Mi dispiace, Doriana, ma non è alternativo al fascismo chi si oppone
all'esaltazione fascista della violenza con altra violenza. La violenza è
sempre fascista. Vedi, inoltre, come gli fa comodo.
A destra, la violenza è coerenza, a sinistra è contraddizione. Infatti,
la sinistra è nata, esiste, per superare la violenza, ogni forma di violenza:
diretta, strutturale, culturale. Anche la propria.
Se oggi la sinistra è fiacca, contagiata dall'individualismo, è perché
non ha ancora imparato il satyagraha gandhiano, che è la più grande forza,
antitesi di ogni violenza.
Utilizzando le tendenze negative che sono in tutti noi, il dominio spinge
i dominati alla disperazione per spingerli alla violenza che lo imita e lo
conferma, e duque al fallimento della liberazione.
I dominati cominciano a liberarsi quando smettono di lasciarsi plagiare
dal dominio che li fa disperare di essere capaci di alternativa. Ma per questa
liberazione occorre tanta riflessione, interiorità, cultura, e dedicare tante
energie in questa ricerca.
La sconfitta dello schiavo è diventare come il padrone.
Se uno in
mezzo a noi fa violenza non è uno di noi. La nonviolenza positiva e
costruttiva è l'azione giusta contro la violenza.
Il mito arcaico della violenza giusta e risolutiva è il cavallo di Troia
introdotto dai dominatori nella città dei dominati per fermare la loro lotta
di liberazione.
"La violenza è sempre suicida", dice esattamente Gandhi.
E' giusto gridare che le esibizioni di fascismo sono illecite
democraticamente e legalmente; tuttavia non è la proibizione legale (come capì
il Pci a suo tempo) che annulla il fascismo, ma la maturazione civile e
nonviolenta, a cui fatti come quelli di Milano sabato 11 marzo non
contribuiscono affatto, e che anzi impediscono, perché ogni violenza ed ogni
apologia della violenza sono essenzialmente fascismo.
Mi dispiace contraddirti, Doriana, perché spesso ti leggo con interesse,
ma dobbiamo pensare molto su queste cose, che sono decisive.
Enrico
Peyretti
----- Original Message -----
From: <
doriana at inventati.org>
To:
<undisclosed-recipients:>
Sent: Tuesday, March 14, 2006 12:36
PM
Subject: PARIGI SI MILANO NO: VICINO-LONTANO
>
>
http://www.bellaciao.org/it/article.php3?id_article=12854>
>
Domenica 12 marzo 2006 ho acquistato, come spesso faccio, Liberazione
e
> il Manifesto ma solo stamattina in treno ho potuto aprire il
giornale
> del Prc. E guardo la prima pagina: a sinistra una foto con
degli
> studenti francesi e la scritta Parigi SI - a destra due
macchine
> bruciate, la gente che osserva dalle transenne Milano
NO.
>
> Mi diventano le guance rosse e non è la menopausa. Chi osa
questo
> decalogo, chi osa a 24 ore dall'accaduto a Parigi e Milano
sentenziare,
> schierarsi, intimidire così? Il Prc, il partito a cui
sono stata
> iscritta per la prima volta nella mia vita dal
2001.
>
> Il partito l'avevo conosciuto a Genova, viveva nel
movimento, era
> sensibile alla voce delle donne, degli invisibili, dei
precari, dei
> diversi...Ho conosciuto in questi anni tutte le lotte
territoriali,
> europee, lotte collettive e personali che hanno
attraversato l'Italia.
>
> Me li sono pagati da sola i Sfe, le
manifestazioni a Roma e fuori, i
> viaggi in lungo e largo ritagliati
nel tempo che trovavo, il mobbing
> sul lavoro, la fatica di essere nel
movimento e nel partito: riunioni,
> comitati politici, forum,
convegni,assemblee sit-in,appelli,
> telefonate,letture, spazi occupati
e da occupare.
