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(Fwd) A che tempo dobbiamo ballare?
- Subject: (Fwd) A che tempo dobbiamo ballare?
- From: "Davide Bertok" <davide at bertok.it>
- Date: Mon, 29 Jul 2002 22:33:35 +0200
- Priority: normal
------- Forwarded message follows ------- Date forwarded: Sun, 28 Jul 2002 11:27:05 +0200 From: "nello" <animarg at tin.it> To: "pace" <pace at peacelink.it> Subject: A che tempo dobbiamo ballare? Date sent: Sun, 28 Jul 2002 12:16:27 +0200 Forwarded by: pace at peacelink.it Send reply to: pace at peacelink.it [ Double-click this line for list subscription options ] Aziz Choudry Z-net "Uno non può fare a meno di chiedersi quanta parte dell'agenda sulle critiche alla new economy sia stesa da coloro che preparano l'agenda della new economy stessa". Così si è espresso nel 1995 scrivendo sul Parallel People's APEC: Two Meetings, Two Views, Radha D'Souza attivista Indian labour rights. "Con tutte le conseguenze che sono emerse, dall'11 settembre fino al recente meeting dei ministri del WTO in Quatar, fra le diverse posizioni delle forze che fanno parte del "movimento anti-globalizzazione", io spero che alcuni obiettivi possano essere sottolineati in modo da rinforzare ed aumentare la mobilitazione contro il programma neoliberista. Così come anche contro la spietata determinazione dell'imperialismo statunitense che sta trasformando gran parte del mondo in un sacco che incassa gli attacchi dell'economia americana e dei suoi interessi politici. E' molto facile cadere nella routine, un ripetitivo percorso di azioni e risposte. Io penso che noi dovremmo stare attenti nell'identificare le scadenze delle nostre principali attività e mobilitazioni con i momenti degli incontri ufficiali e dirigere le nostre forze contro questi stessi appuntamenti. Enormi quantità di risorse sono mobilitate da molte ONG ed alcuni gruppi verso l'organizzazione di summit paralleli a tutti gli eventi ufficiali che possiamo immaginare. Il 2002 sembra così pieno di tali eventi come nessun altro precedente anno che io ricordi. Ma è sempre ciò che accade alla base, nelle nostre comunità e sulle strade, ogni giorno ed ogni anno che porterà ad un reale cambiamento. Forse la natura del WTO e del processo di globalizzazione economica ci inducono ad isolare questioni circoscritte che vengono affrontate una alla volta. Ciò si presta alla compartimentalizzazione, ma ancor di più alla preoccupazione, di inquadrare le nostre reazioni all'interno di specifici accordi. Tutto ciò può portare alla frammentazione e alla compartimentalizzazione delle personeE dei movimenti comportando la perdita di concentrazione sulle problematiche politiche ed economiche più importanti. Ci troviamo a dover risponedere a questioni imprescindibili ed essenziali all'interno di un mondo definito dai parametri predisposti dal GATS, dai TRIPs e dall'Accordo sull'Agricoltura. Il formare qualsiasi tipo di alleanza anti-imperialista, nazionale o internazionale (che io credo sia prioritaria) per affrontare efficacemente il capitale globale con i processi e le istituzioni che negli scopi non può essere fatto giocando con le regole dei propri nemici e con il passo ed il ritmo che ci viene imposto. Dobbiamo identificare e creare strumenti concettuali ed ideologici con i quali comprendere le nostre viteed il nostro mondo in modo da resitere e allo stesso tempo costruire un'alternativa rispetto a ciò che ci viene imposto da istituzioni, da polizie e da processi ingiusti. Anche quando organizziamo le nostre strategie, noi programmiamo campagne i cui tempi sono talmente scanditi dalle date dei meeting per le commissioni del WTO a Genova, per le Nazioni Unite, per la Banca Mondiale e per il FMI, o anche fissate allo scopo di raccogliere la più ampia riscontro pubblicitario, che ben poco spazio rimaneper concentrere la nostra attenzione su qualcos'altro in modo adegeguatamente dettagliato. Non che questi eventi non siano importanti tali da non preoccupare o anche da