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Minime. 494
- Subject: Minime. 494
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 22 Jun 2008 00:43:04 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 494 del 22 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1.Riccardo Stagliano' intervista Jeremy Rifkin 2. Mao Valpiana e Alberto Tomiolo: Un impegno nonviolento antinucleare e antimilitarista 3. Marina Forti: Agrocarburanti vs sicurezza alimentare 4. Stefano Liberti intervista Olivier de Schutter 5. Banalmente, necessariamente, semplicemente 6. Livia Profeti presenta i "Diari" di Hannah Arendt 7. Peppe Sini: Quando e' troppo 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. RICCARDO STAGLIANO' INTERVISTA JEREMY RIFKIN [Dal quotidiano "La Repubblica" del 7 giugno 2008 col titolo "E' l'ora dell'energia fai-da-te. Intervista a Jeremy Rifkin di Riccardo Stagliano" e il sommario "Dobbiamo immaginare un mondo dove ognuno riesce a produrre il proprio carburante. E' la ricetta di Jeremy Rifkin, guru dell'economia all'idrogeno, per 'salvarci dal nucleare'. Quel tipo di centrali, dice lo studioso, sono una soluzione di retroguardia e non risolveranno il problema. Meglio che ciascuno impari a produrre in casa l'energia di cui ha bisogno. E proprio oggi a Milano tornano in piazza gli ambientalisti italiani, da Legambiente a Slowfood, per ricordare l'emergenza dei cambiamenti climatici. Ma con un nuovo approccio: Non diremo solo dei no. Siamo favorevoli alle fonti pulite, alle metropolitane e alla ricerca scientifica. Per vincere la sfida che ci aspetta dobbiamo ripensare completamente il nostro modello. Immaginare un mondo dove ognuno produce il carburante per la propria casa". Riccardo Stagliano' (Viareggio 1968), giornalista e saggista, e' redattore della versione elettronica de "la Repubblica"; ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della sera" ed e' cofondatore della rivista online di cultura "Caffe' Europa"; gia' corrispondente da New York per il mensile "Reset", insegna Teoria e tecnica dei nuovi media alla Terza Universita' di Roma. Opere di Ricardo Stagliano': La comunicazione interattiva. La pubblicita' al tempo di Internet, Castelvecchi, 1996; Circo Internet. Manuale critico per il nuovo millennio, Feltrinelli, 1997; Bill Gates. Una biografia non autorizzata, Feltrinelli, 2000; Giornalismo 2.0. Fare informazione al tempo di Internet, Carocci, 2002; Cattive azioni. Come analisti e banche d'affari hanno creato e fatto sparire il tesoro della new economy, Editori Riuniti, 2003; L'impero dei falsi, Laterza, 2006; (con Raffaele Oriani), I cinesi non muoiono mai. Storie e testimonianze di un popolo che vive con noi, Chiarelettere, 2008. Jeremy Rifkin, economista americano, laureato in economia alla Wharton School dell'Universita' della Pennsylvania e in affari internazionali alla Fletcher School of law and diplomacy della Tufts University, attivista pacifista negli anni '60 e '70, fondatore nel 1969 della Citizen Commission - un'associazione che denunciava e documentava i crimini di guerra degli Usa durante il conflitto in Vietnam -, e' presidente della Foundation on economic trends di Washington e della Greenhouse Crisis Foundation, docente alla Wharton School of finance and commerce, studioso di problemi ecologici globali. Opere di Jeremy Rifkin: Dichiarazioni di un eretico, Guerini e associati, Milano 1988; Entropia, Interno Giallo, Milano 1992; Guerre del tempo, Bompiani, Milano 1989; La fine del lavoro, Baldini & Castoldi, Milano 1995; Il secolo biotech, Baldini & Castoldi, Milano 1998; L'era dell'accesso, Mondadori, Milano 2000; Ecocidio, Mondadori, Milano 2001; Economia all'idrogeno, Mondadori, Milano 2002; Il sogno europeo, Mondadori, Milano 2004] Una fatica inutile. Perche' se anche rimpiazzassimo nei prossimi anni tutte le centrali nucleari esistenti nel mondo, il risparmio di emissioni sarebbe comunque un'inezia. Un quarto di quel che serve per cominciare a rimettere le briglie a un clima impazzito. Jeremy Rifkin non ha dubbi: quella atomica e' una strada sbagliata, di retroguardia. Come curare malattie nuovissime con la penicillina. E non c'e' neppure bisogno dei campanelli di allarme tipo Krsko per capirlo. Basta guardare i numeri senza le lenti dell'ideologia. Proprio l'attitudine che, in