chiara saraceno sull'insulto di B. a Rosy Bindi



C'è poco da fare calcoli sulla convenienza politica di non fare dell'antiberlusconismo. Quel mezzo uomo (leggo che definito Rosy Bindi più bella che intelligente) - spregiatore delle donne, e dunque di tutti quanti non sono lui, e hanno senso umano - è spregevole, e va dichiarato tale, da chi almeno cerca di stare nella sufficiente dignità umana. Gli va tolto il rispetto, gli va riservata la pietà che si ha anche per i peggiori, nella speranza che chi ha perdonato quelli "che non sanno ciò che fanno", cioè sono monchi nella coscienza, un giorno, almeno l'ultimo giorno, risvegli anche lui dal buio egotico in cui è sepolto, emanando un marcio che corrompe molti. E che prima risvegli i troppi italiani intossicati dalla tempesta di questa "inciviltà della pubblicità commerciale", festival imperante del falso, di cui quel tale è profittatore politico ed emblema nefasto.
Sinceramente, Enrico Peyretti
 
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CHIARA SARACENO: LA FOLOSOFIA DELL'UTILIZZATORE
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 9 ottobre 2009 col titolo "La filosofia
dell'utilizzatore"]

Il premier che "adora le donne", come ha graziosamente risposto al
giornalista spagnolo che lo interrogava sulle sue frequentazioni, perde non
solo le staffe, ma ogni senso della buona educazione e del limite appena una
donna, una sua collega parlamentare e vicepresidente della Camera, si
permette di criticarlo.
Nella cultura da caserma in cui sembra trovarsi a suo agio quando tratta di
donne e con le donne, non gli basta insultarla genericamente come comunista
mangiabambini, come fa di consueto con gli oppositori del suo stesso sesso.
Non puo' trattenersi dall'appoggiare il suo disprezzo ad un giudizio
estetico. Confermando che per lui - peraltro brutto, tinto e rifatto, oltre
che piuttosto anziano - le donne si dividono in due categorie: quelle (per
lui) guardabili e potenzialmente utilizzabili (se non gia' utilizzate), la
cui intelligenza e' eventualmente un optional e comunque non deve velarne il
giudizio obbligatoriamente positivo nei suoi confronti, e tutte le altre. Le
non convenzionalmente belle e le anziane sono accettabili solo se adoranti.
Altrimenti cadono sotto la mannaia del giudizio di non esistenza.
Il leghista Castelli ha offerto un'altra variante della stessa cultura da
caserma, scegliendo un altro topos classico, quello della zitella. Come se,
tra l'altro, una donna senza un uomo fosse automaticamente una donna non
voluta, non desiderata e non una che ha scelto di non avere un compagno
(saggiamente, verrebbe da dire, se questi fossero gli unici tipi di maschi
disponibili sul mercato). Per i leghisti, apparentemente, le donne non
devono coprirsi il volto e il capo per motivi religiosi, ma vale sempre
l'esortazione del Veneto profondo, secondo cui la donna "Che la tosa la
tasa, che la piasa, che la staga a casa" - un atteggiamento non molto
distante da quello degli uomini tradizionalisti mussulmani da cui gli
orgogliosi leghisti nordici si sentono tanto diversi.
Con prontezza, Rosy Bindi ha reagito all'insulto osservando che ovviamente
lei non appartiene alla categoria delle disponibili e utilizzabili. Ma e'
stata la sola a reagire alla maleducazione di Berlusconi e Castelli.
Nonostante qualche faccia imbarazzata, nessuno dei maschi presenti, incluso
il conduttore, ha ritenuto doveroso prendere le distanze da questo tipo di
linguaggio e comportamento gravemente sessista, che rende difficile
partecipare alla comunicazione pubblica le poche donne cui, raramente, si
concede la parola (Bindi era la sola donna l'altra sera a "Porta a porta",
in un folto parterre di uomini). Nessuno dei molti brutti, sfatti e rifatti
uomini piu' o meno anziani che popolano la politica italiana deve temere di
essere insultato e delegittimato per questo dai propri interlocutori, per
quanto aggressivi. Il silenzio - complice, imbarazzato o codardo - degli
uomini sia alleati a Berlusconi che all'opposizione, sia in politica che nei
media e' una questione politicamente seria che andrebbe affrontata, perche'
segnala quanto siano profonde le radici culturali del sessismo nel nostro
paese. Non dimentichiamo che in Spagna Zapatero e' stato attaccato dalla
stampa per aver assistito in silenzio allo show in cui Berlusconi ha
spiegato come intende le norme di ospitalita' quando si trova di fronte una
bella donna potenzialmente disponibile.
Ma c'e' anche un altro silenzio che disturba: quello delle donne dei partiti
di governo, a cominciare dalle ministre. Le loro voci si sono levate solo
quando il capo le ha chiamate all'appello perche' lo difendessero allorche'
scoppiarono gli scandali a catena: dalle candidature promesse alle veline a
Noemi ai festini di Villa Certosa. Mai nessuna presa di distanza dalla
immagine di donna - e di loro come politiche e come ministre - che emerge
dalle appassionate autodifese del loro capo. Particolarmente silente e' la
ministra delle Pari opportunita', che pure dovrebbe parlare per dovere
istituzionale. Qualsiasi siano i motivi per cui e' finita li', cerchi di
ricordarsi per favore che le pari opportunita' non sono un concorso di
bellezza. E che non si puo' lasciare a dei vecchi mandrilli, per quanto
ricchi e potenti, il potere di parola e di giudizio su cio' che sono, sanno
e possono fare e dire le donne, a prescindere dall'eta' e dai canoni
estetici. Lasciare insultare una collega, anche dell'opposizione, con
argomenti che nulla hanno a che fare con la politica, ma solo con il
sessismo, e' un errore grave, di cui paghiamo il prezzo tutte.