Fwd: Risposta al commento su Appello Siria



Cari amici,
vi inoltro qui sotto la risposta di Enrico De Angelis, Lorenzo Trombetta e altri alle mie osservazioni sull'appello Siria degli arabisti pubblicate sul mio blog e comunicate a questa lista il 2 giugno. In questa risposta emerge qualche elemento nuovo.

Prego tutti di prestare attenzione a questo dibattito, perché l'appello è importante per la sua provenienza, può avere conseguenze molto negative e sono convinto che parecchi dei firmatari, che comprendono arabisti di tutto rispetto, non abbiano ben riflettuto sul suo contenuto e le sue implicazioni, ammesso che tutti lo abbiano letto.
Vi ricordo che fra i firmatari c'è anche Padre Paolo Dall'Oglio di Mar Musa, la cui adesione, considerato quanto ha detto e fatto finora, mi riesce piuttosto inspiegabile.

Mi sono permesso di inserire sul mio blog le risposte punto per punto che Lorenzo Galbiati ha inviato ieri sera a questa lista (che sono spesso migliori delle mie), aggiungendo due osservazioni inviate da Marinella Correggia il 2 giugno.

Adesso intendo pubblicare un altro post con la risposta qui sotto riportata e le mie controdeduzioni. E' mio proposito far emergere le contraddizioni nella loro posizione ed ottenere risposte precise ad alcune domande molto precise, alcune delle quali già poste da Lorenzo.

INVITO tutti quelli che possono a contribuire a questo dibattito, inviando a questa lista osservazioni e domande, anche brevi, sui singoli punti, sia di questa risposta qui sotto, sia dell'appello originario. Provvederò a pubblicarle tutte sul mio blog.

Così facendo, spero che potremo ottenere infine dei chiarimenti da alcuni dei firmatari più rispettabili, come Paolo Dall'Oglio, Samuela Pagani e parecchi altri.

Alberto Cacopardo

NB. Questo messaggio è inviato per conoscenza a Enrico De Angelis e al prof. Stefano Pellò, islamista dell'Università Ca' Foscari di Venezia.


-------- Messaggio originale --------
Oggetto: Risposta al commento su Appello Siria
Data: Sun, 3 Jun 2012 16:31:35 +0200
Mittente: Enrico De Angelis <edeangelis at gmail.com>
A: alberto.cacopardo at alice.it


Gentile Alberto Cacopardo,

le inviamo la risposta alle sue osservazioni sull'appello "Siria. Basta con il sostegno alla repressione"

La ringraziamo per le sue osservazioni. 




"Caro Alberto Cacopardo,

 

come promotori dell'appello "Siria - Basta con il sostegno alla repressione", intendiamo rispondere, brevemente, a quanto da lei scritto in rapporto all'appello stesso. Purtroppo non possiamo rispondere punto per punto, non ne abbiamo il tempo.

 

Dunque solo alcune generali considerazioni e qualche precisazione.

Primo, il promotore non è Amedeo Ricucci, da dove ha preso questa informazione? Amedeo Ricucci è solo uno dei tanti firmatari, l'abbiamo contattato noi dopo aver scritto l'appello.

Secondo, non ci piace il fatto che lei all'inizio ci definisca persone "ben intenzionate e che si ritengono ben informate dei fatti". Noi non ci riteniamo persone ben informate dei fatti. Lo siamo. Nella misura in cui qualcuno che si occupa da anni di un oggetto di ricerca, ha accesso a tutte le fonti di informazioni possibili, segue da vicino lo svolgimento delle vicende, deve essere ritenuto, non si ritiene, ben informato dei fatti. Non pensiamo che quando si va da un medico specialista che dà una certa diagnosi su una questione di cui esperto si dica "si ritiene ben informato". Lo è, anche se poi può sbagliare nonostante questo certi aspetti della diagnosi. Ma noi rifiutiamo categoricamente questo relativismo secondo il quale ogni opinione sia da mettere sullo stesso piano e che non sia possibile ricostruire la realtà dei fatti. Prova ne è che la stragrande maggioranza di coloro che hanno reali contatti con il mondo arabo e gli eventi in corso la pensa in linea di massima come noi. C'è una vera frattura a sinistra tra i "ben informati" e i "mal informati" e questo è purtroppo evidente. E infatti quando lei parla degli armamenti ai rivoltosi o della questione del conto delle vittime le diciamo: è semplicemente scarsamente informato. Entrambi questi elementi possono essere ricostruiti, l'abbiamo detto nell'appello e non abbiamo certo il tempo di portare singole prove a chiunque. 

Terzo, alcune delle sue critiche sono anche legittime (altre appunto meno e fondate a nostro avviso su una scarsa conoscenza dei fatti), ma il problema è sempre lo stesso: nonostante la complessità delle vicende siriane, l'elemento cruciale sta nel dare solidarietà a chi in Siria conduce sul terreno questa rivolta, per lo più ancora in modo pacifico. Condannare il regime è il punto iniziale di qualunque discussione, poi si possono discutere i dettagli e come risolvere la questione. È questo il punto di partenza per cercare di influenzare in modo positivo gli eventi in corso, rafforzando le componenti più autentiche e popolari della rivolta e isolando altre tendenze come quelle interventiste o legate agli interessi del Golfo e così via. Ma ancora una volta lei usa alcune argomentazioni, ripetiamo alcune delle quali si possono discutere, per evitare di dare chiaramente questa solidarietà, e questo ci sembra quell'errore imperdonabile di molti che si ritengono "pacifisti" e "anti-imperialisti" (non tutti per fortuna). Non dare solidarietà alla rivolta significa lavarsene le mani e, in ultima analisi, appoggiare il regime e la sua repressione. 

Quarto, lei ci dice che non si capisce bene perché a questo punto siamo contro l'intervento militare. Siamo contro l'intervento militare perché siamo convinti che peggiorerebbe le cose. Semplicemente. Così come siamo contro la militarizzazione della rivolta anche se, lo ripetiamo, tale militarizzazione è una conseguenza, non la causa, della risposta violenta da parte del regime fin dal principio. Ma come detto, questo è un falso punto di discussione e tutte le prove ci dicono questo. A parte sanzioni e velate minacce, niente di più. Ma certo se dovesse divenire una guerra civile in piena regola, è chiaro che anche l'intervento armato potrebbe divenire una realtà. Ma molti (non sappiamo se anche lei) questo elemento l’hanno sbandierato fin dal primo giorno della rivolta, quindi ci sembra solo un po' ipocrita e strumentale come argomento. 

Quinto, sappiamo che esiste un gruppo "amici della Siria". Ma lei dovrebbe sapere che si è formato tardissimo e che, soprattutto, finora non ha prodotto nessun risultato tangibile. Noi siamo con coloro che la rivoluzione la stanno facendo sul campo, molti di loro li conosciamo personalmente. Ancora una volta, usare queste argomentazioni per abbandonare a se stesse tutte le altre componenti della rivolta è secondo noi imperdonabile e completamente fuorviante.

 

La ringraziamo per l'attenzione e per le critiche

Distinti Saluti

Estella Carpi, PhD student, University of Sidney.

Elena Chiti, arabista e traduttrice

Enrico De Angelis, PhD sulla comunicazione politica in Siria e ricercatore presso il Cedej, Cairo.

Jolanda Guardi, Universitat Rovira i Virgili, Terragona, Spagna.

Caterina Pinto, arabista e traduttrice

Lorenzo Trombetta, PhD sulla struttura del potere nella Siria degli al-Asad), studioso di Siria contemporanea."