ci sono una cose che non trovo valorizzate nel lungo messaggio di De
Angelis: il fatto che ci siano stati attentati terribili con auto
bombe, è stata bombardata una manifestazione di sostenitori di Assad
dove è morto il primo giornalista francese, minimizza il ruolo di
Arabia e Turchia, il ruolo di Al Jazira è ridotto a nulla, mentre,
già in Libia, è stato fondamentale per giustificare la guerra, ha
parlato di bombardamenti con aerei di manifestazioni, ha mostrato un
cimitero dicendo che erano fosse comuni....
Che ci siano persone che giustamente lottano per liberarsi di Assad
nessuno lo ha mai messo in dubbio, come in Libia per liberarsi di
Gheddafi; che tutto sia sepolto da interessi ben lontani da questi
oppositori mi pare evidente.
Anche l'aspetto geopolitico della partita siriana e iraniana mi pare
completamente ignorato.
Il dottor De Angelis sicuramente conosce molto meglio di me la
situazione siriana, ma mi pare non veda alcune grandi cose che si
muovono attorno e dentro la Siria.
I suoi amici torturati e uccisi dal regime sono le vittime di un
pessimo regime, ma quelli che per ora sono sopravvissuti temo
saranno vittime anche dei mercenari e degli attentatori se questi
riusciranno a cacciare Assad. In Libia mi pare evidente, che se
c'era una rivolta di popolo, adesso stia continuando una guerra
tribale (su cui è piombato un silenzio incredibile).
TC
Il 05/06/2012 14:36, Alessandro Marescotti ha scritto:
Messaggio per Enrico De Angelis
Trovo sgradevole questo intervento finalizzato a screditare
Marinella Correggia. Espressioni del tipo "un personaggio come
Marinella Correggia" le avverto come assolutamente fuori luogo,
specie qui.
C'e' il pieno diritto di criticarci ma e' inopportuno scendere sul
piano personale.
Per quanto mi riguarda ho apprezzato e apprezzo Marinella. La
conosco dal 1991. I suoi contributi parlano sufficientemente.
Il fatto che un intero stuolo di studiosi si sia mosso per
attaccarla come "bersaglio" con un apposito appello non fa che
evidenziarne le indubbie qualita'.
Alessandro Marescotti
Date: Tue, 5 Jun 2012 13:03:46 +0200
Subject: Fwd: [pace] Fwd: Risposta al commento su
Appello Siria
Ciao,
Enrico De Angelis mi ha chiesto di mandarvi il suo contributo
(vedi sotto) perchè, non essendo in lista, era stato rigettato.
Spero che ora funzioni.
Grazie
Loretta
Ciao a tutti,
vi rispondo solo a nome mio e non a nome dei firmatari
dell'appello (semmai potreste mettere la mail dell'appello
in cc così anche gli altri sono al corrente del
dibattito).
Sono d'accordissimo con Alberto che il dibattito non è
sterile, anzi. L'intento dell'appello era proprio questo e
pensiamoci di esserci riusciti. Non ho ancora avuto tempo
di leggere le risposte sul blog di Alberto.
Non so perché Alberto ritenga la firma di Paolo
dell'Oglio incomprensibile, dato che noi e lui abbiamo
esattamente le stesse opinioni. Paolo (che ho conosciuto
nel lontano 2006, ma Lorenzo lo conosce meglio di me) è
impegnato fin dall'inizio nel tentativo del dialogo, e per
questo il regime voleva allontanarlo. è anche convinto
tuttavia che la rivolta in Siria sia autentica e che il
risultato finale debba essere una Siria pluralista e
democratica, e l'ultimo appello è indirizzato anche al
regime chiedendogli di fare un passo indietro, mentre la
lettera a Kofi Annan è appunto il riconoscimento del
possibile ruolo dell'ONU in questa situazione. Non vedo
dove siano i punti che contrastano con il nostro appello,
che va esattamente in questa direzione. Paolo dell'Oglio
sa che la rivolta è autentica e la vede, come noi, nella
sua complessità. Comunque scrivetegli, vi risponderà lui.