Italia, scarseggia di piu' per il guru dell'economia all'idrogeno. Si vedrebbe cosi' che l'uranio, come il petrolio, presto imbocchera' la sua parabola discendente: ce ne sara' di meno e costera' di piu'. E che il problema dello smaltimento delle scorie e' drammaticamente aperto anche negli Stati Uniti dove lo studiano da anni. "Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?" e' il suo inquietante memento. Meglio puntare su quella che lui chiama la "terza rivoluzione industriale". * - Riccardo Stagliano': L'incidente all'impianto sloveno arroventa il dibattito italiano, a pochi giorni dall'annuncio del ritorno al nucleare. Cosa ne pensa? - Jeremy Rifkin: Ho parlato con persone che hanno conoscenza di prima mano dell'incidente, e mi hanno tranquillizzato. Non ci sono state fughe radioattive e il governo ha gestito bene tutta la vicenda. Ho lavorato con l'amministrazione Jansa e posso dire che hanno sempre dimostrato una leadership illuminata nel traghettare la Slovenia verso le energie rinnovabili. Non posso dire lo stesso di tutti i paesi europei, ma posso lodare le politiche energetiche di Ljubljana. * - Riccardo Stagliano': Superata questa crisi, in generale possiamo sentirci sicuri? - Jeremy Rifkin: Il problema col nucleare e' che si tratta di un'energia con basse probabilita' di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto puo' essere una catastrofe. Come Chernobyl. * - Riccardo Stagliano': Il governo italiano ha confermato l'inizio della costruzione delle nuove centrali entro il 2013. Coerenza o azzardo? - Jeremy Rifkin: Non capisco i termini della discussione in corso in Italia. Amo il vostro paese, lo seguo da anni ma questa volta mi sento davvero perso. I sostenitori dicono: il nucleare e' pulito, non produce biossido di carbonio, quindi contribuira' a risolvere il cambiamento climatico. Un ragionamento che non torna se solo si guarda allo scenario globale. Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari e producono circa il 5% dell¥energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della meta'. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non puo' venire da qui. * - Riccardo Stagliano': Un finto argomento quindi quello del nucleare "verde"? - Jeremy Rifkin: Non in assoluto, ma relativamente alla realta', si'. Perche' il passaggio al nucleare avesse un impatto sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Cosi' facendo fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. C'e' qualcuno sano di mente che pensa che si potrebbe procedere a questo ritmo? La Cina ha ordinato 44 nuove centrali nei prossimi 40 anni per raddoppiare la sua potenza produttiva. Ma si avvia ad essere il principale consumatore di energia... * - Riccardo Stagliano': Ci sono altri ostacoli lungo questa strada? - Jeremy Rifkin: Io ne conto cinque, e adesso vi dico il secondo. Non sappiamo ancora come trasportare e stoccare le scorie. Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10.000 anni. Ebbene, hanno gia' cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa volta i rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili. * - Riccardo Stagliano': Ecoballe all'uranio, un pensiero da brividi. E il terzo ostacolo? - Jeremy Rifkin: Stando agli studi dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica l'uranio comincera' a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per raggiungere il suo peak. I prezzi, quindi, andranno presto su. Cio' si ripercuotera' sui costi per produrre energia togliendo ulteriori argomenti a questo malpensato progetto. Aggiungo il quarto punto. Si potrebbe puntare sul plutonio. Ma con quello e' piu' facile costruire bombe. La Casa Bianca e molti altri governi fanno un gran parlare dei rischi dell'atomica in mani nemiche. Ma i governi buoni di oggi diventano le canaglie di domani. * - Riccardo Stagliano': Siamo arrivati cosi' all'ultima considerazione. Qual e'? - Jeremy Rifkin: Che non c'e' abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di cinque anni fa, quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggio' l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora piu' anziani per mancanza di aria condizionata. * - Riccardo Stagliano': Se questi sono i dati che uso ne fa la politica? - Jeremy Rifkin: Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalita'. E