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Voci e volti della nonviolenza. 193
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 193
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 21 Jun 2008 13:16:15 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 193 del 21 giugno 2008 In questo numero: 1. Se giovasse ripetere le cose (7) 2. Dal notiziario della campagna contro la schiavitu' del 6 luglio 2000 3. Dal notiziario della campagna contro la schiavitu' del 26 luglio 2000 1. NOTA. SE GIOVASSE RIPETERE LE COSE (7) Riproponiamo alcuni altri materiali gia' pubblicati e ripubblicati nel notiziario della Campagna contro la schiavitu' nel 2000. 2. DOCUMENTAZIONE. DAL NOTIZIARIO DELLA CAMPAGNA CONTRO LA SCHIAVITU' DEL 6 LUGLIO 2000 Campagna contro la schiavitu' in Italia. Materiali di lavoro, anno III, n. 2 del 6/8/2000 * I. Editoriale: La chiave di volta e' liberare, accogliere ed assistere le vittime Far cessare in Italia la schiavitu' a fini di sfruttamento sessuale non e' cosa difficile, basterebbe che le istituzioni volessero farlo. Un'associazione di volontariato come la Comunita' Papa Giovanni XXIII presieduta da don Oreste Benzi ha dimostrato che e' possibile, oltre che necessario. Se le istituzioni italiani, anche stante l'attuale quadro normativo, volessero intervenire in modo corretto ed efficace, sarebbe possibile sconfiggere il racket schiavista in breve tempo e definitivamente. La chiave di volta e' liberare le vittime: oggi esse vengono sfruttate e torturate dal racket e dai clienti che comprano servizi sessuali resi in condizione di schiavitu', e vengono perseguitate dalle forze dell'ordine che le ricacciano vieppiu' nella clandestinita' e nella schiavitu' applicando ad esse la parte piu' ignobile della legge 40/98, l'insensato provvedimento di espulsione; occorre invece che le istituzioni finalmente intervengano: a) applicando la parte migliore della legge 40/98 (l'art. 16; poi art. 18 del Testo Unico, D. Lgs. 286/98): liberando le vittime e garantendo ad esse permanenza legale in Italia, piena assistenza, sostegno economico, alloggio e difesa da rappresaglie; b) contrastando gli schiavisti ed i loro complici (dai consolati ai cosiddetti clienti del sesso schiavo) applicando gli articoli del Codice Penale relativi al reato di riduzione in schiavitu' (artt. 600-602). Occorrerebbe cioe' che le istituzioni addette alla pubblica sicurezza invece di perseguitare le vittime le aiutassero appunto riconoscendole come vittime da soccorrere, dando loro indicazioni utili, fornendo assistenza, agendo d'intesa con gli enti locali ed il volontariato qualificato. Ed occorrerebbe che gli enti locali adottassero nelle loro politiche sociali misure specifiche di intervento per liberare ed assistere adeguatamente chi in Italia e' stato reso schiavo. In Italia ci sono ottomila Comuni: se ognuno di essi (per quelli di dimensioni piu' piccole sarebbero possibili forme consortili) decidesse di realizzare unita' di strada per avvicinare, informare, assistere ed aiutare le persone schiavizzate, e decidesse altresi' di garantire alloggio, assistenza, difesa ed un adeguato aiuto economico alle vittime da liberare, lo sforzo congiunto degli enti locali basterebbe per liberare tutte le persone oggi schiave sulle strade, negli appartamenti e nei locali notturni d'Italia; e liberando le vittime dall'asservimento e dalla paura, si spezzerebbe il legame tra vittime e carnefici, e si potrebbe con efficacia colpire e sconfiggere il racket schiavista ed i suoi complici. E' possibile, e' necessario, perche' non lo si fa? * II. Materiali Lettera aperta del 30 novembre 1998 ai Sindaci dei Comuni italiani con allegata bozza di deliberazione La schiavitu' sessuale in Italia puo' essere sconfitta da un forte impegno degli enti locali che liberi le vittime e combatta il racket schiavista Egregio Sindaco, le scriviamo in merito alla strategia degli enti locali rispetto al fenomeno della prostituzione. Come certamente sapra', il dato statistico e sociologico di gran lunga piu' rilevante e' il seguente: che la grandissima maggioranza delle persone che si prostituiscono lungo le strade e' costituita da giovani e giovanissime donne, perlopiu' immigrate, tenute