Ma per esempio tra lui e un personaggio come Marinella
Correggia, che voi citate, c'è un abisso. Mi fa strano che
decidiate di usare dei post di Marinella, i cui scritti
rappresentano esattamente il bersaglio del nostro appello
e di cui penso tutto il male possibile. Una persona che
non conosce niente di Siria, usa qualsiasi pretesto per
sostenere la natura fabbricata della rivolta, e che è
andata a Damasco come giornalista embedded (con tanto di
visa) come un giornalista della Fox al seguito delle
truppe americane in Iraq. Lo so perché ho molti amici
giornalisti che mi chiedono contatti quando vanno in Siria
e mi raccontano esattamente come funziona quando ci vai
con il visa del governo, seguito dai minders del regime.
Questo lei dovrebbe dirlo ma non lo fa, vorrei vedere se
volesse avere accesso a differenti fonti di informazione:
veri oppositori. Quando contatto per conto di giornalisti
i molti attivisti siriani dentro e fuori la Siria, la
prima domanda che mi fanno è "entra con il visa o no?"
perché a seconda della risposta cambiano i contatti che
sono disposti a darmi....Questo per dirvi quanto possa
essere limitata la visione di un reporter che va a
lavorare in queste condizioni. I reportage di Marinella
Correggia dalla Siria sono per quanto mi riguarda quanto
di peggio c'è in circolazione, lo dico senza problemi. E
sono tra quelli che ci hanno spinto, dopo mesi di mal di
pancia a leggere le falsità che contengono, a decidere di
unirci in questo appello.
Con queste persone qua, che non parlano l'arabo, non
hanno reali contatti con la gente di là prima della
rivolta, non conoscono la storia della Siria, e che
decidono sulla base delle poche e spesso falsissime
informazioni che hanno che si tratti di un complotto,
onestamente non vorrei sprecare il mio tempo a parlare.
Perché so che è completamente inutile. è una scelta
ideologica e frutto di pregiudizi, che non c'entra nulla
con quello che realmente accade.
Detto questo, il dialogo con chi vuole ascoltare
continuerà e sono contento di questo. Quando Loretta
afferma: "Noi, penso, dobbiamo cercare i modi per svelare
di più questo disegno e batterci contro di esso,
supportando le forze che vogliono realmente un
cambiamento", ecco, questo è esattamente il nostro punto.
Ma il disegno, cara Loretta, non è occidentale. Ci sono
tanti disegni in corso, perché in una zona come la SIria è
chiaro che ognuno vuole dire il suo. Quindi si, il vostro
compito sarebbe di individuare questi attori, e puntare su
questi. Io li conosco già e già lo faccio. Non è che sono
con USA ed Europa, che se parlano lo fanno perché
costretti dalla pressione mediatica o per i propri
interessi, né con Qatar e Arabia Saudita, di cui penso
anche tutto il male possibile. Ma certo sono anche e
ancora di più contro il regime, Russia e Iran, che giocano
in questa situazione il ruolo che Stati Uniti giocavano e
giocano in America Latina.
Quindi ripartire da questo e non certo dalle idee di
Marinella Correggia, che queste forze spontanee, popolari
e autentiche sembra non conoscerle proprio e di rifiutarne
la legittimità (come il regime siriano, vedi ultimo
discorso di Bashar).
Dato che mi avete coinvolto in questo dialogo, ne
approfitto per raccontarvi perché sono divenuto così
coinvolto in questa situazione, così ci capiamo meglio.
La Siria per me è una seconda patria e per tutti gli
anni che ci ho passato non ho mai avuto problemi con il
regime. Ci conoscevamo bene, mi lasciavano libertà di
azione e di organizzazione di attività anche su temi
delicati, perché sapevano che non andavano oltre circoli
di elite culturali e accademiche nel paese. Il ministero
dell'informazione per me era una seconda casa, ho diversi
amici là (alcuni ora sono stati in prigione perché hanno
aderito alla rivolta).
Non sono un interventista, e per me la Siria era un
paradiso: paese povero ma sicuro, economico, bellissimo.
