a chi ha risposto sul razzismo
- Subject: a chi ha risposto sul razzismo
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Sun, 3 Jan 2010 20:35:07 +0100
A chi ha risposto alla mia nota sul razzismo “Come in Germania anni ‘30” Mando questa
risposta unitaria e sintetica a quanti mi hanno scritto in risposta alla mia
nota circolata (per lo più) col titolo “Come in Germania anni ‘30”. Ho raccolto
gli indirizzi in due gruppi Antirazzismo 1 e 2. Per riservatezza li lascio
nascosti. Non sono in grado per ragioni di tempo e per i molti impegni di fare
da segretario e portalettere tra tutti. Se i moderatori accettano, chiedo di
indirizzare eventuali proseguimenti sulle liste belle e impegnate che trovate in
evidenza, a cui io sono iscritto. Chi non è iscritto potrà chiedere di
iscriversi, e resterà libero di ritirarsi quando
vorrà. * Il mattino
di domenica 27 dicembre 2009, scrivevo una nota “indignata” e sofferta dopo aver
visto la sera precedente il film francese Welcome, su intolleranza e
razzismo verso gli immigrati. Quel film non dice una novità, e proprio perciò
rialza l’impegno antirazzista. Era una nota emozionata, ma non per questo meno
fondata: «L’emozione non è il pensiero, ma è la madre del pensiero» (Ignacio
Matte-Blanco) Nello stesso
giorno ricevevo 22 risposte
significative, e altre nei giorni successivi, fino (salvo errori) a 46.
Ne ho fatta una sintesi
(salvo di quelle riservate), per procedere nell’impegno. I nomi sono puntati.
Chi vuole quella sintesi (9 pagine) me la chieda. Ho ricevuto dal prof. Valerio Onida (già presidente della Corte Costituzionale) una grande relazione sui diritti costituzionali dello straniero. Sono da lui autorizzato a inviarla a chi me la chiede, o nella forma integrale, o in una sintesi fatta da me. Da un’avvocato valorosamente impegnata nella difesa degli immigrati ho ricevuto una sintesi del “pacchetto sicurezza”, che posso pure fornire su richiesta. * Il clima razzista sordo,
diffuso, grave, fomentato e utilizzato a fini di potere, non è solo
un’ingiustizia, ma va a sgretolare le istituzioni e valori irrinunciabili della
civiltà giuridica e umana. L’aggressione programmata dell’attuale maggioranza
alla Costituzione, contro la democrazia parlamentare e partecipata, a favore del
“principato” monarchico e pre-moderno, e del privilegio nazionalistico, è una
barbarie. La politica contraria al principio civile della “legge uguale per
tutti”, a favore di una immunità personale di berlusconi dal controllo
giudiziario, è una barbarie. * Quella mia nota, per come mi
esprimevo, è sembrata ad alcuni un invito a colpevolizzarsi, e ad altri un
appello all’azione. So bene che riconoscersi
colpevoli paralizza se non diventa un moto di coscienza ad agire più
giustamente. Quanto all’azione, io non sono
un uomo pratico, e non so organizzare alcunché. Il mio lavoro è soltanto per la
circolazione delle idee che mi sembrano giuste e che possono promuovere
comportamenti e politiche giuste. Scrivevo quelle parole gravi invitando il
lettore a coordinare con altri sentimenti, idee, pratiche civili. Chi è capace
di raccogliere e organizzare iniziative, sempre democratiche e nonviolente, sia
personali che collettive, localmente o più ampiamente, farà bene a farlo.
L'importante è che ognuno crei sensibilità, in sé e attorno a sé. Dalla
sensibilità nascono opere concrete. Non si tratta per nessuno di fare gli
“eroi”, ma ognuno può aiutare l’azione giusta di tanti. Occorre anche il
coraggio di disturbarsi. Credo che ci siano tante energie, buone volontà -
dalla cultura della giustizia al volontariato che assiste sul territorio i
bisogni primari – che hanno solo bisogno di rafforzarsi nella consapevolezza,
nell’appoggio reciproco e nella collaborazione. L’Italia ne ha bisogno, affinché
un afflusso di civiltà umana e solidale arrivi alla politica degenerata o
fiacca. * Con l’aiuto di un amico, abbozzo un censimento. Un ampio gruppo delle vostre risposte fa perno sul concetto di “sensibilizzare: fare ciascuno la propria parte - diffondere riflessioni antirazziste - impegnarsi” (senza altre specificazioni). Altre risposte invitano a dichiarazioni pubbliche, ad esporsi con azioni personali, a far percepire pubblicamente che c’è una parte cospicua di cittadini che non accetta. Altre ancora invitano e si impegnano personalmente a “nutrire quei pochi” che ciascuno può sostenere: cioè ad attivarsi nel concreto raggiungibile, anche se piccolo, assistendo le vittime della discriminazione. Alcuni invitano a rafforzare le reti di collegamento, con formule varie. Alcuni prospettano un impegno in un contesto politico, o comunque strutturato. Altre risposte formulano osservazioni sparse (spesso la risposta è plurima). Una grande difficoltà segnalata è come comunicare e modificare i pregiudizi della parte più sprovveduta e impaurita della popolazione, soggetta alla cattiva informazione, dominata dalla strategia della paura. Infatti, c’è una spaccatura nel dialogo del paese, inflitta dai mezzi mediatici di berlusconi, facili, falsificatori, distraesti, corruttori della libertà di sapere. Perciò, diversi, pur impegnati ciascuno con le proprie capacità, soffrono un senso di impotenza e frustrazione. * Non traggo alcuna conclusione. Vedo che il problema è grande e grave. Chiedo che quanti lo sentiamo comunichiamo tra noi per guarire la coscienza e la politica italiana da un virus malefico: la discriminazione tra esseri umani. Le soluzioni giuste sono difficili, ma, senza lo spirito giusto, diventano impossibili. Cercare lo spirito giusto e unirci in esso è la cosa più urgente e la prima concretezza. Enrico Peyretti |
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