il fascismo e' ancora li'



Ciao a tutti!
 
Ieri ho parlato con un vecchietto di novantadue anni, ma dalla lucidita'
superiore a quella di Bobbio. Un vecchio comunista che nella libreria aveva
"Poema umano" di Danilo Dolci; ha letto centinaia di libri e che ha vissuto
intensamente la lotta al fascismo. 

Praticamente l'ho intervistato col registratore.

"Alessandro, dovevi vedere che entusiasmo popolare quando Mussolini
proclamo' la guerra...", mi ha detto facendo un ampio gesto.

E ho pensato alla vigliaccheria di quella guerra che si pensava di poche
settimane, contro una Francia in ginocchio: una guerra paragonabile
all'attacco contro la Jugoslavia (1999). Guerre che si dichiarano perche'
"e' facilissimo vincerle", perche' oggi puoi farle senza perdere un
aviatore. Il consenso su cui faceva leva Mussolini derivava dallo stesso
substrato psicologico a cui ha fatto appello il centrosinistra.

E' facile essere per la guerra quando pensi di vincerla in quattro e
quatt'otto. 

Destra o sinistra non conta, e' il profondo substrato antropologico che
riemerge. E' conveniente schierarsi con i forti, con chi vince, fare la
guerra dalla parte dei forti, sentirsi invincibili.
Ieri era con Hitler, oggi con altri ma in fondo e' uguale. 

"Alessandro, dovevi vedere che entusiasmo popolare quando Mussolini
proclamo' la guerra..."

Ieri ho visto uno sbraitare per l'ascensore occupato; contro la guerra non
credo che abbia profuso la stessa indignazione.

Vedo agitarsi nella storia e nella vita che ho di fronte, ieri come oggi,
un uomo qualunque, entusiasta di vincere o silenziosamente opportunista. La
radice della guerra e' lui?

Alessandro