Il paradiso del ricercatore credetemi. Non ho nessun
vantaggio dalla rivoluzione, che non mi consente più di
andarci (ora sanno da che parte sto) e che anche se la
svolta democratica avvenisse presenterà problemi per molti
anni, dato che ormai le infiltrazioni di al-qaeda sono
divenute una realtà.
E tuttavia la mia opposizione al regime nasce, prima
ancora che dalla mia conoscenza diretta e accademica di
quello che avviene nel paese e fuori di esso, da questioni
personali. Mi spiego. Quando la rivolta è cominciata (ero
tornato in Italia dalla Siria da appena un mese) i miei
amici, perfino i più insospettabili e apolitici, hanno
aderito alla rivolta, a volte sinceramente sorprendendomi
(inutile dirvi quante persone conosca in Siria: tantissime
con tantissime idee diverse e discuto ancora con molti
pro-regime, anche se più difficilmente di prima). Queste
persone sono state immediatamente arrestate, torturate e
così via (alcuni di loro sono morti, di altri non ho più
notizie da mesi). Inutile dire che i pro-regime stanno
tutti benissimo.
La rivolta è nata autentica. I miei carissimi amici del
giornale Qasiun, un giornale comunista semi-legale, tutti
anti-americani e anti-israeliani fino al midollo, ne fanno
parte. Sono più anti-americani e anti-israeliani di
chiunque di noi, eppure sono con la rivolta e pagano, a
volte con la vita, questa scelta.
Chiunque non abbia questa conoscenza pre-rivolta della
Siria, non può ricostruire le cose per bene, ed è il caso
di gente come Marinella Correggia.
E mi tocca leggere dai reportage di queste persone che
i miei amici non esistono! Per loro è tutto organizzato
dall'esterno, c'è una campagna mediatica contro il
regime.
Sono tutte cose assolutamente non vere, punto. Non c'è
da discutere su questo.
Io ho scritto un libro per Carocci su guerra e mass
media. è il mio lavoro, mi occupo di comunicazione
politica internazionale da dieci anni. Chi dice che c'è
una campagna mediatica in corso contro la Siria, non
conosce nulla di questi argomenti. Una campagna mediatica
è ben altra cosa, e il caso dell'Iraq 1991 e 2003 ne sono
degli esempi. La Libia è ancora un altro caso, c'è stata
ma non altrettanto preparata.
Sulla Siria possiamo parlare del ruolo ambiguo di media
come Al-Jazeera, e siamo d'accordo. Possiamo parlare di
tanti errori e imprecisioni nella copertura degli eventi,
e siamo ancora d'accordo. Ma la copertura mediatica sulla
Siria riflette pienamente l'indecisione che a livello
decisionale contraddistingue l'Occidente in questo
momento. Il 15 marzo scorso, anniversario dell'inizio
della rivolta, i giornali italiani non hanno dedicato
niente alla Siria, se non qualche trafiletto. Ambienti
vicini a Israele dipingono la rivolta come guidata da
al-Qaeda, perché Israele ha paura dell'instabilità. Magdi
Allam e Fiamma Nirenstein, signori miei, scrivono le
stesse identiche cose della Correggia, vi rendete conto?
L'attenzione per la SIria, considerato il numero di morti
e la sua importanza strategica, non è nulla. Ma sapete
veramente cosa è una campagna mediatica e come viene
realizzata? Una campagna mediatica si fa con quotidiane
affermazioni contro i dittatori e tanti altri, ormai
elaboratissimi, mezzi. Ma se andate a rivedere le
dichiarazioni di Obama e della Clinton dall'inizio della
rivolta (io le conosco tutte a memoria), resterete
sbalorditi dal vedere come Bashar è dipinto come un
riformatore, come uno che se ne deve andare ma di sua
volontà, come uno che può condurre la SIria verso la
democrazia e gli deve essere dato tempo. Ma di che stiamo
parlando? Guardate che qui c'è veramente un abbaglio
collettivo se pensate che ci sia una campagna mediatica.
