(Fwd) A che tempo dobbiamo ballare?



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Date forwarded: 	Sun, 28 Jul 2002 11:27:05 +0200
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Subject:        	A che tempo dobbiamo ballare?
Date sent:      	Sun, 28 Jul 2002 12:16:27 +0200
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Aziz Choudry

Z-net


"Uno non può fare a meno di chiedersi quanta parte dell'agenda sulle
critiche alla new economy sia stesa da coloro che preparano l'agenda
della new economy stessa". Così si è espresso nel 1995 scrivendo sul
Parallel People's APEC: Two Meetings, Two Views, Radha D'Souza
attivista Indian labour rights.




"Con tutte le conseguenze che sono emerse, dall'11 settembre fino al
recente meeting dei ministri del WTO in Quatar, fra le diverse
posizioni delle forze che fanno parte del "movimento
anti-globalizzazione", io spero che alcuni obiettivi possano essere
sottolineati in modo da rinforzare ed aumentare la mobilitazione
contro il programma neoliberista. Così come anche contro la spietata
determinazione dell'imperialismo statunitense che sta trasformando
gran parte del mondo in un sacco che incassa gli attacchi
dell'economia americana e dei suoi interessi politici. E' molto facile
cadere nella routine, un ripetitivo percorso di azioni e risposte. Io
penso che noi dovremmo stare attenti nell'identificare le scadenze
delle nostre principali attività e mobilitazioni con i momenti degli
incontri ufficiali e dirigere le nostre forze contro questi stessi
appuntamenti. Enormi quantità di risorse sono mobilitate da molte ONG
ed alcuni gruppi verso l'organizzazione di summit paralleli a tutti
gli eventi ufficiali che possiamo immaginare. Il 2002 sembra così
pieno di tali eventi come nessun altro precedente anno che io ricordi.
Ma è sempre ciò che accade alla base, nelle nostre comunità e sulle
strade, ogni giorno ed ogni anno che porterà ad un reale cambiamento.



Forse la natura del WTO e del processo di globalizzazione economica ci
inducono ad isolare questioni circoscritte che vengono affrontate una
alla volta. Ciò si presta alla compartimentalizzazione, ma ancor di
più alla preoccupazione, di inquadrare le nostre reazioni all'interno
di specifici accordi. Tutto ciò può portare alla frammentazione e alla
compartimentalizzazione delle personeE dei movimenti comportando la
perdita di concentrazione sulle problematiche politiche ed economiche
più importanti. Ci troviamo a dover risponedere a questioni
imprescindibili ed essenziali all'interno di un mondo definito dai
parametri predisposti dal GATS, dai TRIPs e dall'Accordo
sull'Agricoltura. Il formare qualsiasi tipo di alleanza
anti-imperialista, nazionale o internazionale (che io credo sia
prioritaria) per affrontare efficacemente il capitale globale con i
processi e le istituzioni che negli scopi non può essere fatto
giocando con le regole dei propri nemici e con il passo ed il ritmo
che ci viene imposto. Dobbiamo identificare e creare strumenti
concettuali ed ideologici con i quali comprendere le nostre viteed il
nostro mondo in modo da resitere e allo stesso tempo costruire
un'alternativa rispetto a ciò che ci viene imposto da istituzioni, da
polizie e da processi ingiusti. Anche quando organizziamo le nostre
strategie, noi programmiamo campagne i cui tempi sono talmente
scanditi dalle date dei meeting per le commissioni del WTO a Genova,
per le Nazioni Unite, per la Banca Mondiale e per il FMI, o anche
fissate allo scopo di raccogliere la più ampia riscontro
pubblicitario, che ben poco spazio rimaneper concentrere la nostra
attenzione su qualcos'altro in modo adegeguatamente dettagliato. Non
che questi eventi non siano importanti tali da non preoccupare o anche
da non mobilitarsi quando ciò è necessario strategico e rilevante nei
nostri contesti locali, ma fissarsi su questi appuntamenti ufficiali
può (e di fatto è) devia dalle urgenti sfide per il supporto delle
battagli edi base delle persone e per la costruzione di comunità di
resistenza. Molte delle ONG più influenti, le cui opinioni sono
frequentemente tenute da conto nei circoli "anti-global" e che sono
spesso anche quelle con maggiori risorse, cercano di "riformare"
quelle istituzioni che invece noi cerchiamo di delegittimare e
smantellare e queste stesse ONG risultano anche lontane dalle
battaglie dei popoli. Molte di esse evitano di affrontare tali
problematiche. Ad Hong Kong lo scorso ottobre sono stato rimproverato
da alcuni del personale di un agenzia per lo sviluppo per aver detto
che credo nell'aiuto alle lotte dei popoli e che il tentare di
riformare il WTO per mezzo delle liberali ONG internaizionali è come
sperare di far diventare una tigre vegetariana.

