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MUC e Vivere con Cura a Vicenza
- Subject: MUC e Vivere con Cura a Vicenza
- From: "Vivere con Cura" <vivereconcura at fastwebnet.it>
- Date: Mon, 19 Feb 2007 12:48:44 +0100
Il Movimento degli Uomini Casalinghi e il gruppo di Vivere con Cura sarà presente alla manifestazione di Sabato 17 febbraio contro l'ampliamento della base militare americana a Vicenza (in allegato il volantino di partecipazione nella versione senza immagini). Cordiali saluti Sabato 17 Febbraio 2007: a sostegno della resistenza delle/degli abitanti di Vicenza contro l'ampliamento della base militare RIABILITIAMO MAIALI, SCROFE E GORGONI PER FERMARE IL MILITARISMO E LA VIOLENZA SESSUALE Attualità degli antichi simboli dell'Europa Neolitica per la costruzione di una società ecologica di pace e amore Qualche mese fa è stato estromesso dagli schermi televisivi un partecipante ad una trasmissione perché in un'esclamazione ha accostato Dio al maiale o porco. Già in passato un attore colto e impegnato venne colpito dallo stesso provvedimento per lo stesso motivo: come mai tanto accanimento da parte della Chiesa cattolica (e anche di tutte le religioni ufficiali) e del potere politico-culturale contro un animale che, a parte gli ebrei e i musulmani, viene mangiato con grande gusto? Invece di ringraziare i suini sacrificati per nutrirci, li si disprezza: basti pensare che negli ambienti dell'esercito americano per denigrare i nemici e incitare i soldati alla lotta si dice: "bisogna battere quei maiali!". Maiali, scrofe, cinghialesse e Gorgoni In realtà non sempre il maiale, ma soprattutto la scrofa e il suo parente selvatico, la cinghialessa - e a livello simbolico-fantastico la Gorgone - sono stati oggetto di denigrazione e scherno. È da circa 4500 anni che è iniziata la campagna di infangamento del maiale, cioè con l'avvento violento delle società guerriere dominatrici patriarcali. Da almeno settemila anni fa (cioè dal primo ritrovamento di oggetto sacro a forma di maiale) - secondo l'archeomitologa Marija Gimbutas, e dopo di lei tante/i studiose/i - e fino a circa 3000-2500 anni fa, c'è stato un vero e proprio culto del maiale o meglio del maiale femmina, la scrofa, e della cinghialessa, considerate sacre. In tante parti del mondo si celebrava il culto dei suini, per esempio il maiale del Cosmo in Melanesia, la dea maiale danzante in India, il maiale che fa rinascere in Egitto, il maiale che sorride di Vinca (nell'attuale Serbia), la dea maiale della trasformazione in Grecia, il maiale gigante celtico, la scrofa in Germania. Chi ha fatto una ricerca specifica e approfondita sui maiali e le cinghialesse è stata la tedesca Jutta Voss, studiosa junghiana che unisce diverse discipline nell'affrontare questo argomento: l'archeologia, lo studio dei miti e dei simboli, l'etimologia, il folklore, le scienze sociali, la biochimica, la fisica dei quanti, la sessuologia e il suo vissuto personale ricco di espe- rienze e intuizioni. Il suo libro, "La Luna nera", Red Edizioni, da cui traggo questo articolo, è uscito nel 1988 e nel 1996 è stato tradotto in italiano. Dieci anni fa con amiche e amici abbiamo scritto degli articoli divulgativi, e da allora ho verificato le sue affermazioni e riflessioni. Ultimamente l'ho studiato riga per riga e mi trovo d'accordo, lo faccio mio anche se con qualche riserva su questioni secondarie. A sinistra: dea-maiale che ride di Vinca, Leskavika, Macedo- nia, metà sec. V a.C., da "La Luna nera"; sopra la Gorgone, disegno di anTheós. Come mai era celebrato il maiale? Non solo e non tanto per l'utilità delle sue carni, costituendo una fonte alimentare significativa unita al fatto che non si buttava via nulla, al gusto buono e agli svariati modi di cucinarlo e conservarlo, richiedendo per la macellazione e conservazione un'azione di gruppo, una certa ritualità e mille attenzioni (in quelle società ogni uccisione comportava il ringraziamento e il trattare l'animale con tanto rispetto). L'utero cosmico, un simbolo sacro Il motivo principale che portava al culto era la simbologia che ispirava il maiale, anzi più simbologie che nel corso