non mobilitarsi quando ciò è necessario strategico e rilevante nei nostri contesti locali, ma fissarsi su questi appuntamenti ufficiali può (e di fatto è) devia dalle urgenti sfide per il supporto delle battagli edi base delle persone e per la costruzione di comunità di resistenza. Molte delle ONG più influenti, le cui opinioni sono frequentemente tenute da conto nei circoli "anti-global" e che sono spesso anche quelle con maggiori risorse, cercano di "riformare" quelle istituzioni che invece noi cerchiamo di delegittimare e smantellare e queste stesse ONG risultano anche lontane dalle battaglie dei popoli. Molte di esse evitano di affrontare tali problematiche. Ad Hong Kong lo scorso ottobre sono stato rimproverato da alcuni del personale di un agenzia per lo sviluppo per aver detto che credo nell'aiuto alle lotte dei popoli e che il tentare di riformare il WTO per mezzo delle liberali ONG internaizionali è come sperare di far diventare una tigre vegetariana. Come ha detto Michel Chossudovsky è importante il ruolo giocato dalla pressione e dall'influenza da parte di questi soggetti, ma tale influenza deve essere applicata vigorosamente in stretta connesione con i movimenti sociali. I risultati e le informazioni fondamentali che derivano da questi negoziati, comunque, dovrebbero essere considerati nell'ottica di un rafforzamento e non di un indebolimento delle azioni. In altre parole, noi non dovremmo permettere che la pressione sia condotta in via isolata e segreta da parte di organizzazioni che sono nelle mani dei governi e del WTO." Questa è la differenza più grande tra discutere, in molti incontri organizzazti dalle ONG, circa le difficoltà di scpecifici accordi commerciali e le quotidiane realtà e bisogni di tanti popoli inlotta. Senza menzionare le distanze e le tensioni fra ciò che un attivista caratterizza come "il braccio e la mente", da un aparte gli "specialisti" che partecipano a tavole rotonde ai convegni delle varie ONG in qualità di esperti o per cercare incontri con le elite politiche ed ecomiche, dall'altra gli attivisti che ingaggiano azioni dirette e battaglie nelle strade. Le gerarchie fra le forze in campo che rivendicano di essere critiche sui programmi neoliberisti devono essere riconosciute e sottolienate. Molti attivisti delle ONG sono in molti casi aperti solo nei confronti di coloro che hanno le possibilità economiche ed il tempo per saltare su un aereo con destinzione il successivo summit. Le risorse dietro le maggiori conferenze parallele ai summit ufficiali potrebbero sicuramente essere mglio spese indirizzandole all'educazione e mobilitazione collettiva in una maniera meno affascinante ed in un modo che non sia limitato al solo fine di attirare la maggiore attenzione dei mass-media possibile. Ma ancora una volta allora, quando i governi o soggetti come la Ford Foundation e simili con dubbi programmi forniscono i soldi per l'organizzazione di tali meeting, forse è facile capire il perché ciò non accade. Spesso ho paura che finiremo per credere a quella che il sindacalista canadese Dave Bleakney chiama "la stessa merda delle società consumistiche piene di propaganda in cui viviamo". Egli ha aggiunto: "in questo continuare a cercare un taglio particolare o una nicchia nel mercato dell'opinione ci ritroviamo ad emulare le agenzie di pubbliche relazioni (Se siamo vermente convinti di seguire questo percorso allora dovremmo riuscire a compiere un lavoro migliore e di essere in grado di promuovere dei prodotti di più di quanto non facciamo adesso). Non è piacevole vedere il look commerciale della Pepsi essere più "rivoluzionario" della "società civile". Gli incontri ufficiali vanno e vengono, l'attenzione dei media si allontana, imperi nasono e crollano, ma i popoli dovranno sempre - e continueranno a dover - combattere per un mondo migliore.Assicuriamoci che essi ci diano il ritmo per la nostra danza ------- End of forwarded message -------
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