questo discorso, anche in Italia, e' inquinato da considerazioni ideologiche. * - Riccardo Stagliano': In che senso? C'e' un'energia di destra e una di sinistra? - Jeremy Rifkin: Direi modelli energetici elitari e altri democratici. Il nucleare e' centralizzato, dall'alto in basso, appartiene al XX secolo, all'epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo. * - Riccardo Stagliano': E il modello democratico, invece? - Jeremy Rifkin: E' quello che io chiamo la "terza rivoluzione industriale". Un sistema distribuito, dal basso verso l'alto, in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso "reti intelligenti" come oggi produce e condivide l'informazione, tramite internet. * - Riccardo Stagliano': Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia? - Jeremy Rifkin: Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte localita', in Toscana c'e' anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili. * - Riccardo Stagliano': Ci dica come si affronta questa transizione. - Jeremy Rifkin: Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non e' un'opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20%: voi da dove avete cominciato? Oggi il settore delle costruzioni e' il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente per distribuirla. * - Riccardo Stagliano': Oltre che motivi etici, sembrano essercene anche di economici molto convincenti. E' cosi'? - Jeremy Rifkin: In Spagna, che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili, alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni "verdi". Il nucleare, invece, e' una tecnologia matura e non creera' nessun posto di lavoro. Le energie alternative potrebbero produrne migliaia. * - Riccardo Stagliano': A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un'altra strada. Eppure non e' solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perche'? - Jeremy Rifkin: Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono piu' a loro agio in un mondo in cui anche l'energia e' somministrata da un'entita' superiore. 2. INIZIATIVE. MAO VALPIANA E ALBERTO TOMIOLO: UN IMPEGNO NONVIOLENTO ANTINUCLEARE E ANTIMILITARISTA [Da Mao Valpiana (per contatti: mao at nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato del 21 giugno 2008 dal titolo "Verdi della colomba: Militare-nucleare, un convegno a Verona. Soddisfazione per il no alla base Dal Molin di Vicenza. Rischio di un insediamento nucleare nel veronese?". Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007. Alberto Tomiolo (Verona, 1939), scrittore, impegnato nel movimento ecologista e nel Movimento Nonviolento, pubblico amministratore regionale e comunale; ha collaborato dai primi anni Sessanta a varie riviste ed ha pubblicato volumi di versi e saggi; ha fondato e diretto con Franco Rella negi anni '70 la collana di filosofia "Il lavoro critico"; ha curato e tradotto alcune opere di Paul Nizan] I "Verdi della colomba" di Verona esprimono grande soddisfazione per la sentenza emessa dal Tar del Veneto che impone la sospensione dei lavori di costruzione della nuova base militare Dal Molin di Vicenza. * Tutte le argomentazione che come ecologisti e nonviolenti avevamo sostenuto in questi anni, trovano conferma nel giudizio espresso dal Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto, in particolare circa "l'impatto del consistente insediamento (e della connessa antropizzazione) sulla situazione ambientale, del traffico, dell'incremento dell'inquinamento e in ordine al rischio di danneggiamento ed alterazione delle falde acquifere". Dunque quella base non s'ha da fare, ed ora spettera' alla popolazione di Vicenza pronunciarsi con un referendum che il Sindaco ha gia' garantito. Non dimentichiamo che esponenti politici della maggioranza di Palazzo Barbieri, vista l'ostilita' dei vicentini alla base Dal Molin, avevano chiesto che l'insediamento militare americano trovasse ospitalita' nella nostra citta' a Boscomantico. Bella figuraccia! * Incassata questa importante vittoria, c'e' ora da impegnarsi subito per scongiurare un'altra catastrofe che il governo nazionale potrebbe riversare sulla nostra regione: un nuovo insediamento nucleare. Infatti, la volonta' del ministro Scajola (in controtendenza con il resto d'Europa) di aprire il nucleare italiano, fa tornare d'attualita' il tema della