Re: [pace] Lidia Menapace su afghanistan



18 maggio 2007

Lidia Menapace si spiega sulla guerra in Afghanistan

 

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Ho seguito e sostanzialmente condiviso le posizioni di Lidia Menapace sulla tragica vicenda della guerra in Afghanistan, e l’ho difesa dalle critiche pesanti: c’è chi l’ha chiamata “menaguerra”. Credo che le sue scelte abbiano rappresentato la migliore soluzione possibile al sempre difficile problema di incarnare gli obiettivi ideali nella realtà stretta, senza provocare, con rivendicazioni giuste ma astratte, maggiori danni concreti. È questa la prova che oggi incontra la cultura di pace nonviolenta e il relativo movimento politico. Nello stesso tempo, dobbiamo continuare a premere sul governo dell’Unione, perché la politica non è solo risanare i conti, ma soprattutto risanare le relazioni umane tra i popoli, combattere ogni dominio e costruire la pace coi mezzi della pace e della giustizia. Purtroppo, siamo pochi a volerlo: il sondaggio odierno di Mannheimer dice che il settore meno criticato del governo è la politica estera.

 

Metto ora a disposizione di chi vuole documentarsi e riflettere i seguenti recenti testi: 

1)   18 aprile 2007 - Dichiarazione di Lidia Menapace “Missione di pace o di guerra?

2)   16 maggio 2007 - Dichiarazione di Lidia Menapace “Afghanistan: regole d'ingaggio e ‘difesa attiva’ ", da me diffusa in rete.

3)   16 maggio 2007 - Due commenti molto critici, circolati in rete, su questa ultima dichiarazione, da me segnalati a Lidia Menapace.

4)   18 maggio 2007 – Una spiegazione, riguardo a questa critiche, inviata da Lidia Menapace a me lasciando a me la decisione se divulgarla o no. Io ho deciso di divulgarla.

 

Enrico Peyretti, 18 maggio 2007

 

 

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missione di pace o di guerra?

( Coerenza della Difesa con l'art. 11 della Costituzione dopo il voto del Senato USA )

 di   Lidia Menapace

 

18 aprile 2007

  L a dichiarazione votata dal Senato  USA, secondo la quale la dizione "guerra al terrorismo" non deve più essere usata e va sostituita da "guerra in Iraq, in Afghanistan, possibile guerra conro l'Iran" è di grande interesse. Probabilmente dovrà servire ai Democratici per preparare il ritiro dall'Afghanistan, sulla base della riflessione che dopo cinque anni da che quel paese è stato invaso, appunto per fare la guerra al terrorismo, il terrorismo non è sconfitto,  nè si può prevedere di sconfiggerlo militarmente. Una decisione che rafforza la  nostra proposta di avviare una conferenza internazionale di pace  con tutti gli attori della guerra in Afghanistan, per mettere mano a una lotta, che si dispieghi diplomaticamente politicamente economicamente e anche con operazioni di polizia internazionale contro  la produzione e spaccio di droga ecc.ecc.

 

  Bene: la decisione dimostra l'inutilità e quindi il danno incommensurabile della guerra, che oltretutto non risulta nemmeno essere vincibile dal più potente paese del mondo, con alleati, volenterosi, coalizzati ecc. Tuttavia è presa dal Senato USA con la più tranquilla unilateralità, senza coinvolgere nessuno.

 

  Eppure impatta anche su di noi: e l'ambasciatore invece di farci lezione su come dobbiamo applicare le nostre leggi in materia finanziaria (non configura una ingerenza?) avrebbe fatto bene a dire al suo paese quali  interrogativi poteva porre a un "alleato" non proprio di serie B, con le sue decisioni.