Le esagerazioni mediatiche ci sono, certo, ma sono
errori giornalistici, anche dovuti al fatto che gli
attivisti ovviamente esagerano. Ho scritto articoli
accademici su questo, perché è esattamente il mio campo di
indagine e sono molto critico verso la copertura mediatica
della rivolta e il ruolo eccessivo di alcuni attivisti, ma
ci sono ragioni precise dietro questi problemi, non sono
il frutto di una campagna mediatica già disegnata. è come
il gioco dei numeri della questura in Italia. Il regime
dice che non ci sono stati morti, gli attivisti dicono che
erano 100, ma non ci sono fotografie e video, non
abbastanza, per verificare la realtà. Forse i morti erano
50, forse 70 forse 30. Io ci parlo con gli attivisti di
questi problemi, so come pensano e come agiscono. Mi
dicono: dobbiamo esagerare, perché altrimenti nessuno si
occupa di noi, e anche perché devi esagerare perché
altrimenti non riesci a trasmettere la gravità di quello
che succede.
Ma quello che a noi importa è che i morti ci sono stati
e l'abbondanza di prove c'è, per chi segue da vicino la
questione e ha accesso a fonti in arabo e alla gente che
questa rivolta la fa, ogni giorno su fb c'è la foto di un
citizen journalist che muore in Siria per fare quello che
fa, la foto con nome e cognome.
Io questa operazione di ricostruzione posso farla e la
faccio e vi dico qual'è la situazione. Il regime poteva
autorizzare giornalisti embedded fin dall'inizio: un
giornalista della BBC camera alla mano avrebbe sicuramente
filmato questi fantomatici terroristi che secondo il
regime già un anno fa guidavano la rivolta. Ma non lo ha
fatto, perché sapeva benissimo che questi terroristi erano
a quel tempo un'invenzione e che i giornalisti avrebbero
filmato al contrario tutta un'altra realtà.
La rivolta in Siria è una rivolta contro tutti: contro
il regime prima di tutto, ma anche contro intromissioni
dall'esterno, dalla Russia al Qatar, dall'Arabia Saudita
all'Iran. Ma noi dobbiamo stare dalla parte della gente
che questa rivolta la fa sul campo. Non scegliere tra
questi schieramenti.
Se poi non vi volete fidare di quello che vi racconto,
naturalmente è vostro diritto. Ma per favore non portatemi
Marinella Correggia come una che può dire qualcosa di
sensato sulla Siria. Per me tra lei e Fiamma Nirenstein
c'è poca differenza. So che si offenderà ma è la verità:
d'altra parte scrivono le stesse cose, solo la Nirenstein
accusa Qatar e Arabia Saudita e Marinella Correggia ci
aggiunge gli Stati Uniti. Poca differenza.
saluti
Enrico De Angelis
Researcher at CEDEJ, Cairo
0039-3393250983
Il giorno 05/giu/2012, alle ore 11.11, loretta
mussi ha scritto:
Non credo che giovi, in
queste situazioni, usare i toni forti e
sarcastici.
Quello che ci interessa è rompere la
informazione distorta sulla Siria (come sul
resto dei movimenti in corso), affinchè più
persone e piu pezzi dei
movimenti/organizzazioni a sinistra si
sollevino per tentare di impedire che vada ad
effetto il tentativo di destabilizzazione in
corso che mira non tanto a destituire il
regime ma ad indebolire il paese, non importa
a quale prezzo per la popolazione; e questo
non certo per la democrazia ma per renderlo
conforme ai disegni strategici che, anche
attraverso la "normalizzazione siriana",
vengono portati avanti nella regione.
Credo che l'Occidente, per le ragioni che
conoscete (fallimenti passati, Russia e Cina,
interessi di Israele), non miri ad attaccare
la Siria con una sua guerra (almeno non ora),
ma piuttosto ad indebolirla e portarla allo
stremo con un conflitto strisciante ma
sanguinoso interno, che alla lunga, forte
anche dello schieramento sunnita ed antisciita
nella regione, porti ad scardinare il fronte
sciita che per ora tiene. Comunque tutto è
possibile.
Noi, penso, dobbiamo cercare i modi per
svelare di più questo disegno e batterci
contro di esso, supportando le forze che
vogliono realmente un cambiamento (Ossama al
Tawil diceva che il regime va smontato pezzo
per pezzo) per evitare che restino schiacciate
tra regime ed opposizione sostenuta dai regimi
del Golfo, ed impedire il gioco al massacro,
su cui spingono il cosiddetto esercito libero
e le forse interne ed esterne che lo
sostengono.
