MUC e Vivere con Cura a Vicenza



Il Movimento degli Uomini Casalinghi e il gruppo di Vivere con Cura sarà
presente alla manifestazione di Sabato 17 febbraio contro l'ampliamento
della base militare americana a Vicenza  (in allegato il volantino di
partecipazione nella versione senza immagini).
Cordiali saluti




Sabato 17 Febbraio 2007: a sostegno della resistenza delle/degli abitanti
di Vicenza contro l'ampliamento della base militare
RIABILITIAMO MAIALI, SCROFE E GORGONI PER FERMARE
IL MILITARISMO E LA VIOLENZA SESSUALE
Attualità degli antichi simboli dell'Europa Neolitica per la costruzione di
una società ecologica di pace e amore

 Qualche mese fa è stato estromesso dagli schermi televisivi un
partecipante ad una trasmissione perché in un'esclamazione ha accostato Dio
al maiale o porco. Già in passato un attore colto e impegnato venne colpito
dallo stesso provvedimento per lo stesso motivo: come mai tanto accanimento
da parte della Chiesa cattolica (e anche di tutte le religioni ufficiali) e
del potere politico-culturale contro un animale che, a parte gli ebrei e i
musulmani, viene mangiato con grande gusto?
Invece di ringraziare i suini sacrificati per nutrirci, li si disprezza:
basti pensare che negli ambienti dell'esercito americano per denigrare i
nemici e incitare i soldati alla lotta si dice: "bisogna battere quei
maiali!".

Maiali, scrofe, cinghialesse e Gorgoni

In realtà non sempre il maiale, ma soprattutto la scrofa e il suo parente
selvatico, la cinghialessa - e a livello simbolico-fantastico la Gorgone -
sono stati oggetto di denigrazione e scherno. È da circa 4500 anni che è
iniziata la campagna di infangamento del maiale, cioè con l'avvento
violento delle società guerriere dominatrici patriarcali.
Da almeno settemila anni fa (cioè dal primo ritrovamento di oggetto sacro a
forma di maiale) - secondo l'archeomitologa Marija Gimbutas, e dopo di lei
tante/i studiose/i - e fino a circa 3000-2500 anni fa, c'è stato un vero e
proprio culto del maiale o meglio del maiale femmina, la scrofa, e della
cinghialessa, considerate sacre. In tante parti del mondo si celebrava il
culto dei suini, per esempio il maiale del Cosmo in Melanesia, la dea
maiale danzante in India, il maiale che fa rinascere in Egitto, il maiale
che sorride di Vinca (nell'attuale Serbia), la dea maiale della
trasformazione in Grecia, il maiale gigante celtico, la scrofa in Germania.
Chi ha fatto una ricerca specifica e approfondita sui maiali e le
cinghialesse è stata la tedesca Jutta Voss, studiosa junghiana che unisce
diverse discipline nell'affrontare questo argomento: l'archeologia, lo
studio dei miti e dei simboli, l'etimologia, il folklore, le scienze
sociali, la biochimica, la fisica dei quanti, la sessuologia e il suo
vissuto personale ricco di espe- rienze e intuizioni. Il suo libro, "La
Luna nera", Red Edizioni, da cui traggo questo articolo, è uscito nel 1988
e nel 1996 è stato tradotto in italiano.
Dieci anni fa con amiche e amici abbiamo scritto degli articoli
divulgativi, e da allora ho verificato le sue affermazioni e riflessioni.
Ultimamente l'ho studiato riga per riga e mi trovo d'accordo, lo faccio mio
anche se con qualche riserva su questioni secondarie.













A sinistra: dea-maiale che ride di Vinca, Leskavika, Macedo- nia, metà sec.
V a.C., da "La Luna nera"; sopra la Gorgone, disegno di anTheós.

Come mai era celebrato il maiale? Non solo e non tanto per l'utilità delle
sue carni, costituendo una fonte alimentare significativa unita al fatto
che non si buttava via nulla, al gusto buono e agli svariati modi di
cucinarlo e conservarlo, richiedendo per la macellazione e conservazione
un'azione di gruppo, una certa ritualità e mille attenzioni (in quelle
società ogni uccisione comportava il ringraziamento e il trattare l'animale
con tanto rispetto).

