Re: [pace] 30 giorni x 30 articoli: articolo 2



Enrico Peyretti wrote:
Per favore, vorrei ricevere la mail col commento all'art. 1, che non ho ricevuto.
E poi tutti successivi articoli.
Grazie dell'iniziativa, che è ottima!
Enrico Peyretti, Torino
 


Caro Enrico,

a seguire trovi il primo comunicato (ero stato temporaneamente cancellato della lista, poi ho provato a rimandarlo ma non arrivava mai)
riguardo il parere di Papisca sul preambolo (di cui si parlava all'art.2) essendo arrivato in allegato non l'ho girato, inserisco a seguire anche quello.
Devo segnalarti che questa e' un'iniziativa della Tavola della Pace (quindi non direttamente nostra), ma, anche noi pensiamo sia lodevole e per questo motivo ci siamo impegnati a far rimbalzare le mail sulle altre liste, invito anche voi a fare lo stesso.
Grazie e buon lavoro

Ettore Acocella
Associazione per la Pace - ufficio nazionale
via A. Cruto, 43 00146 Roma
assopace.nazionale at assopace.org
www.assopace.org




Da oggi al 10 dicembre: leggiamo insieme ogni giorno un articolo
della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

30 giorni x 30 articoli.
Appello della Tavola della pace ai direttori dei TG della RAI: bastano pochi secondi al giorno nei TG



Tra 30 giorni, il 10 dicembre 2008, in tutto il mondo verrà celebrato il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Un documento di straordinaria importanza che in 30 articoli parla di ciascuno di noi, della dignità e del valore di ogni persona e definisce con parole chiare e semplici i nostri fondamentali diritti. Sono diritti civili e politici ma anche diritti economici, sociali e culturali. Sono diritti individuali, universali e indivisibili.

Poche parole. Solo 30 articoli.

Eppure, ancora oggi, pochissimi italiani li conoscono.
Eppure, dietro a ciascuno di questi articoli ci sono stati tanti giovani che hanno lottato e spesso pagato con la vita l'impegno contro la guerra, la dittatura e l'oppressione, per la libertà e la giustizia.
Eppure quei diritti continuano ad essere violati in tante parti del mondo e anche nel nostro paese.

Ecco perché, a partire da oggi, lunedì 10 novembre 2008, invitiamo tutti a leggere un articolo al giorno. Chiunque tu sia, ovunque tu sia, bastano pochi secondi al giorno per imparare, ogni giorno, uno dei nostri fondamentali diritti e, insieme, delle nostre responsabilità. Non lasciare dunque che restino sulla carta. Conoscili. Comprendili. Meditali. Imparali. E impegnati a promuoverli e a difenderli: per te, per noi e per tutti gli esseri umani. Non lasciare che la violenza e l'indifferenza abbiano il soprav¬vento. Hanno già fatto troppo male a molti.

Ai direttori dei TG della RAI servizio pubblico, chiediamo di dedicare da oggi al prossimo 10 dicembre, pochi secondi dei TG alla semplice lettura giornaliera di uno degli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Un servizio ai cittadini. Un modo semplice per adempiere ai doveri istituzionali del servizio pubblico e di aiutare il nostro paese a riscoprire le basi della convivenza.

Questo invito vale, naturalmente, anche per tutti i responsabili del mondo della comunicazione e dell'informazione, per tutti i protagonisti e responsabili del mondo della scuola e di tutte le altre agenzie educative.

Tutte le attività promosse in vista del 10 dicembre sono pubblicate sul sito: www.perlapace.it.

Leggiamo, dunque, insieme il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza."


Che sia una buona giornata. Per tutti.

