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cloruro di vinile pericolo a rosignano e a ravenna
dal manifesto di martedi 14 dicembre 2000
CLORURO DI VINILE
Dati allarmanti anche per gli impianti
petrolchimici di Rosignano e Ravenna
Gli impianti che producevano Cvm sono tornati sotto i riflettori in
seguito all'inchiesta di Porto Marghera. E Medicina demovratica coglie
l'occasione per ricordare altre inchieste analoghe, seppellite senza
essere arrivate a stabilire una qualche responsabilità. Come nel caso di
Rosignano, in Toscana. Nei 25 anni di produzione del Cvm sono stati
ufficialmente esposti ai veleni 204 lavoratori. 12 erano morti nell'86, 8
dei quali per patologie tumorali. Degli altri non si è saputo nulla,
neppure se sia stato tenuto aggiornato il registro previsto dalla legge. E
nonostante siano stati accertati oltre 20 anni fa, nella popolazione
circostante, un tasso di tumori di 3 volte superiore alla media
nazionale, nonché un tasso di malformazioni congenite tra il 30 (per i
maschi) e il 96% (le bambine) più alto del resto d'Italia. Gli
"approfondimenti" richiesti da quell'indagine non risultano mai svolti.
E ritorna alla cronaca anche la Evc di Ravenna, del gruppo Enichem.
Dallo stabilimento, durante l'incendio del 28 settembre scorso, era
fuoriuscito un notevole quantitativo di pericolosissimo cloruro di vinile
monomero. Lo rende noto un comunicato che l'agenzia Arpa di Ravenna
ha diffuso nel corso della conferenza stampa organizzata ieri da
Legambiente. "Alcune zone dello stabilimento furono immediatamente
evacuate e rese inagibili"; sarebbe stata questa la situazione all'arrivo
dei tecnici Area, che rilevarono poi una presenza di Cvm nell'ambiente di
lavoro al di sopra dei limiti stabiliti dalla legge. Inoltre quel giorno il
Cvm si è disperso anche in atmosfera; e a meno di un chilometro e
mezzo ci sono diversi nuclei abitati. Quei dati, sotto segreto istruttorio,
devono ancora essere interamente raccolti per essere consegnati al
procuratore della Repubblica. Legambiente intende costituirsi parte
civile nei procedimenti giudiziari aperti, essere tra i supervisori
dell'indagine epidemiologica richiesta dalla provincia e mette a
disposizione di operai e familiari il proprio ufficio legale (sede Arci in
Via
G. Rasponi, 5). "Essendo in corso bonifiche e risanamenti, qualcosa è
successo; e per il futuro chiediamo la trasparenza che fino ad ora è
stata negata, prevalendo le ragioni economiche su quelle di salute"
dichiara Luigi Rambelli. "Qualche morto c'é stato anche qui", dice alla
fine degli interventi Romano, un ex operaio Enichem da 10 anni in
pensione. Quanti? E per colpa di chi?