L'utero cosmico, un simbolo sacro

Il motivo principale che portava al culto era la simbologia che ispirava il
maiale, anzi più simbologie che nel corso dei secoli si andavano sempre più
articolando, tanto che la Voss parla di tre stadi di quelle società
gilaniche, o come si dice matriarcali, che però non significa schiavitù
maschile: infatti le antiche società, pacifiche e ugualitarie, che prospe-
rarono per decine di migliaia di anni su tutta la Terra prima dell'avvento
distruttore del patriarcato (grossomodo dal 40.000-30.000 a.C. al
4000-1.400 a.C. a seconda dei luoghi), non andrebbero definite
"matriarcali" perché non c'era dominio delle donne. Mancava il concetto
stesso di dominio e potere che fu portato dal patriarcato. Le donne
acquisivano un'"autorità" da tutti riconosciuta, tanto che il simbolico
poneva al centro il femminile e la cura della stessa vita. Il patriarcato
invece ha posto al centro un simbolico maschile-guerriero e la morte.
Invece il termine "gilanico" esprime meglio l'idea di uguaglianza tra donne
(gin-) e maschi (an-): tra parentesi le due radici in lingua greca che
indicano la donna e il maschio. Questa parola è stata coniata dalla
studiosa Riane Eisler. Accenno qualche simbologia e rimando alla lettura
del libro, che è esaurito e sono disposto a prestare quello che abbiamo
nella nostra biblioteca.
Il maiale è uno degli animali principali che incarna, simboleggia (insieme
ai bovini, in particolare la vacca e il toro, ma anche il serpente, l'orsa,
il cervo, la civetta e altri) l'epifania della Dea o della sacralità della
vita. In particolare è considerato l'utero cosmico da cui tutto nasce
(vedere la rotondità della scrofa), cresce, muore e rinasce; sia la vita
sia il giorno che le stagioni, cioè la ciclicità dell'esistenza: tutto
nasce, muore e rinasce grazie a questa possibilità del corpo femminile, del
maiale e del femminile in generale. E il corpo femminile è la sede di
questo miracolo dell'eternità della vita, trasmessa da donna a donna -
quindi non l'eternità dell'aldilà, ma l'eternità dell'aldiquà: la morte fa
parte della vita e le nuove vite continuano l'esistenza delle precedenti,
ciascuna/o è un essere singolare ma anche facente parte del tutto.
Il maiale nero e soprattutto la cinghialessa incarnano il mondo dei morti,
dell'invisibile, della notte e dei sogni, col quale non c'è frattura e
contrapposizione; l'inverno fa parte delle stagioni come la primavera,
l'estate e l'autunno.
Tra tutte queste simbologie del divenire, dell'eterna trasformazione e
metamorfosi,  il maiale e la cinghialessa simboleggiano  quella che è alla
       base di tutte,  ovvero  il  ciclo mestruale,  ciclo di  tre fasi
(ecco perché
questo numero era sacro) che permette la vita, cosa sacra che va curata in
ogni aspetto perché la vita è anche fragile e quindi va favorito tutto ciò
che nutre e potenzia l'esistenza e le condizioni migliori per vivere; per
questo bisogna prestare la massima attenzione all'ambiente, alle relazioni
tra individui umani, animali e vegetali, e ai fenomeni della natura tenendo
conto degli imprevisti anche terribili che possono accadere (siccità,
terremoti, ecc.).

Un ciclo di vita, morte e rinascita

Al ciclo mestruale dedicavano le feste e i riti più importanti perché, in
sintonia con tutti gli altri cicli della natura, è la condizione che
permette alla vita di nascere e continuare.
Il sangue mestruale è un sangue che esce senza colpo ferire, a differenza
delle società patriarcali che celebrano il sangue procurato dal guerriero
che uccide e ferisce per dominare e conquistare. Ecco perché il rosso è il
colore della vita e della rinascita: sono state trovate tante tombe, a
forma di utero, dipinte di osca rossa, così come tante statuine, proprio a
indicare il sangue mestruale rigeneratore. Anche la vulva era considerata
sacra - ed era impensabile la violenza sessuale e la banalizzazione della
sessualità - tanto che appare in migliaia di statuette e disegni (vedi
libri consigliati nella bibliografia), indicando la capacità di nascita,
rinascita, conoscenza e piacere.
Il numero tre indicava anche le tre età della donna: fanciulla-vergine (che
significa "non sposata") associata al colore bianco; madre (letteralmente
madre significa "colei che dà la vita") al colore rosso;
anziana-saggia-sciamana al colore nero, dopo la menopausa (che significa
"cessazione delle mestruazioni", ma sarebbe meglio cambiare questo termine
che implica una privazione: c'è chi propone "nuova vita", perché la donna
con l'anzianità entrava in una nuova fase della vita in cui era considerata
sapiente, poiché la sua energia creativa passava dal piano fisico a quello
spirituale). Le anziane, come le fate-streghe del Medioevo, sapevano
prevedere le condizioni del tempo, far nascere, curare con le erbe e fare
riti sacri di sepoltura per i defunti. Questi tre colori sacri, in quanto
archetipi, saranno ripresi e strumentalizzati dal nazismo per galvanizzare
le masse.

