Fair trade... e domande irriverenti a Fa' la cosa giusta!



Grazie Nicoletta & Co,
siete come sempre molto stimolanti.
Propongo a tutti una cosa: a Fa' la cosa giusta!, sabato 18 c'è un incontro
(vedi sotto) che si propone di far arrivare proprio questi "nodi" al
pettine. 
Eccolo qui. Quello che vi propongo è di mandarci le vostre "domande
irriverenti", che faranno da base all'incontro. Un modo di non fare il
solito convegno ma qualcosa di più vivo e partecipato!

Ore 14.00-16.30 I nodi al pettine. 10 domande irriverenti su soldi, lavoro e
trasparenza nella cosiddetta economia "etica"
Un dibattito aperto al pubblico, con un moderatore non politicamente
corretto, a partire dalle domande che si fa l'uomo della strada: la finanza
è davvero etica, che rapporto ci deve essere tra commercio equo e grande
distribuzione, i controlli sul biologico danno davvero garanzie, le imprese
che si definiscono "sociali" rispettano i diritti dei lavoratori? Rispondono
con spirito e competenza alcuni opinion leader dei diversi settori.

Conduce e modera Massimo Cirri, Caterpillar Radio 2 Rispondono alle domande:
- Gianni Fortunati, Consorzio Caes
- Felice Romeo, Legacoop sociali Lombardia
- Giovanni Gerola, Ctm Altromercato
- Ottavio Rube, Coop Valli Unite

ciao e grazie. 

Massimo Acanfora



Il giorno 8-03-2006 15:10, Nicoletta Landi, nicoletta at peacelink.org ha
scritto:

> Mi trovo a tradurre da un articolo che purtroppo non e' disponibile on
> line. Ma che articolo!
> 
> http://news.independent.co.uk/uk/this_britain/article349319.ece
> 
> Che succede in Inghilterra?
> Succede che il commercio equo e solidale, la sete di etico, sta facendo
> il salto tanto atteso/temuto.
> 
> Virgin treni: d'ora in avanti tutta la catena ferroviaria Virgin
> servira' solo bevande equo solidali.
> Marks&Spencer ha cominciato questa settimana la vendita di abiti
> Fairtrade
> Sainsbury ha ordinato 200.000 magliette da People tree
> http://www.peopletree.co.uk/
> Top shop (catena di abbigliamento giovane di grande attrazione) inizia
> la vendita di abiti "etici", magliette da Gossypium
> http://www.gossypium.co.uk/, jeans da Hug,
> http://www.hug.co.uk/shop/showpage.asp?id=1, e bluse da PeopleTree).
> Cameron, leader di destra del partito dei Tories, si impegna
> pubblicamente per un "free e fair trade" e per il sollievo del debito.
> 
> Dopo il grande evento MakePovertyHistory dell'anno scorso,
> http://www.makepovertyhistory.org/, con relativo concerto, tanto
> criticato, l'attenzione e la richiesta per il Fair Trade sono..
> scoppiate.
> 
> Per i negozianti, non sembra vero poter vendere qualcosa che fa "sentire
> buoni". E' il sacro graal del commercio.
> Ma, l'articolo conclude, questa strada imboccata potrebbe avere pesanti
> ripercussioni. Quando il cliente entra in un negozio che vende cose
> prodotte come si deve, comincera' a chiedersi: e il resto? come e' stato
> fatto il resto?
> ****
> 
> Personalmente, trovo queste notizie straordinarie e come tali, con forti
> interrogativi; molti li conoscete gia'.
> 1) grandi catene boicottate su altri versanti, che aprono nicchie al
> fair trade. come giudicarle?
> 2) l'etico venduto al supermercato porta con se' il carico di cultura e
> coscienza sullo stato del commercio, intrinseco nel messaggio del
> commercio equo solidale?
> 3) tali catene saranno affidabili, quando la moda cambiera', nel
> mantenere l'impegno preso con i produttori?
> 4) che ne e' se tutti cominciamo a comprare scarpe e vestiti
> ecosolidali, che ne e' delle risorse finite del mondo?
> 
> Ma daltronde quando le onde arrivano, bisogna in qualche modo essere
> pronti a comprenderle.
> Supponiamo che un concerto, con "discutibili" personaggi sul palco,
> abbia portato un milione di giovani alla presa di coscienza di un
> commercio migliore.
> Ecco che tra calci e spinte, chi in buona fede chi in malafede, inizia
> il percorso di tanta tanta gente che vuole comprare diverso e c'e'
> quindi chi vuole vendere.
> 
> Come si fa a tenere fuori chi se ne approfitta? Come fare a tenere sotto
> controllo il commercio?
> 
> Sono confusa. Percepisco l'onda in arrivo con pericoli di deriva, ma
> daltronde e' l'onda della massa umana che comincia a muoversi.
> Non si tratta piu' di caffe' e banane all'esselunga. Forse siamo
> all'alba del "cambio dei gusti" del consumatore occidentale.
> Per fortuna non sono in una posizione di potere da dover prendere
> decisioni, non sarei proprio in grado. Ma sinceramente, ho proprio
> voglia di vedere ora che succede.
> 
> un saluto affettuoso
> nicoletta