ci sono una cose che non trovo valorizzate nel lungo messaggio di De
    Angelis: il fatto che ci siano stati attentati terribili con auto
    bombe, è stata bombardata una manifestazione di sostenitori di Assad
    dove è morto il primo giornalista francese, minimizza il ruolo di
    Arabia e Turchia, il ruolo di Al Jazira è ridotto a nulla, mentre,
    già in Libia, è stato fondamentale per giustificare la guerra, ha
    parlato di bombardamenti con aerei di manifestazioni, ha mostrato un
    cimitero dicendo che erano fosse comuni.... 
    Che ci siano persone che giustamente lottano per liberarsi di Assad
    nessuno lo ha mai messo in dubbio, come in Libia per liberarsi di
    Gheddafi; che tutto sia sepolto da interessi ben lontani da questi
    oppositori mi pare evidente. 
    Anche l'aspetto geopolitico della partita siriana e iraniana mi pare
    completamente ignorato. 
    Il dottor De Angelis sicuramente conosce molto meglio di me la
    situazione siriana, ma mi pare non veda alcune grandi cose che si
    muovono attorno e dentro la Siria. 
    I suoi amici torturati e uccisi dal regime sono le vittime di un
    pessimo regime, ma quelli che per ora sono sopravvissuti temo
    saranno vittime anche dei mercenari e degli attentatori se questi
    riusciranno a cacciare Assad. In Libia mi pare evidente, che se
    c'era una rivolta di popolo, adesso stia continuando una guerra
    tribale (su cui è piombato un silenzio incredibile). 
    TC 
     
    Il 05/06/2012 14:36, Alessandro Marescotti ha scritto:
    
      
      Messaggio per Enrico De Angelis 
       
       
      Trovo sgradevole questo intervento finalizzato a screditare
      Marinella Correggia. Espressioni del tipo "un personaggio come
      Marinella Correggia" le avverto come assolutamente fuori luogo,
      specie qui.  
       
      C'e' il pieno diritto di criticarci ma e' inopportuno scendere sul
      piano personale. 
       
      Per quanto mi riguarda ho apprezzato e apprezzo Marinella. La
      conosco dal 1991. I suoi contributi parlano sufficientemente. 
       
      Il fatto che un intero stuolo di studiosi si sia mosso per
      attaccarla come "bersaglio" con un apposito appello non fa che
      evidenziarne le indubbie qualita'. 
       
      Alessandro Marescotti 
       
      
       
      
      
      Date: Tue, 5 Jun 2012 13:03:46 +0200 
      
      
      
      Subject: Fwd: [pace] Fwd: Risposta al commento su
        Appello Siria 
       
       
      Ciao, 
       
       
      Enrico De Angelis mi ha chiesto di mandarvi il suo contributo
        (vedi sotto) perchè, non essendo in lista, era stato rigettato.
        Spero che ora funzioni. 
      Grazie 
      Loretta 
        
         
          
          Ciao a tutti,
              
             
            vi rispondo solo a nome mio e non a nome dei firmatari
              dell'appello (semmai potreste mettere la mail dell'appello
              in cc così anche gli altri sono al corrente del
              dibattito). 
             
             
            Sono d'accordissimo con Alberto che il dibattito non è
              sterile, anzi. L'intento dell'appello era proprio questo e
              pensiamoci di esserci riusciti. Non ho ancora avuto tempo
              di leggere le risposte sul blog di Alberto.  
            Non so perché Alberto ritenga la firma di Paolo
              dell'Oglio incomprensibile, dato che noi e lui abbiamo
              esattamente le stesse opinioni. Paolo (che ho conosciuto
              nel lontano 2006, ma Lorenzo lo conosce meglio di me) è
              impegnato fin dall'inizio nel tentativo del dialogo, e per
              questo il regime voleva allontanarlo. è anche convinto
              tuttavia che la rivolta in Siria sia autentica e che il
              risultato finale debba essere una Siria pluralista e
              democratica, e l'ultimo appello è indirizzato anche al
              regime chiedendogli di fare un passo indietro, mentre la
              lettera a Kofi Annan è appunto il riconoscimento del
              possibile ruolo dell'ONU in questa situazione. Non vedo
              dove siano i punti che contrastano con il nostro appello,
              che va esattamente in questa direzione. Paolo dell'Oglio
              sa che la rivolta è autentica e la vede, come noi, nella
              sua complessità. Comunque scrivetegli, vi risponderà lui.  
             
