Re: [pace] Lidia Menapace su afghanistan
- Subject: Re: [pace] Lidia Menapace su afghanistan
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Fri, 18 May 2007 14:46:33 +0200
18
maggio 2007 Lidia
Menapace si spiega sulla guerra in Afghanistan ---------------------- Ho seguito e sostanzialmente condiviso le posizioni di Lidia Menapace sulla tragica vicenda della guerra in Afghanistan, e l’ho difesa dalle critiche pesanti: c’è chi l’ha chiamata “menaguerra”. Credo che le sue scelte abbiano rappresentato la migliore soluzione possibile al sempre difficile problema di incarnare gli obiettivi ideali nella realtà stretta, senza provocare, con rivendicazioni giuste ma astratte, maggiori danni concreti. È questa la prova che oggi incontra la cultura di pace nonviolenta e il relativo movimento politico. Nello stesso tempo, dobbiamo continuare a premere sul governo dell’Unione, perché la politica non è solo risanare i conti, ma soprattutto risanare le relazioni umane tra i popoli, combattere ogni dominio e costruire la pace coi mezzi della pace e della giustizia. Purtroppo, siamo pochi a volerlo: il sondaggio odierno di Mannheimer dice che il settore meno criticato del governo è la politica estera. Metto ora a disposizione di chi vuole documentarsi e riflettere i seguenti recenti testi: 1) 18
aprile 2007 - Dichiarazione di Lidia Menapace “Missione di pace o di
guerra? 2) 16
maggio 2007 - Dichiarazione di Lidia Menapace “Afghanistan: regole d'ingaggio e
‘difesa attiva’ ", da me diffusa in rete.
3) 16
maggio 2007 - Due commenti molto critici, circolati in rete, su questa ultima
dichiarazione, da me segnalati a Lidia Menapace. 4) 18
maggio 2007 – Una spiegazione, riguardo a questa critiche, inviata da Lidia
Menapace a me lasciando a me la decisione se divulgarla o no. Io ho deciso di
divulgarla. Enrico Peyretti, 18 maggio 2007 --------------------------------- -
1 - missione
di pace o di guerra? ( Coerenza della Difesa con l'art.
11 della Costituzione dopo il voto del Senato
USA ) di
Lidia Menapace
18 aprile
2007
L a dichiarazione
votata dal Senato USA, secondo la quale la dizione "guerra al
terrorismo" non deve più essere usata e va sostituita da "guerra in
Iraq, in Afghanistan, possibile guerra conro l'Iran" è di grande interesse.
Probabilmente dovrà servire ai Democratici per preparare il ritiro
dall'Afghanistan, sulla base della riflessione che dopo cinque anni da che
quel paese è stato invaso, appunto per fare la guerra al terrorismo,
il terrorismo non è sconfitto, nè si può prevedere di sconfiggerlo
militarmente. Una decisione che rafforza la nostra proposta di avviare una
conferenza internazionale di pace con tutti gli attori della guerra in
Afghanistan, per mettere mano a una lotta, che si dispieghi diplomaticamente
politicamente economicamente e anche con operazioni di polizia internazionale
contro la produzione e spaccio di droga ecc.ecc. Bene: la
decisione dimostra l'inutilità e quindi il danno
incommensurabile della guerra, che oltretutto non risulta nemmeno essere
vincibile dal più potente paese del mondo, con alleati, volenterosi, coalizzati
ecc. Tuttavia è presa dal Senato USA con la più tranquilla unilateralità,
senza coinvolgere nessuno. Eppure impatta anche su di noi: e l'ambasciatore invece di farci lezione su come dobbiamo applicare le nostre leggi in materia finanziaria (non configura una ingerenza?) avrebbe fatto bene a dire al suo paese quali interrogativi poteva porre a un "alleato" non proprio di serie B, con le sue decisioni. Infatti a
noi ora viene da chiederci (lo accenniamo anche nella mozione che abbiamo
presentato a firma Giannini, Menapace, Martone, Del Rojo): noi siamo in
Afghanistan in "missione di pace", ma ciò che ora viene avanzato va
ben oltre quanto abbiamo appena votato al parlamento italiano. Che fare se
l'amminstrazione USA ci chiede nuovi armamenti? abbiamo già detto di no, ma ora
anche di più, dato il mutamento della missione e la sua possibile
trasformazione in una guerra esplicita e tradizionale. Non si
capisce a quali fini inoltre. Per noi a questo punto
l'ostacolo -oltre che la non chiara conoscenza delle caratteristiche
dei Mangusta e Dardo- è costituzionale ed è contenuto
nella seconda parte del primo comma dell'art. 11, là dove si dice che
"L'Italia ripudia la guerra"... "come strumento per la risoluzione delle
controversie internazionali". Come è noto persino in una controversia in
cui avessimo ragione, non siamo legittimati a usare la guerra per risolverla.
