Re: [pace] Re: [pace] Re: [pace] Perché i laboratori della "guerra umani taria" sono p reoccupati della controinformazione sul Darfur?



Caro Enrico su questa storia della pace non violenta o della non violenza pacifica, si è detto e scritto tanto ed ognuno se ne è fatto un'idea, quando non uno stile di vita, portando la giacchetta dal sarto o aggiustandosela da solo secondo coscienza. Ma nelle fila di questo processo oggi, ieri molto vicino , che gli anni sono un battito di ciglia malgrado i morti, ci siamo schierati e abbiamo sostenuto fatti e persone.Abbiamo ritenuto di essere in tanti a pensarla nello stesso modo, non fosse altro che la guerra detrae e non aggiunge se non la paura e che la nonviolenza non ha solitamente dimora nella casa delle donne... Ora, voltarsi indietro e vedere che non ci sono le "folle" manifestanti e le bandiere arcobaleno può essere indubbiamente frustrante, ci si sente soli e diciamolo ingannati nei tempi nei modi e nella sostanza.
Credo che Lorenzo abbia parlato di "chiarimento politico"...
Quasi un bene nel capire che non ci sono *amici* tantomeno governi tali, quando si tratta di AFFARI, nazionali ed internazionali. Sul Negoziato ho già detto la mia, e malgrado il mio modo di scrivere, credo sia chiaro come la penso.
Ricostruire un movimento contro la guerra?
E chi è per la guerra? Chi è per la violenza?
Giù  la maschera, anche se questo significa denudare il re.
Altrimenti per quanto mi riguarda, preferisco essere sola e coerente con la mia indipendenza di pensiero ed azione, che accompagnata ad una folla di sudditi.
Doriana Goracci

Citando Enrico Peyretti <e.pey at libero.it>:

Grazie. La mia opinione è che quelle note dichiarazioni di Strada e Euli sono battute polemiche entro il dibattito faticoso interno al mov. per la pace. Se le parole hanno un senso, al di là delle circostanze attuali, chi è contro la guerra è pacifista. Non sempre è nonviolento. La nonviolenza attiva opera per il superamento delle violenze strutturali e culturali ancor più che contro la guerra, la quale è solo il frutto delle prime, e non è neppure la violenza più profonda e dolorosa per l'umanità, sebbene la più vistosa, sempre assolutamente ingiustificabile. Buona salute, buon coraggio, buona resistenza, buona speranza. Enrico Peyretti


  ----- Original Message -----
  From: Roberto Vignoli
  To: pace at peacelink.it
  Cc: Contropiano
  Sent: Sunday, November 05, 2006 11:38 PM
Subject: Re: [pace] Re: [pace] Perché i laboratori della "guerra umani =?iso-8859-1?Q?taria=22_sono___p_ reoccupati_della_controinformazione_sul?= Darfur?


Caro Peyretti, il senso è chiarissimo, i compagni di Contropiano si definiscono non "pacifisti" ma "contro la guerra" richiamandosi a quanto detto giorni fa da Gino Strada: "Non chiamatemi più pacifista. Si tratta di creare un movimento di coscienza per buttare la guerra fuori dalla storia. Ormai si dà per scontato che dove c'è un problema si mandano i militari. Poi, sotto quale egida e con quali regole d'ingaggio, sono questioni marginali. Mi preoccupa che questa tendenza sia stata assunta da organizzazioni che fanno parte del movimento per la pace. Organizzazioni che, quando erano gli avversari politici a fare le guerre, avevano una posizione, mentre se sono gli amici politici a fare le guerre, come oggi, hanno una posizione diversa"
  http://www.nigrizia.it/doc.asp?ID=8762
Ed anche da Enrico Euli: "Il pacifismo è morto e sepolto. Il movimento è morto con la marcia di Roma del 2003. Movimento che non è stato neppure capace di proporre la pace in tempo di pace. La missione in Libano è la conferma della crisi del pacifismo: essere andati con queste istituzioni internazionali, nell'attuale contesto storico e con l'attuale governo, significa infilarsi in una trappola ulteriore rispetto all'Iraq. Quelli di Assisi sono i mistificatori supremi. La cupola politico-televisiva. Credono in un qualcosa che, a mio parere, sta perfettamente dentro questa trappola. Alcuni sono in buona fede. Altri meno"
  http://www.nigrizia.it/doc.asp?ID=8763

  Tutto il resto è professionismo di pace pacifinto.