             
            Ma per esempio tra lui e un personaggio come Marinella
              Correggia, che voi citate, c'è un abisso. Mi fa strano che
              decidiate di usare dei post di Marinella, i cui scritti
              rappresentano esattamente il bersaglio del nostro appello
              e di cui penso tutto il male possibile. Una persona che
              non conosce niente di Siria, usa qualsiasi pretesto per
              sostenere la natura fabbricata della rivolta, e che è
              andata a Damasco come giornalista embedded (con tanto di
              visa) come un giornalista della Fox al seguito delle
              truppe americane in Iraq. Lo so perché ho molti amici
              giornalisti che mi chiedono contatti quando vanno in Siria
              e mi raccontano esattamente come funziona quando ci vai
              con il visa del governo, seguito dai minders del regime.
              Questo lei dovrebbe dirlo ma non lo fa, vorrei vedere se
              volesse avere accesso a differenti fonti di informazione:
              veri oppositori. Quando contatto per conto di giornalisti
              i molti attivisti siriani dentro e fuori la Siria, la
              prima domanda che mi fanno è "entra con il visa o no?"
              perché a seconda della risposta cambiano i contatti che
              sono disposti a darmi....Questo per dirvi quanto possa
              essere limitata la visione di un reporter che va a
              lavorare in queste condizioni. I reportage di Marinella
              Correggia dalla Siria sono per quanto mi riguarda quanto
              di peggio c'è in circolazione, lo dico senza problemi. E
              sono tra quelli che ci hanno spinto, dopo mesi di mal di
              pancia a leggere le falsità che contengono, a decidere di
              unirci in questo appello.  
            Con queste persone qua, che non parlano l'arabo, non
              hanno reali contatti con la gente di là prima della
              rivolta, non conoscono la storia della Siria, e che
              decidono sulla base delle poche e spesso falsissime
              informazioni che hanno che si tratti di un complotto,
              onestamente non vorrei sprecare il mio tempo a parlare.
              Perché so che è completamente inutile. è una scelta
              ideologica e frutto di pregiudizi, che non c'entra nulla
              con quello che realmente accade.  
             
             
            Detto questo, il dialogo con chi vuole ascoltare
              continuerà e sono contento di questo. Quando Loretta
              afferma: "Noi, penso, dobbiamo cercare i modi per svelare
              di più questo disegno e batterci contro di esso,
              supportando le forze che vogliono realmente un
              cambiamento", ecco, questo è esattamente il nostro punto.
              Ma il disegno, cara Loretta, non è occidentale. Ci sono
              tanti disegni in corso, perché in una zona come la SIria è
              chiaro che ognuno vuole dire il suo. Quindi si, il vostro
              compito sarebbe di individuare questi attori, e puntare su
              questi. Io li conosco già e già lo faccio. Non è che sono
              con USA ed Europa, che se parlano lo fanno perché
              costretti dalla pressione mediatica o per i propri
              interessi, né con Qatar e Arabia Saudita, di cui penso
              anche tutto il male possibile. Ma certo sono anche e
              ancora di più contro il regime, Russia e Iran, che giocano
              in questa situazione il ruolo che Stati Uniti giocavano e
              giocano in America Latina.  
            Quindi ripartire da questo e non certo dalle idee di
              Marinella Correggia, che queste forze spontanee, popolari
              e autentiche sembra non conoscerle proprio e di rifiutarne
              la legittimità (come il regime siriano, vedi ultimo
              discorso di Bashar).  
             
