LETTERA SULLE CONDIZIONI DI SALUTE DI ABDULLAH OCALAN



 
Lettera in risposta all'interrogazione scritta del 21 marzo 2007 presentata da Luisa Morgantini (GUE/NGL), Vittorio Agnoletto (GUE/NGL), Vincenzo Aita (GUE/NGL), Giusto Catania (GUE -NGL), Roberto Musacchio ( GUE -NGL)
 
sulle Condizioni di salute di Abdullah Ocalan nella prigione di Imrali (Turchia)
 
 
Roma, 25 maggio 2007
 
 
Lo scorso 21 marzo, come deputati PRC (Gruppo Gue/NGL) al Parlamento Europeo avevamo chiesto con un'interrogazione scritta alla Commissione Europea se non ritenesse opportuno istituire una commissione internazionale di inchiesta per verificare lo stato di salute di Abdullah Ocalan e di esplicitare inoltre quali pressioni intendesse esercitare sul Governo turco per ottenere garanzie sullo stato di salute del leader curdo.
 
La nostra interrogazione si basa sui risultati dell'inchiesta avviata dai legali di Abdullah Ocalan che da tempo denunciano che il leader curdo soffre di una grave forma di avvelenamento dovuta a sostanze tossiche, denuncia comprovata anche da alcune analisi effettuate da un autorevole laboratorio medico francese su un campione di capelli del leader curdo, su cui era stata rilevata una presenza eccessiva di alcune sostanze chimiche, in particolare cromo e stronzio.
 
La Commissione Europea, nella risposta del 10 maggio 2007 del Commissario UE all'allargamento, Olli Rehn, si è limitata a riportare l'esito dell'inchiesta condotta dalle autorità turche e in particolare del procuratore generale di Bursa e dell'Istituto di medicina legale di Istanbul, che considera falsi i risultati dell'inchiesta dei legali del presidente Ocalan, senza accennare minimamente alla richiesta di sostenere la formazione di una Commissione di medici indipendenti.
 
Questa risposta non è accettabile e non fa giustizia.

Consideriamo, infatti, come già richiesto da migliaia di curdi che vivono in Europa, da centinaia di loro che sono in sciopero della fame e delle centomila persone che hanno firmato la petizione consegnata al Consiglio d' Europa e alla sua Commissione per la Prevenzione della Tortura (CPT), fondamentale che le conclusioni dell'inchiesta promossa dai legali di Abdullah Ocalan sull'avvelenamento del leader curdo, vengano confermate o smentite da una commissione indipendente di medici, come già richiesto. La Commissione Europea non ha neanche risposto alla nostra richiesta di condannare il fatto che Abdullah Ocalan, condannato alla pena di morte il 26 giugno 1999, sentenza confermata in appello e commutata in ergastolo il 21 novembre 2002, non possa incontrare liberamente i suoi avvocati né la sua famiglia, vivendo in condizioni di trattamento inumano e degradante come testimoniato dai suoi legali.
 
Elementi positivi, anche se non sufficienti, sono stati forniti nella risposta del Commissario quando ha considerato una priorità per la Commissione, nei nogoziati con la Turchia, che le prigioni civili e militari in Turchia siano aperte ai controlli indipendenti
 
Ci auguriamo che la Commissione e il Consiglio rivedano la loro posizioni riguardo ad Abdullah Ocalan e continuino a fare pressioni sul Governo turco affinché il protocollo opzionale della Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite, già sottoscritto dalla Turchia il 14 settembre 2005, venga rispettato e applicato, accelerando i tempi per la creazione di un meccanismo indipendente per il controllo delle prigioni turche, priorità fondamentale per l'adesione della Turchia all'Unione Europea.
 

Luisa Morgantini – Vice Presidente Parlamento Europeo, GUE/NGL
Vittorio Agnoletto – MEP, GUE/NGL
Vincenzo Aita – MEP, GUE/NGL
Giusto Catania – MEP, GUE/NGL
Roberto Musacchio – MEP, GUE/NGL