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TORTURA FOR EVER



Ha fatto bene Claudio Magris a dedicare un fondo del "Corriere della Sera", l’8 settembre 2003, alla tortura.

Si era saputo che anche il Pentagono aveva permesso di studiare i metodi di tortura illustrati bene da Gillo Pontecorvo nel suo film sulla "Battaglia di Algeri".

Agli USA serviranno nella lotta contro il terrorismo, ai francesi servirono nelle guerre coloniali, ai generali argentini nello sterminio degli oppositori politici, bollati tutti come comunisti, anche se non lo erano.

Parlare della tortura l’8 settembre è stato utile anche per ricordare l’uso esteso e atroce della tortura fatto dai fascisti e dai tedeschi contro i nostri partigiani, che si concludeva sempre con il rito della impiccagione.

Magris conclude il suo articolo con un ricordo:

"…Pagina/12 riporta una frase del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che non conoscevo e che potrebbe essere una definizione della democrazia, della civiltà, dell'umanità stessa. 

A chi gli suggeriva di usare la tortura con i brigatisti rossi detenuti per scoprire dove era tenuto prigioniero Moro, Dalla Chiesa avrebbe risposto: "L'Italia può permettersi di perdere Aldo Moro, ma non può permettersi di introdurre la tortura"."

Magris sembra credere che l’uso della tortura da parte dei paesi democratici sia oltre che inumano anche contradditorio.

E’ vero, infatti, che per infliggere dolore violento a un nostro simile indifeso occorre essere convinti che l’oggetto della nostra azione non sia una persona come noi, bensì un individuo inferiore per razza, per sesso, per condizione sociale o per idee, comunque un altro da noi, sulla vita del quale possiamo avere qualsiasi diritto.

Questa demonizzazione del nemico che ci permette di torturarlo e ucciderlo senza rimorso è pratica antica e comune a tutti i poteri, utilizzata in tutte le guerre, usata da tutti i criminali.

La schiavitù, abolita legalmente dalla Rivoluzione francese, è stata praticata negli Stati Uniti fino alla conclusione della guerra civile nella seconda metà dell’800, è ancora praticata in Africa, in Asia e anche da molte bande criminali nei nostri paesi avanzati.

Il riconoscimento dei diritti dell’altro è un obiettivo ancora lontano per le donne in tutto il mondo, per i neri e i gialli presso i bianchi, per i poveri nei confronti dei ricchi.

In questo mare di discriminazione, nemmeno il socialismo ha saputo dare una spinta decisiva alla scomparsa della tortura.

La tortura è un ingrediente quotidiano dei film, dei fumetti, dei giochi che riempiono le giornate degli spettatori grandi e piccoli.

La tortura, purtroppo, non è ancora scomparsa dagli scenari punitivi che la divinità riserva alle persone giudicate indegne di andare in paradiso. 

Noi crediamo che soltanto la scelta della nonviolenza, con la diffusione della educazione alla nonviolenza fin dai bambini, con il rifiuto assoluto di qualsiasi giustificazione per la violenza saprà mettere l’umanità nel sentiero capace di vincere anche l’uso della tortura.