             
            Dato che mi avete coinvolto in questo dialogo, ne
              approfitto per raccontarvi perché sono divenuto così
              coinvolto in questa situazione, così ci capiamo meglio.  
            La Siria per me è una seconda patria e per tutti gli
              anni che ci ho passato non ho mai avuto problemi con il
              regime. Ci conoscevamo bene, mi lasciavano libertà di
              azione e di organizzazione di attività anche su temi
              delicati, perché sapevano che non andavano oltre circoli
              di elite culturali e accademiche nel paese. Il ministero
              dell'informazione per me era una seconda casa, ho diversi
              amici là (alcuni ora sono stati in prigione perché hanno
              aderito alla rivolta).  
            Non sono un interventista, e per me la Siria era un
              paradiso: paese povero ma sicuro, economico, bellissimo.
              Il paradiso del ricercatore credetemi. Non ho nessun
              vantaggio dalla rivoluzione, che non mi consente più di
              andarci (ora sanno da che parte sto) e che anche se la
              svolta democratica avvenisse presenterà problemi per molti
              anni, dato che ormai le infiltrazioni di al-qaeda sono
              divenute una realtà.  
            E tuttavia la mia opposizione al regime nasce, prima
              ancora che dalla mia conoscenza diretta e accademica di
              quello che avviene nel paese e fuori di esso, da questioni
              personali. Mi spiego. Quando la rivolta è cominciata (ero
              tornato in Italia dalla Siria da appena un mese) i miei
              amici, perfino i più insospettabili e apolitici, hanno
              aderito alla rivolta, a volte sinceramente sorprendendomi
              (inutile dirvi quante persone conosca in Siria: tantissime
              con tantissime idee diverse e discuto ancora con molti
              pro-regime, anche se più difficilmente di prima). Queste
              persone sono state immediatamente arrestate, torturate e
              così via (alcuni di loro sono morti, di altri non ho più
              notizie da mesi). Inutile dire che i pro-regime stanno
              tutti benissimo.  
            La rivolta è nata autentica. I miei carissimi amici del
              giornale Qasiun, un giornale comunista semi-legale, tutti
              anti-americani e anti-israeliani fino al midollo, ne fanno
              parte. Sono più anti-americani e anti-israeliani di
              chiunque di noi, eppure sono con la rivolta e pagano, a
              volte con la vita, questa scelta.  
             
             
            Chiunque non abbia questa conoscenza pre-rivolta della
              Siria, non può ricostruire le cose per bene, ed è il caso
              di gente come Marinella Correggia.  
            E mi tocca leggere dai reportage di queste persone che
              i miei amici non esistono! Per loro è tutto organizzato
              dall'esterno, c'è una campagna mediatica contro il
              regime.  
            Sono tutte cose assolutamente non vere, punto. Non c'è
              da discutere su questo.  
            Io ho scritto un libro per Carocci su guerra e mass
              media. è il mio lavoro, mi occupo di comunicazione
              politica internazionale da dieci anni. Chi dice che c'è
              una campagna mediatica in corso contro la Siria, non
              conosce nulla di questi argomenti. Una campagna mediatica
              è ben altra cosa, e il caso dell'Iraq 1991 e 2003 ne sono
              degli esempi. La Libia è ancora un altro caso, c'è stata
              ma non altrettanto preparata.  
            Sulla Siria possiamo parlare del ruolo ambiguo di media
              come Al-Jazeera, e siamo d'accordo. Possiamo parlare di
              tanti errori e imprecisioni nella copertura degli eventi,
              e siamo ancora d'accordo. Ma la copertura mediatica sulla
              Siria riflette pienamente l'indecisione che a livello
              decisionale contraddistingue l'Occidente in questo
              momento. Il 15 marzo scorso, anniversario dell'inizio
              della rivolta, i giornali italiani non hanno dedicato
              niente alla Siria, se non qualche trafiletto. Ambienti
              vicini a Israele dipingono la rivolta come guidata da
              al-Qaeda, perché Israele ha paura dell'instabilità. Magdi
              Allam e Fiamma Nirenstein, signori miei, scrivono le
              stesse identiche cose della Correggia, vi rendete conto?
              L'attenzione per la SIria, considerato il numero di morti
              e la sua importanza strategica, non è nulla. Ma sapete
              veramente cosa è una campagna mediatica e come viene
              realizzata? Una campagna mediatica si fa con quotidiane
              affermazioni contro i dittatori e tanti altri, ormai
              elaboratissimi, mezzi. Ma se andate a rivedere le
              dichiarazioni di Obama e della Clinton dall'inizio della
              rivolta (io le conosco tutte a memoria), resterete
              sbalorditi dal vedere come Bashar è dipinto come un
              riformatore, come uno che se ne deve andare ma di sua
              volontà, come uno che può condurre la SIria verso la
              democrazia e gli deve essere dato tempo. Ma di che stiamo
              parlando? Guardate che qui c'è veramente un abbaglio
              collettivo se pensate che ci sia una campagna mediatica.  
            Le esagerazioni mediatiche ci sono, certo, ma sono
              errori giornalistici, anche dovuti al fatto che gli
              attivisti ovviamente esagerano. Ho scritto articoli
              accademici su questo, perché è esattamente il mio campo di
              indagine e sono molto critico verso la copertura mediatica
              della rivolta e il ruolo eccessivo di alcuni attivisti, ma
              ci sono ragioni precise dietro questi problemi, non sono
              il frutto di una campagna mediatica già disegnata. è come
              il gioco dei numeri della questura in Italia. Il regime
              dice che non ci sono stati morti, gli attivisti dicono che
              erano 100, ma non ci sono fotografie e video, non
              abbastanza, per verificare la realtà. Forse i morti erano
              50, forse 70 forse 30. Io ci parlo con gli attivisti di
              questi problemi, so come pensano e come agiscono. Mi
              dicono: dobbiamo esagerare, perché altrimenti nessuno si
              occupa di noi, e anche perché devi esagerare perché
              altrimenti non riesci a trasmettere la gravità di quello
              che succede.  
             