localizzazione delle centrali nucleari. Le Valli grandi veronesi, nel legnaghese, erano uno dei siti individuati nel piano energetico nucleare degli anni '80, in quanto unico territorio nel nord-est d'Italia a possedere le presunte caratteristiche necessarie all'insediamento (grande disponibilita' di acqua e scarsita' di popolazione) e quindi ancor oggi quel territorio potrebbe essere individuato come atto ad ospitare un reattore nucleare. * Nell'aprile del 1977 organizzammo a Verona il primo convegno nazionale antinucleare. Tutte le ragioni di allora sono valide ancor oggi. Il nucleare, per sua stessa natura, e' una tecnologia accentrata, imposta dall'alto, fuori dal controllo democratico, figlia di un'epoca industriale ormai superata. Oggi c'e' bisogno di una rete diffusa di energie rinnovabili, con fonti differenziate, tecnologie efficienti, flessibili. Ma soprattutto e' necessario avviare una seria politica di risparmio energetico, con consumi minori e piu' razionali. * Chiamiamo a raccolta tutti coloro che sostengono le energie pulite e rinnovabili, e che percio' si oppongono al nucleare, a dare vita da subito ad un movimento ecologista nonviolento per la salvaguardia del nostro territorio minacciato da una politica scellerata. Annunciamo fin d'ora che subito dopo l'estate si terra' nella nostra citta' un convegno scientifico-politico sul tema "militare e nucleare, due facce della stessa medaglia". 3. MONDO. MARINA FORTI: AGROCARBURANTI VS SICUREZZA ALIMENTARE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 giugno 2008 col titolo "Londra critica i 'bio' carburanti". Marina Forti, giornalista e saggista particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, dei diritti umani, del sud del mondo, della globalizzazione, scrive per il quotidiano "Il manifesto" acuti articoli e reportages sui temi dell'ecologia globale e delle lotte delle persone e dei popoli del sud del mondo per sopravvivere e far sopravvivere il mondo e l'umanita' intera. Opere di Marina Forti: La signora di Narmada. Le lotte degli sfollati ambientali nel Sud del mondo, Feltrinelli, Milano 2004] Il boom degli agrocarburanti ha avuto un ruolo "significativo" nella scalata mondiale dei prezzi del generi alimentari, che ha provocato penuria e proteste in molte regioni del pianeta. A dirlo, questa volta, e' uno studio commissionato dal governo britannico: sara' pubblicato la settimana prossima, ma "The Guardian" ieri ha pubblicato qualche anticipazione. Lo studio afferma che la Gran Bretagna, e l'intera Unione europea, dovranno ripensare la propria politica in merito a quei carburanti che si usa definire "bio" perche' sono di origine vegetale: etanolo tratto dalla canna da zucchero, dal mais o dalla barbabietola, diesel prodotto da palma da olio o soia. Da usare miscelati ai carburanti classici, fino a non molto tempo fa sono stati in generale presentati come un'alternativa "ecologica" che avrebbe permesso di diminuire le emissioni inquinanti e quindi combattere il cambiamento del clima, oltre a diminuire la dipendenza dal petrolio. Per la verita' gia' diverse voci avevano sollevato obiezioni serie: sia nel mondo ambientalista, sia tra le organizzazioni rurali di grandi paesi produttori agricoli - dal movimento Sem Terra del Brasile alle campagne per la "giustizia ecologica" in Indonesia, allarmati dall'accelerazione della corsa a deforestare per piantare palma o canna da zucchero - sia anche nel mondo scientifico. E pero' la generale fiducia negli agrocarburanti ha portato l'Ue a darsi l'obiettivo di introdurre il 5% di carburante di origine vegetale nella miscela di benzine e diesel in commercio entro il 2010. La Gran Bretagna e' gia' passata ai fatti: il governo Brown ne ha fatto un elemento chiave della sua strategia "verde", e dal primo aprile tutta la benzina in vendita nel Regno Unito contiene, per legge, almeno il 2,5% di agrocarburante. Il gruppo di esperti presieduto dal professor Ed Gallagher, capo dell'Agenzia per le energie rinnovabili del governo britannico, ha studiato la questione su incarico del ministero dei trasporti, che in febbraio ha chiesto di indagare l'impatto dei biocarburanti. Il gruppo non ha avuto dunque molto tempo, ma pare che non si sia limitato ad acquisire la letteratura scientifica gia' disponibile. In sostanza il rapporto