in condizioni di schiavitu' da efferati poteri criminali; queste giovani donne sono vittima di schiavitu' e di inenarrabili violenze: il racket che le asservisce e sfrutta le sottopone a brutalita', le priva di documenti, le riduce all'illegalita' e le priva di speranza di trovare assistenza e liberazione. Stando cosi' le cose, il primo compito delle istituzioni democratiche tutte e' di combattere la schiavitu', punire gli schiavisti, liberare le vittime. Orbene, tale compito richiede un impegno prolungato, tenace e rigoroso. Finche' non si interviene su questo punto nevralgico, altri interventi rischiano di essere nella migliore delle ipotesi dei meri palliativi, nella peggiore degli atti demagogici che reduplicano la violenza sulle vittime di schiavitu'. C'e' un intervento che puo' essere decisivo, e che a nostro giudizio costituisce il vero banco di prova per le amministrazioni comunali interessate dal fenomeno della prostituzione schiavista: attuare programmi di liberazione delle vittime, intervenendo affinche' cessino di subire violenza, ricevano aiuto e siano difese da parte dei pubblici poteri, siano sottratte al dominio dei poteri criminali. Questo implica che gli enti locali intervengano non per scacciare le schiave da una ad altra strada, da un quartiere all'altro, dal centro alla periferia, da una ad altra citta', lasciando che restino schiave: no; questo implica che gli enti locali intervengano per liberare davvero le vittime di schiavitu': ed a tal fine occorre che ad esse sia riconosciuto, anche a titolo di risarcimento per le violenze da esse subite in Italia, il diritto di una permanenza legale nel nostro paese, difesa ed assistenza da parte delle istituzioni pubbliche, sostegno e rispetto, aiuto concreto e prolungato in termini di assistenza sociale ed economica, di alloggio sicuro, di tutela dalle violenze, di aiuto a trovare un lavoro legale e degno. Pertanto con la presente lettera proponiamo a lei e alla sua amministrazione comunale un impegno in tal senso, con tre forme di intervento: a) istituire “unita' di strada” che offrano assistenza, ascolto e possibilita' di una via d'uscita, di una alternativa degna e sicura, alle persone che si prostituiscono; b) realizzare programmi di intervento che offrano difesa, diritti civili, assistenza sociale ed economica, alloggio ed aiuto alle persone da liberare dalla schiavitu'; c) chiedere al governo ed al Parlamento di procedere lungo la direzione indicata dalla Costituzione, dagli articoli 600-602 del Codice Penale (contro il delitto di riduzione in schiavit'), e dall'articolo 16 della recente legge 40/98, assumendo impegni precisi (non solo normativi ma anche in termini di disponibilita' di spesa) per combattere la schiavitu' e liberare le vittime: decisivo e' che si garantisca alle persone che si riesce a liberare dalla schiavitu' una permanenza in Italia (se desiderata) in condizioni di legalita', sicurezza ed assistenza. Ribadiamo ancora una volta che garantire diritti civili, sicurezza ed assistenza alle persone che in Italia hanno subito schiavitu', costituisce da parte delle istituzioni un dovere, anche come risarcimento per le violenze da queste persone subite nel nostro paese. Confidiamo nella sua sensibilita' democratica e nel suo impegno per la promozione dei diritti umani e della legalita'; ritenendo che tutti i pubblici ufficiale devono essere uniti nella promozione del diritto e nella lotta contro il crimine; ritenendo che la schiavitu' in Italia, e particolarmente quella sessuale, possa essere sconfitta solo se vi sara' un impegno convinto e concreto delle istituzioni e dei cittadini di volonta' buona. Si allega una bozza di proposta di deliberazione. Allegato: bozza di proposta di deliberazione Il Consiglio Comunale di... rilevato che decine di migliaia di giovani donne sono vittima in Italia di schiavitu' sessuale, costrette a prostituirsi con la violenza da parte di racket criminali; considerato che e' inammissibile che in Italia si tolleri che delle persone siano ridotte in schiavitu' (reato ovviamente previsto e punito dal Codice Penale); e' inammissibile che in Italia delle persone subiscano abominevoli violenze che configurano reati