[Pace] Kiev: "Se vinceremo a Kherson non ci fermeremo". In attesa dello scontro definitivo Zelensky rifiuta i negoziati e punta sulla vittoria totale, mentre Nato e Stati Uniti gli consigliano maggiore prudenza



Podolyak, capo consigliere di Zelensky: “Per l'Ucraina trattare dopo Kherson è un regalo a Putin”

Kiev contesta l’ipotesi Nato, rivelata da “Repubblica”, di un cessate il fuoco dopo l'eventuale riconquista della città di Kherson sul fiume Dnipro.

Lo slancio settembrino degli ucraini

Le pressioni della Nato e della Casa Bianca di aprire un negoziato dopo l'eventuale riconquista di Kherson non sono piaciute a Zelensky che invece punta a una guerra che porti alla totale disfatta della Russia, con la conquista della Crimea che attualmente vede la presenza della base navale di Sebastopoli e una maggioranza di popolazione russofona e filorussa. Non se ne parla proprio di trattare con Putin, è questa la linea del governo ucraino, come rivela oggi Paolo Brera su Repubblica.it e come da tempo si era capito. La linea oltranzista di Zelensky, da alcuni giustificata e sostenuta (si pensi alla Polonia che schiera una brigata di combattenti clandestini a Kherson), è oggi diventata un problema per le nazioni europee e per la stessa Casa Bianca che non è più convinta che l'Ucraina abbia ancora lo "slancio settembrino" - nonostante l'invio di nuove armi made in Usa - per raggiungere i suoi obiettivi militari. 


Washington Post: "Soldati con arti mozzati"

Un'inchiesta del Washington Post fra i militari ucraini maciullati dopo l'attacco alle trincee russe parla di soldati fatti a pezzi in offensive temerarie che non hanno scardinato le difese russe ma hanno prodotto soprattutto clamore mediatico, qualche parziale avanzata verso Kherson e l'aspettativa di una seconda ondata "di sfondamento" (che non è ancora partita). Il  Washington Post  - che a differenza di vari giornalisti Rai con l'elmetto poco inclini ad entrare negli ospedali militari - è entrato nelle corsie dove ha intervistato "soldati con arti mozzati, ferite da schegge, mani mutilate e articolazioni frantumate che hanno raccontato gli svantaggi che le loro unità hanno dovuto affrontare nei primi giorni di una nuova offensiva per espellere le forze russe dalla strategica città di Kherson". L'articolo parla di "carri armati russi emersi dalle fortificazioni di cemento di nuova costruzione per colpire la fanteria ucraina" presentando una situazione per nulla favorevole a chi attacca Kherson (gli ucraini) e a tutto vantaggio di chi si difende da linee fortificate per di più con mezzi corazzati. 


Riotta: "La nuova Stalingrado"

Siamo in una situazione di stallo militare per la tenace difesa russa di Kherson e per l'intransigenza del governo ucraino che rifiuta negoziati e mediazioni, persino quelle proposte dalla Nato, anche in caso di vittoria a Kherson. Leggete quanto scrive Limes:

Secondo la Casa Bianca, con il ritorno del capoluogo del basso Dnepr alle dipendenze di Kiev, l’Ucraina riguadagnerebbe un centro strategico per l’accesso al mare e il controllo delle risorse idriche (anche verso la Crimea), mutando l’inerzia del conflitto e permettendosi di condurre proficui negoziati da una posizione di forza. Ma Kiev non pare essere d’accordo con Washington. Il capo dell’Ufficio della presidenza ucraina Michajlo Podoljak ha risposto stizzito su Twitter«Importante: l’Ucraina non ha mai rifiutato di negoziare. Siamo costruttivi nella nostra valutazione: parleremo con il prossimo leader della Federazione Russa». Di fatto confermando quanto già esplicitato dal presidente Volodymyr Zelens’kyj (Zelensky) con decreto presidenziale 679/2022 sull’impossibilità di trattare con la Russia per un cessate-il-fuoco, fintantoché Vladimir Putin continuerà a esserne il presidente. 


In questo "impasse" si fronteggiano - per ora senza assistere a quell'offensiva ucraina devastante e risolutiva preannunciata da giorni - i due eserciti in attesa dell'arrivo dell'inverno. Ad agosto Gianni Riotta scriveva nelle sue "note di ritorno dall'Ucraina": "Il Cremlino deve decidere, puntare tutto sul Donbass o trasformare la città del sud nella nuova Stalingrado". A quanto pare Putin ha scelto di puntare sul rafforzamento delle difese di entrambi i fronti. Gli ucraini, secondo Riotta, non hanno scelta: "Se si ferma Putin finisce la guerra. Se ci fermiamo noi, finisce l'Ucraina. Non possiamo arrenderci"

Parole ripetute dalla Von der Leyen.


E se si fermasse la guerra senza pretendere la resa di nessuno?




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