  Roberto Vignoli
  Information Guerrilla

  Enrico Peyretti ha scritto:
"Contropiano non è un sito pacifista ma è contro la guerra"
Vorrei sapere, per favore, qual è il senso di questa frase. Grazie!
Vorrei sapere cosa si intende per pacifismo.
Io ritengo il pacifismo insufficiente senza la nonviolenza positiva.
Ma, se capisco, qui non si vuole essere nemmeno pacifisti. In quale senso?
Grato di un chiarimento.
Enrico Peyretti, Torino



----- Original Message -----
From: "CONTROPIANO" <cpiano at tiscali.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Saturday, November 04, 2006 1:02 PM
Subject: [pace] Perché i laboratori della "guerra umanitaria" sono p
reoccupati della controinformazione sul Darfur?


  Perché i laboratori della "guerra umanitaria" sono preoccupati delle
    nostra
  controinformazione sul caso del Darfur?

Alcune settimane fa, avevamo scoperto che un importante sito specializzato
vicino al complesso militare-industriale italiano e alla NATO
(<http://www.paginedidifesa.it>www.paginedidifesa.it) , con un articolo di
Franco Londei che riproduciamo nel nostro dossier, si stava preoccupando
delle denunce e della documentazione che Contropiano da tempo sta
producendo sulla preparazione di una nuova "guerra umanitaria" nel Darfur,
regione occidentale del Sudan (con le esatte e medesime caratteristiche,
fonti, soggetti, ragionamenti di quella in Kossovo). Avevamo annunciato
    che
  stavamo preparando un altro dossier ancora più corposo e significativo sul
Darfur e sulla preparazione di una nuova "guerra umanitaria" in questa
importante regione africana.

In un successivo articolo su un altro sito
(<http://inpolitica.net),/>http://inpolitica.net),  Franco Londei tornava
    a
  contestare il nostro impianto di analisi sulla situazione in Darfur
dichiarandosi amareggiato di come un sito "pacifista" (Contropiano non è
    un
  sito pacifista ma è contro la guerra, la differenza, come ha detto Gino
Strada a luglio, è ormai discriminante, NdR) potesse opporsi
    all'intervento
  dell'ONU per risolvere una emergenza umanitaria come quella in Darfur. Il
ricorso a luoghi comuni e ai ricatti morali ("è facile parlare e dire di
    no
  quando si sta comodi nelle proprie case" etc. etc.), cerca di confondere
    le
  carte con il buonismo. In discussione infatti non è l'emergenza umanitaria
per i profughi del Darfur (dovuta però non solo alla guerra ma anche a
fenomeni climatici di cui non si parla mai) ma la manipolazione di questa
emergenza umanitaria ai fini di un intervento politico-militare da parte
degli Stati Uniti e della NATO in questa area del mondo. Non dovrebbero
essere sfuggiti alcuni particolari come la preoccupazione di Washington
    per
  il recente vertice tra Cina e paesi africani (a cavallo tra ottobre e
novembre) e per la penetrazione della Cina in una regione come quella
africana che Stati Uniti e Francia ritengono loro esclusiva riserva di
caccia. Il Sudan, in questo scenario, è paradigmatico. Le preoccupazioni
umanitarie di Washington e di Parigi le abbiamo già viste all'opera in
Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan, in Costa d'Avorio. Si chiamano
colonialismo, tant'è che i sostenitori dell'intervento umanitario in
    Darfur
  contestano anche la capacità dell'Unione Africana di poter gestire la
crisi.in fondo sono.africani, quindi dobbiamo mandare i soldati e gli
esperti umanitari delle potenze occidentali a risolvere la crisi.