             
            Ma quello che a noi importa è che i morti ci sono stati
              e l'abbondanza di prove c'è, per chi segue da vicino la
              questione e ha accesso a fonti in arabo e alla gente che
              questa rivolta la fa, ogni giorno su fb c'è la foto di un
              citizen journalist che muore in Siria per fare quello che
              fa, la foto con nome e cognome.  
            Io questa operazione di ricostruzione posso farla e la
              faccio e vi dico qual'è la situazione. Il regime poteva
              autorizzare giornalisti embedded fin dall'inizio: un
              giornalista della BBC camera alla mano avrebbe sicuramente
              filmato questi fantomatici terroristi che secondo il
              regime già un anno fa guidavano la rivolta. Ma non lo ha
              fatto, perché sapeva benissimo che questi terroristi erano
              a quel tempo un'invenzione e che i giornalisti avrebbero
              filmato al contrario tutta un'altra realtà.  
            La rivolta in Siria è una rivolta contro tutti: contro
              il regime prima di tutto, ma anche contro intromissioni
              dall'esterno, dalla Russia al Qatar, dall'Arabia Saudita
              all'Iran. Ma noi dobbiamo stare dalla parte della gente
              che questa rivolta la fa sul campo. Non scegliere tra
              questi schieramenti.  
             
             
            Se poi non vi volete fidare di quello che vi racconto,
              naturalmente è vostro diritto. Ma per favore non portatemi
              Marinella Correggia come una che può dire qualcosa di
              sensato sulla Siria. Per me tra lei e Fiamma Nirenstein
              c'è poca differenza. So che si offenderà ma è la verità:
              d'altra parte scrivono le stesse cose, solo la Nirenstein
              accusa Qatar e Arabia Saudita e Marinella Correggia ci
              aggiunge gli Stati Uniti. Poca differenza.  
             
             
            saluti 
             
             
             
             
            
              
                 
                      
                        
                          Enrico De Angelis 
                          Researcher at CEDEJ, Cairo 
                          
                          0039-3393250983 
                           
                           
                         
                         
                         
                       
                     
                  
                 
                
                
                  Il giorno 05/giu/2012, alle ore 11.11, loretta
                    mussi ha scritto: 
                  