Opporre ai nostri alleati un vincolo costituzionale, è ben altro
che opporre argomenti personali, eticamente ma non costituzionalmente
fondati. Un vincolo formale e solenne consente di avviare un
confronto preciso, anche duro, ma non offensivo nè imputabile di non
rispetto delle alleanze patti accordi: nessun patto può superare o
cancellare o sospendere la Costituzione. A noi pare importante sollevare
la vigenza piena del citato art. 11 dopo che esso è stato trascinato in
ogni direzione e la sua costituzionalità "materiale" sta quasi per cancellarlo.
Mettere davanti all'opinione pubblica, al popolo di sinistra e di
Rifondazione una campagna di sostegno e rilancio della Costituzione appoggiata e
sostenuta anche da costituzionalisti ci sembrerebbe importante. Già
non pochi siamo preoccupati del fatto che a seguito della legge elettorale
si mette sempre anche la riforma istituzionale, e la si disegna come se il
referendum proposto dalla destra non fosse stato respinto con grande chiarezza e
partecipazione. Vorrei che tanta solerzia collocata a rovescio fosse
invece messa in atto per cancellare l'orrenda legge 40 sulla fecondazione
medicalmente assistita. Aprire un
dibattito di massa sulla Costituzione, partecipato e preciso significa
anche favorire una piena, politica assunzione di continuità, assolutamente
necessaria per rafforzare le basi storiche della nostra convivenza. Noi crediamo
anzi che sia urgente riprendere il tema della definizione di Difesa, con un
dibattito che includa Allegretti, Ferrajoli, Rodotà, Di Lello, Raniero La
Valle, il Comitato per la difesa e il rilancio della Costituzione. Insomma
prendere l'occasione per un corposo solido rilancio della comune vita
di cittadini e cittadine della nostra "Repubblica democratica fondata sul
lavoro" e sui primi 11 articoli, base davvero salda, perchè nemmeno la
destra osò metterli in dubbio quando raccolse le firme per
ottenere invece una repubblica presidenziale, respinta seccamente e
non riproponibile. --------------------------------- -
2 - Afghanistan:
regole d'ingaggio e "difesa attiva"
di
Lidia
Menapace 16 maggio 2007 Insieme
a Martone, nella nostra qualità di capigruppo di Prc rispettivamente nella
Commissione Esteri e Difesa del Senato ho firmato una dichiarazione molto
critica verso la posizione del Governo sulla fase di "difesa attiva"
corredata di mezzi e uomini avviata in Afghanistan. Riconfermo
che le dichiarazioni del ministro mi hanno lasciata
preoccupatissima. Sono certa che le misure prese non
diminuiscono i rischi dei nostri soldati, ma li aumentano, perchè
infrangono il nostro modo di stare in un paese occupato senza
inimicarsi la popolazione e fanno credere o pensare o danno ragione a
chi sostiene che siamo arresi al comando Usa o Nato senza
alcuna possibilità o capacità di contrattare.
L'unilateralismo statunitense non è per niente scalfito.