 

  Infatti a noi ora viene da chiederci (lo accenniamo anche nella mozione che abbiamo presentato a firma Giannini, Menapace, Martone, Del Rojo): noi siamo in Afghanistan in "missione di pace", ma ciò che ora viene avanzato va ben oltre quanto abbiamo appena votato al parlamento italiano. Che fare se l'amminstrazione USA ci chiede nuovi armamenti? abbiamo già detto di no, ma ora anche di più, dato il mutamento della missione e la sua possibile trasformazione in una guerra  esplicita e tradizionale. Non si capisce  a quali fini inoltre. Per noi a questo punto l'ostacolo -oltre che la non chiara conoscenza delle caratteristiche dei Mangusta e Dardo-  è  costituzionale ed è contenuto nella seconda parte del primo comma dell'art. 11, là dove si dice che "L'Italia ripudia la guerra"... "come strumento per la risoluzione delle controversie internazionali". Come è noto persino in una controversia in cui avessimo ragione, non siamo legittimati a usare la guerra per risolverla.

 

  Opporre ai nostri alleati un vincolo  costituzionale, è ben altro che opporre argomenti personali, eticamente ma non costituzionalmente fondati. Un vincolo formale e solenne  consente di avviare un confronto preciso, anche duro, ma non offensivo nè imputabile di non rispetto delle alleanze patti accordi: nessun patto può superare o cancellare o sospendere la Costituzione. A noi pare importante  sollevare la vigenza piena del citato art. 11 dopo che esso è stato trascinato in ogni direzione e la sua costituzionalità "materiale" sta quasi per cancellarlo. Mettere davanti all'opinione pubblica,  al popolo di sinistra e di Rifondazione una campagna di sostegno e rilancio della Costituzione appoggiata e sostenuta anche da  costituzionalisti  ci sembrerebbe importante. Già non pochi siamo preoccupati  del fatto che a seguito della legge elettorale si mette sempre anche la riforma istituzionale, e la si disegna come se il referendum proposto dalla destra non fosse stato respinto con grande chiarezza e partecipazione.  Vorrei che tanta solerzia collocata a rovescio fosse invece messa in atto per cancellare l'orrenda legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita.

 

  Aprire un dibattito di massa sulla Costituzione, partecipato e preciso significa anche favorire una piena, politica assunzione di continuità, assolutamente necessaria per rafforzare le basi storiche della nostra convivenza. Noi crediamo anzi che sia urgente riprendere il tema della definizione di Difesa, con un dibattito che includa Allegretti, Ferrajoli, Rodotà, Di Lello, Raniero La Valle, il Comitato per la difesa e il rilancio della Costituzione. Insomma prendere l'occasione  per un corposo solido rilancio della comune vita di cittadini e cittadine della nostra "Repubblica democratica fondata sul lavoro" e sui primi 11 articoli, base davvero salda, perchè nemmeno la destra osò metterli in dubbio quando raccolse le firme per ottenere invece una repubblica presidenziale, respinta seccamente e non riproponibile.

 

 

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- 2 -

Afghanistan: regole d'ingaggio e "difesa attiva"

 di Lidia Menapace

 

16 maggio 2007 

Insieme a Martone, nella nostra qualità di capigruppo di Prc rispettivamente nella Commissione Esteri  e Difesa del Senato ho firmato una dichiarazione molto critica verso la posizione del Governo sulla fase di "difesa attiva" corredata di mezzi  e uomini avviata in  Afghanistan. Riconfermo che  le dichiarazioni del  ministro mi hanno lasciata preoccupatissima. Sono certa che le  misure prese non diminuiscono i rischi dei nostri soldati, ma li aumentano, perchè infrangono il nostro modo di stare in un paese occupato senza inimicarsi  la popolazione e fanno credere o pensare o danno ragione a chi sostiene che siamo arresi al comando Usa o  Nato senza alcuna possibilità o capacità di contrattare. L'unilateralismo statunitense non è per niente scalfito.

 

  Se lì dove siamo stanziati gli USA bombardano la popolazione  civile e chiedono aumenti di presenza miitare italiana e la ottengono,  come pensare che i Talebani non ne approfittino facilmente per convincere la popolazione  che non ci si può fidare  di noi? E come pensare che possano  credere in una conferenza di pace? Questa sciagurata proposta minaccia tutta la politica estera del governo e non diminuisce i rischi di chi sta in Afghanistan. 

