George W. Bush, May 1st 2003: "Mission Accomplished"



Il 30 aprile 1975 (32 anni fa) si concludeva la Guerra del Vietnam,
iniziata anche quella con una menzogna (il preteso attacco di
un'imbarcazione militare USA di pattuglia nel Golfo del Tonchino). Il
governo di Lyndon Jonson usò la scusa di sempre: un piccolo e lontano Paese
era giudicato una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti.

Vi perirono 58.000 soldati americani e 303.654 rimasero feriti, oltre a
provocare più di 2 milioni di vittime fra i vietnamiti, 3 milioni di feriti
e centinaia di migliaia di bambini rimasti orfani.

50 miliardi di dollari fu il costo di quell'impresa finita, com'è noto, con
la fuga precipitosa dell'esercito aggressore, il più potente della Terra.
Infatti, non furono sufficienti i bombardieri B-52, F-103 e F-104, né il
napalm ed altre terribili armi di distruzioni di massa per frenare la
determinazione del popolo vietnamita, deciso a riunificare tutto il Paese
dopo la fine del dominio coloniale francese.

La guerra del Vietnam è ancora una ferita aperta nella coscienza del popolo
americano. Le atrocità commesse dalle stesse proprie truppe sono state
persino riprese nella produzione cinematografica nazionale. La foto della
bimba che corre nuda con il suo piccolo corpo sofferente per le bruciature
prodotte dal napalm è diventata un emblema del degrado dei valori morali
degli aggressori.

La Storia sembra, però, non aver insegnato molto al governo degli Stati Uniti.

Il 20 marzo 2003 inizia l'avventura bellica in Iraq. Sono seguiti 4 anni di
massacri di cui è quasi impossibile tenere i conti. La censura militare
statunitense impedisce il conteggio esatto dei morti iracheni ("We don't do
body counts" - General Tommy Franks, US Central Command). Le cifre
riguardanti le vittime del conflitto ricavate dai resoconti pubblicati dai
mezzi d'informazione online sono dell'ordine di oltre 650.000 vittime.

Prima dell'invasione, nell'Iraq non esisteva fondamentalismo religioso.
Anzi, da questo punto di vista, il regime di Saddam Hussein era uno fra i
più laici ed aperti tra i Paesi arabi, con un Ministro degli Esteri, Tarek
Aziz, addirittura, cristiano. Non è mai stato dimostrato alcun
coinvolgimento dell'Iraq in atti di terrorismo internazionale. Al Qaeda non
era ancora nemmeno presente. Delle presunte armi di distruzioni di massa è
ormai già nota la storia.

Il 1° maggio 2003 (esattamente 4 anni fa) il Comandante in Capo George W.
Bush, nel suo ormai famoso discorso ai marinai sul ponte della portaerei
USS Lincoln, dichiarava: "Mission Accomplished" (Missione compiuta).

Oggi come ieri, il governo del Paese più ricco e potente del mondo ha
sempre più difficoltà a giustificare di fronte al suo stesso popolo i
motivi e le cause che hanno provocato l'invio del suo esercito, con le
portaerei e gli aeroplani per invadere e bombardare altri Paesi.

Ora, persino nel Congresso USA si ammette la sconfitta militare, oltre che
politica, della sua Amministrazione. Di nuovo incombe lo spettro del
Vietnam.

Nella Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America, del 4
luglio 1776, si proclama solennemente il diritto di ogni popolo
all'autodeterminazione.

Mr. President: prima che metta in pratica questo sacrosanto principio,
quante morti innocenti dovrà ancora piangere l'umanità, per l'arroganza
imperiale?

A.G.


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La via per Chou: una leggenda cinese
di Edward Goldsmith

Dopo la caduta della dinastia Han, vi fu in Cina un secolo d'instabilità
chiamato "il periodo degli stati in guerra", nel quale il paese rimase
diviso in molti stati indipendenti spesso in guerra fra loro. Il più
importante era il regno di Wei, governato a lungo da un potente re Tsao
Tsao che si faceva chiamare l'"Imperatore", perché rivendicava la sua
sovranità sull'intera Cina.

Il suo primo ministro, Ki Leang, era un uomo saggio e retto impegnato
soprattutto a mantenere la pace e farne apprezzare i benefici a un popolo
che poteva così diventare sempre più civile. Un giorno partì per un
viaggio, ma dopo poche giornate di cammino fu raggiunto da un messo con la
notizia che l'Imperatore aveva improvvisamente deciso di invadere il vicino
regno di Han Tan.

Ki Leang ritornò immediatamente alla capitale per la via più breve. Quando
fu alla presenza dell'Imperatore raccontò la storia seguente:

"Maestà, oggi, quando sono arrivato alle mura della città ho visto una
carrozza che prendeva la via del nord verso Min-Li. Senza ombra di dubbio
era la più bella carrozza che avessi mai visto, costruita in ebano,
intarsiata con pietre semipreziose lavorate in disegni di una delicatezza
che solo i nostri maestri artigiani sono capaci di fare. Nel chiarore
dell'alba sembrava una strana apparizione dal mondo degli spiriti. Ma,
Maestà, anche i cavalli che la tiravano erano impressionanti: sei magnifici
stalloni bianchi, animali alti ed eleganti con corpi dalle forme
meravigliose. E mi sono fermato per un po', affascinato dallo spettacolo
straordinario, quando ad un tratto la carrozza si fermò.

La occupava un uomo distinto che parlava come se fosse abituato ad essere
trattato col massimo rispetto. Si affacciò al finestrino e mi chiese quanto
distava la città di Chou. Risposi: 'La città di Chou è a 200 miglia a sud,
ma voi state andando dalla parte opposta'. Il viaggiatore non sembrò per
nulla turbato da quello che avevo detto e replicò: 'Ciò non ha nessuna
importanza: ho i migliori cavalli di tutta la Cina'. Ripetei: 'Ma Chou è a
sud e state andando a nord'. 'Sì' replicò il viaggiatore, sempre
imperturbabile, 'ma il mio cocchiere è il più abile di tutto il regno di
Wei'. 'Non lo metto in dubbio,' risposi, 'ma state andando dalla parte
opposta'. 'AhŠ', rispose il viaggiatore con la solita mancanza d'interesse,
'Ma ho scorte illimitate per un viaggio lunghissimo'.

Replicai: 'Se andate a nord, più sono buoni i vostri cavalli, più abile il
cocchiere e più abbondanti le vostre scorte, e più servono solo ad
aumentare la distanza fra voi e la città di Chou, che è a sud'."

Poi, rivolgendosi all'imperatore Tsao Tsao disse: "Maestà, fin dall'inizio
del vostro regno, il vostro unico scopo è stato accrescere la felicità e il
benessere del popolo cinese. Se decidete di far guerra al popolo di Han
Tan, più grande è l'armata che metterete in campo, più brillanti i vostri
generali, più abbondanti le vostre scorte e più che vi allontanerete dal
vostro scopo. È come andare a Chou per la strada del nord".


Fonte: <http://wm.email.it/webmail/wm_5/scheda_fonte.php?id=3>Edward
Goldsmith (24/04/2007)

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