gravissimi; considerato altresi' che e' dovere delle istituzioni democratiche applicare i principi sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana; e' dovere delle istituzioni democratiche promuovere la dignita' umana; delibera 1. di promuovere un programma di politica sociale per la liberazione delle persone in condizioni di schiavitu' ed a tal fine di istituire presso il proprio assessorato ai servizi sociali uno specifico servizio; 2. di promuovere un intervento centrato sui seguenti punti: a) intervento con unita' mobile di riduzione del danno: con autovettura attrezzata, vigile urbano, assistente sociale ed operatori, che rechino assistenza, ascolto ed ogni forma di aiuto possibile alle persone che si trovano lungo le strade in condizioni di schiavitu': b) intervento di assistenza sociale e di orientamento ai servizi pubblici; c) intervento di sostegno alla fuoriuscita dalla condizione di schiavitu', a tal fine mettendo a disposizione: casa-alloggio, difesa da ulteriori violenze (in collaborazione con le autorita' di Pubblica sicurezza), assistenza sociale, assistenza economica adeguatamente protratta, diritto allo studio e alla formazione professionale, corsie preferenziali di avviamento al lavoro; d) il programma di intervento ovviamente deve prevedere che il Comune garantisca alla persona assistita la residenza legale in Italia e la certezza dei diritti che ad ogni persona devono essere assicurati (come peraltro gia' indica l'art. 16 della legge 40/98). 3. di promuovere la costituizione di strumenti informativi adeguati ed una adeguata formazione degli operatori, anche in collaborazione con il volontariato e la consulenza di operatori di comunita' e di movimenti per i diritti civili gia' attivi e qualificati; 4. di finanziare adeguatamente tale intervento e di richiedere altresi' l'intervento della Provincia e della Regione; 5. di chiedere a governo e Parlamento un impegno per la definizione di un coerente ed univoco quadro normativo di lotta contro la schiavitu' e per la liberazione delle vittime. Viterbo, 30 novembre 1998 * Un comunicato alle principali agenzie di stampa del 17 febbraio 2000 Una campagna contro la schiavitu' in Italia Dal 1998 il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha promosso una campagna contro la schiavitu' in Italia. Di seguito se ne riassumono i termini essenziali, invitando istituzioni, movimenti democratici e singoli cittadini ad impegnarsi affinche' cessi in Italia la mostruosa pratica dello schiavismo, oggi diffusa anche grazie ad una vera e propria complicita' di massa (nel caso delle persone soggette a schiavitu' a fini di sfruttamento sessuale, cio' e' particolarmente, atrocemente evidente). 1. I termini essenziali della campagna contro la schiavitu' in Italia I termini essenziali dell'iniziativa sono i seguenti: l'abominevole pratica della schiavitu' e' ovviamente illegale in Italia (cfr. gli articoli 600, 601, 602 del Codice penale) ma, come dimostrano le cronache, e' evidentemente tuttora diffusamente presente nel nostro paese, e di essa sono vittima particolarmente uomini, donne e bambini immigrati. Noi proponiamo un piano globale di lotta contro la schiavitu' e chiediamo un preciso impegno del governo, del Parlamento e degli enti locali. Fulcro dell'iniziativa la richiesta di un intervento sia amministrativo che legislativo che, attraverso il combinato disposto di normative gia' in vigore (valorizzando in particolare l'art. 16 della recente legge 40/98 sull'immigrazione [ora art. 18 del D. Lgs. 286/98]) e la loro eventuale integrazione in uno specifico indirizzo di intervento che potrebbe altresi' concretizzarsi in una legge ad hoc, preveda in primo luogo un'azione efficace per la liberazione delle persone attualmente in condizioni di schiavitu' in Italia, garantendo loro - a titolo di risarcimento per le violenze subite nel nostro paese - il diritto di permanenza legale nel nostro paese qualora lo desiderino, un'adeguata protezione rispetto al pericolo di rappresaglie da parte delle organizzazioni criminali schiaviste, il pieno riconoscimento di diritti civili, assistenza sociale ed un sostegno economico sufficiente per vivere e protratto nel tempo, aiuto nella ricerca di un lavoro legale. Sottolineiamo che particolarmente nel caso delle persone in condizioni di schiavitu' oggetto di sfruttamento sessuale, una iniziativa da parte delle istituzioni democratiche sarebbe immediatamente praticabile ed efficace. Gli enti locali potrebbero intervenire efficacemente fin d'ora con programmi di riduzione del danno e di percorsi assistiti di liberazione, valorizzando ed estendendo esperienze gia' in corso da parte sia di esperienze di volontariato sia di servizi sociali di enti pubblici. 