In questo senso andrebbero sostenute le
proposte che Padre Paolo Dall'Oglio faceva
nella sua lettera a Kofi Annan.
Grazie
Loretta
Il giorno 05 giugno
2012 06:46, Alberto Cacopardo <alberto.cacopardo at alice.it>
ha scritto:
Cari amici,
vi inoltro qui sotto la risposta di
Enrico De Angelis, Lorenzo Trombetta e
altri alle mie osservazioni sull'appello
Siria degli arabisti pubblicate sul mio
blog e comunicate a questa lista il 2
giugno. In questa risposta emerge
qualche elemento nuovo.
Prego tutti di prestare attenzione a
questo dibattito, perché l'appello è
importante per la sua provenienza, può
avere conseguenze molto negative e sono
convinto che parecchi dei firmatari, che
comprendono arabisti di tutto rispetto,
non abbiano ben riflettuto sul suo
contenuto e le sue implicazioni, ammesso
che tutti lo abbiano letto.
Vi ricordo che fra i firmatari c'è anche
Padre Paolo Dall'Oglio di Mar Musa, la
cui adesione, considerato quanto ha
detto e fatto finora, mi riesce
piuttosto inspiegabile.
Mi sono permesso di inserire sul mio
blog le risposte punto per punto che
Lorenzo Galbiati ha inviato ieri sera a
questa lista (che sono spesso migliori
delle mie), aggiungendo due osservazioni
inviate da Marinella Correggia il 2
giugno.
Adesso intendo pubblicare un altro post
con la risposta qui sotto riportata e le
mie controdeduzioni. E' mio proposito
far emergere le contraddizioni nella
loro posizione ed ottenere risposte
precise ad alcune domande molto precise,
alcune delle quali già poste da Lorenzo.
INVITO tutti quelli che possono a
contribuire a questo dibattito, inviando
a questa lista osservazioni e domande,
anche brevi, sui singoli punti, sia di
questa risposta qui sotto, sia
dell'appello originario. Provvederò a
pubblicarle tutte sul mio blog.
Così facendo, spero che potremo ottenere
infine dei chiarimenti da alcuni dei
firmatari più rispettabili, come Paolo
Dall'Oglio, Samuela Pagani e parecchi
altri.
Alberto Cacopardo
NB. Questo messaggio è inviato per
conoscenza a Enrico De Angelis e al
prof. Stefano Pellò, islamista
dell'Università Ca' Foscari di Venezia.
-------- Messaggio originale --------
Gentile Alberto Cacopardo,
le inviamo la risposta alle sue
osservazioni sull'appello "Siria.
Basta con il sostegno alla
repressione"
La ringraziamo per le sue
osservazioni.
"Caro Alberto Cacopardo,
come promotori
dell'appello "Siria - Basta con il
sostegno alla repressione",
intendiamo rispondere, brevemente,
a quanto da lei scritto in
rapporto all'appello stesso.
Purtroppo non possiamo rispondere
punto per punto, non ne abbiamo il
tempo.
Dunque solo alcune
generali considerazioni e qualche
precisazione.
Primo, il promotore
non è Amedeo Ricucci, da dove ha
preso questa informazione? Amedeo
Ricucci è solo uno dei tanti
firmatari, l'abbiamo contattato
noi dopo aver scritto l'appello.
