Assemlea sulla Siria al social forum europeo di Firenze





Assemblea sulla Siria a Firenze 10+10

10 novembre 2012 

Il conflitto siriano e le sue sfide ai movimenti per la pace:

promuovere un cessate il fuoco e una pace giusta, sostenere la riconciliazione

Nel 2002 al Forum Sociale Europeo di Firenze abbiamo discusso come mobilitarci contro l’invasione dell’Iraq. Volevamo prevenire una guerra costruita su falsità, che non avrebbe portato la democrazia per la popolazione irachena ma morte, distruzione e un nuovo governo autoritario. Dieci anni dopo, vorremmo che le potenze mondiali avessero ascoltato il nostro grido.

Oggi la Siria dovrebbe avere un’importanza analoga per i movimenti contro la guerra, ma questa volta le forze che si oppongono alla pace sono molteplici. C’è un regime le cui forze armate bombardano città e sparano a manifestanti che chiedono democrazia, ci sono ribelli che reputano la lotta armata ormai indispensabile per promuovere un cambiamento, ci sono potenze esterne che hanno usato questa violenza per alzare il livello del conflitto tentando di scatenare una guerra contro la Siria, e stanno armando l’opposizione interna, ci sono fazioni tra i ribelli armati che promuovono il fondamentalismo e il settarismo, compiono atti terroristici e violazioni dei diritti umani.

In questa difficile situazione, abbiamo cercato di capire cosa possano fare i movimenti sociali per appoggiare la popolazione siriana, i rifugiati, e la società civile che osa immaginare una via nonviolenta verso la democrazia, e una reale prospettiva di riconciliazione. Concordiamo tutti che un immediato cessate il fuoco è necessario per prevenire ulteriore spargimento di sangue e per rallentare il corso della guerra civile. La gran maggioranza della popolazione vuole la pace e uno stato autenticamente democratico, quindi un processo di riforma dello Stato deve essere costruito da tutte le componenti del popolo siriano. La libertà d’espressione e di informazione devono essere garantite e ogni manipolazione deve essere denunciata e condannata. Tutti i gruppi religiosi ed etnici devono essere protetti, con particolare attenzione ai rifugiati e alla minoranze, in partenariato con la società civile dei paesi circostanti dove il conflitto rischia di estendersi. E’ necessario intraprendere azioni collettive per spingere le istituzioni europee e i governi a lavorare per una pace giusta, invece di pianificare un intervento armato esterno o di appoggiare fazioni armate. 

Riconosciamo di essere divisi sulle priorità da assegnare a ciascuno di tali problemi e obiettivi, ma agiremo tramite coalizioni diversificate con i seguenti intenti:

  1. Premere per un cessate il fuoco e per la fine della fornitura esterna di armi a entrambe le parti, il regime e i gruppi armati. Appoggeremo iniziative di riconciliazione, offrendo spazi sicuri in cui diverse fazioni del popolo siriano possano incontrarsi, parlare e negoziare una pace giusta;
  2. Aprire il dialogo con la società civile siriana che lotta con mezzi nonviolenti per i diritti umani, la democrazia e la giustizia sociale. Costruiremo un processo per incontrare attivisti e organizzazioni di società civile siriane al prossimo Forum Sociale Mondiale di Tunisi nel 2013, e all’evento mondiale sulla pace di Sarajevo nel 2014, per ascoltare le loro priorità, favorire scambi con la società civile internazionale, pianificare assieme azioni future come: programmi di formazione sulla costruzione della pace e sui diritti umani per attivisti, sostegno agli obiettori di coscienza che abbandonano l’esercito o fazioni armate, sviluppo di media indipendenti comunitari, azioni di pace simboliche come portare l’albero di cachi di Nagasaki in Siria;
  3. Condividere visioni e proposte per portare assistenza umanitaria ai rifugiati siriani all’estero, rifiutando la logica degli enormi campi profughi che diventano prigioni a cielo aperto. Tenteremo anche di portare aiuti e solidarietà dentro il territorio siriano, tramite attori interni che devono essere identificati, e tramite delegazioni internazionali appena sarà possibile;
  4. Esercitare pressione contro l’ipotesi di una nuova guerra contro l’Iran, perché la pace in Siria passa necessariamente dal dialogo con l’Iran.