Antiche società pacifiche ed evolute

Jutta Voss ha trovato migliaia di reperti da tutto il mondo con immagini di
maiali, e ne ha analizzati 2500 (immagine tratta da "La Luna nera").

















Dunque il maiale era celebrato per tutti questi motivi: incarnava la
sacralità della materia (da mater, "madre"), un tempo non disgiunta
dall'anima e dalla spiritualità, simboleggiate con le ali (infatti sono
stati trovati molti reperti con l'immagine di maiali con le ali, che poi
diventeranno gli angeli, cioè solo spirito in contrapposizione alla
materia), ovvero un tutt'uno dinamico e vivo in continua trasformazione
evolutiva, se lo vogliamo e lo favoriamo. Inoltre simboleggiava il
femminile in tutta la sua potenza - in particolare la cinghialessa, con la
sua selvaticità - e la vita matriarcale e conviviale tra donne che si
stimano e autostimano, le quali creano la vita e ne migliorano la qualità
(le attività di agricoltura, ceramica, abbigliamento e tessitura vegetale
sono state realizzate dalle donne).
Dunque il maiale, o meglio la scrofa e la cinghialessa hanno simboleggiato
le donne, l'universo femminile e la capacità di creare cultura, sapere,
vita e società. Sono stati trovati già dal VI millennio a.C., in
particolare a Çatal Hüyük, a Creta, in Anatolia, a Gerico e in molti altri
siti archeologici con insediamenti di alcune migliaia di abitanti, piccole
città con un elevato benessere e una raffinata cultura - lo si deduce dai
manufatti di utilizzo quotidiano di pregevole fattura; inoltre le tombe
trovate non rivelavano disparità economiche e queste cittadine non avevano
cinte murarie. Infine i metalli non erano utilizzati per fabbricare armi,
bensì per migliorare la qualità della vita.
Il centro forse più noto è il sito di "Troia", che significa letteralmente
"maiale madre", e la città che aveva questo nome era sicuramente una città
dell'antica civiltà matrilineare. Non a caso i Micenei, guerrieri
patriarcali, consideravano i Troiani e i Frigi in genere degli effeminati.
Dopo la sua conquista e distruzione, celebrata nell'Iliade, il termine
"troia" diventerà un'ingiuria.

Da divino a immondo

La celebrazione del maiale e del ciclo mestruale culminerà nelle feste; in
Grecia in particolare c'erano i Misteri Eleusini, le Termoforie e le
Histeria, con tanto di danza del maiale; le Kolabros, in cui si indossavano
le maschere del maiale: metterle significava acquistare le caratteristiche
dell'animale, e il banchetto con la sua uccisione (se ne metteva una parte
nel terreno per auspicarne la fertilità) era un rito sacro, durante il
quale si mangiava con sobrietà.
Accanto al maiale c'erano mille altri simboli: l'albero e la corda che
simboleggiavano il rapporto tra le viscere della terra e il cielo; la corda
è il cordone ombelicale e le stelle simboleggiavano i bambini e la capacità
di nascere e rinascere; la melagrana, simbolo di fertilità e del sangue
mestruale; la campanella e il tamburo, che annunciavano il sogno oracolare
ed erano posti nella "capanna mestruale", dove le ragazze vivevano per
qualche giorno quando avevano il menarca, e tutta la comunità aspettava
questo sogno perché durante il menarca e le mestruazioni le donne erano
particolarmente sensibili e in contatto con il mondo invisibile. La capanna
era sacra, poi diverrà la prigione delle donne durante il menarca perché
considerate immonde e da rifuggire, con le dicerie che non devono toccare
niente perché altrimenti sarà infettato. Inoltre una pianta sacra era la
quercia, che produce ghiande, cibo di cui i maiali sono ghiotti.
Con l'avvento delle società guerriere il maschio che domina e dà la morte
sostituirà al maiale il cavallo, simbolo di conquista, bellezza, forza,
sottomissione e complicità contro le donne e il mondo femminile.
Subentrerà lo spirito guerriero, divinità maschili rissose e violente, e il
maschio da essere parziale ("Il re di un anno"), compagno, amico e
collaboratore delle donne, vedrà la mansione di fare il guardiano dei
maiali come la peggiore punizione (vedi il porcaro Eumeo o la parabola del
figliol prodigo), mentre un tempo era considerata in rapporto con il
divino, in quanto il maiale rappresentava il sacro universo femminile.
Oppure basti pensare alla maga Circe, che trasformava gli uomini in maiali
e a Ulisse, che li farà ritornare umani e ucciderà i "Proci".

"Svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai!"

La proposta di Jutta Voss, dopo anni di ricerche, è di nobilitare questi
simboli e divulgare quella cultura, di farli agire nel quotidiano, nei
momenti e nelle iniziative di resistenza contro le devastazioni
patriarcali. Già mostrare le sole immagini attivano nelle donne e anche nei
maschi quelle energie dormienti che bloccano azioni e sentimenti di
cambiamento e trasformazione, e infondono quell'energia e coscienza
indispensabili per gestire in positivo il caos in cui viviamo.
Per celebrare la simbologia di questo animale, in sintonia con le idee del
mondo eco-pacifista, occorre promuovere una campagna di rivalutazione
ripristinando, aggiornandole, le feste del maiale, con danze e maschere, in
cui al posto della sua uccisione sacrificale si potrà fare ad esempio la
"maialata vegetariana", riproponendo cibi simbolici, dove anche chi non
mangia carne potrà gustare dei buonissimi wurstel di soia, funghi
"porcini", il "salame" al cioccolato, vino rosso, melagrane, liquore
Alkermes, frutti rossi, pasta a forma di codino di maiale, ecc.
Occorre inoltre superare il tabù del sangue mestruale: ancora oggi le
mestruazioni, non accettate socialmente, sono vissute dalle donne come
qualcosa da nascondere o nominare con delle perifrasi, qualcosa di sporco o
comunque una seccatura di cui si farebbe volentieri a meno. Come sostiene
la Voss, secoli di questo atteggiamento, durante i quali le donne e il loro
sacro ciclo sono stati demonizzati e accusati di tutto, dall'impurità
all'eccessiva emotività o isteria, hanno dato origine a molti disturbi
ginecologici assai diffusi, come la sindrome premestruale.
Ma soprattutto, questa negazione dell'essenza stessa del femminile è alla
base dello squilibrio psichico che sempre più devasta maschi-carnefici e
donne-vittime o complici, e quindi della violenza sessuale.
La mia proposta è di portare la simbologia di pace gioiosa del maiale che
ride di Vinca e della Gorgone, o meglio le tre Gorgoni di cui Medusa, con
il suo aspetto "terrificante", simboleggiava la sacralità della vita.
Mostrerò queste immagini durante le azioni di resistenza contro la guerra
ormai permanente voluta dai patriarchi, in cui si manda al macello i
giovani, abituando il nostro immaginario a considerare normali le
situazioni di morte e violenza; contro l'ampliamento delle basi militari,
in cui è evidente il legame tra militarismo e finanziamenti di aziende e
armi; contro le devastazioni ambientali, ad esempio l'alta velocità; infine
anche contro la violenza sessuale, in cui si offende il femminile e la
maternità, banalizzando il corpo e negando una corretta educazione sessuale
e sentimentale.				    Antonio, febbraio 2007

Nota dell'autore: questo testo è la rielaborazione di un discorso orale da
me tenuto durante un incontro a Bologna il 9 febbraio, pertanto mi scuso
per eventuali imprecisioni e ripetizioni.

Bibliografia consigliata ü Riane Eisler: "Il calice e la spada", ed.
Pratiche - "Il piacere è sacro", ed. Frassinelli ü Marija Gimbutas: "Il
linguaggio della Dea", ed. Longanesi - "Le dee viventi", ed. Medusa ü Vicki
Noble: "Il risveglio della Dea", ed. Corbaccio - "La dea doppia", ed.
Venexia ü Jutta Voss: "La Luna nera", ed. Red.

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