2. Alcuni recenti libri utili Recentemente sono stati pubblicati alcuni utili libri, tra cui segnaliamo particolarmente: Pino Arlacchi, Schiavi, Rizzoli, Milano 1999; Oreste Benzi, Una nuova schiavitu', Paoline, Milano 1999; Alessandro Dal Lago, Non-persone, Feltrinelli, Milano 1999. 3. Un semplice ragionamento Proponiamo questo ragionamento: la "Comunita' Papa Giovanni XXIII" presieduta da don Oreste Benzi, con le sue sole forze ha liberato circa 1.200 ragazze straniere dal racket della prostituzione in Italia. Ordunque, poiche' le immigrate tenute in condizioni di schiavitu' a fini di sfruttamento come oggetti sessuali in Italia sono circa 26.000 secondo stime attendibili, e' evidente che basterebbe che 20-25 esperienze pubbliche o associative intervenissero con efficacia analoga a quella dispiegata da don Benzi e dalla "Comunita' Papa Giovanni XXIII", per liberare tutte le persone che subiscono questa specifica condizione di schiavitu', e per dare un duro colpo ai poteri criminali che questo mercato schiavista gestiscono. 4. Altri interventi necessari Naturalmente questo non basterebbe: occorrono anche altri interventi di carattere sia contingente che strutturale: 4.1. occorre colpire il mercato schiavista sul versante della domanda di schiavitu', ovvero colpire i cosiddetti "clienti": ed a tal fine servono interventi sia educativi e di sensibilizzazione, sia anche e soprattutto repressivi. Non e' ammissibile che si tolleri che qualcuno fruisca di beni prodotti e di servizi resi da esseri umani in condizioni di schiavitu', tale "cliente" deve essere considerato pienamente complice dello schiavista e compartecipe degli "utili" della schiavitu', ed in quanto tale punito; 4.2. occorre colpire i poteri criminali che traggono enormi profitti dalla schiavitu': la specifica fattispecie di reato e' prevista e punita dal Codice penale, si tratta di intervenire con decisione; 4.3. occorre colpire tutte le complicita' che in vario modo favoreggiano la schiavitu', e tali complicita' sono molte: - delle istituzioni che la schiavitu' permettono e che sovente intervengono contro le vittime invece che contro gli schiavisti (sfruttatori e clienti); - dei mass-media e degli apparati ideologici che sostengono tale pratica presentandola come normale, ovvia, socialmente accettabile; - dei poteri e meccanismi economici locali ed internazionali che producendo poverta' e disperazione, fondandosi su logiche e dispositivi di sfruttamento fin disumani e su finalita' di profitto che per realizzarsi costitutivamente reificano e fin annientano gli esseri umani, con cio' favoriscono, propugnano e fin impongono pervasivamente la schiavitu' come forma di relazione economica e sociale. 5. Una strategia integrata Contro la schiavitu' occorre una strategia integrata; si tratta di lavorare a piu' livelli e coinvolgendo in un'azione convergente e coordinata piu' soggetti: 5.1. interventi con unita' di strada per prestare soccorso materiale immediato alle vittime ed offrire loro relazioni umane significative e prospettare autentiche e persuasive possibilita' di alternative reali; 5.2. interventi per sottrarre le vittime ai loro aguzzini; 5.3. azione delle forze dell’ordine e della magistratura per liberare le vittime, e per perseguire e condannare schiavisti e complici; 5.4. azione degli enti locali e dei servizi sociali per realizzare interventi ed alternative; 5.5. produzione di un nuovo quadro normativo efficace contro la schiavitu', con interventi legislativi ed amministrativi specifici, espliciti, coordinati e coerenti; 5.6. mobilitazione della societa' civile, delle esperienze di solidarieta' e di volontariato, delle reti sociali della "welfare