dei secoli si andavano sempre più articolando, tanto che la Voss parla di tre stadi di quelle società gilaniche, o come si dice matriarcali, che però non significa schiavitù maschile: infatti le antiche società, pacifiche e ugualitarie, che prospe- rarono per decine di migliaia di anni su tutta la Terra prima dell'avvento distruttore del patriarcato (grossomodo dal 40.000-30.000 a.C. al 4000-1.400 a.C. a seconda dei luoghi), non andrebbero definite "matriarcali" perché non c'era dominio delle donne. Mancava il concetto stesso di dominio e potere che fu portato dal patriarcato. Le donne acquisivano un'"autorità" da tutti riconosciuta, tanto che il simbolico poneva al centro il femminile e la cura della stessa vita. Il patriarcato invece ha posto al centro un simbolico maschile-guerriero e la morte. Invece il termine "gilanico" esprime meglio l'idea di uguaglianza tra donne (gin-) e maschi (an-): tra parentesi le due radici in lingua greca che indicano la donna e il maschio. Questa parola è stata coniata dalla studiosa Riane Eisler. Accenno qualche simbologia e rimando alla lettura del libro, che è esaurito e sono disposto a prestare quello che abbiamo nella nostra biblioteca. Il maiale è uno degli animali principali che incarna, simboleggia (insieme ai bovini, in particolare la vacca e il toro, ma anche il serpente, l'orsa, il cervo, la civetta e altri) l'epifania della Dea o della sacralità della vita. In particolare è considerato l'utero cosmico da cui tutto nasce (vedere la rotondità della scrofa), cresce, muore e rinasce; sia la vita sia il giorno che le stagioni, cioè la ciclicità dell'esistenza: tutto nasce, muore e rinasce grazie a questa possibilità del corpo femminile, del maiale e del femminile in generale. E il corpo femminile è la sede di questo miracolo dell'eternità della vita, trasmessa da donna a donna - quindi non l'eternità dell'aldilà, ma l'eternità dell'aldiquà: la morte fa parte della vita e le nuove vite continuano l'esistenza delle precedenti, ciascuna/o è un essere singolare ma anche facente parte del tutto. Il maiale nero e soprattutto la cinghialessa incarnano il mondo dei morti, dell'invisibile, della notte e dei sogni, col quale non c'è frattura e contrapposizione; l'inverno fa parte delle stagioni come la primavera, l'estate e l'autunno. Tra tutte queste simbologie del divenire, dell'eterna trasformazione e metamorfosi, il maiale e la cinghialessa simboleggiano quella che è alla base di tutte, ovvero il ciclo mestruale, ciclo di tre fasi (ecco perché questo numero era sacro) che permette la vita, cosa sacra che va curata in ogni aspetto perché la vita è anche fragile e quindi va favorito tutto ciò che nutre e potenzia l'esistenza e le condizioni migliori per vivere; per questo bisogna prestare la massima attenzione all'ambiente, alle relazioni tra individui umani, animali e vegetali, e ai fenomeni della natura tenendo conto degli imprevisti anche terribili che possono accadere (siccità, terremoti, ecc.). Un ciclo di vita, morte e rinascita Al ciclo mestruale dedicavano le feste e i riti più importanti perché, in sintonia con tutti gli altri cicli della natura, è la condizione che permette alla vita di nascere e continuare. Il sangue mestruale è un sangue che esce senza colpo ferire, a differenza delle società patriarcali che celebrano il sangue procurato dal guerriero che uccide e ferisce per dominare e conquistare. Ecco perché il rosso è il colore della vita e della rinascita: sono state trovate tante tombe, a forma di utero, dipinte di osca rossa, così come tante statuine, proprio a indicare il sangue mestruale rigeneratore. Anche la vulva era considerata sacra - ed era impensabile la violenza sessuale e la banalizzazione della sessualità - tanto che appare in migliaia di statuette e disegni (vedi libri consigliati nella bibliografia), indicando la capacità di nascita, rinascita, conoscenza e piacere. Il numero tre indicava anche le tre età della donna: fanciulla-vergine (che significa "non sposata") associata al colore bianco; madre (letteralmente madre significa "colei che dà la vita") al colore rosso; anziana-saggia-sciamana al colore