Gallagher dice che il governo deve indagare molto di piu' l'impatto degli agrocarburanti sull'uso delle terre e la produzione alimentare, prima di fissare obiettivi obbligatori per il loro uso nei trasporti. Il rapporto non chiude del tutto ai carburanti di origine vegetale. Distingue pero' tra quelli chiamati "di prima generazione" - che trasformano derrate coltivate come cibo: canna da zucchero, soia, mais e cosi' via, dunque stabiliscono una concorrenza diretta tra uso alimentare e benzina - e la cosiddetta "seconda generazione", per ora sperimentale: cioe' il tentativo di trasformare in carburante piante non alimentari e coltivabili su terre marginali, dunque in teoria non in concorrenza con la produzione di cibo. Bisognera' vedere se e come Londra trarra' le conseguenze di questo rapporto. Certo e' che la corsa agli agrocarburanti e' ormai oggetto di scontri politici poderosi. Oggi un terzo del mais prodotto negli Usa va in etanolo e meta' degli oli vegetali dell'Ue vanno in diesel. L'amministrazione Usa ha sostenuto, durante la recente conferenza della Fao, che gli agrocarburanti contano appena per il 3% dei rincari dei prezzi alimentari, ed e' quanto ripetono le lobby delle industrie produttrici in grandi pagine di pubblicita' sui grandi quotidiani internazionali. Il Fondo monetario internazionale, che pure non e' un'associazione ambientalista, parla del 20-30%, altre istituzioni fanno stime ancora piu' alte. Alla Fao, Stati uniti e Brasile (i due grandi produttori di etanolo e agro-diesel) hanno fatto fuoco e fiamme per impedire che i documenti finali raccomandassero una moratoria sui "bio" carburanti. Eppure in gioco e' la sicurezza alimentare del pianeta. 4. DOCUMENTAZIONE. STEFANO LIBERTI INTERVISTA OLIVIER DE SCHUTTER [Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 giugno 2008 col titolo "Intervista. Agrocarburanti, un disastro su cui Usa e Ue speculano". Stefano Liberti e' redattore dell'edizione italiana di "Le Monde diplomatique". Olivier de Schutter e' relatore speciale dell'Onu per il diritto all'alimentazione] Nominato nel marzo scorso relatore speciale dell'Onu per il diritto all'alimentazione, il belga Olivier de Schutter si e' trovato immediatamente alle prese con una crisi di dimensioni planetarie. Succeduto allo svizzero Jean Ziegler, che aveva definito la produzione di agrocombustibili "un crimine contro l'umanita'" e aveva richiesto una moratoria di cinque anni sulla produzione di etanolo e biodiesel, questo giovane professore universitario non appare meno tenero nei confronti del cosiddetto "oro verde". * - Stefano Liberti: Qual e' l'impatto reale degli agrocarburanti sulla crisi alimentare? - Olivier de Schutter: Esistono diversi tipi di agrocarburanti. Al di la' della distinzione classica tra i cosiddetti agrocarburanti di prima e seconda generazione, bisogna anche evidenziare le differenze tra i vari agrocarburanti di prima generazione: c'e' l'etanolo tratto dalla canna da zucchero in Brasile, quello tratto dal mais negli Stati Uniti, l'olio estratto dalla colza in Europa e il biodiesel tratto dall'olio da palma prodotto prevalentemente nel sud-est asiatico. Questi agrocarburanti hanno un diverso impatto ambientale e presentano un diverso grado di competizione con la produzione alimentare. L'etanolo brasiliano, per esempio, ha un miglior rapporto energetico degli altri ed e' decisamente meno nocivo per l'ambiente. Detto questo, la cosa che trovo piu' preoccupante e' il fatto che gli Usa e la Ue abbiano annunciato obiettivi precisi per l'aumento dell'utilizzo degli agrocarburanti nei prossimi anni, soprattutto nel settore dei trasporti. Questi annunci hanno conseguenze disastrose: alimentano la speculazione finanziaria. Mandano agli investitori il segnale chiaro che i prezzi delle terre e delle materie prime agricole continueranno a salire. Io faccio un appello urgente sia alla Ue che agli Usa affinche' rinuncino a questi obiettivi-soglia. * - Stefano Liberti: Oltre agli obiettivi-soglia esiste anche il problema delle sovvenzioni pubbliche che gli Stati uniti assicurano ai produttori di etanolo... - Olivier de Schutter: Sono varie le motivazioni che avanzano gli Stati Uniti per sviluppare l'etanolo tratto dal mais. La prima, di ragione ambientale, e' puramente pretestuosa, perche' il bilancio ambientale della