYLA
>
>La guerra e la chiesa cattolica
>
>Caro Papa Wojtyla,
>
>e così anche l'Italia è in guerra.
>
>Ti confesso che da quando, alcuni giorni fa, il Parlamento italiano ha
>preso questa decisione, ho atteso qualche parola (tua o della CEI) che
>fosse chiarificatrice del pensiero della chiesa cattolica circa questo
>"entrare in guerra".
>
>Nella mia ingenuità, pensavo che la chiesa cattolica - se non una vera e
>propria condanna - avrebbe forse espresso una prudente e diplomatica (per
>non scontentare nessuno!) "presa di distanza".
>
>Nulla, invece nulla, nessuna dichiarazione ufficiale.


Non sarà una dichiarazione ufficiale ma è nella prima pagina dopo la 
copertina di Famiglia Cristiana n. 46 del 18.11.01 (Ancora in edicola)

In Famiglia Primo Piano
di mons. Diego Bona, vescovo di Saluzzo e Presidente di Pax Christi
L'INTERVENTO MILITARE E LA COSCIENZA DEI CREDENTI
IL VANGELO CHE DICE **NO ALLA GUERRA**

Il dramma della guerra merita di essere guarda con rispetto ed attenzione, 
senza scorciatoie semplicistiche e soluzioni sbrigarive. Anche la coscienza 
cristiana non è mai stata indifferente rispetto a questo tema. Se ne è 
lasciata interrogare e provocare. La svolta costantiniana introduce sì il 
concetto della "guerra glusta", ma provoca di fatto la testimonianza 
profetica di tanti credenti che nel corso della storia hanno affetmato con 
la loro stessa vita la totale presa di distanza dall'uso delle anni e della 
violenza. Sarà il Concilio Vaticano II a fare eco alla Pacem in TeRris di 
Giovanni XXIII e a chiedere di "considerare l'argomento della guerra con 
una mentalità completamente nuova".
La riflessione e le prese di posizione di questi giorni p~ano un 
inevitabile tributo a questo petrorso della riflessìone cristiana sulla 
guerra. È per questo motivo che la voce dei credenti è diversificata e 
articolata. Ma la cosa non è nuova. A Massìmiliano, disposto al martírio 
piuttosto che a servire 1'imperatore in armi, il proconsole obietta come 
nella guardia degli imperatore si trovino soldati cristiani. Massimiliano 
risponderà:.Essi sanno che cosa convenga loro. Tuttavia io sono cristiano e 
non posso fare del male..
Oggi constatiamo quanto già 1'encicli:a Evangelium Vitae annotava, owero 
come in questi anni sia sotta una sensi~ilità nuova che rifluta la guerra 
come ngiusta ed inutile. Lo indicano anche e parole coraggiose dei 
Pontefici A parire da Pio XII che nel 1955, davanti afla prospettiva della 
guerra totale, la consiiera come non pìù giustificabile; poi, 'è la voce 
profetica di Giovanni X7IIfl,per il quale la pace diventa luogo teologico 
dell'annuncio del Vangelo nel mondo; ancora, il grido di Paolo VI al1'Onu, 
"mai più la guena!". Fino all'appassionata e insistente esortazione di 
Giovanni Paolo Il sulla guerra «avventura senza ritorno., che anche di 
recente ha ribadito: «Nel nome di Dio ripeto ancora una volta: la violenza 
è per tutti solo un cammino di morte e di distruzione, che disonora la 
santità di Dio e la dignità dell'uomo" (21 /1 0/2001 ).
La Carta delle Nazioni Unite ( 1945), la solenne Dich.iarazione dei diritti 
umatv ( 1948) e 1'introduzione di Corti di giustizia intemazionali per 
giudicare i crimini contro 1'umarútà non sono che le ulteriori piet.re 
miliari poste daBa comunità civile internazionale a salvaguardia della pace 
e a dimostrazione di questa crescita di sensibilità.
Ma le ragioni dei credenti vengono innanzitutto dal Vangelo, che parla di 
«costruire la pace, non resistere al violento e amare il nemico> (Mt 6): 
una proposta che segna una netta alterità nei confronti della guerra e 
svuota ogni tentativo teologico di giustificazione.
Puntualmente, ogni guerra dimostra quanto la forza di distruzione superi di 
gran lunga il bisogno di risolvere la controversia e ci fa constatare come 
le situazioni non trovino sbocco, ma si aggravino, si pongano le premesse 
perché nuovi rancori possano alimentare altri contlitti nel futuro.
Viene di qui la grave preoscugazione che nutriamo per la scelta di 
perseguire ll terrorismo con la guerra. Si tratta di un conflitto dai 
contomi incerti, con inquiete prospettive di spirali di violenza, con le 
distxvzioni e la motte che colpiscono tante persone inermi, senza tener 
alcun conto degli organismi internazionali, che restano la via maestra.
L'apostolo Paolo esorta alla preghiera per tutti quelli che hanno autorità, 
affnché si possa vivere una vita tranquilla, in pace ( I Ti.m 2), ma anche 
noi ne abbiamo bisogno per capire gli eventi che stiamo vivendo. Don Tonino 
Bello ci ricordava che «è durante ff diluvio che bisogna mettere da parte 
la semente·.


FONTE: scansito i proprio con lettura ottica dei caratteri non perfetta