nero, dopo la menopausa (che significa "cessazione delle mestruazioni", ma sarebbe meglio cambiare questo termine che implica una privazione: c'è chi propone "nuova vita", perché la donna con l'anzianità entrava in una nuova fase della vita in cui era considerata sapiente, poiché la sua energia creativa passava dal piano fisico a quello spirituale). Le anziane, come le fate-streghe del Medioevo, sapevano prevedere le condizioni del tempo, far nascere, curare con le erbe e fare riti sacri di sepoltura per i defunti. Questi tre colori sacri, in quanto archetipi, saranno ripresi e strumentalizzati dal nazismo per galvanizzare le masse. Antiche società pacifiche ed evolute Jutta Voss ha trovato migliaia di reperti da tutto il mondo con immagini di maiali, e ne ha analizzati 2500 (immagine tratta da "La Luna nera"). Dunque il maiale era celebrato per tutti questi motivi: incarnava la sacralità della materia (da mater, "madre"), un tempo non disgiunta dall'anima e dalla spiritualità, simboleggiate con le ali (infatti sono stati trovati molti reperti con l'immagine di maiali con le ali, che poi diventeranno gli angeli, cioè solo spirito in contrapposizione alla materia), ovvero un tutt'uno dinamico e vivo in continua trasformazione evolutiva, se lo vogliamo e lo favoriamo. Inoltre simboleggiava il femminile in tutta la sua potenza - in particolare la cinghialessa, con la sua selvaticità - e la vita matriarcale e conviviale tra donne che si stimano e autostimano, le quali creano la vita e ne migliorano la qualità (le attività di agricoltura, ceramica, abbigliamento e tessitura vegetale sono state realizzate dalle donne). Dunque il maiale, o meglio la scrofa e la cinghialessa hanno simboleggiato le donne, l'universo femminile e la capacità di creare cultura, sapere, vita e società. Sono stati trovati già dal VI millennio a.C., in particolare a Çatal Hüyük, a Creta, in Anatolia, a Gerico e in molti altri siti archeologici con insediamenti di alcune migliaia di abitanti, piccole città con un elevato benessere e una raffinata cultura - lo si deduce dai manufatti di utilizzo quotidiano di pregevole fattura; inoltre le tombe trovate non rivelavano disparità economiche e queste cittadine non avevano cinte murarie. Infine i metalli non erano utilizzati per fabbricare armi, bensì per migliorare la qualità della vita. Il centro forse più noto è il sito di "Troia", che significa letteralmente "maiale madre", e la città che aveva questo nome era sicuramente una città dell'antica civiltà matrilineare. Non a caso i Micenei, guerrieri patriarcali, consideravano i Troiani e i Frigi in genere degli effeminati. Dopo la sua conquista e distruzione, celebrata nell'Iliade, il termine "troia" diventerà un'ingiuria. Da divino a immondo La celebrazione del maiale e del ciclo mestruale culminerà nelle feste; in Grecia in particolare c'erano i Misteri Eleusini, le Termoforie e le Histeria, con tanto di danza del maiale; le Kolabros, in cui si indossavano le maschere del maiale: metterle significava acquistare le caratteristiche dell'animale, e il banchetto con la sua uccisione (se ne metteva una parte nel terreno per auspicarne la fertilità) era un rito sacro, durante il quale si mangiava con sobrietà. Accanto al maiale c'erano mille altri simboli: l'albero e la corda che simboleggiavano il rapporto tra le viscere della terra e il cielo; la corda è il cordone ombelicale e le stelle simboleggiavano i bambini e la capacità di nascere e rinascere; la melagrana, simbolo di fertilità e del sangue mestruale; la campanella e il tamburo, che annunciavano il sogno oracolare ed erano posti nella "capanna mestruale", dove le ragazze vivevano per qualche giorno quando avevano il menarca, e tutta la comunità aspettava questo sogno perché durante il menarca e le mestruazioni le donne erano particolarmente sensibili e in contatto con il mondo invisibile. La capanna era sacra, poi diverrà la prigione delle donne durante il menarca perché considerate immonde e da rifuggire, con le dicerie che non devono toccare niente perché altrimenti sarà infettato. Inoltre una pianta sacra era la quercia, che produce ghiande, cibo di