community" oltre che delle agenzie del "welfare state" e del cosiddetto terzo settore; 5.7. mobilitazione dei mass-media democratici e dell'intellettualita' per una adeguata e ragionata sensibilizzazione e mobilitazione dell'opinione pubblica contro la schiavitu' e di aiuto alle vittime; 5.8. promozione di un piano nazionale di lotta contro la schiavitu' che sia discusso e legificato dal Parlamento ed adeguatamente finanziato dallo Stato con l'obiettivo di cancellare la schiavitu' in Italia entro quest'anno. 6. Materiale disponibile Coloro che volessero impegnarsi nella campagna contro la schiavitu' in Italia possono richiedere al nostro indirizzo il materiale da noi predisposto, e particolarmente il testo della proposta di delibera che puo' essere adottata dagli enti locali che intendessero impegnarsi a tal fine. Viterbo, 17 febbraio 2000 2. DOCUMENTAZIONE. DAL NOTIZIARIO DELLA CAMPAGNA CONTRO LA SCHIAVITU' DEL 26 LUGLIO 2000 Campagna contro la schiavitu' in Italia. Materiali di lavoro, anno III, n. 3 del 26/8/2000 * I. Editoriale: L'orrore quotidiano C'e' un paese, ed e' il nostro paese, in cui la schiavitu' (reato previsto e punito dal Codice penale) e' fin esibita. E ad eccezione di poche coscienze quasi nessuno dei liberi se ne sente ferito e straziato. C'e' un paese, ed e' il nostro paese, in cui decine di migliaia di persone sono tenute schiave da poteri criminali feroci e disumani. Queste vittime non sono nascoste in celle invisibili, ma in quel grande carcere a cielo aperto che sono i margini delle strade: sono le persone che tutti gli automobilisti vedono e del cui corpo molti liberi cittadini abusano, sapendo di star abusando di una persona resa schiava. Eppure basterebbe assai poco per far cessare questo orrore: liberare le vittime, dar loro accoglienza ed assistenza, dar loro un alloggio e un aiuto, difenderle dagli aguzzini, risarcirle per la violenza che nel nostro paese hanno subito: le istituzioni democratiche, lo stato di diritto, l'ordinamento democratico, la civile convivenza, la legalita' fondata sulla Costituzione nata dalla Resistenza, se non servono a liberare le vittime di schiavitu', se non servono a lottare contro gli schiavisti, a cosa servono? Basterebbe assai poco: e c'e' chi lo ha fatto, senza grandi risorse ma con una convinzione limpida e forte: don Oreste Benzi e la Comunita' Papa Giovanni XXIII hanno liberato, accolto ed assistito oltre mille vittime di schiavitu'. Se le istituzioni italiane volessero, basterebbe realizzare con le risorse e sulla scala dei pubblici poteri dello stato italiano quello che don Oreste Benzi ha gia' saputo fare: e la schiavitu' a fini di sfruttamento sessuale di cui sono vittima decine di migliaia di esseri umani, cesserebbe in un giorno. Basterebbe applicare finalmente quell'art. 18 del D. Lgs. 286/98, Testo unico sull'immigrazione (gia' articolo 16 della legge 40/98) che stabilisce il potere e quindi il dovere da parte delle istituzioni di salvare le vittime, liberarle, aiutarle, garantire loro residenza legale nel nostro paese, assistenza e difesa; e basterebbe contrastare gli schiavisti e tutti i loro complici applicando nei loro confronti la specifica norma che li concerne: cioe' gli articoli 600-602 del Codice penale. Basterebbe assai poco: invece da parte delle istituzioni si continua prevalentemente a sbagliare tutto. Le forze dell’ordine continuano perlopiu' a perseguitare le vittime: leggo sulle cronache locali dei giornali di brillanti operazioni dopo brillanti operazioni, il cui esito e' quasi sempre l’emissione di decreti di espulsione verso le persone schiave, il cui effetto e' di costringere le persone schiave ad essere ancora piu' schiave, con il corollario che le istituzioni agendo cosi' diventano di fatto favoreggiatori degli schiavisti. I signori del governo e del parlamento periodicamente lanciano alti lai di indignazione, ma si guardano bene dal predisporre finanziamenti ad hoc per un piano nazionale affinche' si salvino, si accolgano e si assistano tutte le vittime di schiavitu'; si guardano bene dal dare indicazioni precise alle forze dell'ordine affinche' cessino di perseguitare le vittime e comincino a contrastare efficacemente gli schiavisti, alle vittime