                    
                      Non credo che giovi, in
                        queste situazioni, usare i toni forti e
                        sarcastici.
                        Quello che ci interessa è rompere la
                          informazione distorta sulla Siria (come sul
                          resto dei movimenti in corso), affinchè più
                          persone e piu pezzi dei
                          movimenti/organizzazioni a sinistra si
                          sollevino per tentare di impedire che vada ad
                          effetto il tentativo di destabilizzazione in
                          corso che mira non tanto a destituire il
                          regime ma ad indebolire il paese, non importa
                          a quale prezzo per la popolazione; e questo
                          non certo per la democrazia ma per renderlo
                          conforme ai disegni strategici che, anche
                          attraverso la "normalizzazione siriana",
                          vengono portati avanti nella regione.  
                        Credo che l'Occidente, per le ragioni che
                          conoscete (fallimenti passati, Russia e Cina,
                          interessi di Israele),  non miri ad attaccare
                          la Siria con una sua guerra (almeno non ora),
                          ma piuttosto ad indebolirla e portarla allo
                          stremo con un conflitto strisciante ma
                          sanguinoso interno, che alla lunga, forte
                          anche dello schieramento sunnita ed antisciita
                          nella regione, porti ad   scardinare il fronte
                          sciita che per ora tiene. Comunque tutto è
                          possibile. 
                        Noi, penso, dobbiamo cercare i modi per
                          svelare di più questo disegno e batterci
                          contro di esso, supportando le forze che
                          vogliono realmente un cambiamento (Ossama al
                          Tawil diceva che il regime va smontato pezzo
                          per pezzo) per evitare che restino schiacciate
                          tra regime ed opposizione sostenuta dai regimi
                          del Golfo, ed impedire il gioco al massacro,
                          su cui spingono il cosiddetto esercito libero
                          e  le forse interne ed esterne che lo
                          sostengono.  
                        In questo senso andrebbero sostenute le
                          proposte che Padre Paolo Dall'Oglio faceva
                          nella sua lettera a Kofi Annan. 
                         
                         
                        Grazie 
                        Loretta 
                        
                          Il giorno 05 giugno
                            2012 06:46, Alberto Cacopardo  <alberto.cacopardo at alice.it>
                            ha scritto:
                             
                              
                                Cari amici, 
                                vi inoltro qui sotto la risposta di
                                Enrico De Angelis, Lorenzo Trombetta e
                                altri alle mie osservazioni sull'appello
                                Siria degli arabisti pubblicate sul mio
                                blog e comunicate a questa lista il 2
                                giugno. In questa risposta emerge
                                qualche elemento nuovo.
                                 
                                Prego tutti di prestare attenzione a
                                questo dibattito, perché l'appello è
                                importante per la sua provenienza, può
                                avere conseguenze molto negative e sono
                                convinto che parecchi dei firmatari, che
                                comprendono arabisti di tutto rispetto,
                                non abbiano ben riflettuto sul suo
                                contenuto e le sue implicazioni, ammesso
                                che tutti lo abbiano letto. 
                                Vi ricordo che fra i firmatari c'è anche
                                Padre Paolo Dall'Oglio di Mar Musa, la
                                cui adesione, considerato quanto ha
                                detto e fatto finora, mi riesce
                                piuttosto inspiegabile.
                                 
                                Mi sono permesso di inserire sul mio
                                blog le risposte punto per punto che
                                Lorenzo Galbiati ha inviato ieri sera a
                                questa lista (che sono spesso migliori
                                delle mie), aggiungendo due osservazioni
                                inviate da Marinella Correggia il 2
                                giugno.
                                 
                                Adesso intendo pubblicare un altro post
                                con la risposta qui sotto riportata e le
                                mie controdeduzioni. E' mio proposito
                                far emergere le contraddizioni nella
                                loro posizione ed ottenere risposte
                                precise ad alcune domande molto precise,
                                alcune delle quali già poste da Lorenzo.
                                 
                                INVITO tutti quelli che possono a
                                contribuire a questo dibattito, inviando
                                a questa lista osservazioni e domande,
                                anche brevi, sui singoli punti, sia di
                                questa risposta qui sotto, sia
                                dell'appello originario. Provvederò a
                                pubblicarle tutte sul mio blog. 
                                 
                                Così facendo, spero che potremo ottenere
                                infine dei chiarimenti da alcuni dei
                                firmatari più rispettabili, come Paolo
                                Dall'Oglio, Samuela Pagani e parecchi
                                altri.
                                 
                                Alberto Cacopardo
                                 
                                NB. Questo messaggio è inviato per
                                conoscenza a Enrico De Angelis e al
                                prof. Stefano Pellò, islamista
                                dell'Università Ca' Foscari di Venezia.
                                