cui i maiali sono ghiotti. Con l'avvento delle società guerriere il maschio che domina e dà la morte sostituirà al maiale il cavallo, simbolo di conquista, bellezza, forza, sottomissione e complicità contro le donne e il mondo femminile. Subentrerà lo spirito guerriero, divinità maschili rissose e violente, e il maschio da essere parziale ("Il re di un anno"), compagno, amico e collaboratore delle donne, vedrà la mansione di fare il guardiano dei maiali come la peggiore punizione (vedi il porcaro Eumeo o la parabola del figliol prodigo), mentre un tempo era considerata in rapporto con il divino, in quanto il maiale rappresentava il sacro universo femminile. Oppure basti pensare alla maga Circe, che trasformava gli uomini in maiali e a Ulisse, che li farà ritornare umani e ucciderà i "Proci". "Svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai!" La proposta di Jutta Voss, dopo anni di ricerche, è di nobilitare questi simboli e divulgare quella cultura, di farli agire nel quotidiano, nei momenti e nelle iniziative di resistenza contro le devastazioni patriarcali. Già mostrare le sole immagini attivano nelle donne e anche nei maschi quelle energie dormienti che bloccano azioni e sentimenti di cambiamento e trasformazione, e infondono quell'energia e coscienza indispensabili per gestire in positivo il caos in cui viviamo. Per celebrare la simbologia di questo animale, in sintonia con le idee del mondo eco-pacifista, occorre promuovere una campagna di rivalutazione ripristinando, aggiornandole, le feste del maiale, con danze e maschere, in cui al posto della sua uccisione sacrificale si potrà fare ad esempio la "maialata vegetariana", riproponendo cibi simbolici, dove anche chi non mangia carne potrà gustare dei buonissimi wurstel di soia, funghi "porcini", il "salame" al cioccolato, vino rosso, melagrane, liquore Alkermes, frutti rossi, pasta a forma di codino di maiale, ecc. Occorre inoltre superare il tabù del sangue mestruale: ancora oggi le mestruazioni, non accettate socialmente, sono vissute dalle donne come qualcosa da nascondere o nominare con delle perifrasi, qualcosa di sporco o comunque una seccatura di cui si farebbe volentieri a meno. Come sostiene la Voss, secoli di questo atteggiamento, durante i quali le donne e il loro sacro ciclo sono stati demonizzati e accusati di tutto, dall'impurità all'eccessiva emotività o isteria, hanno dato origine a molti disturbi ginecologici assai diffusi, come la sindrome premestruale. Ma soprattutto, questa negazione dell'essenza stessa del femminile è alla base dello squilibrio psichico che sempre più devasta maschi-carnefici e donne-vittime o complici, e quindi della violenza sessuale. La mia proposta è di portare la simbologia di pace gioiosa del maiale che ride di Vinca e della Gorgone, o meglio le tre Gorgoni di cui Medusa, con il suo aspetto "terrificante", simboleggiava la sacralità della vita. Mostrerò queste immagini durante le azioni di resistenza contro la guerra ormai permanente voluta dai patriarchi, in cui si manda al macello i giovani, abituando il nostro immaginario a considerare normali le situazioni di morte e violenza; contro l'ampliamento delle basi militari, in cui è evidente il legame tra militarismo e finanziamenti di aziende e armi; contro le devastazioni ambientali, ad esempio l'alta velocità; infine anche contro la violenza sessuale, in cui si offende il femminile e la maternità, banalizzando il corpo e negando una corretta educazione sessuale e sentimentale. Antonio, febbraio 2007 Nota dell'autore: questo testo è la rielaborazione di un discorso orale da me tenuto durante un incontro a Bologna il 9 febbraio, pertanto mi scuso per eventuali imprecisioni e ripetizioni. Bibliografia consigliata ü Riane Eisler: "Il calice e la spada", ed. Pratiche - "Il piacere è sacro", ed. Frassinelli ü Marija Gimbutas: "Il linguaggio della Dea", ed. Longanesi - "Le dee viventi", ed. Medusa ü Vicki Noble: "Il risveglio della Dea", ed. Corbaccio - "La dea doppia", ed. Venexia ü Jutta Voss: "La Luna nera", ed. Red. Vivere con Cura: vivereconcura at fastwebnet.it
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