Fwd: Risposta al commento su Appello Siria
- Subject: Fwd: Risposta al commento su Appello Siria
- From: Alberto Cacopardo <alberto.cacopardo at alice.it>
- Date: Tue, 05 Jun 2012 06:46:22 +0200
Cari amici, vi inoltro qui sotto la risposta di Enrico De Angelis, Lorenzo Trombetta e altri alle mie osservazioni sull'appello Siria degli arabisti pubblicate sul mio blog e comunicate a questa lista il 2 giugno. In questa risposta emerge qualche elemento nuovo. Prego tutti di prestare attenzione a questo dibattito, perché l'appello è importante per la sua provenienza, può avere conseguenze molto negative e sono convinto che parecchi dei firmatari, che comprendono arabisti di tutto rispetto, non abbiano ben riflettuto sul suo contenuto e le sue implicazioni, ammesso che tutti lo abbiano letto. Vi ricordo che fra i firmatari c'è anche Padre Paolo Dall'Oglio di Mar Musa, la cui adesione, considerato quanto ha detto e fatto finora, mi riesce piuttosto inspiegabile. Mi sono permesso di inserire sul mio blog le risposte punto per punto che Lorenzo Galbiati ha inviato ieri sera a questa lista (che sono spesso migliori delle mie), aggiungendo due osservazioni inviate da Marinella Correggia il 2 giugno. Adesso intendo pubblicare un altro post con la risposta qui sotto riportata e le mie controdeduzioni. E' mio proposito far emergere le contraddizioni nella loro posizione ed ottenere risposte precise ad alcune domande molto precise, alcune delle quali già poste da Lorenzo. INVITO tutti quelli che possono a contribuire a questo dibattito, inviando a questa lista osservazioni e domande, anche brevi, sui singoli punti, sia di questa risposta qui sotto, sia dell'appello originario. Provvederò a pubblicarle tutte sul mio blog. Così facendo, spero che potremo ottenere infine dei chiarimenti da alcuni dei firmatari più rispettabili, come Paolo Dall'Oglio, Samuela Pagani e parecchi altri. Alberto Cacopardo NB. Questo messaggio è inviato per conoscenza a Enrico De Angelis e al prof. Stefano Pellò, islamista dell'Università Ca' Foscari di Venezia. -------- Messaggio originale --------
Gentile Alberto Cacopardo, le inviamo la risposta alle sue osservazioni sull'appello
"Siria. Basta con il sostegno alla repressione"
La ringraziamo per le sue osservazioni.
"Caro Alberto
Cacopardo,
come promotori
dell'appello "Siria - Basta con il sostegno alla repressione",
intendiamo rispondere, brevemente, a quanto da lei scritto in
rapporto
all'appello stesso. Purtroppo non possiamo rispondere punto
per punto, non ne
abbiamo il tempo. Dunque solo alcune
generali considerazioni e qualche precisazione. Primo, il
promotore non è Amedeo Ricucci, da dove ha preso questa
informazione? Amedeo
Ricucci è solo uno dei tanti firmatari, l'abbiamo contattato
noi dopo aver
scritto l'appello. Secondo, non ci
piace il fatto che lei all'inizio ci definisca persone "ben
intenzionate e
che si ritengono ben informate dei fatti". Noi non ci
riteniamo persone
ben informate dei fatti. Lo siamo. Nella misura in cui
qualcuno che si occupa
da anni di un oggetto di ricerca, ha accesso a tutte le fonti
di informazioni
possibili, segue da vicino lo svolgimento delle vicende, deve
essere ritenuto,
non si ritiene, ben informato dei fatti. Non pensiamo che
quando si va da un
medico specialista che dà una certa diagnosi su una questione
di cui esperto si
dica "si ritiene ben informato". Lo è, anche se poi può
sbagliare
nonostante questo certi aspetti della diagnosi. Ma noi
rifiutiamo categoricamente
questo relativismo secondo il quale ogni opinione sia da
mettere sullo stesso
piano e che non sia possibile ricostruire la realtà dei fatti.
