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il genoma da solo non spiega l'esistenza



da repubblica di sabato 15 luglio 2000
                              Il genoma da solo 
                            non spiega l'esistenza 
                        Spoleto Scienza/ Intervista a Gilberto
                                   Corbellini

                              di CLAUDIA DI GIORGIO 

                     Spoleto
                     I marziani siamo noi. Siamo noi i produttori
                     dell'accelerazione scientifica e tecnologica che
                     sta cambiando il mondo e il nostro modo di
                     interpretarlo. Dedicata a La guerra dei mondi, la
                     trasmissione radiofonica di Orson Welles che
                     nel 1938 convinse mezza America dello sbarco
                     degli alieni, anche quest' anno
                     "SpoletoScienza", organizzata dalla fondazione
                     Sigma-Tau, torna ad offrire una serie di
                     momenti di riflessione sui temi più caldi
                     dell'impresa scientifica. Stamattina, alle 10, al
                     teatro San Nicolò, tocca alle frontiere della
                     ricerca biomedica, di cui discuteranno ospiti
                     italiani e stranieri coordinati dallo storico delle
                     scienze biologiche Gilberto Corbellini. 
                     "Stiamo imparando il linguaggio usato da Dio
                     nel creare la vita". Queste sono le parole usate
                     dal presidente Clinton nel presentare la bozza di
                     sequenziamento del genoma umano. La frase
                     evoca l'idea di un'umanità prossima al controllo
                     dei meccanismi della vita: Gilberto Corbellini, è
                     realmente così? 
                     "No. L'idea che esista un linguaggio unico alla
                     base della vita è semplicistica. Il sequenziamento
                     del genoma è un aspetto, ma non esaurisce le
                     forme attraverso cui si struttura e si organizza la
                     vita. E siamo ben lontani dal conoscere anche
                     solo questo linguaggio. L' annuncio di Clinton
                     aveva altri scopi, di natura politico-economica,
                     legati al fatto che l'iniziativa pubblica era stata
                     sfidata e verosimilmente battuta da un'impresa
                     privata. Il completamento ed il controllo delle
                     informazioni raccolte prenderanno ancora molto
                     tempo". 
                     Lo studio del genoma umano, e la ricerca
                     biotecnologica in generale, sono fortemente
                     segnati dalla presenza dei privati. Questo è un
                     elemento di rischio, di "corruzione" dell'impresa
                     scientifica?
                     "In generale, credo di no, è più verosimile che
                     sia un elemento dinamico. Anzitutto per una
                     ragione intrinseca, cioè le caratteristiche della
                     vita. E' sbagliato pensare che i genetisti siano in
                     grado di prendere pezzetti di sequenze e
                     sostituirli in modo mirato. Fortunatamente,
                     cambiare la vita è molto più difficile. I genomi
                     non sono dei nastri magnetici in cui si può
                     tagliare e montare a piacimento, sono sistemi
                     fortemente integrati, di cui molto probabilmente
                     rimangono da conoscere ulteriori livelli di
                     organizzazione collegati alla strutturazione fisica
                     di questo "nastro", ai vincoli all' interno del
                     nucleo cellulare e a tutte le circostanze che
                     gestiscono il contesto cellulare. In secondo
                     luogo, almeno in paesi a capitalismo maturo
                     come gli Usa, esiste una componente pubblica
                     che investe nella ricerca, che di per se stessa
                     garantisce sia la circolazione delle informazioni
                     acquisite sia l'attenzione per settori di indagine
                     che non hanno ricadute di profitto e quindi non
                     interessano i privati.
                     Nel dibattito di oggi a Spoleto, "La medicina e i
                     modelli", affronterete il panorama concettuale in
                     cui inquadrare le informazioni che la ricerca
                     raccoglie a ritmi sempre più accelerati.
                     "Larga parte della ricerca genomica si sta
                     praticando secondo modelli che ormai
                     presentano dei limiti. Gli scienziati lo sanno, il
                     concetto di gene che circola ancora
                     nell'opinione pubblica è un concetto schematico
                     a cui nessuno scienziato pensa più. Mancano
                     invece modelli in grado di mettere in relazione i
                     diversi livelli della ricerca, quelli che riguardano
                     aspetti differenti dell'organizzazione biologica.
                     Molti se li aspettano dalla bioinformatica, che
                     oggi sta diventando la frontiera più teorica della
                     biologia, poiché lavora ad algoritmi con cui si
                     cerca di trasformare l'enorme quantità di dati in
                     conoscenza vera. Siamo in una fase in cui la
                     ricerca procede ancora in modo empirico ma
                     l'elaborazione teorica sta riemergendo". 
                     Ma qual è il livello di consapevolezza del grande
                     pubblico in materia di ricerca genomica?
                     "Il problema della formazione è cruciale,
                     specialmente in un paese come l'Italia, dove la
                     cultura scientifica non è penetrata neppure nei
                     sistemi educativi. La questione non riguarda
                     tanto le informazioni quanto i concetti di fondo.
                     Il modo in cui la ricerca biologica traspare oggi
                     dai media oscura lo sfondo teorico e culturale in
                     cui essa si colloca. Questo è un problema che
                     riguarda l'opinione pubblica, ma anche i
                     ricercatori. Se gli scienziati non riescono a
                     inquadrare il loro lavoro in quella straordinaria
                     rivoluzione del pensiero moderno che è la teoria
                     dell' evoluzione corrono il rischio di fraintendere
                     quello che stanno facendo e quindi di
                     trasmettere al pubblico aspettative che sono
                     assolutamente irreali".