Flavio Lotti
Coordinatore nazionale della Tavola della pace

Perugia, 10 novembre 2008

Ufficio Stampa Tavola della pace
Floriana Lenti 338/4770151
tel. +39 075 5734830 - Fax +39 075 5721234
email: stampa@perlapace.it - sito: www.perlapace.it






Introduzione alla
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani


Sul Preambolo e l’Articolo 1


La Dichiarazione universale dei diritti umani, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite riunita a Parigi, al Palais de Chaillot, il 10 dicembre 1948, contiene il “codice genetico” di una rivoluzione giuridica, politica e culturale che è tuttora in atto nel segno della centralità della persona umana. La Dichiarazione non è rimasta sola, una sorta di vox clamantis in deserto. Essa è all’origine di un nuovo Diritto internazionale, costituito da numerose Convenzioni giuridiche (in materia di discriminazione razziale, tortura, discriminazione nei riguardi delle donne, diritti dei bambini, diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, diritti delle persone con disabilità, ecc). La sua caratteristica essenziale è di avere recepito principi di etica universale e di traghettarli, con la forza della norma giuridica, in tutti i campi, dalla politica all’economia.

Il Preambolo della Dichiarazione universale è importante perché enuncia principi assolutamente innovativi per il sistema delle relazioni internazionali, in particolare quello secondo cui il rispetto della dignità che inerisce a “tutti i membri della famiglia umana” e dei loro diritti eguali e inalienabili sta alla base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo, dunque anche dell’ordine mondiale: il valore della dignità umana è posto al di sopra della sovranità degli stati. Nel Preambolo è anche affermato che la migliore garanzia dei diritti umani è quella che previene la loro violazione e che, quindi, lo strumento più efficace per la promozione dei diritti della persona e dei popoli sono l’insegnamento e l’educazione.

L’articolo 1 dice chiaramente qual è il fondamento dei diritti umani: è l’essere umano in quanto tale. Si nasce con i diritti e le libertà fondamentali. Il legislatore, nel nostro caso il legislatore internazionale, non ‘crea’ né ‘concede’ i diritti umani, ma li “riconosce”. I diritti umani preesistono alla legge scritta.
I diritti umani siamo noi. In epoca di assolutismo, ci fu chi disse: “L’Etat c’est moi” (lo Stato sono io). In virtù del riconoscimento giuridico dei diritti umani ciascuno di noi può a giusto titolo dire: “La Loi c’est moi” (la Legge sono io), beninteso la legge fondamentale, non il privilegio o il capricco o il lusso. Dire diritti umani significa dire consapevolezza di altissima responsabilità personale e sociale, da spendere in termini di solidarietà e di servizio alla comunità. Gli estensori della Dichiarazione intesero i diritti umani come “verità pratiche”: il diritto alla vita è il bisogno vitale di vivere, il diritto al lavoro è il bisogno vitale di lavorare, e così via. Dissero: scriviamo un elenco di verità pratiche, senza chiederci qual è il loro fondamento. Ma l’articolo 1 esplicita senza mezzi termini proprio questo fondamento.

A distanza di cinquant’anni dal 10 dicembre 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, il 9 dicembre del 1998, un‘altra Dichiarazione (senza l’aggettivo ‘universale’) su “il diritto e le responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e realizzare le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti”. L’articolo 1 di questo solenne documento, conosciuto come la Magna Charta dei difensori dei diritti umani, proclama che “tutti hanno diritto, individualmente e in associazione con altri, di promuovere e lottare per la promozione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale e internazionale”.  Notare il verbo ‘lottare’, beninteso pacificamente, in uno spazio dove non esistono confini e muri per la difesa dei diritti umani, dentro e fuori dello Stato di appartenenza: è lo spazio “glocale”, dal quartiere fino ai grandi santuari della politica internazionale. L’articolo 7 di questa Magna Charta è altrettanto impegnativo dell’articolo 1: “Tutti hanno diritto, individualmente e in associazione con altri, di sviluppare e discutere nuove idee e principi sui diritti umani e di promuovere la loro accettazione”. I difensori dei diritti umani sono spronati a innovare anche sul modo di concepire, per esempio, la cittadinanza e la stessa comunità internazionale: cittadinanza inclusiva la prima, casa comune di tutti i membri della famiglia umana, la seconda.

Antonio Papisca
Cattedra UNESCO “Diritti umani, democrazia e pace” presso il Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova (antonino.papisca at unipd.it).

Lunedì 10 novembre 2008