Come ha detto Michel Chossudovsky è importante il ruolo giocato dalla
pressione e dall'influenza da parte di questi soggetti, ma tale
influenza deve essere applicata vigorosamente in stretta connesione
con i movimenti sociali. I risultati e le informazioni fondamentali
che derivano da questi negoziati, comunque, dovrebbero essere
considerati nell'ottica di un rafforzamento e non di un indebolimento
delle azioni. In altre parole, noi non dovremmo permettere che la
pressione sia condotta in via isolata e segreta da parte di
organizzazioni che sono nelle mani dei governi e del WTO." Questa è la
differenza più grande tra discutere, in molti incontri organizzazti
dalle ONG, circa le difficoltà di scpecifici accordi commerciali e le
quotidiane realtà e bisogni di tanti popoli inlotta. Senza menzionare
le distanze e le tensioni fra ciò che un attivista caratterizza come
"il braccio e la mente", da un aparte gli "specialisti" che
partecipano a tavole rotonde ai convegni delle varie ONG in qualità di
esperti o per cercare incontri con le elite politiche ed ecomiche,
dall'altra gli attivisti che ingaggiano azioni dirette e battaglie
nelle strade. Le gerarchie fra le forze in campo che rivendicano di
essere critiche sui programmi neoliberisti devono essere riconosciute
e sottolienate. Molti attivisti delle ONG sono in molti casi aperti
solo nei confronti di coloro che hanno le possibilità economiche ed il
tempo per saltare su un aereo con destinzione il successivo summit. Le
risorse dietro le maggiori conferenze parallele ai summit ufficiali
potrebbero sicuramente essere mglio spese indirizzandole
all'educazione e mobilitazione collettiva in una maniera meno
affascinante ed in un modo che non sia limitato al solo fine di
attirare la maggiore attenzione dei mass-media possibile. Ma ancora
una volta allora, quando i governi o soggetti come la Ford Foundation
e simili con dubbi programmi forniscono i soldi per l'organizzazione
di tali meeting, forse è facile capire il perché ciò non accade.
Spesso ho paura che finiremo per credere a quella che il sindacalista
canadese Dave Bleakney chiama "la stessa merda delle società
consumistiche piene di propaganda in cui viviamo". Egli ha aggiunto:
"in questo continuare a cercare un taglio particolare o una nicchia
nel mercato dell'opinione ci ritroviamo ad emulare le agenzie di
pubbliche relazioni (Se siamo vermente convinti di seguire questo
percorso allora dovremmo riuscire a compiere un lavoro migliore e di
essere in grado di promuovere dei prodotti di più di quanto non
facciamo adesso). Non è piacevole vedere il look commerciale della
Pepsi essere più "rivoluzionario" della "società civile".

Gli incontri ufficiali vanno e vengono, l'attenzione dei media si
allontana, imperi nasono e crollano, ma i popoli dovranno sempre - e
continueranno a dover - combattere per un mondo migliore.Assicuriamoci
che essi ci diano il ritmo per la nostra danza




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