Secondo, non ci piace
il fatto che lei all'inizio ci
definisca persone "ben
intenzionate e che si ritengono
ben informate dei fatti". Noi non
ci riteniamo persone ben informate
dei fatti. Lo siamo. Nella misura
in cui qualcuno che si occupa da
anni di un oggetto di ricerca, ha
accesso a tutte le fonti di
informazioni possibili, segue da
vicino lo svolgimento delle
vicende, deve essere ritenuto, non
si ritiene, ben informato dei
fatti. Non pensiamo che quando si
va da un medico specialista che dà
una certa diagnosi su una
questione di cui esperto si dica
"si ritiene ben informato". Lo è,
anche se poi può sbagliare
nonostante questo certi aspetti
della diagnosi. Ma noi rifiutiamo
categoricamente questo relativismo
secondo il quale ogni opinione sia
da mettere sullo stesso piano e
che non sia possibile ricostruire
la realtà dei fatti. Prova ne è
che la stragrande maggioranza di
coloro che hanno reali contatti
con il mondo arabo e gli eventi in
corso la pensa in linea di massima
come noi. C'è una vera frattura a
sinistra tra i "ben informati" e i
"mal informati" e questo è
purtroppo evidente. E infatti
quando lei parla degli armamenti
ai rivoltosi o della questione del
conto delle vittime le diciamo: è
semplicemente scarsamente
informato. Entrambi questi
elementi possono essere
ricostruiti, l'abbiamo detto
nell'appello e non abbiamo certo
il tempo di portare singole prove
a chiunque.
Terzo, alcune delle
sue critiche sono anche legittime
(altre appunto meno e fondate a
nostro avviso su una scarsa
conoscenza dei fatti), ma il
problema è sempre lo stesso:
nonostante la complessità delle
vicende siriane, l'elemento
cruciale sta nel dare solidarietà
a chi in Siria conduce sul terreno
questa rivolta, per lo più ancora
in modo pacifico. Condannare il
regime è il punto iniziale di
qualunque discussione, poi si
possono discutere i dettagli e
come risolvere la questione. È
questo il punto di partenza per
cercare di influenzare in modo
positivo gli eventi in corso,
rafforzando le componenti più
autentiche e popolari della
rivolta e isolando altre tendenze
come quelle interventiste o legate
agli interessi del Golfo e così
via. Ma ancora una volta lei usa
alcune argomentazioni, ripetiamo
alcune delle quali si possono
discutere, per evitare di dare
chiaramente questa solidarietà, e
questo ci sembra quell'errore
imperdonabile di molti che si
ritengono "pacifisti" e
"anti-imperialisti" (non tutti per
fortuna). Non dare solidarietà
alla rivolta significa lavarsene
le mani e, in ultima analisi,
appoggiare il regime e la sua
repressione.
Quarto, lei ci dice
che non si capisce bene perché a
questo punto siamo contro
l'intervento militare. Siamo
contro l'intervento militare
perché siamo convinti che
peggiorerebbe le cose.
Semplicemente. Così come siamo
contro la militarizzazione della
rivolta anche se, lo ripetiamo,
tale militarizzazione è una
conseguenza, non la causa, della
risposta violenta da parte del
regime fin dal principio. Ma come
detto, questo è un falso punto di
discussione e tutte le prove ci
dicono questo. A parte sanzioni e
velate minacce, niente di più. Ma
certo se dovesse divenire una
guerra civile in piena regola, è
chiaro che anche l'intervento
armato potrebbe divenire una
realtà. Ma molti (non sappiamo se
anche lei) questo elemento l’hanno
sbandierato fin dal primo giorno
della rivolta, quindi ci sembra
solo un po' ipocrita e strumentale
come argomento.
Quinto, sappiamo che
esiste un gruppo "amici della
Siria". Ma lei dovrebbe sapere che
si è formato tardissimo e che,
soprattutto, finora non ha
prodotto nessun risultato
tangibile. Noi siamo con coloro
che la rivoluzione la stanno
facendo sul campo, molti di loro
li conosciamo personalmente.
Ancora una volta, usare queste
argomentazioni per abbandonare a
se stesse tutte le altre
componenti della rivolta è secondo
noi imperdonabile e completamente
fuorviante.
La ringraziamo per
l'attenzione e per le critiche
Distinti Saluti
Estella Carpi, PhD
student, University of Sidney.
Elena Chiti, arabista
e traduttrice
Enrico De Angelis,
PhD sulla comunicazione politica
in Siria e ricercatore presso il
Cedej, Cairo.
Jolanda Guardi,
Universitat Rovira i Virgili,
Terragona, Spagna.
Caterina Pinto,
arabista e traduttrice
Lorenzo Trombetta,
PhD sulla struttura del potere
nella Siria degli al-Asad),
studioso di Siria contemporanea."
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