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il trucco dei cibi modificati dagli alimenti al militare



dal manifesto  23 Maggio 2000 
 Il trucco dei cibi modificati 
 Dal settore alimentare a quello militare: gli effetti della biotecnologia
spiegati in un  convegno a Genova 
 ANNA PIZZO - GENOVA 


 Chi minimizza sui possibili effetti pericolosi degli organismi
 geneticamente modificati dice, tra l'altro, che si temono perché non si
 conoscono. Tanto che al primo convegno internazionale sulle
 biotecnologie, che si terrà a Genova da domani, è stato dato il titolo
 suadente e fuorviante di "Informarsi è naturale". Autogol pazzesco
 perché il convegno che si è tenuto sabato scorso al teatro della Tosse di
 Genova, organizzato dal Coordinamento Mobilitebio (formato da
 associazioni, centri sociali riuniti contro il convegno dei biotec), ha
 dimostrato esattamente il contrario: e cioè che più se ne sa, più c'è di
 che preoccuparsi.
 Denso di informazioni, il contro-convegno ha mostrato che, da qualsiasi
 parte la si guardi, questa storia che le manipolazioni genetiche sono
 una grossa risorsa dell'umanità è un trucco perché non solo non
 risolveranno i problemi della fame del mondo ma anzi li aggraveranno.
 Come ha facilmente dimostrato il segretario generale del Wwf,
 Gianfranco Bologna, citando alcuni dati: tra il 1998 e il '99 la superficie
 coltivata con piante transgeniche è aumentata nel mondo del 44%,
 passando da 27,8 a 39,9 milioni di ettari. E la straordinaria biodiversità
 sul nostro pianeta, ha detto Bologna, "è oggetto di una vera e propria
 estinzione di massa". Se si pensa che Monsanto e altre multinazionali
 del transgenico hanno ideato un seme che "dura" un solo anno e che
 l'anno successivo non è più attivo, questo dimostra più di ogni
 ragionamento quanto poco la lotta biotec contro un determinato
 parassita è incommensurabilmente impari rispetto agli effetti perversi
 della concentrazione del potere di coltivare in pochissime mani. Anche
 Vandana Shiva che, per sopraggiunti e gravissimi problemi nel suo
 paese, l'India, non è potuta arrivare in tempo, ha però inviato una
 comunicazione nella quale, tra l'altro, sottolinea come "l'ascesa delle
 nuove biotecnologie ha cambiato il significato e il valore della
 biodiversità: da risorsa vitale per la sopravvivenza delle comunità
 povere, a fonte di materie prime per le grandi corporation". Aggiungendo
 che "le imprese occidentali sono responsabili di veri e propri atti di
 biopirateria finalizzati alla colonizzazione della vita stessa".
 Ha creato un silenzio pesante e carico di inquietudini sulla platea anche
 l'intervento di Achille Lodovisi, ricercatore dell'Ires toscana. E' stato
 agghiacciante ascoltare il ricercatore raccontare dell'euforia
 dell'apparato militare attorno alla "scoperta" delle armi biologiche,
 molto meno costose di quelle convenzionali o mucleari o chimiche e
 dall'effetto devastante assai maggiore. Insomma, con cinismo, si
 potrebbe affermare che, nel rapporto rischio-maleficio, alle armi
 biologiche spetta il primo posto. "C'è il concreto pericolo - ha detto
 Lodovisi - che si sviluppi una nuova generazione di armi biologiche
 devastanti che muterebbero la stessa concezione di arma di distruzione
 di massa e inaugurerebbero un'era nella quale le manipolazioni
 genetiche verrebbero impiegate per sterminare intere e ben selezionate
 popolazioni".
 A restituire un clima disteso ma fermo alla sala ha provveduto don
 Andrea Gallo, della comunità San Benedetto: "La nave dello sviluppo ha
 fatto naufragio e mentre sul Titanic l'orchestra continua a suonare,
 sembra che una possibilità di salvezza venga da quanti, persa ogni
 speranza di tornare a bordo, fanno di necessità virtù, piuttosto che dagli
 altri, per niente disposti a interrompere le danze". Allude alla Rete che
 Mobilitebio è riuscito a creare: nato sull'onda della contestazione alla
 potente lobby dei transgenici, il coordinamento rappresenta ora un'altra
 cosa, destinata a non esaurirsi nella due giorni genovese (il 25 e 26
 maggio) che prevede una manifestazione, diverse performances e
 perfino lo "sbarco dei 1000 Organismi globalmente mibilitati" da una
 piccola ma agguerrita flotta.