                                 
                                -------- Messaggio originale --------
                                 
                                
                                
                                Gentile Alberto Cacopardo,
                                  
                                 
                                le inviamo la risposta alle sue
                                  osservazioni sull'appello "Siria.
                                  Basta con il sostegno alla
                                  repressione" 
                                 
                                 
                                La ringraziamo per le sue
                                  osservazioni.  
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                "Caro Alberto Cacopardo,
                                     
                                  
                                    come promotori
                                      dell'appello "Siria - Basta con il
                                      sostegno alla repressione",
                                      intendiamo rispondere, brevemente,
                                      a quanto da lei scritto in
                                      rapporto all'appello stesso.
                                      Purtroppo non possiamo rispondere
                                      punto per punto, non ne abbiamo il
                                      tempo. 
                                    
                                  
                                    Dunque solo alcune
                                      generali considerazioni e qualche
                                      precisazione. 
                                  Primo, il promotore
                                      non è Amedeo Ricucci, da dove ha
                                      preso questa informazione? Amedeo
                                      Ricucci è solo uno dei tanti
                                      firmatari, l'abbiamo contattato
                                      noi dopo aver scritto l'appello. 
                                  Secondo, non ci piace
                                      il fatto che lei all'inizio ci
                                      definisca persone "ben
                                      intenzionate e che si ritengono
                                      ben informate dei fatti". Noi non
                                      ci riteniamo persone ben informate
                                      dei fatti. Lo siamo. Nella misura
                                      in cui qualcuno che si occupa da
                                      anni di un oggetto di ricerca, ha
                                      accesso a tutte le fonti di
                                      informazioni possibili, segue da
                                      vicino lo svolgimento delle
                                      vicende, deve essere ritenuto, non
                                      si ritiene, ben informato dei
                                      fatti. Non pensiamo che quando si
                                      va da un medico specialista che dà
                                      una certa diagnosi su una
                                      questione di cui esperto si dica
                                      "si ritiene ben informato". Lo è,
                                      anche se poi può sbagliare
                                      nonostante questo certi aspetti
                                      della diagnosi. Ma noi rifiutiamo
                                      categoricamente questo relativismo
                                      secondo il quale ogni opinione sia
                                      da mettere sullo stesso piano e
                                      che non sia possibile ricostruire
                                      la realtà dei fatti. Prova ne è
                                      che la stragrande maggioranza di
                                      coloro che hanno reali contatti
                                      con il mondo arabo e gli eventi in
                                      corso la pensa in linea di massima
                                      come noi. C'è una vera frattura a
                                      sinistra tra i "ben informati" e i
                                      "mal informati" e questo è
                                      purtroppo evidente. E infatti
                                      quando lei parla degli armamenti
                                      ai rivoltosi o della questione del
                                      conto delle vittime le diciamo: è
                                      semplicemente scarsamente
                                      informato. Entrambi questi
                                      elementi possono essere
                                      ricostruiti, l'abbiamo detto
                                      nell'appello e non abbiamo certo
                                      il tempo di portare singole prove
                                      a chiunque.  
                                  Terzo, alcune delle
                                      sue critiche sono anche legittime
                                      (altre appunto meno e fondate a
                                      nostro avviso su una scarsa
                                      conoscenza dei fatti), ma il
                                      problema è sempre lo stesso:
                                      nonostante la complessità delle
                                      vicende siriane, l'elemento
                                      cruciale sta nel dare solidarietà
                                      a chi in Siria conduce sul terreno
                                      questa rivolta, per lo più ancora
                                      in modo pacifico. Condannare il
                                      regime è il punto iniziale di
                                      qualunque discussione, poi si
                                      possono discutere i dettagli e
                                      come risolvere la questione. È
                                      questo il punto di partenza per
                                      cercare di influenzare in modo
                                      positivo gli eventi in corso,
                                      rafforzando le componenti più
                                      autentiche e popolari della
                                      rivolta e isolando altre tendenze
                                      come quelle interventiste o legate
                                      agli interessi del Golfo e così
                                      via. Ma ancora una volta lei usa
                                      alcune argomentazioni, ripetiamo
                                      alcune delle quali si possono
                                      discutere, per evitare di dare
                                      chiaramente questa solidarietà, e
                                      questo ci sembra quell'errore
                                      imperdonabile di molti che si
                                      ritengono "pacifisti" e
                                      "anti-imperialisti" (non tutti per
                                      fortuna). Non dare solidarietà
                                      alla rivolta significa lavarsene
                                      le mani e, in ultima analisi,
                                      appoggiare il regime e la sua
                                      repressione.  
                                  Quarto, lei ci dice
                                      che non si capisce bene perché a
                                      questo punto siamo contro
                                      l'intervento militare. Siamo
                                      contro l'intervento militare
                                      perché siamo convinti che
                                      peggiorerebbe le cose.
                                      Semplicemente. Così come siamo
                                      contro la militarizzazione della
                                      rivolta anche se, lo ripetiamo,
                                      tale militarizzazione è una
                                      conseguenza, non la causa, della
                                      risposta violenta da parte del
                                      regime fin dal principio. Ma come
                                      detto, questo è un falso punto di
                                      discussione e tutte le prove ci
                                      dicono questo. A parte sanzioni e
                                      velate minacce, niente di più. Ma
                                      certo se dovesse divenire una
                                      guerra civile in piena regola, è
                                      chiaro che anche l'intervento
                                      armato potrebbe divenire una
                                      realtà. Ma molti (non sappiamo se
                                      anche lei) questo elemento l’hanno
                                      sbandierato fin dal primo giorno
                                      della rivolta, quindi ci sembra
                                      solo un po' ipocrita e strumentale
                                      come argomento.  
                                  Quinto, sappiamo che
                                      esiste un gruppo "amici della
                                      Siria". Ma lei dovrebbe sapere che
                                      si è formato tardissimo e che,
                                      soprattutto, finora non ha
                                      prodotto nessun risultato
                                      tangibile. Noi siamo con coloro
                                      che la rivoluzione la stanno
                                      facendo sul campo, molti di loro
                                      li conosciamo personalmente.
                                      Ancora una volta, usare queste
                                      argomentazioni per abbandonare a
                                      se stesse tutte le altre
                                      componenti della rivolta è secondo
                                      noi imperdonabile e completamente
                                      fuorviante. 
                                    