>
> Già dalle elezioni europee si delineò la
demarcazione dei violenti e
> non violenti, e continuammo nelle
segreterie a parlare di nomine,
> candidature mancate, candidature
intoccabili.Poi siamo arrivati alle
> primarie, con i "post Voglio",
quelli a cui il Segretario rispondeva
> compiacente e quelli a cui non
rispondeva..
>
> Arrivò la direzione del giornale di Piero
Sansonetti, avevo dei dubbi
> ma le prese di posizione coraggiose sui
migranti, sulla Bolkestein,
> sulla guerra, sino all'ultimo
controManifesto che mi ha visto al solito
> sollecita nella firma, mi
avevano fatta bene sperare..
>
> Poi si è aperta la stagione del 9
aprile: sono ricominciati convegni
> buonisti e dei buoni che si
accorpano come le pecorelle con il Pastore,
> nel timore che il lupo
cattivo se le mangi: e giacchè l'ora si
> avvicina, non si pensi che
200-400 borghesucci invasati se la passino
> liscia dopo le smargiassate
di Milano... La normalità, il ragionare, la
> non violenza, la
tolleranza confluiscono tutti nel " vota se vuoi
> cambiar davvero
l'Italia".
>
> Che si affronti pure la violenza della signora
Mussolini oggi e dei
> fascisti domani, ma nei salotti televisivi, dove
sono stati candidati
> anche i diversi,anche le donne, che si parli di
me insomma e non di
> quelli che rompono le uova non solo nei
panieri...
>
> Che dire quando "parla" la rabbia dei giovani, la
rabbia di chi non ha
> lavoro, casa, sanità, cittadinanza, di chi non ha
più nemmeno la voglia
> di sperare? Che dire della rabbia violenta?
Certo le banlieus francesi
> sono lontane e ci si può ragionare, ma
questa teppaglia nostrana va
> stroncata.
>
> E allora mi
chiedo, chi dovrei essere io? Una no global buona? Una
> pacifista che
agisce e media i conflitti? Fuori e dentro di me?
>
> Quale ruolo
devo assumere il 9 aprile:
> donna-madre-compagna-laica-esodata-donna in
nero-cittadina ? Quale
> ruolo calza meglio il 9 aprile o forse devo
ricordarmeli tutti per
> infilarmi nell'urna turandomi il naso,
chiudendo gli occhi e tappandomi
> le orecchie e non odorando il lezzo
di bruciato? Voi mi dite
> chiaramente e con forza: come a Parigi si,
come a Milano no.
>
> Nel '68 ero già in strada ed è vero ho
pensato subito l'11 marzo ad una
> rinnovata primavera che partirà dagli
studenti come in quel mitico
> maggio: ma allora le barricate, i falò di
Milano sono stati atti di
> "cattivi"? Io dove devo
stare?
>
> No , signori Bertinotti e Sansonetti, io non "devo"
niente, né
> tantomeno vi devo niente. Ho pagato sempre e pagato tutto,
anche e
> soprattutto quello che non avevo consumato.
>
>
Voi non potete dare ordini di pensiero ed azione. Le lezioni sulla non
>
violenza, sul beneficio del dubbio, sul pensiero critico non le prendo
>
più. Gli esami invece, quelli non finiscono mai: vale per me, ma
ancora
> di più per voi che vi prendete "la delega" e siete pagati per
questo.
>
> Quella copertina, quella prima pagina del 12 marzo
rimane una vergogna.
>
> Degli altri neanche
parlo.
>
> Io continuerò a camminare, a far girare le mie parole e
a credere nel
> vento che porta il profumo della primavera e del
bruciato, porta anche
> le voci di chi è lontano-vicino e di chi ci
sembrava vicino-lontano.
>
>
>
> Di : Doriana
Goracci
> martedì 14 marzo 2006
>
>
> --
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Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink.
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Date: 13/03/2006
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