produzione di etanolo dal mais e' negativo, ossia la produzione di questo tipo di etanolo consuma piu' energia di quanta ne generi. C'e' poi una ragione di carattere geopolitico, perche' Washington non vuole dipendere dagli idrocarburi fossili provenienti dal Medioriente. Infine, cosa non meno importante, c'e' l'esigenza di ricompensare una lobby agricola - quella del Midwest - che e' molto forte. Ogni anno negli Stati Uniti 11 milioni di dollari di sovvenzioni pubbliche sono destinati alla produzione di etanolo. * - Stefano Liberti: Quello dell'etanolo nel Midwest americano e' solo un caso esemplare. Non crede che in generale le sovvenzioni che i paesi del Nord garantiscono ai loro agricoltori siano una delle ragioni che hanno messo a rischio la sovranita' alimentare nel Sud del mondo? - Olivier de Schutter: Le cifre sono effettivamente impressionanti: ogni anno i paesi del cosiddetto Nord del mondo destinano 320 miliardi di dollari in sovvenzioni alle loro produzioni agricole. Queste sovvenzioni hanno portato al fallimento di migliaia di agricoltori del Sud, soprattutto nell'Africa sub-sahariana, che non hanno accesso a simili aiuti pubblici. Nel corso di questa conferenza alcuni paesi in via di sviluppo, soprattutto potenze agricole emergenti come il Brasile o l'Argentina, hanno ribadito queste accuse e chiesto che il problema venga affrontato. C'e' una pressione molto forte sugli Stati uniti, l'Unione europea e il Giappone perche' facciano concessioni in questo senso nel corso dei negoziati commerciali di Doha nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Io credo che questo summit della Fao sia una tappa importante per una effettiva realizzazione del ciclo di sviluppo di Doha, anche se a questo proposito alcune ong hanno avanzato preoccupazioni rispetto a quella che definiscono una liberalizzazione ancora piu' spinta del commercio agricolo. * - Stefano Liberti: Non ritiene in effetti che una liberalizzazione maggiore del commercio agricolo, voluta tanto dalla Wto quanto dalla Fao, possa favorire le grandi multinazionali dell'agrobusiness? - Olivier de Schutter: Esiste questo rischio. Come esiste il rischio che una maggiore liberalizzazione del commercio agricolo possa spingere ancora di piu' verso monocolture destinate all'esportazione, a detrimento non solo della biodiversita' ma anche dei piccoli produttori. E' per questo che una delle prime iniziative che ho preso da quanto sono entrato in carica come relatore speciale e' stata contattare la Wto per fare una missione presso di loro e cercare di valutare in modo imparziale e obiettivo l'impatto sul diritto dell'alimentazione del ciclo di sviluppo di Doha. 5. RIFLESSIONE. BANALMENTE, NECESSARIAMENTE, SEMPLICEMENTE Occorre ridurre il trasporto automobilistico privato. Occorre ridurre il trasporto aereo a fini voluttuari. Occorre cessare di sperperare risorse ingentissime per la guerra. Occorre prendere sul serio il diritto di ogni essere umano a vivere una vita degna. Occorre decidersi a prendersi cura dell'unica casa comune che abbiamo. 6. LIBRI. LIVIA PROFETI PRESENTA I "DIARI" DI HANNAH ARENDT [Dal quotidiano "Epolis", edixione di Roma, del 25 settembre 2007 col titolo "Arendt, appunti sul tempo" e il sommario "Da giovedi' saranno nelle librerie i Diari dell'intellettuale editi da Neri Pozza. Un viaggio nella filosofia che parte da Platone e arriva fino a Heidegger. Riflessioni sulla nascita e sulla morte" Livia Profeti e' giornalista culturale e saggista. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000] Il pensiero di Hannah Arendt e' una delle risorse piu' preziose che il secolo scorso ci ha lasciato in eredita'. Nata ad Hannover nel 1906, ebrea, con l'avvento del nazismo si trasferisce a Parigi; dopo anni di vita da profuga, nel '41 riesce a mettersi in salvo in America, dove visse e insegno' teoria politica sino al 1975, anno della sua morte. Una vita intensamente vissuta, a stretto contatto con gli eventi piu' tragici e i pensatori piu' significativi del '900, che si riflette nel tono dei suoi scritti, caratterizzati dal rifiuto dell'astrazione fine a se stessa e da una particolare forma di concretezza, anche quando si occupa di temi impalpabili come il pensiero. Chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarla nel cammino delle proprie letture