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250 morti [fwd]
[da Eugenio Melandri]
ho scritto per il Mattino di Napoli questo commento che uscirà domani.
Per
chi può essere interessato:
E’ potenzialmente uno dei paesi più ricchi del mondo, così come tanti
altri
paesi del continente africano e del cosiddetto Terzo Mondo. Ma la sua
ricchezza serve a tutto, meno che alla vita dei suoi abitanti. Serve
alle
grandi compagnie petrolifere che si contendono gli abbondanti
giacimenti di
greggio. Oppure ai pochi ricchi del paese, quelli che riescono a fare
soldi, spesso sulla pelle della povera gente.
Succede così, in questa Africa dove troppo spesso la ricchezza del
territorio diventa una maledizione per la gente. Le guerre africane
hanno
tutte questo denominatore comune: i diamanti in Sierra Leone, Oro e
diamanti in Angola, giacimenti di ogni genere nella repubblica
Democratica
del Congo. La Nigeria non sfugge a questa legge drammatica. Fino a
pochi
mesi fa in mano ad un dittatore senza scrupoli, oggi cerca a fatica la
via
della democrazia. Ma è difficile perché a impedire democrazia a
sviluppo
c’è come ostacolo quasi insormontabile la miseria.
E’ la povertà che spinge tanti a tentare di forare i 5000 km di
oleodotto
che attraversano il paese. Rubando un po’ di petrolio riescono a
sopravvivere, a immettere qualcosa in quel mercato esteso rappresentato
da
quella che viene chiamata economia informale. E con i fori arrivano le
tragedie. Avvallamenti del territorio che provocano fuoriuscita di
greggio
e quindi impediscono la coltivazione. E ogni tanto un incendio, una
disgrazia.
Non è la prima tragedia di questo genere in Nigeria. Solo nel 1999 ci
sono
stati circa 500 incidenti. Nel 1988 proprio nella stessa regione sono
morte
circa 1000 persone per un fatto analogo.
Oggi altri 250 morti si aggiungono a questo elenco già troppo lungo.
Senza
che di queste vittime si sappia nient’altro. Non i loro progetti o i
loro
problemi. Non i loro affetti, la loro piccola o grande storia. E’ il
loro
destino. Es
.
Tanti numeri, uno vicino all’altro, che vorrebbero raccontare storie di
vita e che invece, alla fine, diventano soltanto cifre negli studi di
statistica. Perché i dannati di questa terra non hanno volto, non hanno
storia. Entrano ed escono da questo mondo senza lasciare altro che un
numero scritto o in un libro dell’anagrafe, quando c’è, o nell’elenco
delle
vittime di una guerra, di un disastro, di una tragedia.
250 nuove vittime. La cifra cresce. Ieri i morti sepolti dal fango e
dall’immondizia nelle Filippine. Qualche tempo fa 58 cinesi trovati
asfissiati in un conteiiner mentre cercavano di arrivare in Europa. In
due
anni 1.700.000 morti causati dalla guerra nella Repubblica Democratica
del
Congo. Mentre il Mediterraneo è pieno di morti, sepolti dall’acqua
mentre
cercavano disperatamente di arrivare in una terra che li accogliesse. E
a
sfondo di tutto la miseria. Perché in questo mondo, che si dice civile,
chi
non ha, pare non abbia neanche il diritto di essere.
Eugenio Melandri