Prova ne è che
la stragrande maggioranza di coloro che hanno reali contatti
con il mondo arabo
e gli eventi in corso la pensa in linea di massima come noi.
C'è una vera
frattura a sinistra tra i "ben informati" e i "mal
informati" e questo è purtroppo evidente. E infatti quando lei
parla degli
armamenti ai rivoltosi o della questione del conto delle
vittime le diciamo: è
semplicemente scarsamente informato. Entrambi questi elementi
possono essere
ricostruiti, l'abbiamo detto nell'appello e non abbiamo certo
il tempo di
portare singole prove a chiunque. Terzo, alcune
delle sue critiche sono anche legittime (altre appunto meno e
fondate a nostro
avviso su una scarsa conoscenza dei fatti), ma il problema è
sempre lo stesso:
nonostante la complessità delle vicende siriane, l'elemento
cruciale sta nel
dare solidarietà a chi in Siria conduce sul terreno questa
rivolta, per lo più ancora
in modo pacifico. Condannare il regime è il punto iniziale di
qualunque
discussione, poi si possono discutere i dettagli e come
risolvere la questione.
È questo il punto di partenza per cercare di influenzare in
modo positivo gli
eventi in corso, rafforzando le componenti più autentiche e
popolari della
rivolta e isolando altre tendenze come quelle interventiste o
legate agli
interessi del Golfo e così via. Ma ancora una volta lei usa
alcune
argomentazioni, ripetiamo alcune delle quali si possono
discutere, per evitare
di dare chiaramente questa solidarietà, e questo ci sembra
quell'errore
imperdonabile di molti che si ritengono "pacifisti" e
"anti-imperialisti" (non tutti per fortuna). Non dare
solidarietà
alla rivolta significa lavarsene le mani e, in ultima analisi,
appoggiare il
regime e la sua repressione. Quarto, lei ci
dice che non si capisce bene perché a questo punto siamo
contro l'intervento
militare. Siamo contro l'intervento militare perché siamo
convinti che
peggiorerebbe le cose. Semplicemente. Così come siamo contro
la
militarizzazione della rivolta anche se, lo ripetiamo, tale
militarizzazione è
una conseguenza, non la causa, della risposta violenta da
parte del regime fin
dal principio. Ma come detto, questo è un falso punto di
discussione e tutte le
prove ci dicono questo. A parte sanzioni e velate minacce,
niente di più. Ma
certo se dovesse divenire una guerra civile in piena regola, è
chiaro che anche
l'intervento armato potrebbe divenire una realtà. Ma molti
(non sappiamo se
anche lei) questo elemento l’hanno sbandierato fin dal primo
giorno della
rivolta, quindi ci sembra solo un po' ipocrita e strumentale
come
argomento. Quinto, sappiamo
che esiste un gruppo "amici della Siria". Ma lei dovrebbe
sapere che
si è formato tardissimo e che, soprattutto, finora non ha
prodotto nessun
risultato tangibile. Noi siamo con coloro che la rivoluzione
la stanno facendo
sul campo, molti di loro li conosciamo personalmente. Ancora
una volta, usare
queste argomentazioni per abbandonare a se stesse tutte le
altre componenti
della rivolta è secondo noi imperdonabile e completamente
fuorviante. La
ringraziamo per l'attenzione e per le critiche Distinti Saluti Estella Carpi, PhD
student, University of Sidney. Elena Chiti,
arabista e traduttrice Enrico De Angelis,
PhD sulla comunicazione politica in Siria e ricercatore presso
il Cedej, Cairo.
Jolanda Guardi,
Universitat Rovira i Virgili, Terragona, Spagna. Caterina Pinto,
arabista e traduttrice Lorenzo Trombetta,
PhD sulla struttura del potere nella Siria degli al-Asad),
studioso di Siria
contemporanea." |
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