il pericolo della base usa delal maddalena interessa anche i comuni vicini



 dalla nuova sardegna del 22\3\2004

Il consiglio comunale: via il nucleare Usa
Convocati per un grande raduno tutti i sindaci della Gallura


 PALAU. Il nucleare non è affare dei maddalenini, non solo. Incombe un
pericolo per tutti, non solo se la radiottività c'è già (è la tesi del
sindaco della Maddalena: se non c'è radoattività gli americani stiano qui),
ma solo perché è possibile. L'amministrazione comunale di Palau si è
occupata del tema l'altro giorno in una riunione del consiglio. Al termine è
stato votato un documento che parla della sicurezza della comunità e dei
territori interessati e e della compatibilità della presenza del nucleare
con il futuro turistico del territorio e in particolare con un parco
nazionale.
 L'allarme di Palau è accresciuto dal fatto che ci potrebbe essere la
concreta possibilità che le gallerie dell'isola di Santo Stefano possano
diventare deposito di scorie e di materiale radioattivo. Il consiglio
comunale consiglio chiede il coinvolgimento dei sindaci e dei consiglieri
comunali dell'intera provincia di Olbia e Tempio che, unitamente ai
parlamentari nazionali e europei, ai consiglieri provinciali e regionali,
«si attivino affinché vengano resi pubblici tutti gli accordi stipulati tra
lo stato italiano e quello americano in merito alla presenza della base Usa
a Santo Stefano e anche perché la fine dell'esistenza stessa della guerra
fredda e i mutati rapporti internazionali rendono ormai anacronistico il
criterio della segretezza militare».
 Poi: «Il progressivo e definitivo allontanamento dei sommergibili che
bruciano nucleare, così da eliminare completamente il rischio di incidente
da inquinamento nucleare. A trent'anni dal 1972 sono venuti meno i criteri
che avevano indotto gli Usa e l'Italia a optare per l'isola di Santo Stefano
come sede della base Usa, primo fra tutti quello relativo alla scarsa
antropizzazione e al limitato traffico marittimo. Poi il rispetto delle
norme dettate dalla Aiea (Agenzia italiana per l'energia atomica) sull'
utilizzo dei porti da parte delle navi a propulsione nucleare e in
particolare il rispetto della norma che impedisce a queste ultime a sostare
nelle vicinanze di depositi esplodenti e/o infiammabili come invece avviene
nella base Usa di Santo Stefano. Infine la predisposizione di un adeguato e
specifico programma di monitoraggio, affidando ad autorevoli istituti di
ricerca indipendenti il rilevamento dell'effettivo inquinamento».
 Il documento conclude invitando le autorità competenti «a rendere pubblici
i risultati dell'inchiesta denominata "Punto zero" per conoscere i dati
relativi alla radioattività nelle Bocche di Bonifacio, prima dell'
insediamento della base Usa a Santo Stefano e dopo 32 anni di permanenza».
Andrea Nieddu