 

  A questo punto propongo che rinegoziamo col governo la  nostra posizione, sulla base di precisi riferimenti costituzionali e non su indivdualistiche e soggettive e discutibili  questioni di "coscienza". Qui è in atto una precisa  iniziativa Usa e  Nato di trascinarci  in una impresa  di risoluzione di una controversia internazionale con la guerra, il che ci è formalmente  interdetto  dalla seconda parte del  primo comma, art.11 Cost. Il ministro può dire fino a domani che la natura della nostra missione non muta, ma non risulta  credibile per niente al mondo.  

 

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- 3 -

Due commenti critici

 

16 maggio ’07, ore 9,47

Con un anno di ritardo e' quasi patetica... comunque meglio tardi che mai: c'e' sempre tempo per ravvedersi, anche se a volte e' proprio quello che manca a chi nel frattempo e' morto. Speriamo che Lidia se ne ricordi alla prossima occasione di rifinanziare la suddetta missione e ci risparmi la "terza" meditazione sulla inopportunita' di far cadere il governo. Ciao e grazie della segnalazione, Alberto Vitali

 

16 maggio ’07, ore 13,52

Bravo don Alberto sono d’accordo con te, vorrei solo sottolineare che la Menapace comunque non ha una sola parola di autocritica e continua a tacciare di individualismo e protagonismo chi all'epoca ha fatto scelte diverse dalle sue, del resto trattative su basi diverse con la maggioranza potevano anche essere proposte allora e lei non l'ha fatto.....non ho parole! Cari saluti colmi di depressione da un' apocalittica Campania sommersa dai rifiuti. Nadia De Luzio.

 

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- 4 -

18 maggio ’07

Una spiegazione di Lidia Menapace riguardo a queste critiche

 

  Sarò patetica (questo non lo posso giudicare io), ma sono soprattutto fraintesa  e questo può dipendere da non chiarezza da parte  mia nell'esposizione. 

  Per questo cerco di ripercorrere tutto il processo decisionale, avvertendo comunque che non mi sono "ravveduta", perchè sono ancora legata alla decisione presa quando si rifinanziarono le spedizioni.  Allora, per alcuni mesi, cercai di convincere che bisognava preparare il rientro con proposte precise, dato che i più -anche nella maggioranza di centrosinisrra- non lo volevano  e che comunque non sarebbe stato possibile nemmeno in presenza di una forte maggioranza favorevole ad esso, senza un accordo con il governo Karzai e con i Talebani, altrimenti saremmo stati attaccati da tutte le parti. Avanzai  proposte sulla questione del papavero da oppio, ottenendo  molte risate "pacifiste e nonviolente", anche se ciò che proponevo è molto simile a ciò che sostiene l'Organizzazione  mondiale della Sanità. Il mio intento era di avviare un processo di lotta contro la droga, che non  criminalizzasse i contadini (i quali coltivano il papavero perché rende molto di più del the e del mais), inoltre  proponevo  programmi di silvicoltura, sicché, sostituendo ai  militari combattenti, Guardia di Finanza per il controllo del mercato della droga e Guardia forestale per i boschi, avrei abbassato il livello della violenza armata usando militari non combattenti, anche se armati. Era una forte riduzione del danno.  Non fu accettato quasi da nessuno: amen!  A questo punto ripiegai sulla posizione concordata tra Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi (dato che Ulivo e Margherita erano del tutto e fino dalla precedente legislatura favorevoli alla spedizione e al suo mantenimento) e cioè che le nostre truppe rimanessero a Kabul e nella provincia di Herat con compiti di ricostruzione  e di assistenza al governo legale,  intanto che si avanzava la proposta di una conferenza di pace, unica soluzione possibile. 

