R: il fascismo e' ancora li'



Al messaggio di Alessandro Marescotti del 15 maggio:

Sì, Alessandro, la radice della guerra è lui, il qualunquista opportunista
che stima il vincere. Ma bisogna aggiungere che questo lui è in ciascuno di
noi. Il potere su di sé è il più difficile e prezioso, e il meno ambito. Si
tratta di essere nonviolenti sapendo che c'è violenza in noi (più culturale
che naturale), da dominare e volgere in energia costruttiva: ciò che con
pudore e discrezione possiamo chiamare amore. L'amore che ama (cioè aiuta a
vivere) anche chi non ci ama, anche chi odia il suo prossimo. Nulla al mondo
è più creativo e innovatore di questo. Lo dico sottovoce, perché le cose
gridate diventano subito false.
E bisogna aggiungere anche che la guerra, radicata negli animi, si è fatta
strutture enormi, rigide, inflessibili,, potenti, divinizzate. Perciò non
basta diventare buoni e nonviolenti di animo senza la critica oggettiva,
storica, culturale, politica di quelle strutture, e la lotta nonviolenta per
la loro demolizione e costruzione alternativa di forme umane di vita.
Scusa se ho aumentato l'ingombro di messaggi

     Enrico Peyretti
     peyretti at tiscalinet.it
-----------------------------------------------------------------



----- Original Message -----
From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
To: <pck-pace at peacelink.it>
Sent: Monday, May 15, 2000 3:42 PM
Subject: il fascismo e' ancora li'


Ciao a tutti!

Ieri ho parlato con un vecchietto di novantadue anni, ma dalla lucidita'
superiore a quella di Bobbio. Un vecchio comunista che nella libreria aveva
"Poema umano" di Danilo Dolci; ha letto centinaia di libri e che ha vissuto
intensamente la lotta al fascismo.

Praticamente l'ho intervistato col registratore.

"Alessandro, dovevi vedere che entusiasmo popolare quando Mussolini
proclamo' la guerra...", mi ha detto facendo un ampio gesto.

E ho pensato alla vigliaccheria di quella guerra che si pensava di poche
settimane, contro una Francia in ginocchio: una guerra paragonabile
all'attacco contro la Jugoslavia (1999). Guerre che si dichiarano perche'
"e' facilissimo vincerle", perche' oggi puoi farle senza perdere un
aviatore. Il consenso su cui faceva leva Mussolini derivava dallo stesso
substrato psicologico a cui ha fatto appello il centrosinistra.

E' facile essere per la guerra quando pensi di vincerla in quattro e
quatt'otto.

Destra o sinistra non conta, e' il profondo substrato antropologico che
riemerge. E' conveniente schierarsi con i forti, con chi vince, fare la
guerra dalla parte dei forti, sentirsi invincibili.
Ieri era con Hitler, oggi con altri ma in fondo e' uguale.

"Alessandro, dovevi vedere che entusiasmo popolare quando Mussolini
proclamo' la guerra..."

Ieri ho visto uno sbraitare per l'ascensore occupato; contro la guerra non
credo che abbia profuso la stessa indignazione.

Vedo agitarsi nella storia e nella vita che ho di fronte, ieri come oggi,
un uomo qualunque, entusiasta di vincere o silenziosamente opportunista. La
radice della guerra e' lui?

Alessandro