Se lì dove siamo stanziati gli USA bombardano la popolazione
civile e chiedono aumenti di presenza miitare italiana e la
ottengono, come pensare che i Talebani non ne approfittino facilmente
per convincere la popolazione che non ci si può fidare di noi?
E come pensare che possano credere in una conferenza di
pace? Questa sciagurata proposta minaccia tutta la politica estera del
governo e non diminuisce i rischi di chi sta in
Afghanistan. A
questo punto propongo che rinegoziamo col governo la nostra
posizione, sulla base di precisi riferimenti costituzionali e non su
indivdualistiche e soggettive e discutibili questioni di
"coscienza". Qui è in atto una precisa iniziativa Usa e
Nato di trascinarci in una impresa di risoluzione di una
controversia internazionale con la guerra, il che ci è
formalmente interdetto dalla seconda parte del primo
comma, art.11 Cost. Il ministro può dire fino a domani che la natura della
nostra missione non muta, ma non risulta credibile per niente al
mondo. --------------------------------- -
3 - Due
commenti critici 16 maggio ’07, ore 9,47 Con un anno di ritardo e'
quasi patetica... comunque meglio tardi che mai: c'e' sempre tempo per
ravvedersi, anche se a volte e' proprio quello che manca a chi nel frattempo e'
morto. Speriamo che Lidia se ne ricordi alla prossima occasione di rifinanziare
la suddetta missione e ci risparmi la "terza" meditazione sulla inopportunita'
di far cadere il governo. Ciao e grazie della segnalazione, Alberto
Vitali 16 maggio ’07, ore 13,52 Bravo don Alberto sono d’accordo con te, vorrei solo
sottolineare che la Menapace comunque non ha una sola parola di autocritica e
continua a tacciare di individualismo e protagonismo chi all'epoca ha fatto
scelte diverse dalle sue, del resto trattative su basi diverse con la
maggioranza potevano anche essere proposte allora e lei non l'ha fatto.....non
ho parole! Cari saluti colmi di depressione da un' apocalittica Campania
sommersa dai rifiuti. Nadia De Luzio. --------------------------------- - 4 - 18 maggio ’07 Una spiegazione di Lidia Menapace riguardo a queste critiche
Sarò patetica (questo non lo posso giudicare io), ma sono soprattutto fraintesa e questo può dipendere da non chiarezza da parte mia nell'esposizione. Per questo cerco di ripercorrere tutto il processo decisionale, avvertendo comunque che non mi sono "ravveduta", perchè sono ancora legata alla decisione presa quando si rifinanziarono le spedizioni. Allora, per alcuni mesi, cercai di convincere che bisognava preparare il rientro con proposte precise, dato che i più -anche nella maggioranza di centrosinisrra- non lo volevano e che comunque non sarebbe stato possibile nemmeno in presenza di una forte maggioranza favorevole ad esso, senza un accordo con il governo Karzai e con i Talebani, altrimenti saremmo stati attaccati da tutte le parti. Avanzai proposte sulla questione del papavero da oppio, ottenendo molte risate "pacifiste e nonviolente", anche se ciò che proponevo è molto simile a ciò che sostiene l'Organizzazione mondiale della Sanità. Il mio intento era di avviare un processo di lotta contro la droga, che non criminalizzasse i contadini (i quali coltivano il papavero perché rende molto di più del the e del mais), inoltre proponevo programmi di silvicoltura, sicché, sostituendo ai militari combattenti, Guardia di Finanza per il controllo del mercato della droga e Guardia forestale per i boschi, avrei abbassato il livello della violenza armata usando militari non combattenti, anche se armati. Era una forte riduzione del danno. Non fu accettato quasi da nessuno: amen! A questo punto ripiegai sulla posizione concordata tra Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi (dato che Ulivo e Margherita erano del tutto e fino dalla precedente legislatura favorevoli alla spedizione e al suo mantenimento) e cioè che le nostre truppe rimanessero a Kabul e nella provincia di Herat con compiti di ricostruzione e di assistenza al governo legale, intanto che si avanzava la proposta di una conferenza di pace, unica soluzione possibile.