 

  Ero e sono convinta di  muovermi  nella logica della riduzione del danno, che è quella che seguo, quando mancano le condizioni  per raggiungere le  mete che  vorrei  e per non provocare con gesti di pura testimonianza danni peggiori. Si è visto infatti: contro il governo votarono Andreotti Cossiga e Pininfarina  e se non fossero stati "coperti" da senatori  del centrosinistra, si sarebbe limpidamente capito quali erano le forze (Vaticano, Bush e Confindustria) che  volevano la caduta del governo e il dispiegamento secco della scelta della guerra statunitense.

 

  Questa considerazione  mi porta a giudicare  poco accettabili le posizioni dette di "coscienza", quando non tengono conto degli accordi presi e dell'efficacia del gesto:  può essere solo una mia posizione e se nel difenderla ho fatto dispiacere ad altri , chiedo scusa. Secondo la morale cattollca, che non è una  morale individualistica (e il cristianesimo è una religione della coscienza, non dell'osservanza) la coscienza  va seguita quando è certa e rettamente informata, sicchè si ha sempre l'obbligo di informarsi bene. 

 

  Durante i mesi seguiti al rifinanziamento, gli USA chiedono che noi aumentiamo soldati e mezzi, ma le loro richieste vengono rifiutate :"Nè un uomo nè un mezzo in più" proclama il ministro Parisi. Gli Usa insistono che vi sarà l'offensiva di  primavera dei Talebani e che noi dobbiamo starci. Ancora viene detto di no  e che noi non ci allontaniamo dalle nostre postazioni.

 

  I militari Usa bombardano un villaggio nella zona di Herat e questa sarebbe l'offensiva  di primavera dei Talebani: il ministro degli Esteri protesta. Lascio la questione Mastrogiacomo nella sua tragica ambiguità. 

 

 Mentre il ministro degli Esteri protesta, parte una campagna di stampa che chiede un rafforzamento degli armamenti in dotazione ai nostri militari, perchè possano difendersi e viene risposto che ne hanno abbastanza  per difendersi se attaccati. 

  Improvvisamente Parisi convoca le commissioni Difesa ed Esteri delle due Camere e annuncia, osannato dalla destra, timidamente appoggiato da Ulivo e Margherita e  attaccato argomentatamente dalla Sinistra "unita", che manda nuove armi per la "difesa attiva" e soldati per usarle. Non si vota, sono solo comunicazioni del governo. 

 

    Mi preme sottolineare che vi sono rilevanti novità, che non sono state prese in considerazione nemmeno dai parlamentari  "pacifisti" i quali pensano che non vi sia possibilità di rinegoziare nulla e bisogni stare zitti fino a settembre in preparazione di una piattaforma del  movimento per la pace ecc. Comunque con un paio di altri ho chiesto una riunione con i capigruppo della Sinistra "unita" per discutere delle novità.

 

  La novità (relativa, ma significativa) è che il Senato Usa [vedi qui documento n. 1; ndr] ha approvato un documento nel quale si afferma che non esiste più la "guerra contro il terrorismo", dato che il terrorismo non si  batte con la guerra: sono in corso una guerra in Iraq, una in Afghanistan, potrebbe essere aperta una contro l'Iran.  Questa decisione, sia pure "unilaterale", modifica i rapporti internazionali e ci obbliga a dire che noi non possiamo, di qualsiasi  tipo  e cogenza siano i "patti" sottoscritti, essere chiamati a guerre che sono strumenti di "risoluzione di controversie internazionali", ce lo vieta espressamente e formalmente la seconda parte del primo comma dell'art.11Cost.

 

 Poter invocare la Costituzione a me pare molto forte e certamente più indiscutibile che avanzare dubbi individuali. Mi preoccupa però la sfiducia anche di parlamentari della Sinistra unita  verso la Costituzione così fortemente difesa dala volontà popolare poco tempo prima delle elezioni. 