offrendo invece la difesa dello stato, la garanzia del riconoscimento di tutti i diritti che ad ogni essere umano spettano, il dovuto risarcimento per quanto hanno subito nel nostro paese. Se invece di farsi propaganda con le lacrime di coccodrillo nei salotti televisivi chi siede al governo ed in parlamento decidesse di agire utilizzando in modo corretto e adeguato il quadro normativo gia' esistente, e desse priorita' alla salvaguardia della dignita' umana (anche la propria) nella sua azione legislativa e di governo, la schiavitu' a fini di sfruttamento sessuale in Italia sarebbe sconfitta e cancellata in un sol giorno. Gli enti locali, con poche lodevolissime eccezioni, non intervengono per aiutare e salvare le vittime, eppure potrebbero farlo: ne hanno le competenze e gli strumenti, e nei loro stessi bilanci possono ben stanziare fondi a tal fine, e salvare delle vite umane: se ogni Comune d'Italia decidesse di dare il suo contributo (eventualmente intervenendo in forme consortili), gia' questo basterebbe a liberare e salvare tutte le persone oggi schiave. Se invece di dissipare enormi risorse pubbliche per fare i convegni in cui persone che hanno sempre vissuto nell'agio pretendono di pontificare su chi e' nel dolore, si decidesse di destinare le risorse pubbliche necessarie all'intervento solidale concreto, tanti esseri umani tornerebbero alla liberta', e si darebbe un colpo formidabile ai poteri criminali che lucrano enormi profitti sulla schiavitu'. Ma certo, se si preferisce finanziare il riarmo anziche' l'aiuto a chi soffre; se si preferisce governare in pro di chi ha tutto calpestando vieppiu' chi manca del necessario; se si preferisce far finta di niente quando sotto i nostri occhi degli esseri umani subiscono violenze indicibili; allora queste semplici azioni che applicando la legge salverebbero degli esseri umani dall'inferno in cui si trovano qui e adesso, queste semplici azioni dovute e necessarie le istituzioni italiane non le faranno mai. C'e' un paese, ed e' il nostro paese, in cui la schiavitu' (reato previsto e punito dal Codice penale) e' fin esibita. E ad eccezione di poche coscienze quasi nessuno dei liberi se ne sente ferito e straziato. * II. Materiali Una traccia di riflessione ed alcune proposte di iniziativa del 28 giugno 1998 1. Una iniziativa contro la schiavitu' Alla luce del fatto che in Italia numerose persone (uomini, donne e bambini, e particolarmente immigrati) sono ridotte in condizioni di schiavitu', il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha promosso una campagna contro la schiavitu' in Italia, chiedendo alle istituzioni ed alla societa' civile una presa di coscienza ed un'iniziativa per restituire alle vittime i loro diritti e per sconfiggere l'economia schiavista, i poteri criminali che la gestiscono, la diffusa complicita'. 2. Il punto decisivo: restituire diritti civili alle vittime Come elemento fondamentale di questa iniziativa la struttura pacifista viterbese propone un intervento legislativo ed amministrativo che liberi le vittime, ed a tal fine garantisca loro - a titolo di risarcimento per le violenze subite nel nostro paese - il diritto di permanenza legale nel nostro paese qualora lo desiderino, un'adeguata protezione rispetto al pericolo di rappresaglie da parte delle organizzazioni criminali schiaviste, il pieno riconoscimento di diritti civili, assistenza sociale ed un sostegno economico sufficiente per vivere e protratto nel tempo. Il "Centro di ricerca per la pace" sottolinea che particolarmente nel caso delle persone in condizioni di schiavitu' oggetto di sfruttamento sessuale, una iniziativa di tale genere da parte delle istituzioni democratiche sarebbe immediatamente praticabile ed efficace. 3. Alcune proposte operative Una iniziativa efficace contro la schiavitu' in Italia richiede una forte presa di coscienza, strumenti adeguati ed interventi articolati. Vari sono i soggetti istituzionali e della societa' civile interpellati. Di seguito indichiamo alcune proposte di massima rivolte a diversi specifici soggetti. 