non puo' che essere rimasto affascinato dalla malia del suo linguaggio, che non teme le grandi visioni e i nessi veloci, colmi di senso. I lettori italiani hanno ora la possibilita' di confrontarlo con quella privato degli appunti, impressioni e riflessioni che hanno accompagnato gran parte del suo lavoro. Dal 27 settembre [2007] saranno infatti nelle librerie i suoi Diari curati da Chantal Marazia per Neri Pozza, che coprono un arco di tempo che va dal 1950 al '74, ovvero subito successivo all'opera che l'ha resa famosa, Le origini del totalitarismo, sino ad altre fondamentali come La condizione umana e La banalita' del male. Dai diari emerge un vero corpo a corpo con il pensiero dei filosofi che a partire da Platone hanno inciso sulla nostra civilta'; una lotta che si fa ancora piu' intensa quando gli interlocutori prendono il nome di Marx, Nietzsche e Heidegger. E nel confronto con quest'ultimo (di cui fu anche giovane allieva e amante) emerge un elemento che potrebbe essere alla base del suo approccio cosi' diverso ai problemi, forse legato al suo essere donna in un universo da sempre piu' che maschile. Questo elemento e' il modo di guardare al tempo. Sia Heidegger che la Arendt, infatti, attribuiscono al tempo una condizione fondamentale nell'esistenza umana. Pero', se la filosofia heideggeriana - che ha avuto un influsso enorme sulla nostra cultura - e' tutta orientata verso la fine, cioe' la morte, le riflessioni della Arendt ruotano intorno al polo opposto: la nascita, quell'"inizio" da sempre trascurato. Si legge appunto nei Diari: "e' come se, da Platone in poi, gli uomini non avessero potuto prendere sul serio il fatto di esser-nati, ma solo quello di morire (...) Nel momento in cui (...) si pensa anche solo alla possibilita' della morte del genere umano, l'intero ambito terreno e politico non ha piu' senso". Al contrario di tutta una tradizione piu' che millenaria dunque, la nascita e' centrale per la Arendt, ed e' strettamente connessa alla politica nel senso piu' alto del termine, perche' sulla natalita' si fonda la capacita' umana di iniziare qualcosa di assolutamente nuovo nel mondo. Un aspetto del suo pensiero di grande attualita', ancora molto da esplorare, del quale i Diari ci aiutano a comprendere senso e significato. 7. EDITORIALE. PEPPE SINI: QUANDO E' TROPPO Personaggi che negli scorsi due anni hanno votato a favore della guerra e del riarmo davvero non hanno piu' titolo a impancarsi a maestri di pace e di nonviolenza. E personaggi che negli scorsi due anni si sono spesi nel modo piu' vile a far propaganda in favore della guerra e del riarmo prestandosi alla bassa opera di aggredire in pressoche' tutte le forme a loro possibili chi alla guerra e al riarmo si opponeva, davvero non hanno piu' titolo a impancarsi a maestri di pace e di nonviolenza. * Tra loro vi sono anche alcuni nostri vecchi amici. E ci addolora non poco. Che nella disperazione per essersi prostituiti alla guerra e al riarmo e alle stragi essi non trovino ancor oggi di meglio da fare che continuare a insultare chi alla guerra e al riarmo e alle stragi si e' opposto, la dice lunga su come anche persone buone, messe alla prova, siano esposte alla corruzione. * Tutti possono sbagliare e tutti possono correggersi. Ma le persone assassinate restano morte. E chi e' stato complice del loro assassinio lo resta per sempre. Tutti possono sbagliare e tutti possono correggersi. E quanto desidereremmo che tante persone che per due anni sono state complici della guerra, del riarmo e delle stragi, oggi ritrovassero la lucidita' e la dignita' di chiedere scusa per la loro follia, per il loro crimine. Tutti possono sbagliare e tutti possono correggersi. Le persone assassinate restano morte. Ma tutti ci si puo' almeno impegnare perche' altre non ne vengano uccise. Tutti possono sbagliare e tutti possono correggersi. Ma occorre almeno pentirsi, e desistere dal continuare nella menzogna e nella complicita' col male. Tutti possono sbagliare e tutti possono correggersi. Ma chi e' stato ucciso e' stato ucciso per sempre. * La nonviolenza e' opposizione alla guerra e al riarmo e alle stragi. O non e' nulla. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 494 del 22 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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