 

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----- Original Message -----
Sent: Friday, May 18, 2007 11:14 AM
Subject: R: [pace] Lidia Menapace su afghanistan

Enrico, m'interessa leggere il tuo allegato, ma le regole del group vietano gli allegati (ricordi?!).
perciò ricopialo nel corpo dell'email, così potremo leggerlo.
sono d'accordo con la tua affermazione preliminare.
trattandosi di politica (Menapace) è opportuno rispondere con argomenti a dissenso, non con offese personali di pessimo gusto.
ciao
Lorenzo


Da: pace-request at peacelink.it per conto di Enrico Peyretti
Inviato: ven 18/05/2007 11.07
A: pace at peacelink.it; Della corte Lorenzo
Oggetto: Re: [pace] Lidia Menapace su afghanistan

Quella che leggo non è una critica politica, ma un'offesa in mancanza di argomenti.
Vedi allegato
Enrico Peyretti
----- Original Message -----
Sent: Friday, May 18, 2007 8:47 AM
Subject: Re: [pace] Lidia Menapace su afghanistan

E' comprensibilissimo, prima viene la busta paga, ovvero l'"ambiente" che ti consente di conseguire un modo di vita accettato, poi parole in libera uscita, consonanti, vocali, punteggiatura ricomposte opportunamente per imbrogliare i polli!


----- Messaggio originale -----
Da: Help To Change <info at helptochange.org>
A: pace at peacelink.it
Inviato: Giovedì 17 maggio 2007, 17:21:18
Oggetto: Re: [pace] Lidia Menapace su afghanistan

Non riesco proprio a comprendere la posizione di Lidia Menapace e Martone. Prima si vota per l'intervento in Afghanistan e poi ci si meraviglia delle conseguenze.
Credo che un atteggiamento credibile e coerente sarebbe stato quello di non votare in Senato!
 

Vito Correddu

Il 16/05/07, Enrico Peyretti <e.pey at libero.it> ha scritto:
Afghanistan: regole d'ingaggio e "difesa attiva"
 
di Lidia Menapace
 
16 maggio 2007 
Insieme a Martone, nella nostra qualità di capigruppo di Prc rispettivamente nella Commissione Esteri  e Difesa del Senato ho firmato una dichiarazione molto critica verso la posizione del Governo sulla fase di "difesa attiva" corredata di mezzi  e uomini avviata in  Afghanistan. Riconfermo che  le dichiarazioni del  ministro mi hanno lasciata preoccupatissima. Sono certa che le  misure prese non diminuiscono i rischi dei nostri soldati, ma li aumentano, perchè infrangono il nostro modo di stare in un paese occupato senza inimicarsi  la popolazione e fanno credere o pensare o danno ragione a chi sostiene che siamo arresi al comando Usa o  Nato senza alcuna possibilità o capacità di contrattare. L'unilateralismo statunitense non è per niente scalfito.
 
  Se lì dove siamo stanziati gli USA bombardano la popolazione  civile e chiedono aumenti di presenza miitare italiana e la ottengono,  come pensare che i Talebani non ne approfittino facilmente per convincere la popolazione  che non ci si può fidare  di noi? E come pensare che possano  credere in una conferenza di pace? Questa sciagurata proposta minaccia tutta la politica estera del governo e non diminuisce i rischi di chi sta in Afghanistan. 
 
  A questo punto propongo che rinegoziamo col governo la  nostra posizione, sulla base di precisi riferimenti costituzionali e non su indivdualistiche e soggettive e discutibili  questioni di "coscienza". Qui è in atto una precisa  iniziativa Usa e  Nato di trascinarci  in una impresa  di risoluzione di una controversia internazionale con la guerra, il che ci è formalmente  interdetto  dalla seconda parte del  primo comma, art.11 Cost. Il ministro può dire fino a domani che la natura della nostra missione non muta, ma non risulta  credibile per niente al mondo.  
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Non Osiamo Perché Le Cose Sono Difficili; Le Cose Sono Difficili Perché Non Osiamo. - Seneca


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