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l'agenda politica di mobiltech
dal manifesto di domenica 4 giugno 2000
L'OPINIONE
L'agenda politica del biotech
MOBILITEBIO *
Mobilitebio non smobilita. La ricca esperienza fatta in questi mesi per
costruire un'identità comune su un problema così complesso come le
biotecnologie avanzate e gli organismi geneticamente modificati, resta
ed è a disposizione di tutti e tutte. Quello che è successo a Genova a
fine maggio, nei tre giorni di mobilitazione critica alla mostra-mercato
Tebio, testimonia come sia nato anche in Italia un movimento di massa,
che - in continuità con i movimenti di Seattle, Davos e Washington - ha
messo in campo i corpi e le menti di uomini e donne in una campagna di
disobbedienza civile, per chiedere che il bene comune prevalga sulle
tendenze iperliberiste e neocolonialiste delle grandi multinazionali, non
accettando la ridefinizione di fatto dei diritti umani fondamentali alla
salute, a un ambiente integro e all'informazione.
Mobilitebio (promosso dalla Rete Lilliput ligure), insieme a Greenpeace
e a Verdi Ambiente e Società, ha imposto nell'agenda politica italiana
l'urgenza di un controllo istituzionale più rigoroso nel settore
agroalimentare e in quello biomedico. La materia vivente è patrimonio
comune dell'umanità e bisogna porre limiti rigorosi alla reinvenzione
bioindustriale della vita sul pianeta. Devono diventare centrali il
principio precauzionale e il Protocollo sulla biosicurezza, decisi sin
dall'Earth Summit di Rio de Janeiro del '92, che impongono di
considerare preventivamente le conseguenze sull'ambiente e la salute
di sperimentazioni in un campo di frontiera e potenzialmente pericoloso
quale la manipolazione genetica di organismi complessi (piante e
animali) non correlati tra loro. Le nostre istituzioni democratiche
(governo e parlamento italiani) devono istituire una rete di controlli
preventivi e di filiera - dalla sperimentazione alla produzione e
commercializzazione di Ogm - e devono condurre una coerente battaglia
in ambito internazionale nei confronti del Wto, dell'Onu e dell'Unione
Europea. Dobbiamo porci il problema della razzìa dell'enorme varietà del
patrimonio genetico presente nei paesi del Sud del mondo da parte
delle multinazionali del biotec. Vanno dati più spazio, finanziamenti e
indirizzi alla ricerca biologica di base e applicata pubblica.
Nell'agenda politica italiana, grazie all'azione di Mobilitebio, sono
entrati questi temi. L'Osservatorio sulle biotecnologie proposto dal
Ministero della Sanità, su nostra richiesta, è il primo passo: crediamo
necessario aprire una vertenza complessiva con il governo perché sia
approvata al più presto una normativa, come d'altra parte richiesto dallo
stesso Consiglio Superiore della Sanità e sollecitato dai ministeri
dell'Ambiente e delle Politiche Agricole, che detti regole per gli ogm in
campo agroalimentare e in quello biomedico. Una normativa che, oltre
ai principi di fondo enunciati, vieti il libero allevamento o coltivazione di
animali e piante gm, stabilisca la responsabilità civile dei produttori nel
caso di immissione di ogm nell'ambiente, fermi le sperimentazioni in
campo libero di colture gm, impedisca l'uso di alimenti gm nelle mense
delle scuole, degli uffici pubblici e delle aziende.
Nei giorni di Tebio un nostro messaggio è giunto anche agli scienziati. Il
nostro obiettivo è offrire una rete e un luogo di riflessione ponderata
con temi, obiettivi e tempi non condizionati dalla dittatura realizzativa
dell'impiego industriale. Agli attori della ricerca scientifica vogliamo
ricordare che questa ha imparato, sì, a manipolare i geni, ma è ancora
lontana dal capire quali complesse interrelazioni si scatenino negli
stessi ogm e nell'ambiente. Inoltre li invitiamo a riflettere su come le
tecniche adottate in questo settore non siano neutrali, ma
profondamente condizionate nelle finalità dagli interessi finanziari e
industriali.
La nostra rete ha l'ambizione di entrare in contatto con le
Organizzazioni non governative che lavorano sul biotec in Europa (in
Gran Bretagna, Olanda e Francia) e nel resto del mondo, costruendo
un'identità comune che superi, rispettandola, la parzialità delle
reciproche differenze. Siamo consapevoli che per contrastare la
globalizzazione selvaggia ci sia bisogno del contributo dei vari saperi
dell'ambientalismo, l'animalismo, il femminismo, l'elaborazione nel
commercio equo e solidale e terzomondista e l'impegno dei centri
sociali.
* Vittorio Bigliazzi, Pietro Canova, Chiara Cassurino, Paola Letardi,
portavoci del Coordinamento Mobilitebio