Ero e sono convinta di muovermi nella logica della riduzione del danno, che è quella che seguo, quando mancano le condizioni per raggiungere le mete che vorrei e per non provocare con gesti di pura testimonianza danni peggiori. Si è visto infatti: contro il governo votarono Andreotti Cossiga e Pininfarina e se non fossero stati "coperti" da senatori del centrosinistra, si sarebbe limpidamente capito quali erano le forze (Vaticano, Bush e Confindustria) che volevano la caduta del governo e il dispiegamento secco della scelta della guerra statunitense.
Questa considerazione mi porta a giudicare poco accettabili le posizioni dette di "coscienza", quando non tengono conto degli accordi presi e dell'efficacia del gesto: può essere solo una mia posizione e se nel difenderla ho fatto dispiacere ad altri , chiedo scusa. Secondo la morale cattollca, che non è una morale individualistica (e il cristianesimo è una religione della coscienza, non dell'osservanza) la coscienza va seguita quando è certa e rettamente informata, sicchè si ha sempre l'obbligo di informarsi bene.
Durante i mesi seguiti al rifinanziamento, gli USA chiedono che noi aumentiamo soldati e mezzi, ma le loro richieste vengono rifiutate :"Nè un uomo nè un mezzo in più" proclama il ministro Parisi. Gli Usa insistono che vi sarà l'offensiva di primavera dei Talebani e che noi dobbiamo starci. Ancora viene detto di no e che noi non ci allontaniamo dalle nostre postazioni.
I militari Usa bombardano un villaggio nella zona di Herat e questa sarebbe l'offensiva di primavera dei Talebani: il ministro degli Esteri protesta. Lascio la questione Mastrogiacomo nella sua tragica ambiguità.
Mentre il ministro degli Esteri protesta, parte una campagna di stampa che chiede un rafforzamento degli armamenti in dotazione ai nostri militari, perchè possano difendersi e viene risposto che ne hanno abbastanza per difendersi se attaccati. Improvvisamente Parisi convoca le commissioni Difesa ed Esteri delle due Camere e annuncia, osannato dalla destra, timidamente appoggiato da Ulivo e Margherita e attaccato argomentatamente dalla Sinistra "unita", che manda nuove armi per la "difesa attiva" e soldati per usarle. Non si vota, sono solo comunicazioni del governo.
Mi preme sottolineare che vi sono rilevanti novità, che non sono state prese in considerazione nemmeno dai parlamentari "pacifisti" i quali pensano che non vi sia possibilità di rinegoziare nulla e bisogni stare zitti fino a settembre in preparazione di una piattaforma del movimento per la pace ecc. Comunque con un paio di altri ho chiesto una riunione con i capigruppo della Sinistra "unita" per discutere delle novità.
La novità (relativa, ma significativa) è che il Senato Usa [vedi qui documento n. 1; ndr] ha approvato un documento nel quale si afferma che non esiste più la "guerra contro il terrorismo", dato che il terrorismo non si batte con la guerra: sono in corso una guerra in Iraq, una in Afghanistan, potrebbe essere aperta una contro l'Iran. Questa decisione, sia pure "unilaterale", modifica i rapporti internazionali e ci obbliga a dire che noi non possiamo, di qualsiasi tipo e cogenza siano i "patti" sottoscritti, essere chiamati a guerre che sono strumenti di "risoluzione di controversie internazionali", ce lo vieta espressamente e formalmente la seconda parte del primo comma dell'art.11Cost.
Poter invocare la Costituzione a me pare molto forte e certamente più indiscutibile che avanzare dubbi individuali. Mi preoccupa però la sfiducia anche di parlamentari della Sinistra unita verso la Costituzione così fortemente difesa dala volontà popolare poco tempo prima delle elezioni. =============================
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