4. Gli enti locali possono attivare un "circolo virtuoso" valorizzando l'art. 16 della legge 40/'98 sull'immigrazione Occorre valorizzare nel modo piu' ampio il capo III della legge 40 del 6/3/1998 sull'immigrazione, concernente "disposizioni di carattere umanitario", e particolarmente l'art. 16 relativo al "soggiorno per motivi di protezione sociale". In particolare gli enti locali possono promuovere quegli "interventi assistenziali dei servizi sociali" di cui al comma 1 del citato articolo 16, che possono configurarsi come programmi di difesa dei diritti, risarcimento delle violenze subite, integrazione nel tessuto sociale (ed altresì scolastico-formativo e lavorativo); interventi assistenziali (ovvero programmi promossi dai servizi sociali degli enti locali) tali che attivino ope legis il diritto di soggiorno (ed il riconoscimento dei fondamentali diritti civili) anche per persone in condizioni altrimenti irregolari sotto il profilo dello status giuridico-amministrativo. Naturalmente si trattera' altresi' di andare oltre gli ancora troppo ristretti limiti della legge 40/98, ma proprio la prassi amministrativa degli enti locali potra' dimostrare l'opportunita' (oltre che il valore e l'efficacia in termini etici, giuridici ed amministrativi) di un intervento ispirato ai princìpi dello stato di diritto, della democrazia, della solidarieta', della difesa intransigente e concreta promozione dei diritti fondamentali di ogni persona umana. 5. Il governo ed il Parlamento possono legiferare o quantomeno fornire un adeguato indirizzo a tal fine Governo e Parlamento possono fornire un indirizzo di intervento, e promuovere un vero e proprio "piano globale contro la schiavitu' in Italia" sia valorizzando l'opportunita' offerta dal combinato disposto di normative gia' in vigore, sia decretando e/o legiferando esplicitamente in tal senso; sia prevedendo fondi in bilancio specificamente orientati a tal fine e particolarmente per l'assistenza economica risarcitoria alle vittime. 6. Gli apparati repressivi e giudiziari devono orientare la loro azione alla repressione della schiavitu' ed in soccorso delle vittime Gli articoli 600, 601 e 602 del Codice Penale forniscono un riferimento specifico sul quale orientare un'azione che che distingua nettamente tra schiavista e schiavo, tra carnefice e vittima. L'azione repressiva nei confronti della schiavitu' e punitiva nei confronti degli schiavisti e' efficace se essa realmente soccorre e tutela le vittime: purtroppo sovente cio' non accade, il che di fatto favoreggia lo schiavismo. 7. Gli operatori economici, i consumatori di beni e servizi devono rompere la complicita' di massa con lo schiavismo E' innegabile che, come hanno dimostrato anche autorevoli e notissime iniziative internazionali promosse sia da istituzioni, sia da ong e vari soggetti umanitari, occorra non solo colpire chi riduce in schiavitu' delle persone affinche' producano beni e servizi, ma anche rompere la complicita' (ed ovviamente perseguire le specifiche fattispecie di reato laddove esse si verifichino) di chi quei beni e servizi commercializza, acquista, o comunque di essi fruisce. Si tratta di contrastare una vera e propria complicita' di massa. Tale contesto di complicita' di massa e' particolarmente evidente in relazione al mercato delle prestazioni sessuali rese da persone in condizioni di schiavitu'. Al riguardo, come e' stato autorevolmente osservato dal presidente della Caritas italiana, occorre altresi' un intervento specifico anche nei confronti dei "clienti" della prostituzione schiavista: clienti che ovviamente costituiscono un attore decisivo di tale mercato, anzi: il soggetto economico e sociale che tale mercato crea. 8. Una riflessione aperta, un impegno comune Promuovendo questa campagna contro la schiavitu' in Italia il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo intende promuovere innanzitutto una presa di coscienza ed una riflessione pubblica sul fatto che in Italia esista tuttora questa realta' atroce ed inammissibile della schiavitu'; e sollecitare tutti gli interlocutori democratici disponibili ad intervenire nelle forme che riterranno opportune affinche' la schiavitu' nel nostro paese sia realmente abolita. Viterbo, 28 giugno 1998 * Alcuni libri utili 1. Su schiavitu' e sfruttamento sessuale: - Pino Arlacchi, Schiavi, Rizzoli, Milano 