                                  
                                    La ringraziamo per
                                      l'attenzione e per le critiche 
                                  Distinti Saluti 
                                  Estella Carpi, PhD
                                      student, University of Sidney. 
                                  Elena Chiti, arabista
                                      e traduttrice 
                                  Enrico De Angelis,
                                      PhD sulla comunicazione politica
                                      in Siria e ricercatore presso il
                                      Cedej, Cairo.  
                                  Jolanda Guardi,
                                      Universitat Rovira i Virgili,
                                      Terragona, Spagna. 
                                  Caterina Pinto,
                                      arabista e traduttrice 
                                  Lorenzo Trombetta,
                                      PhD sulla struttura del potere
                                      nella Siria degli al-Asad),
                                      studioso di Siria contemporanea." 
                                    
                                  
                                  
                                 
                               
                             
                           
                          
                          
                           
                          
 
                          -- 
                           ---------------------------------------------------------------- 
                            Loretta Mussi 
                            Un ponte per... 
                           
                          Tel +0645479147 - 3338312194  
                          skype: lorettamussi 
                          ------------------------------- 
                            Scegli di destinare il tuo 5 x 1000 a Un
                            Ponte per... 
                            
                          Firma l'apposito spazio sulla
                            dichiarazione dei redditi indicando 
                            il codice fiscale di Un Ponte per...
                            96232290583 
                           
                          
                         
                       
                     
                   
                 
                
               
             
           
         
        
        
         
        
 
        -- 
         ---------------------------------------------------------------- 
          Loretta Mussi 
          Un ponte per... 
          Presidente 
        Tel +0645479147 - 3338312194  
        skype: lorettamussi 
        ------------------------------- 
          Scegli di destinare il tuo 5 x 1000 a Un Ponte per... 
          
        Firma l'apposito spazio sulla dichiarazione dei redditi
          indicando 
          il codice fiscale di Un Ponte per... 96232290583 
         
        
       
     
  
 |