Non deve sorprendere che l'intervento militare colonial-umanitario si
faccia spianare la strada da denunce e documenti di organizzazioni
internazionali. Ma queste organizzazioni sono legate a doppio filo con
l'establishment statunitense (dall'International Crisis Group di  Gorge
Soros ed Emma Bonino a Human Rights Watch). Li abbiamo già visti all'opera
con falsità, manipolazioni e denunce in Kosovo (smentite poi dalla realtà
come le fosse comuni) per preparare l'opinione pubblica a legittimare i
bombardamenti e gli interventi militari sul campo. Ce li siamo studiati da
vicino, abbiamo radiografato il loro modus operandi, il tono e la
costruzione delle notizie e delle denunce. Quelle sul Darfur sono
praticamente la fotocopia di quelle che avevamo già visto e sentito sulla
Jugoslavia. Diciamo solo che di costoro non ci fidiamo perché non sono
degni di fiducia. Si schierano con i più deboli ma lavorano per i più
    forti.
  E' bene dunque che le forze democratiche e contro la guerra, sappiano che
cosa si sta preparando per il Darfur e non si facciano cogliere
impreparate. Noi cerchiamo di fornire documentazione e chiavi di lettura
che consentano di non cadere nella trappola di quello che Giulietto Chiesa
ha definito giustamente lo "tsunami mediatico" al quale è difficile
resistere se non si è ben saldi nelle proprie analisi. A questo scopo, da
lunedi 6 novembre sul nostro sito
(<http://www.contropiano.org>www.contropiano.org ) mettiamo a disposizione
il nostro dossier. Qui di seguito il sommario dei documenti e dei
contributi ospitati nel dossier.

La redazione di Contropiano

Darfur.

Come i laboratori della guerra umanitaria

stanno preparando l'intervento militare contro il Sudan



Un dossier di Contropiano



********

Sommario:



            Premessa della redazione di Contropiano



1. I laboratori della guerra umanitaria tornano all'opera



2. Cronologia degli avvenimenti nel 2006





3. La vera posta in gioco in Sudan e Darfur. Dieci interventi che
smascherano l'ambiguità della guerra "umanitaria" e chiariscono gli
obiettivi degli Stati Uniti

-          Perché il Sudan rifiuta le truppe dell'ONU (di Sara Flounders)

-          Il ruolo degli Stati Uniti nel Darfur (di Sara Flounders)

-          Dopo l'Iraq, il Sudan? (di Luca Galassi)

-          Fuori dall'Iraq, ora nel Darfur (di Gery Leupp)

-          Sudan. Verso una nuova guerra contro un paese arabo? (di
    Mohamed
  Hassan)

-          Le potenze occidentali orchestrano la disintegrazione del Sudan
(di Uwe Frieseke)

-          Come la propaganda umanitaria prepara una nuova "guerra
umanitaria" (di Claudio Moffa)

-          E' umanitario l'interventismo umanitario? La cortina di fumo
    nel
  Darfur (di Carl G. Estabrook)

-          Gli affari dei trafficanti di armi israeliani (anche in Sudan)
(di Luca Airoldi)

-         Non si aiuta il Darfur con le minacce al governo sudanese (di
Adrian Hamilton)



4. Stati Uniti e NATO puntano a intervenire militarmente contro il Sudan

-         Per Bush necessario un maggiore impegno della Nato nel Darfur
    (di
  M. Brugnara)

-         La Nato scalda i motori per la " guerra umanitaria " in Darfur
(agenzia ANSA)

-         Sudan, la Nato pronta a intervenire nel Darfur se l'Onu chiama
(agenzia ANSA)

-         Nato - Afghanistan e Darfur. L'Alleanza pensa globale (Quadrante
Europa)



5. Come i laboratori della guerra umanitaria e i neocons italiani
preparano il terreno all'intervento militare

-         Emma Bonino "Darfur: Il peggio deve venire"  (Emma Bonino)

-         La mancata protezione del Darfur (International Crisis Group)

-         La crisi del Darfur arriva alla Camera (la posizione dei DS)

-         La marcia dell'Iran sul Darfur (Massimo Introvigne)

-         Una tragedia inevitabile? (di Carlo Calia)



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