Re: [pace] George W. Bush, May 1st 2003: "Mission Accomplished"



Giustissimo, questo articolo dovrebbero leggerlo tutti, in particolare i giovani!

Giusto anche quello che hai detto su Saddam Hussein, pero' bisogna ricordare in ogni occasione - in tema o fuori tema - che il passato regime iracheno si metteva i diritti umani sotto i tacchi quando scatenava le repressioni contro gli oppositori e che non disdegno' di usare i gas conto i Curdi (come sembra fece in precedenza anche Winston Churchill ma cio' non toglie che sia stata una cosa atroce).

Saluti di pace
Giuseppe Lodoli (a titolo personale)


At 09.54 02/05/2007, you wrote:
Il 30 aprile 1975 (32 anni fa) si concludeva la Guerra del Vietnam,
iniziata anche quella con una menzogna (il preteso attacco di
un'imbarcazione militare USA di pattuglia nel Golfo del Tonchino). Il
governo di Lyndon Jonson usò la scusa di sempre: un piccolo e lontano Paese
era giudicato una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti.

Vi perirono 58.000 soldati americani e 303.654 rimasero feriti, oltre a
provocare più di 2 milioni di vittime fra i vietnamiti, 3 milioni di feriti
e centinaia di migliaia di bambini rimasti orfani.

50 miliardi di dollari fu il costo di quell'impresa finita, com'è noto, con
la fuga precipitosa dell'esercito aggressore, il più potente della Terra.
Infatti, non furono sufficienti i bombardieri B-52, F-103 e F-104, né il
napalm ed altre terribili armi di distruzioni di massa per frenare la
determinazione del popolo vietnamita, deciso a riunificare tutto il Paese
dopo la fine del dominio coloniale francese.

La guerra del Vietnam è ancora una ferita aperta nella coscienza del popolo
americano. Le atrocità commesse dalle stesse proprie truppe sono state
persino riprese nella produzione cinematografica nazionale. La foto della
bimba che corre nuda con il suo piccolo corpo sofferente per le bruciature
prodotte dal napalm è diventata un emblema del degrado dei valori morali
degli aggressori.

La Storia sembra, però, non aver insegnato molto al governo degli Stati Uniti.

Il 20 marzo 2003 inizia l'avventura bellica in Iraq. Sono seguiti 4 anni di
massacri di cui è quasi impossibile tenere i conti. La censura militare
statunitense impedisce il conteggio esatto dei morti iracheni ("We don't do
body counts" - General Tommy Franks, US Central Command). Le cifre
riguardanti le vittime del conflitto ricavate dai resoconti pubblicati dai
mezzi d'informazione online sono dell'ordine di oltre 650.000 vittime.

Prima dell'invasione, nell'Iraq non esisteva fondamentalismo religioso.
Anzi, da questo punto di vista, il regime di Saddam Hussein era uno fra i
più laici ed aperti tra i Paesi arabi, con un Ministro degli Esteri, Tarek
Aziz, addirittura, cristiano. Non è mai stato dimostrato alcun
coinvolgimento dell'Iraq in atti di terrorismo internazionale. Al Qaeda non
era ancora nemmeno presente. Delle presunte armi di distruzioni di massa è
ormai già nota la storia.

Il 1° maggio 2003 (esattamente 4 anni fa) il Comandante in Capo George W.
Bush, nel suo ormai famoso discorso ai marinai sul ponte della portaerei
USS Lincoln, dichiarava: "Mission Accomplished" (Missione compiuta).

Oggi come ieri, il governo del Paese più ricco e potente del mondo ha
sempre più difficoltà a giustificare di fronte al suo stesso popolo i
motivi e le cause che hanno provocato l'invio del suo esercito, con le
portaerei e gli aeroplani per invadere e bombardare altri Paesi.

Ora, persino nel Congresso USA si ammette la sconfitta militare, oltre che
politica, della sua Amministrazione. Di nuovo incombe lo spettro del
Vietnam.

Nella Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America, del 4
luglio 1776, si proclama solennemente il diritto di ogni popolo
all'autodeterminazione.

Mr. President: prima che metta in pratica questo sacrosanto principio,
quante morti innocenti dovrà ancora piangere l'umanità, per l'arroganza
imperiale?

A.G.