1999; - "Aspe", Prostituzione. un mondo che attraversa il mondo, n. 14, 17/10/1996; - "Aspe", Schiavi o bambini? Prostituzione infantile e turismo sessuale, n. 20, 2/11/1995; - Kevin Bales, I nuovi schiavi, Feltrinelli, Milano 2000; - Oreste Benzi, Una nuova schiavitu', Paoline, Milano 1999; - Alessandro Dal Lago, Non-persone, Feltrinelli, Milano 1999; - Mirta Da Pra Pocchiesa, Ragazze di vita, Editori Riuniti, Roma 1996; - Gerard Lutte et alii, Principesse e sognatori nelle strade in Guatemala, Kappa, Roma 1994; - E. Moroli, R. Sibona, Schiave d'occidente, Mursia, Milano 1999; 2. Su migrazioni e diritti: - Caritas di Roma, Immigrazione: dossier statistico, Anterem, Roma (rapporto annuale); - Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, a cura di Giovanna Zincone, Primo rapporto sull'integrazione degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna 2000; - Germano Garatto, Fredo Olivero (a cura di), Immigrati. La sfida di una societa' multietnica, Caritas-Piemme, Casale Monferrato 1995; - Nigel Harris, I nuovi intoccabili, Il Saggiatore, Milano 2000; - Raffaele Miele, La nuova legislazione sugli stranieri, Union Printing, Viterbo 1999; - sulla specifica condizione dei rifugiati cfr. attivita' e pubblicazioni dell'Acnur (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati). 3. Sul razzismo, alcuni testi introduttivi: - Laura Balbo, Luigi Manconi, Razzismo. Un vocabolario, Feltrinelli, Milano 1993; - Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani, Milano 1999; - Francois de Fontette, Il razzismo, Mondadori, Milano 1995; - Albert Memmi, Il razzismo, Costa & Nolan, Genova 1989; - Fiorano Rancati, Annita Veneri, I segni dell'offesa, Junior, Bergamo 1994; - Pierre-Andre' Taguieff, Il razzismo, Raffaello Cortina Editore, Milano 1999; - Teun van Dijk, Il discorso razzista, Rubbettino, Soveria Mannelli 1994; - Michel Wieviorka, Il razzismo, Laterza, Roma-Bari 2000. 4. Sui diritti umani: - Norberto Bobbio, L'eta' dei diritti, Einaudi, Torino 1990; - Daniele Archibugi, David Beetham, Diritti umani e democrazia cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998; - Matteo Soccio, bibliografia ragionata sui diritti umani, nel fascicolo monografico sui diritti umani di "Azione nonviolenta", dicembre 1998; - ovviamente sul versante filosofico e' fondamentale la lettura delle opere di Hans Jonas, di Emmanuel Levinas, di Enrique Dussel, di Simone Weil; - sui diritti umani violati cfr. i rapporti annuali di Amnesty International; - sui diritti violati dei bambini cfr. attivita' e pubblicazioni dell'Unicef; - un approccio adeguato a questi temi in una prospettiva planetaria e' nelle attivita' e pubblicazioni del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano (Pisa); - ovviamente sul versante della testimonianza storica e della riflessione morale e' indispensabile la lettura di Primo Levi (l'edizione di riferimento e' ora: Primo Levi, Opere, 2 voll., Einaudi, Torino 1997). 5. Alcune altre letture utili: - Vittorio Agnoletto, La societa' dell'Aids, Baldini & Castoldi, Milano 2000; - Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Comunita', Milano 1996; - Franca Ongaro Basaglia, Una voce, Il Saggiatore, Milano 1982; - Simone de Beauvoir, Le deuxieme sexe, 2 voll., Gallimard, Paris; - Giampaolo Calchi Novati, Nord/Sud, Ecp, S. Domenico di Fiesole 1987; - Claudio Calvaruso, Emma Fasolo Paglia (a cura di), La comunita' solidale in Europa, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma 1994; - Giancarla Codrignani, Ecuba e le altre, Ecp, S. Domenico di Fiesole 1994; - Georges Duby, Michelle Perrot (a cura di), Storia delle donne, 5 voll., Laterza, Roma-Bari; - Giulio Girardi, Gli esclusi costruiranno la nuova storia?, Borla, Roma 1994; - Lidia Menapace, Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; - Umberto Santino, L'impresa mafiosa, Angeli, Milano 1990; - Vandana Shiva, Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; - Virginia Woolf, Le tre ghinee, varie edizioni; - Jean Ziegler, Les seigneurs du crime, Seuil, Paris 1999. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 193 del 21 giugno 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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