Sulla guerra cade il governo? E perché?



Salve a tutt*,

Enrico Peyretti, Domenica, 16 luglio 2006 ore 15:40:37 +0200
ha scritto a tutt* in "Re: [pace]  Vescovo Nogaro "No a finanziamento
missione in"
 >Il vescovo Nogaro dice una triste verità sulla guerra, che, nell'ambito
 >pacifista e nonviolento, abbiamo detto e diffuso fin dall'inizio di questa
 >questione. Il problema oggi è che, se si fa cadere questo governo si forma
 >una maggioranza di centro-destra, con i complici del berlusconismo, assai
 >meno cauta e assai più disposta a fare guerra e uccisioni, a servizio della
 >"guerra infinita".
 >Questo governo è da criticare molto, ma può essere avviato - secondo
 >valutazioni serie e sicuramente alla ricerca della pace, come Lidia
 >Menapace e altri - a ridurre e preparare un'uscita da quella guerra.
 >Ben difficilmente la verità della giustizia e della pace entra bella intera
 >nelle strettoie della storia. Si deve vedere e dire la verità intera, ma
 >non si ama la verità cacciandola tutta fuori dalla realtà dei fatti pur di
 >preservarla intera.
 >Enrico Peyretti

caro enrico, sono d'accordo con te.
giusto dire la verità fino in fondo, per esempio, è corretto che si
continui a dire che su questa storia il governo rischia di cadere?
Mi sembra che tutto il discorso in questa (e altre liste) sia stato
parecchio orientato dalla disinformazione massmediatica.

Per fare chiarezza, i dati di fatto sono:
1) Nel programma dell'unione non è contemplato il tema del rifinanziamento
della guerra in Afghanistan (chiamiamola guerra, non missione, almeno qui).
Si parla invece di "discussione missione per missione". Non capisco,
quindi, perché si siano criticati tanto aspramente i senatori dissidenti.
Ma per me è ancora più incomprensibile come una parte del mondo pacifista
non li abbia sostenuti, indipendentemente da come la si pensi
sull'Afghanistan, di fronte al linciaggio mediatico operato dai soliti
editorialisti guerrafondai (al Corsera come a Repubblica)

2) Di conseguenza chi critica il rifinanziamento della guerra in
Afghanistan (in parlamento e fuori) ha il dovere di provare a spostare gli
atti del governo il più vicino possibile ad un punto di coerenza con la
Costituzione. Agli editorialisti di sopra piace parlare di "spostamento a
sinistra". io non so cosa significa, e trovo controproducente accettare il
piano dialettico che identifica come di "sinistra radicale" chi vuole il
rispetto dell'Art. 11. Se non riesce questo, c'è una conseguenza
ineludibie. Siamo in una democrazia parlamentare, giusto? E' bene farlo
notare, e per due motivi.
Primo perché penso che faccia parte del portato politico del movimento
pacifista l'idea che le guerre ammazzino anche la democrazia e che c'è un
parallelo tra le ultime guerre e le involuzioni dei sistemi politici
occidentali che in Italia, per dirne una, stavano portando allo
stravolgimento della Costituzione formale (dove aver stravolto quella
sostanziale). Ricordare che esiste la sovranità parlamentare (e quella dei
consigli comunali rispetto ai sindaci monocratici!) è un modo per difendere
la democrazia e la pace.
Secondo, di conseguenza, in una repubblica parlamentare le leggi possono
esser votate anche da maggioranze diverse. Ribadire questo è nell'interesse
del movimento pacifista che pensa che, ormai, questi temi siano maggioranza
sociale nel paese anche quando succede ben altro nel parlamento. Vuol dire,
proprio per amore di verità, fare in modo che ciascun parlamentare e
movimento politico risponda delle proprie convinzioni sul tema senza
tatticismi e scorciatoie.

Vi pongo una domanda molto laica, nel paese dei Pollari e degli agenti
Betulla infiltrati nei quotidiani, qualcun* pensa ancora che si possa fare
affidamento ai soli atti parlamentari, magari strappati con qualche
mediazione al ribasso, per invertire la rotta verso il disastro totale che
ora ha incendiato anche il Libano dopo Iraq e Afghanistan e che ha preso di
mira anche l'Iran? Non abbiamo, invece, bisogno che sul tema della guerra
cresca una convinzione che in maniera ancora più forte metta in relazione
la crisi democratica, quella economia e 10.000 soldati con il tricolore
schierati più o meno legittimamente ai quattro angoli del mondo? E' cosa
c'entra questo con i distinguo palesemente senza progetto anche di
parlamentari come Lidia Menapace?

3) Nota finale: coerentemente con i due punti di su trovo davvero
imbarazzante che l'attuale presidente Napolitano abbia fatto un monito così
di parte come quello di qualche giorno fa che inneggiava alla compattezza
della maggioranza mentre era in discussione il merito del provvedimento. E
trovo che il mondo pacifista, quindi noi qui e altrove, lista o assemblea,
dovrebbe prendere una posizione forte anche su questo. Napolitano, a rigor
di Costituzione, è chiamato a verificare che il provvedimento rispetto
l'art. 11. Se si limitasse a questo sarebbe già sufficiente

Marco Trotta